Settings
Light Theme
Dark Theme
Podcast Cover

Recheck

  • 11m 3s
  • Boiardo. Orlando innamorato. Proemio del poema e apparizione di Angelica

    23 MAY 2020 · Nel I canto dell'"Orlando innamorato", dopo il tradizionale proemio, Boiardo descrive i preparativi per la giostra che re Carlo sta organizzando a Parigi. Nel mezzo di un sontuoso banchetto arriva la bella Angelica che ammalia con la sua sfolgorante bellezza tutti i presenti. Libro I, canto I, ottave 1-4, 8-9, 11-12, 19-34: 1. Signori e cavallier che ve adunati Per odir cose dilettose e nove, Stati attenti e quïeti, ed ascoltati La bella istoria che 'l mio canto muove; E vedereti i gesti smisurati, L'alta fatica e le mirabil prove Che fece il franco Orlando per amore Nel tempo del re Carlo imperatore. 2. Non vi par già, signor, meraviglioso Odir cantar de Orlando inamorato, Ché qualunche nel mondo è più orgoglioso, È da Amor vinto, al tutto subiugato; Né forte braccio, né ardire animoso, Né scudo o maglia, né brando affilato, Né altra possanza può mai far diffesa, Che al fin non sia da Amor battuta e presa. 3. Questa novella è nota a poca gente, Perché Turpino istesso la nascose, Credendo forse a quel conte valente Esser le sue scritture dispettose, Poi che contra ad Amor pur fu perdente Colui che vinse tutte l'altre cose: Dico di Orlando, il cavalliero adatto. Non più parole ormai, veniamo al fatto. 4. La vera istoria di Turpin ragiona Che regnava in la terra de orïente, Di là da l'India, un gran re di corona, Di stato e de ricchezze sì potente E sì gagliardo de la sua persona, Che tutto il mondo stimava nïente: Gradasso nome avea quello amirante, Che ha cor di drago e membra di gigante. -- 8. Lassiam costor che a vella se ne vano, Che sentirete poi ben la sua gionta; E ritornamo in Francia a Carlo Mano, Che e soi magni baron provede e conta; Imperò che ogni principe cristiano, Ogni duca e signore a lui se afronta Per una giostra che aveva ordinata Allor di maggio, alla pasqua rosata. 9. Erano in corte tutti i paladini Per onorar quella festa gradita, E da ogni parte, da tutti i confini Era in Parigi una gente infinita. Eranvi ancora molti Saracini, Perché corte reale era bandita, Ed era ciascaduno assigurato, Che non sia traditore o rinegato. -- 11. Parigi risuonava de instromenti, Di trombe, di tamburi e di campane; Vedeansi i gran destrier con paramenti, Con foggie disusate, altiere e strane; E d'oro e zoie tanti adornamenti Che nol potrian contar le voci umane; Però che per gradir lo imperatore Ciascuno oltra al poter si fece onore. 12. Già se apressava quel giorno nel quale Si dovea la gran giostra incominciare, Quando il re Carlo in abito reale Alla sua mensa fece convitare Ciascun signore e baron naturale, Che venner la sua festa ad onorare; E fôrno in quel convito li assettati Vintiduo millia e trenta annumerati. -- 19. Mentre che stanno in tal parlar costoro, Sonarno li instrumenti da ogni banda; Ed ecco piatti grandissimi d'oro, Coperti de finissima vivanda; Coppe di smalto, con sotil lavoro, Lo imperatore a ciascun baron manda. Chi de una cosa e chi d'altra onorava, Mostrando che di lor si racordava. 20. Quivi si stava con molta allegrezza, Con parlar basso e bei ragionamenti: Re Carlo, che si vidde in tanta altezza, Tanti re, duci e cavallier valenti, Tutta la gente pagana disprezza, Come arena del mar denanti a i venti; Ma nova cosa che ebbe ad apparire, Fe' lui con gli altri insieme sbigotire. 21. Però che in capo della sala bella Quattro giganti grandissimi e fieri Intrarno, e lor nel mezo una donzella, Che era seguìta da un sol cavallieri. Essa sembrava matutina stella E giglio d'orto e rosa de verzieri: In somma, a dir di lei la veritate, Non fu veduta mai tanta beltate. 22. Era qui nella sala Galerana, Ed eravi Alda, la moglie de Orlando, Clarice ed Ermelina tanto umana, Ed altre assai, che nel mio dir non spando, Bella ciascuna e di virtù fontana. Dico, bella parea ciascuna, quando Non era giunto in sala ancor quel fiore, Che a l'altre di beltà tolse l'onore. 23. Ogni barone e principe cristiano In quella parte ha rivoltato il viso, Né rimase a giacere alcun pagano; Ma ciascun d'essi, de stupor conquiso, Si fece a la donzella prossimano; La qual, con vista allegra e con un riso Da far inamorare un cor di sasso, Incominciò così, parlando basso: 24. - Magnanimo segnor, le tue virtute E le prodezze de' toi paladini, Che sono in terra tanto cognosciute, Quanto distende il mare e soi confini, Mi dan speranza che non sian perdute Le gran fatiche de duo peregrini, Che son venuti dalla fin del mondo Per onorare il tuo stato giocondo. 25. Ed acciò ch'io ti faccia manifesta, Con breve ragionar, quella cagione Che ce ha condotti alla tua real festa, Dico che questo è Uberto dal Leone, Di gentil stirpe nato e d'alta gesta, Cacciato del suo regno oltra ragione: Io, che con lui insieme fui cacciata, Son sua sorella, Angelica nomata. 26. Sopra alla Tana ducento giornate, Dove reggemo il nostro tenitoro, Ce fôr di te le novelle aportate, E della giostra e del gran concistoro Di queste nobil gente qui adunate; E come né città, gemme o tesoro Son premio de virtute, ma si dona Al vincitor di rose una corona. 27. Per tanto ha il mio fratel deliberato, Per sua virtute quivi dimostrare, Dove il fior de' baroni è radunato, Ad uno ad un per giostra contrastare: O voglia esser pagano o battizato, Fuor de la terra lo venga a trovare, Nel verde prato alla Fonte del Pino, Dove se dice al Petron di Merlino. 28. Ma fia questo con tal condizïone (Colui l'ascolti che si vôl provare): Ciascun che sia abattuto de lo arcione, Non possa in altra forma repugnare, E senza più contesa sia pregione; Ma chi potesse Uberto scavalcare, Colui guadagni la persona mia: Esso andarà con suoi giganti via. - 29. Al fin delle parole ingenocchiata Davanti a Carlo attendia risposta. Ogni om per meraviglia l'ha mirata, Ma sopra tutti Orlando a lei s'accosta Col cor tremante e con vista cangiata, Benché la voluntà tenìa nascosta; E talor gli occhi alla terra bassava, Ché di se stesso assai si vergognava. 30. "Ahi paccio Orlando!" nel suo cor dicia "Come te lasci a voglia trasportare! Non vedi tu lo error che te desvia, E tanto contra a Dio te fa fallare? Dove mi mena la fortuna mia? Vedome preso e non mi posso aitare; Io, che stimavo tutto il mondo nulla, Senza arme vinto son da una fanciulla. 31. Io non mi posso dal cor dipartire La dolce vista del viso sereno, Perch'io mi sento senza lei morire, E il spirto a poco a poco venir meno. Or non mi val la forza, né lo ardire Contra d'Amor, che m'ha già posto il freno; Né mi giova saper, né altrui consiglio, Ch'io vedo il meglio ed al peggior m'appiglio." 32. Così tacitamente il baron franco Si lamentava del novello amore. Ma il duca Naimo, ch'è canuto e bianco, Non avea già de lui men pena al core, Anci tremava sbigotito e stanco, Avendo perso in volto ogni colore. Ma a che dir più parole? Ogni barone Di lei si accese, ed anco il re Carlone. 33. Stava ciascuno immoto e sbigottito, Mirando quella con sommo diletto; Ma Feraguto, il giovenetto ardito, Sembrava vampa viva nello aspetto, E ben tre volte prese per partito Di torla a quei giganti al suo dispetto, E tre volte afrenò quel mal pensieri Per non far tal vergogna allo imperieri. 34. Or su l'un piede, or su l'altro se muta, Grattasi 'l capo e non ritrova loco; Rainaldo, che ancor lui l'ebbe veduta, Divenne in faccia rosso come un foco; E Malagise, che l'ha cognosciuta, Dicea pian piano: "Io ti farò tal gioco, Ribalda incantatrice, che giamai De esser qui stata non te vantarai."
    11m
  • Boiardo. Orlando innamorato. Alcune dichiarazioni. Parte III

    22 MAY 2020 · Libro II, Canto I, ottave 1-3: 1. Nel grazïoso tempo onde natura Fa più lucente la stella d'amore, Quando la terra copre di verdura, E li arboscelli adorna di bel fiore, Giovani e dame ed ogni creatura Fanno allegrezza con zoioso core; Ma poi che 'l verno viene e il tempo passa, Fugge il diletto e quel piacer si lassa. 2. Così nel tempo che virtù fioria Ne li antiqui segnori e cavallieri, Con noi stava allegrezza e cortesia, E poi fuggirno per strani sentieri, Sì che un gran tempo smarirno la via, Né del più ritornar ferno pensieri; Ora è il mal vento e quel verno compito, E torna il mondo di virtù fiorito. 3. Ed io cantando torno alla memoria Delle prodezze de' tempi passati, E contarovi la più bella istoria (Se con quïete attenti me ascoltati) Che fusse mai nel mondo, e di più gloria, Dove odireti e degni atti e pregiati De' cavallier antiqui, e le contese Che fece Orlando alor che amore il prese. Libro III, Canto IX, ottava 26: Mentre che io canto, o Iddio redentore, Vedo la Italia tutta a fiama e a foco Per questi Galli, che con gran valore Vengon per disertar non so che loco; Però vi lascio in questo vano amore De Fiordespina ardente a poco a poco; Un'altra fiata, se mi fia concesso, Racontarovi il tutto per espresso.
    2m 17s
  • Boiardo. Orlando innamorato. Alcune dichiarazioni. Parte II

    22 MAY 2020 · Libro II, Canto XXVI, ottave 1-3; 1. Il vago amor che a sue dame soprane Portarno al tempo antico e cavallieri, E le battaglie e le venture istrane, E l'armeggiar per giostre e per tornieri, Fa che il suo nome al mondo anco rimane, E ciascadun lo ascolti volentieri; E chi più l'uno, e chi più l'altro onora, Come vivi tra noi fossero ancora. 2. E qual fia quel che, odendo de Tristano E de sua dama ciò che se ne dice, Che non mova ad amarli il cor umano, Reputando il suo fin dolce e felice, Che, viso a viso essendo e mano a mano E il cor col cor più stretto alla radice, Ne le braccia l'un l'altro a tal conforto Ciascun di lor rimase a un ponto morto? 3. E Lancilotto e sua regina bella Mostrarno l'un per l'altro un tal valore, Che dove de' soi gesti se favella, Par che de intorno il celo arda de amore. Traggase avanti adunque ogni donzella, Ogni baron che vôl portare onore, Ed oda nel mio canto quel ch'io dico De dame e cavallier del tempo antico.
    1m 36s
  • Boiardo. Orlando innamorato. Alcune dichiarazioni. Parte I

    22 MAY 2020 · Libro II, canto XVIII, ottave 1-3: 1 Fo glorïosa Bertagna la grande Una stagion per l’arme e per l’amore, Onde ancora oggi il nome suo si spande, Sì che al re Artuse fa portare onore, Quando e bon cavallieri a quelle bande Mostrarno in più battaglie il suo valore, Andando con lor dame in aventura; Ed or sua fama al nostro tempo dura. 2 Re Carlo in Franza poi tenne gran corte, Ma a quella prima non fo sembïante, Benché assai fosse ancor robusto e forte, Ed avesse Ranaldo e ’l sir d’Anglante. Perché tenne ad Amor chiuse le porte E sol se dette alle battaglie sante, Non fo di quel valore e quella estima Qual fo quell’altra che io contava in prima; 3 Però che Amore è quel che dà la gloria, E che fa l’omo degno ed onorato, Amore è quel che dona la vittoria, E dona ardire al cavalliero armato; Onde mi piace di seguir l’istoria, Qual cominciai, de Orlando inamorato, Tornando ove io il lasciai con Sacripante, Come io vi dissi nel cantare avante.
    2m 5s
  • Sonetto. Boiardo. Già vidi uscir de l'onde una matina (dal Canzoniere o Amorum libri)

    22 MAY 2020 · Il sonetto appartiene al primo degli Amorum libri (1469 - 1471) e propone un motivo stilnovistico - petrarchesco, l'apparizione della bella donna sullo sfondo di una natura primaverile e le lodi della sua bellezza a paragone di quelle naturali. Ognuna delle prime tre strofe è dedicata ad un elemento particolare della natura: il sole nascente, la rosa che sboccia e l'erba che spunta. Questi tre elementi si raccolgono poi insieme nella quarta strofa, nel paragone con la donna, che coglie rose al primo sole sull'erba, e vince tutte queste cose con la sua bellezza.
    2m 4s
  • L'Orlando innamorato. La vicenda

    20 MAY 2020 · «Rispose Orlando: - Io tiro teco a un segno, Che l'arme son de l'omo il primo onore; Ma non già che il saper faccia men degno, Anci lo adorna come un prato il fiore» (Matteo Maria Boiardo, Orlando innamorato, l. I, c. XVIII 44) L'Orlando innamorato (titolo originale L'Inamoramento de Orlando) è un poema cavalleresco scritto da Matteo Maria Boiardo. Narra una successione di avventure fantastiche, duelli, amori e magie. Scritto in ottave (strofe di otto versi endecasillabi che rimano secondo lo schema ABABABCC), per permettere lo sviluppo di un discorso piuttosto lungo, è diviso in tre libri: il primo di ventinove canti, il secondo di trentuno e il terzo, appena iniziato, di otto canti e mezzo; ogni canto è costituito da una sessantina di ottave per un totale di 35.432 versi (divisi in 4.429 ottave). Il poema fu pubblicato per la prima volta nel 1483, quando ancora l'autore non aveva messo mano al terzo libro. La prima edizione comprendente anche i restanti canti uscì postuma nel 1495. Di entrambe le stampe non è rimasta traccia. La più antica pubblicazione giunta sino a noi è quella di Piero de Plasiis del 1487, in due libri, conservata alla Biblioteca Marciana di Venezia. Dopo successive sedici edizioni, non fu più ripubblicato per quasi tre secoli. Il poema narra vicende assai complicate e con un gran numero di personaggi coinvolti, in maniera non dissimile dal Morgante di Pulci e alla tradizione dei cantari: l'amore è la molla che dà inizio all'azione e alle molte avventure dei paladini, che si svolgono sullo sfondo della guerra dei mori contro Carlo Magno. Nel I libro, dopo il proemio, Angelica si presenta alla corte di Carlo a Parigi, dove cristiani e saraceni hanno stipulato una tregua in occasione della Pentecoste: la donna, accompagnata dal fratello Argalìa, si promette in sposa a chi riuscirà a sconfiggere il fratello, ma è un inganno per sottrarre guerrieri cristiani dal campo di battaglia (Argalìa non può essere sconfitto per un incantesimo). Quando però il guerriero viene ucciso dal saraceno Ferraguto, la fanciulla fugge e viene inseguita da vari paladini innamorati di lei, tra cui Orlando e Ranaldo, con quest'ultimo che però beve alla fonte del disamore e inizia a odiare Angelica, che invece beve alla fonte dell'amore. Dopo varie peripezie, Angelica viene assediata nella città di Albraca dal re dei Tartari Agricane, innamorato anche lui della fanciulla, finché non viene affrontato in duello da Orlando e ucciso. In seguito Orlando incrocerà la spada con Ranaldo, ma Angelica interverrà per salvare l'uomo che ama e farlo fuggire. Nel II libro Parigi è assediata dal re africano Agramante, aiutato da Rodamonte, guerriero feroce e quasi invincibile. Entra in scena anche Rugiero, guerriero musulmano di origini cristiane che il mago Atalante, suo padre adottivo, tiene lontano dalla guerra temendo per la sua vita (sa infatti che si convertirà al Cristianesimo e sposerà Bradamante, dando origine alla casata degli Este, morendo in seguito al tradimento di Gano). Rugiero viene liberato e può unirsi alle forze saracene, mentre Ranaldo beve alla fonte dell'amore e Angelica a quella del disamore, per cui la situazione del I libro si ribalta. C'è un nuovo duello tra Ranaldo e Orlando, ma Carlo sottrae ai due Angelica e la affida al vecchio duca Naimo, promettendola in sposa a chi di loro ucciderà più nemici (questo episodio verrà ripreso da Ariosto all'inizio del Furioso). Nel III libro la guerriera Bradamante raggiunge Parigi per dar manforte ai cristiani, ma viene assalita da Rodamonte ed è salvata da Rugiero, del quale si innamora: ha inizio l'idillio che dovrebbe sviluppare il tema encomiastico del poema, tuttavia la composizione rimane interrotta all'ott. 26 del IX canto.
    3m 26s
  • L'Orlando innamorato- la materia del poema.

    20 MAY 2020 · L'Orlando innamorato: la materia del poema. La composizione: 1476 sino al 1494 (anno della morte dell'autore); opera interrotta bruscamente al IX canto. La novità della materia; La fusione tra la materia carolingia e quella arturiana. "Signori e cavallier che ve adunati/ per odir cose dilettose e nove..." Proemio de l'Orlando innamorato.
    3m 34s
  • Boiardo. Intro. La vita

    20 MAY 2020 · Matteo Maria Boiardo (Scandiano, maggio o giugno 1441 – Reggio nell'Emilia, 19 dicembre 1494) è stato un poeta e letterato italiano. È considerato uno dei più noti e importanti letterati italiani del XV secolo. Fu conte feudatario di Scandiano. «Sola non cura il mio tristo languire, e sola il può curar; ché solo a lei il mio viver è in mano e il mio morire.» (Matteo Maria Boiardo, Amorum libri tres)
    1m 26s
  • Novella del Grasso legnaiuolo I parte

    19 MAY 2020 · Novella del Grasso legnaiuolo (scultore in legno), attribuita ad Antonio Manetti (1423-1497), architetto e letterato, che illustrò la Commedia di Dante e scrisse una Vita di Filippo Brunelleschi ( proprio il Brunelleschi è l'artefice della burla narrata). "Filippo di ser Brunellesco:" per la mia fé, se voi volete aiutarmi, io gli farò un giuoco, che gli farò parere [d'essere] un altro".
    13m 52s

Recheck - Ricapitoliamo un po' di argomenti di letteratura, leggendo brani di scrittori celebri che hanno fatto la storia della letteratura italiana, in modo da ripassarli in vista di un...

show more
Recheck - Ricapitoliamo un po' di argomenti di letteratura, leggendo brani di scrittori celebri che hanno fatto la storia della letteratura italiana, in modo da ripassarli in vista di un esame, oppure semplicemente per rilassarci ed ascoltare qualche brano di buona letteratura.
show less
Information
Author Francesca Fecoli
Categories Education
Website -
Email -

Looks like you don't have any active episode

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Current

Looks like you don't have any episodes in your queue

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Next Up

Episode Cover Episode Cover

It's so quiet here...

Time to discover new episodes!

Discover
Your Library
Search