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Politica - BastaBugie.it

  • Sacerdote spagnolo critica l'islam rischia il carcere per crimini d'odio

    20 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7730 SACERDOTE SPAGNOLO CRITICA L'ISLAM: RISCHIA IL CARCERE PER CRIMINI D'ODIO di Paola Belletti Custodio Ballester è un sacerdote dell'arcidiocesi di Barcellona da 25 anni, attualmente vicario nella parrocchia di San Sebastian di Badalona. In questo periodo si trova coinvolto in un processo per il quale rischia tre anni di carcere: la procuratrice di Malaga ha infatti richiesto per lui il massimo della pena, per aver commesso un cosiddetto crimine d'odio. María Teresa Verdugo accusa il sacerdote per alcune dichiarazioni fatte in una trasmissione dell'emittente Alerta Digital e risalenti al 2017. Vittime di questo presunto crimine tutti i fedeli mussulmani, stando alla definizione confusa e assai rischiosa di questo tipo di crimine che di fatto mette a processo le intenzioni. Le dichiarazioni in questione, leggiamo nell'intervista rilasciata a Zenit Francia, si riferivano al rischio insito nell'ideologia islamista radicalizzata. Il sacerdote aveva detto che «l'Islam radicale intende distruggere la civiltà cristiana e radere al suolo l'Occidente». Sette anni fa, dunque, durante la trasmissione "la ratonera" - ovvero "trappola per topi"- padre Custodio esponendo il proprio pensiero ha «fatto il presupposto che in effetti l'Islam radicale abbia l'intenzione di distruggere l'Europa e quindi di annientare l'Occidente». Ha inoltre specificato come fosse da supporre che, «in questo ambiente islamista, non tutti siano in grado di commettere atti violenti, ma che purtroppo coloro che si immolano e portano con sé coloro che considerano "infedeli" sono considerati santi». Tali dichiarazioni hanno suscitato la reazione dell'associazione "Musulmani contro l'islamofobia" i cui membri si contano sulle dita di una mano, ma che è finanziata dai fondi pubblici del governo catalano. Ciò che il sacerdote fa notare, nel ripercorrere la vicenda, è che la sua condizione di prete cattolico lo ha reso passibile della massima pena perché particolarmente pericoloso: secondo la procuratrice Verdugo, infatti, il suo ministero gli consentirebbe di indottrinare le folle e, quindi, diciamo noi, di diffondere lo stesso odio che avrebbe prodotto le dichiarazioni per le quali è incriminato. Insieme a padre Ballestrer sono perseguiti il redattore della trasmissione e un altro sacerdote, padre Jesús Calvo. Nessuno di loro è mai stato interrogato dalla procuratrice. Ciò potrebbe farci supporre che sia una vera esperta di processi alle intenzioni, anche a distanza. Ciò che sta capitando a questo sacerdote dimostra che ricordare che l'espressione ideologizzata e radicalizzata dell'islam costituisca un rischio per i cristiani e l'Occidente in genere (ovvero riportare gli obiettivi dichiarati dagli stessi esponenti di tale estremismo), ed essere sacerdote cattolico, sarebbero due pessime cose, soprattutto se correlate tra loro, e perseguibili legalmente. Per questo, considera con amarezza padre Custodio, il principio di uguaglianza davanti alla legge, nel suo caso, sarebbe stato impunemente derogato. Da prete cattolico, però, le parole che ritiene sommamente vincolanti e fonte di consolazione sono quelle con le quali Gesù Cristo avverte tutti i suoi fedeli riguardo ai tribunali umani ai quali saranno consegnati, non trascurando la precisa strategia difensiva da tenere in quei casi: «Non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi» (Matteo 10, 17-20). «Sono pronto», conclude padre Custodio. [...] La cosa più grave di processi come questo consiste nel fatto che il reato contestato non ha oggettivi riscontri in un atto esterno, ma si riferisce alle intenzioni, ovvero a qualcosa che pertiene all'inviolabile foro interno della coscienza. Senza scomodare scenari futuri e dispotici questa modalità è a tutti gli effetti tipica delle dittature che hanno già dato terribili prove di sé nella storia contemporanea: «[...[ l'odio non è un fatto materiale esterno, giudicano le intenzioni perché non sono andato in una moschea per provocare, ho parlato solo di intenzioni, niente di più e se giudicano le mie intenzioni allora possiamo dire che siamo in un regime stalinista o in una dittatura cubana come ai tempi di Fidel Castro», conclude il sacerdote che con la stessa lucidità e mite fermezza immaginiamo affronterà il processo. Nota di BastaBugie: Luca Volontè nell'articolo seguente dal titolo "Discorsi d'odio, così Trudeau attacca la libertà religiosa" parla del governo canadese che sostiene due diverse proposte di legge che, se approvate, violerebbe gravemente le libertà fondamentali di tutti, in primis dei cristiani, in quanto la vita delle persone sarebbe totalmente in mano allo Stato. Che diventa uno stato totalitario. Ecco a voi la democrazia totalitaria. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 18 marzo 2024: Con due proposte di legge sostenute dal governo Trudeau, il Canada segna il primato dell'assolutismo totalitario e orwelliano di uno Stato contemporaneo, dando al governo il potere assoluto di riconoscimento, concessione, controllo e limitazione dei diritti umani inalienabili e delle libertà fondamentali di tutti i cittadini. Innanzitutto l'idea di eliminare, con la proposta di legge C-367, il cui iter è iniziato lo scorso novembre, la clausola di eccezione che protegge, dalle denunce penali, sacerdoti, pastori, chiese, organizzazioni cristiane e semplici credenti che affermano la verità con amore nella pubblica piazza. Finora le accuse, verso i cristiani, dei cosiddetti "crimini d'odio" sono state molto difficili da provare a causa dell'«esenzione religiosa» contenuta nella Sezione 319 del Codice penale che afferma: «Nessuna persona può essere condannata per un reato [di crimine d'odio]... se, in buona fede, la persona ha espresso o tentato di stabilire con un argomento un'opinione su un argomento religioso o un'opinione basata su una credenza in un testo religioso». L'eliminazione di tale clausola corrisponderà al divieto di condividere in pubblico il messaggio cristiano; e i cristiani potrebbero essere accusati di discriminare le altre religioni affermando, come da Vangelo, che Gesù è «la via, la verità e la vita» (Gv 14,6). La scusa, usata dai promotori delle modifiche, è quella di proteggere le comunità ebraiche alla luce del recente aumento delle manifestazioni antisemite in Canada... ma in realtà, così viene attaccata la libertà religiosa di tutti. A ciò si aggiunge un'altra proposta di legge, presentata dal governo canadese il 26 febbraio scorso, per contrastare l'odio online: la proposta consentirebbe ai giudici di mettere gli adulti in prigione a vita se sostengono il genocidio attraverso dichiarazioni online. La proposta di legge del governo, l'Online Harms Act (Bill C-63), vorrebbe «difendere il pubblico infantile e adolescenziale» dai contenuti online, come ha dichiarato il ministro della Giustizia Arif Virani nei giorni scorsi, ma invece di colpire gli odiatori seriali per i loro crimini, censura la libertà di parola, pensiero e religione. Le nuove norme, si legge nel sito del governo, «creeranno protezioni più forti per i bambini quando useranno piattaforme online e salvaguarderanno meglio tutti in Canada dall'odio online. Il disegno di legge definisce una nuova visione più sicura e inclusiva». Il Justice Centre for Constitutional Freedoms (JCCF), uno dei principali istituti di difesa dei diritti costituzionali del Paese, ha definito l'Online Harms Act un pericoloso «assalto» alla libertà di parola, «l'assalto più aggressivo contro la libertà di parola nella storia moderna canadese», che potrebbe essere utilizzato per togliere «diritti fondamentali». L'ambiguità del testo e la genericità delle definizioni aprono il campo alla possibilità per ciascun cittadino di essere perseguito dalla Commissione canadese per i diritti umani; chiunque potrebbe essere obbligato a pagare al governo federale 50.000 dollari e fino a 20.000 dollari a una presunta "vittima" che si sia sentita offesa da ciò che sia stato scritto, invertendo il principio dell'onere della prova. Il governo Trudeau istituirà tre nuove burocrazie nazionali: una Commissione per la sicurezza digitale, un Difensore civico per la sicurezza digitale e un Ufficio per la sicurezza digitale, che richiederanno milioni di dollari di nuove spese. La Bibbia, inclusi il Vangelo e le lettere di san Paolo, il Catechismo della Chiesa Cattolica, encicliche, documenti ufficiali vaticani, omelie di Sommi Pontefici: tutto potrà essere considerato censurabile, "odioso" e punibile. Non basta, in perfetto stile orwelliano, il ministro Virani ha difeso il nuovo potere (Sezione 810.012) previsto dall'Online Harms Act di «imporre gli arresti domiciliari a qualcuno che si teme possa commettere un crimine d'odio in futuro, anche se non l'ha ancora fatto». In altre parole, siamo alla presunzione di colpevolezza, allo Stato totalitario, al soviet comunista del popolo che impiccava il popolo... Con le "buone intenzioni" di molti governi liberali, che credono di combattere l'antisemitismo e l'odio facendo la guerra al cristianesimo e alle virtù che esso incarna, si pavimenta l'inferno. Il Canada di Trudeau, ancora una volta, si pone all'avanguardia di una trasformazione illiberale dello Stato e consolida un nuovo totalitarismo che, purtroppo, contagia tutto l'Occidente e somiglia sempre più all'autoritarismo comunista.
    11m 15s
  • Francia, l'aborto in costituzione è la negazione dei diritti umani

    12 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7726 FRANCIA, L'ABORTO IN COSTITUZIONE E' LA NEGAZIONE DEI DIRITTI UMANI di Eugenio Capozzi L'approvazione a larghissima maggioranza, da parte dei due rami del parlamento francese riuniti in seduta comune, della norma che inserisce nella Costituzione la garanzia del diritto ad abortire è un fatto storico di enorme importanza e gravità. Lo è perché per la prima volta in una democrazia liberale occidentale non solo l'interruzione volontaria di gravidanza viene depenalizzata e consentita, come avviene ormai da tempo in gran parte di esse, ma viene addirittura elevata a diritto fondamentale, che dunque da ora in poi nessuna legge ordinaria potrà revocare. Lo è perché la formulazione scelta, quella per cui l'aborto è una "libertà" della donna che dev'essere comunque garantita dalla legge, implica l'improponibilità sostanziale di qualsiasi sua limitazione, e dunque prefigura da un lato ulteriori suoi ampliamenti, dall'altra la crescente difficoltà a difendere, sul piano costituzionale, il diritto all'obiezione di coscienza. Lo è perché la modifica costituzionale è stata fortemente voluta e promossa dal presidente della Repubblica francese Emmanuel Macron, e assume il valore di un provvedimento "bandiera". Lo è per la solennità che si è voluto conseguentemente dare all'approvazione della norma, con la convocazione del parlamento riunito a Versailles, la disposizione dei parlamentari in ordine alfabetico e non per gruppo - a sottolineare l'aspetto di "unità nazionale" della scelta - , persino l'illuminazione della torre Eiffel per festeggiarla. Lo è, infine, per la già citata, amplissima maggioranza, che travalica gli schieramenti politici e la divisione tra destra e sinistra. Con questo passaggio, la Francia macroniana si pone idealmente a capo della sempre più aggressiva tendenza del progressismo occidentale a considerare l'aborto un vero e proprio dogma, un totem, un feticcio intoccabile, inestricabilmente connesso all'emancipazione femminile e quasi sinonimo di essa. Una tendenza che corrispettivamente si traduce, secondo il costume dell'estremismo woke, nella demonizzazione di chiunque metta in discussione il dogma su basi etiche o religiose, additato come sessista, "patriarcale", "bigotto", "medioevale", fautore dell'asservimento delle donne. ARGINI SEMPRE PIÙ CONTESTATI La negazione di qualsiasi possibilità di argomentazione intorno al tema pretende di cancellare e rinnegare d'un colpo non soltanto millenni di storia in cui l'aborto è stato condannato pressoché unanimemente al pari dell'infanticidio, ma anche le tormentate modalità attraverso le quali si è giunti, in molti paesi occidentali, alla sua legalizzazione a partire da poco più di mezzo secolo fa. Nell'accanito dibattito avviato allora sotto la spinta dei movimenti femministi si confrontavano, infatti, posizioni diverse, le quali però almeno convergevano nel ritenere che nell'affrontare la questione fosse inevitabile considerare più punti di vista, e che occorresse in qualche modo bilanciare il diritto delle donne a una maternità "consapevole" con la tutela della vita del nascituro e quella della maternità nell'interesse della società. Conseguentemente le leggi che autorizzavano, entro certi limiti, l'aborto - come proprio la legge francese Simone Veil approvata nel 1975, e la legge 194 approvata in Italia nel 1978 - non consideravano affatto la legalizzazione come un diritto soggettivo, ma semmai come un modo per conseguire la "riduzione del danno" connesso agli aborti clandestini e ai danni provocati in taluni casi da una maternità non voluta alla salute fisica e psichica delle donne: un esito, comunque, non obbligato, rispetto al quale dovevano essere almeno considerate delle alternative, e che comportava almeno un dilemma morale. Tuttavia nei decenni successivi questi argini sono stati sempre più contestati, rifiutati, erosi dalla marea montante di una concezione dei diritti integralmente relativista e soggettivista, secondo cui l'unico soggetto in gioco in materia di gravidanza è la donna, il concepito rappresenta soltanto un potenziale ostacolo alla sua libera volontà, e il potere di "interrompere la gravidanza" (fuori di eufemismi, sopprimere la vita del nascituro) deve essere inteso come pressoché assoluto e automatico, senza filtri né mediazioni, attuabile facilmente in forma sia chirurgica che farmacologica, anche al di sotto della maggiore età, e sempre più esteso rispetto allo stadio della gravidanza stessa. Una concezione la cui progressiva diffusione ed egemonia si è andata saldando alla crescente disgregazione dei legami familiari, al crollo delle nascite, alla trasformazione di comunità fondate sulla stabilità dei nuclei familiari e sulla continuità generazionale in somme aritmetiche di individui isolati concentrati sulle proprie auto-rappresentazioni e gratificazioni personali. DIRITTO NON NEGOZIABILE In essi la rabbiosa rivendicazione di un potere assoluto dei soggetti "forti" sulla vita nascente (ma anche parallelamente sul "fine vita") si concretizza in una generale pulsione mortifera, una vera e propria implosione, evidente se si confrontano i trend demografici occidentali con quelli di altre società. Che la punta di lancia di tale corto circuito tra diritto, potere e soppressione della vita sia oggi la Francia, e più in generale l'Europa continentale, e che il corto circuito si traduca nella formulazione dell'aborto come "diritto costituzionale", non deve stupire. Infatti l'idea del diritto alla vita come prerogativa assoluta e non negoziabile di ogni essere umano ha preso forma storicamente nella tradizione costituzionale anglosassone, dove è stato introdotto da John Locke (insieme a quello alla libertà e alla proprietà) e dalla Dichiarazione d'Indipendenza americana del 1776 (insieme alla libertà e al libero perseguimento della felicità). Si deve a quella tradizione, imperniata innanzitutto sulla limitazione del potere, la sua riproposizione nella Dichiarazione universale dei diritti umani dell'Onu del 1948. Nel costituzionalismo francese di origine rivoluzionaria, viceversa, il diritto alla vita non viene mai nominato, e ogni libertà individuale viene subordinata alla sovranità della nazione e al monopolio del potere statuale. Le costituzioni continentali, e la cultura politica prevalente in quei paesi, hanno continuato a risentire più dell'esempio francese che di quello anglosassone. Ecco perché oggi in Francia - e, temiamo, ben presto altri paesi seguiranno l'esempio di Parigi - il diritto alla vita del bambino concepito può essere impunemente calpestato assolutizzando quello alla sua eliminazione, spacciando quest'ultima come libertà, mentre si tratta del trionfo di un potere illimitato sulla vita, che è condizione necessaria per la libertà. Nei paesi anglosassoni - come, per altro verso, nel mondo latinoamericano - nonostante le spinte del progressismo "dirittista" in senso abortista la radice cristiana dell'idea di diritti fondamentali, implicante la difesa della vita in ogni stadio, è rimasta complessivamente viva e attiva. Nella cultura politica liberale e conservatice le posizioni antiabortiste hanno continuato a essere presenti, apertamente rivendicate e molto spesso prevalenti. Ed è grazie a questo che la depenalizzazione per via giuridica dell'aborto sancita nel 1973 dalla sentenza Roe v/s Wade ha potuto essere arginata dopo mezzo secolo dalla Corte Suprema statunitense, riaprendo radicalmente il dibattito sul tema. Le destre europee, al contrario, si mostrano in gran parte subordinate, come è avvenuto ora a Parigi, al progressismo nichilista, intimidite dalla sua aggressività, timorose di esserne delegittimate, e incapaci di proporre una visione alternativa. Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "Francia, la democrazia totalitaria realizzata" spiega perché, con l'inserimento del diritto all'aborto nella Costituzione, la Francia dimostra di aver realizzato la democrazia totalitaria che ha nell'illuminismo la sua filosofia ispiratrice. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 marzo 2024: Nel 1950 usciva il famoso libro di Jacob Talmon "La democrazia totalitaria". Egli parlava di Rousseau, Robespierre, Morelly, Mably, Babeuf... ossia dell'illuminismo che, non per accidente ma per sua natura, diventava totalitario. Oggi, la Francia di Macron rimane su quella linea e la conferma. Dopo l'assunzione in Costituzione del diritto all'aborto, la Francia dimostra di aver realizzato proprio quella democrazia totalitaria dei suoi fondatori descritta da Talmon. Le previsioni dei pontefici dell'Ottocento, le allerte di Giovanni Paolo II, gli avvertimenti di Benedetto XVI sulla dittatura del relativismo sono oggi completamente confermate in Francia. L'episcopato francese ha pubblicato un comunicato in vista del voto parlamentare, ha invitato i giovani e le comunità cristiane alla preghiera, dopo il voto ha espresso in una breve nota la propria tristezza ma finora non ha avviato nessuna approfondita riflessione sul concetto di democrazia totalitaria. La costituzionalizzazione del diritto all'aborto comporta che porlo in essere sarà un dovere, come accade per ogni diritto. Ne consegue che l'obiezione di coscienza non potrà più essere ammessa. Il diritto ad abortire viene inteso, per fare un esempio, come il diritto a non essere discriminati per il colore della pelle, davanti a cui nessuno può pretendere di opporre obiezione di coscienza e lo Stato deve impedire che questo avvenga, imponendone il rispetto e l'applicazione.
    12m 48s
  • Camera delle deputate e dei deputati, la ridicola proposta del PD

    13 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7694 CAMERA DELLE DEPUTATE E DEI DEPUTATI, LA RIDICOLA PROPOSTA DEL PD di Giuliano Guzzo La cosa simpatica del Pd è che, se si ci pensa, sa sempre stupire. Si chiama democratico eppure silura le proprie esponenti che osano votare secondo coscienza - per maggiori informazioni chiedere alla consigliera del Veneto Anna Maria Bigon, rea d'essersi detta contraria al suicidio assistito -; attacca il centrodestra perché oggi lottizza la Rai, che però i progressisti hanno occupato indisturbato per decenni; vorrebbe rappresentare i precari ma è guidato da una segreteria che si affida ad una armocromista con compensi fino a 400 euro l'ora; si batte per i diritti delle donne e delle minoranze contro ogni violenza, ma fa finta di nulla quando, invece, a subire violenza sono i pro vita e le loro sede viene attaccata con le molotov. Insomma, il Pd è davvero una forza politica curiosa. Difficile quindi stupirsi della nuova trovata partorita da via del Nazareno, vale a dire un disegno di legge che, intervenendo sulla Costituzione, è finalizzato nientemeno che a cambiare il nome della Camera dei deputati - nome storico, scritto per l'appunto in Costituzione - in «Camera delle deputate e dei deputati». La proposta è dei dem Gian Antonio Girelli e Sara Ferrari, con quest'ultima che ha spiegato come essa serva «a rendere visibili le donne in questo Paese, in particolare dentro un'Assemblea che fa le leggi, che è un'assemblea rappresentativa, che rappresenta uomini e donne e che quando è nata aveva al suo interno soltanto uomini». Oggi invece, ha spiegato sempre l'onorevole Ferrari, in quell'assemblea «le donne ci sono e dunque crediamo che anche nella denominazione di questo luogo e di questa assemblea sia giusto riconoscere la loro presenza». Ora, con tutto il rispetto per le idee e le iniziative di ognuno, è davvero difficile cogliere in questo di ddl una dimensione di serietà. Non è un caso che, a quanto pare, la proposta non solo ha raccolto le critiche dai partiti della maggioranza, ma pare che pure perfino all'interno dello stesso Pd vi siano sì alcuni deputati la sostengono (è il minimo sindacale), ma anche altri che neppure vogliono commentarla ed altri ancora che non la ritengono una priorità. Per carità, è vero che il Pd non è nuovo a iniziative legislative bizzarre - basti pensare alla proposta per rendere "Bella Ciao" riconosciuta «canto di valore istituzionale» -, ma con «Camera delle deputate e dei deputati», ecco, forse si è andati oltre. E il bello, quando si parla di donne e politica, è che a sinistra si son quasi sempre fatti soffiare i primati dal centrodestra. La prima donna presidente del Consiglio? Giorgia Meloni, come noto. La più giovane presidente della Camera? Fu Irene Pivetti, allora leghista. La prima sindaco donna di colore? È stata Sandy Cane, anch'essa proveniente dalla lega. La stessa elezione alla segreteria del Pd di Elly Schlein è stata letta da più d'un osservatore come una sorta di risposta - o rincorsa - all'ascesa a Palazzo Chigi della Meloni. Senza dimenticare, infine, che è curioso che il Pd si dica ancora un partito per i diritti delle donne dal momento che diversi suoi esponenti - a partire dalla stessa segretaria Schlein - appoggiano una pratica barbara come l'utero in affitto (che preferiscono chiamare G.p.a., acronimo che riduce l'inciviltà della surrogata a "innocua" sigletta). Però, scusate, volete mettere ritrovarsi un domani a parlare di «Camera delle deputate e dei deputati»? Eh, quello sì sarebbe un gran passo avanti. Verso il ridicolo, però.
    5m
  • Aumenta l'odio contro i cristiani, ma l'Europa protegge i musulmani

    27 DEC 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7645 AUMENTA L'ODIO CONTRO I CRISTIANI, MA L'EUROPA PROTEGGE I MUSULMANI di Thibault van den Bossche In Europa il numero dei crimini d'odio contro i cristiani aumenta anno dopo anno, così come le discriminazioni legali legate alla loro libertà di espressione e di coscienza. Nonostante ciò, da un lato l'Unione Europea tace sull'odio anticristiano, dall'altro, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU) incoraggia la blasfemia anticristiana sotto la maschera della libertà di espressione. Il 6 dicembre 2023, la Commissione europea e l'Alto rappresentante dell'Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza hanno pubblicato "Non c'è posto per l'odio: un'Europa unita contro l'odio", un «appello all'azione rivolto a tutti gli europei affinché si oppongano all'odio e si schierino a favore della tolleranza e del rispetto». «L'Europa sta vivendo un aumento allarmante dei discorsi di odio e dei crimini generati dall'odio e le prove dimostrano che le comunità ebraiche e musulmane sono particolarmente colpite». E che dire dei cristiani? Secondo l'Osservatorio sull'intolleranza e la discriminazione contro i cristiani in Europa (OIDAC Europe), che li segnala all'Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE), ci sono stati 748 crimini d'odio contro i Cristiani nel 2022, rispetto ai 519 del 2021, con un incremento del 44%. L'OSCE ne ha censiti 792 in 34 paesi europei nel 2022, "rendendo i cristiani il gruppo religioso più preso di mira dopo gli Ebrei". L'OIDAC ha preso in considerazione incendi dolosi, imbrattamenti, profanazioni di luoghi sacri, furti, aggressioni fisiche, insulti e minacce, e osserva che "l'aumento dei casi di vandalismo spesso porta a un aumento dei casi di aggressioni fisiche". La ONG rileva un aumento degli attacchi in prossimità delle festività cristiane come Pasqua e Natale. CRIMINI ANTICRISTIANI Secondo l'Osservatorio, la maggioranza dei crimini anticristiani commessi nel 2022 sono stati atti di vandalismo compiuti da autori non identificati (70%). Tuttavia, quelli commessi da gruppi organizzati stanno diventando sempre più visibili, in particolare i crimini commessi da gruppi politici di estrema sinistra, come l'Antifa, le femministe radicali o i gruppi LGBT. Ma non mancano violenze commesse da gruppi di estrema destra, satanisti e islamici. La Germania registra il maggior numero di crimini anticristiani (231), seguita da Italia (146) e Francia (106) . Da notare che in Francia gli atti contro i Cristiani costituiscono il 60% degli atti antireligiosi, ma le autorità sminuiscono la questione. E ci sono ottimi motivi, secondo l'OIDAC, di ritenere che gli atti anti-cristiani siano fortemente sottostimati. Inoltre, l'OIDAC evidenzia il violento rifiuto dei valori cristiani, in particolare «delle opinioni che dissentono dalle opinioni libertarie - progressiste su questioni morali legate alla protezione della vita, sulla morale sessuale, sul matrimonio o sulla famiglia. Quindi molti Cristiani hanno dovuto sostenere accuse e persino procedimenti penali per aver espresso opinioni in linea con gli insegnamenti morali cui aderiscono. Ad esempio, in Galles, a un insegnante è stato chiesto di condividere le sue convinzioni durante una discussione parte della formazione obbligatoria sulla diversità e sull'uguaglianza di genere. L'insegnante ha affermato di ritenere che il matrimonio dovrebbe essere tra un uomo e una donna, che la vita inizia con il concepimento e che era contrario ad alcuni aspetti della legge della Sharia, come la lapidazione a morte degli omosessuali. È stato licenziato il giorno successivo per "incitamento all'odio". Allo stesso modo, città come Manchester hanno creato zone cuscinetto attorno alle cliniche abortive per impedire alle donne di essere avvicinate da attivisti pro-vita. Ciò ha portato ad arresti assurdi, come quello di Isabel Vaughan-Spruce, per aver pregato in silenzio all'interno di una zona cuscinetto a Birmingham senza parlare con nessuno né portare alcun cartello. CRISTIANI SILENZIATI Minacce incombono anche sul rispetto del diritto all'obiezione di coscienza del personale medico cristiano. La Germania, per esempio, intende rendere l'aborto obbligatorio negli studi medici. Nella risoluzione 2036 (2015), "Lottare contro l'intolleranza e la discriminazione in Europa con particolare attenzione ai cristiani", l'Assemblea parlamentare del Consiglio d'Europa invita esplicitamente gli Stati membri a "sostenere la libertà di coscienza sul posto di lavoro" e " il diritto fondamentale alla libertà di espressione garantendo che la legislazione nazionale non limiti indebitamente i discorsi di matrice religiosa". Invece ai cristiani viene chiesto di non solo di non esprimere, ma nemmeno di pensare il proprio credo religioso. La libertà di espressione appartiene solo ad altri, come la Femen Éloise Bouton, che ha simulato, in topless, l'aborto di Cristo da parte della Vergine Maria sull'altare della chiesa della Madeleine a Parigi nel 2013. La Francia l'aveva condannata a un mese di prigione con sospensione della pena e a una pena 2.000 di multa. Tuttavia, la Corte europea dei diritti dell'uomo (CEDU), nella sentenza del 13 ottobre 2022, si è schierata dalla parte delle Femen, la cui "performance" mirava solo a "trasmettere un messaggio relativo a un dibattito pubblico e sociale in un luogo di culto simbolico" . Nel marzo 2022 la Commissione europea ha rifiutato esplicitamente di nominare un coordinatore responsabile della lotta contro agli atti anticristiani, sostenendo che "la Commissione è impegnata a proteggere i cristiani e i membri di altri gruppi religiosi dalle persecuzioni all'interno dell'UE senza alcuna distinzione tra gruppi religiosi". Che dire allora della nomina, nel 2015, da parte della stessa Commissione, di un "Coordinatore per la lotta all'antisemitismo e la promozione della vita ebraica" e di un "Coordinatore per la lotta all'odio anti-musulmano"? È ovvio che, se l'Unione Europea e il Consiglio d'Europa non riconoscono la realtà della "cristianofobia" e l'aumento tangibile degli atti anticristiani in Europa, mai agirà per affrontarli.
    7m 31s
  • Test europeo per sradicare la cultura patriarcale

    28 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7610 TEST EUROPEO PER SRADICARE LA CULTURA PATRIARCALE di Paola Belletti Ci sono diverse notizie che possono dare i brividi, alcune perché ci mostrano in modo manifesto il male di cui le persone sono capaci, altre perché ci fanno presentire un pericolo simile ad altri già occorsi nella storia, ma che in ottusi ricorsi tendono a riproporsi. Cambiano un po' le forme, le parole, le circostanze, resta la sostanza. TERRIBILI UTOPIE EDUCATIVE È il caso dei progetti educativi che hanno come destinatari - ma temiamo invece come vittime - i bambini. Lo scopo, sradicare il male che certa cultura patriarcale, certo maschilismo, certa oppressione della donna in quanto tale seminano furtivamente nel cuore dei (pochi, ahinoi) nuovi nati, nella sadica certezza o nella idiota inconsapevolezza che presto o tardi tutto questo darà i suoi amari frutti. Oltre al fatto di non rilevare alcuna traccia statisticamente significativa di modelli patriarcali e a notare invece con dolore sincero una ingiusta e sistematica mortificazione dei tratti maschili più benefici e necessari, ciò che forse non stiamo sufficientemente denunciando è il pericolo legato a interventi educativi preventivi sui bambini., proposti ora con sospetta frenesia. Come fossero la sola strada percorribile, come se l'analisi necessaria a capire dove risieda e in cosa consista la vera emergenza educativa fossero assodate e condivise (emergenza che a questo punto dovremmo dichiarare una quasi disfatta, ma siamo cristiani e la speranza per noi non è l'ultimo dei mali ma la più forte delle virtù di chi è ancora pellegrino in terra). No, gli esperimenti di educazione di massa sui bambini, al di fuori e in aperto contrasto con la primaria responsabilità dei genitori, nella cellula fondamentale della famiglia naturale, non sono affatto una buona idea. Ne abbiamo una prova finora piuttosto sconosciuta in un test europeo relativamente recente realizzato nella Germania occidentale dei primi anni Settanta. I NEGOZI PER BAMBINI I Kinderläden devono il loro nome semplicemente ai locali commerciali rimasti vuoti nei quali vennero avviati i centri di assistenza all'infanzia, «organizzati e gestiti collettivamente da genitori e attivisti radicali», racconta Rhyd Wildemurth su Unherd.com. Anziché occuparsi semplicemente di prendersi cura dei bambini mentre i genitori erano a lavorare, il movimento che aveva fondato i Kinderläden, dichiarò la propria ambiziosa e nefasta missione: smantellare l'educazione tradizionale, foriera di ogni male soprattutto portatrice dei germi di ogni fascismo, e offrendo «un modo più sano ed egualitario di prendersi cura dei bambini piccoli». In soli due anni i Kinderläden erano presenti in almeno 30 città; più che la piena adesione ideologica alla proposta poté il digiuno di alternative per rispondere a una necessità pratica: Il Kinderläden ha soddisfatto un chiaro bisogno materiale. Sfortunatamente, alcuni dei radicali di sinistra dietro il progetto credevano che potesse fare di più che fornire semplicemente assistenza all'infanzia a prezzi accessibili; credevano che potesse effettivamente eliminare le cause psicologiche del fascismo. E chi peggio dei genitori può dare questo imprinting? si chiedevano gli arditi pionieri. Occorreva allora intervenire alla fonte, modificandola o sostituendosi ad essa. Queste teorie sembrano quantomeno assonanti con gli slogan che rimbalzano in questi giorni da ogni schermo e che invocano la necessità di non meglio definiti corsi sull'affettività di cui la scuola deve farsi carico per sradicare queste inevitabili manifestazioni sane di un sistema malato (leggi Filippo Turetta figlio sano del patriarcato). Anche nel caso dei "negozi per bambini" all'origine della loro istituzione ci sono idee e teorie. La visione della famiglia come pozzo avvelenato da cui attingerebbe ogni fascismo veniva direttamente dalla Scuola di Francoforte, influenzata dal marxismo e da Freud che era popolare nella Germania tra le due guerre. Una di queste teorie era che la famiglia era il "luogo più importante di riproduzione" per lo stato autoritario - un'idea che persiste ancora oggi negli appelli di sinistra per l'abolizione della famiglia; la famiglia, in questo quadro, è vista come un luogo di "cura privatizzata", dove ai bambini vengono insegnate le norme della società capitalista e come obbedire all'autorità. Il legame da spezzare era dunque quello tra genitori e figli. I bambini non sono dei genitori, che se li sono intestati fin troppo a lungo, ma dello Stato. Agghiacciante, non trovate? LA FOLLIA DELLA LIBERAZIONE SESSUALE INFANTILE Esiste un altro aspetto, più indigesto ancora ma purtroppo logicamente connesso a questa istanza: la disgustosa premura per la liberazione sessuale dei bambini e delle relazioni erotiche tra bambini e adulti. Un'idea che nessuna onesta osservazione medica, psichica, biologica e umana potrebbe sposare: il bambino non è semplicemente un adulto in formato ridotto, ha altre esigenze, altri passi da fare, altri bisogni, preludio semmai a ciò di cui godrà o patirà in età adulta. «A noi interessava arrampicarci sugli alberi e scolpire il legno», osserva una donna che da bambina aveva frequentato uno dei centri. Molti dei Kinderläden furono influenzati dal lavoro di Wilhem Reich, che credeva che la repressione sessuale infantile portasse a tendenze autoritarie e persino fasciste. Così, nel Kinderläden, i bambini non venivano corretti quando toccavano i propri genitali o quelli degli altri; infatti, tale comportamento veniva attivamente incoraggiato. In modo inquietante, alcuni dei tratti educativi prodotti da questo movimento sostenevano esplicitamente il sesso tra bambini e adulti. Per liberare l'immaginazione dei bambini e incoraggiare il loro «sano e primario erotismo» naturalmente era disponibile materiale pornografico e, come in ogni materia che si rispetti, oltre alla teoria e ai manuali illustrati, i bambini erano incoraggiati da esercitazioni pratiche fatte di sesso (solo?) simulato. Ma le mamme e i papà di questi bambini, che ne pensavano? Erano tutti d'accordo e allineati con i sistemi e gli scopi di queste strutture per l'infanzia? No, affatto. Purtroppo però l'ideologia alla base di questo esperimento aveva ottenuto un altro successo: fare sentire i genitori stessi in colpa per il proprio imbarazzo rispetto alla sessualità. Si sentivano in difetto perché non erano abbastanza emancipati. Anche questo assomiglia a quel senso di colpa di massa e all'autodenuncia del maschio in quanto maschio che spontaneamente molti uomini stanno mettendo in pratica (sempre a favore di telecamera o post o al traino di qualche contenuto particolarmente virale). Non tutti i genitori i cui figli partecipavano al Kinderläden erano convinti che le interazioni sessuali tra bambini e adulti fossero benefiche, ma alcuni temevano che le proprie inibizioni sessuali potessero essere il problema. Persino gli stessi fondatori erano a disagio con gli esiti più estremi e perversi del loro esperimento e qualcosa, in quella natura così indebitamente ritenuta riprogrammabile o avvelenata dal fascismo e dall'autoritarismo del sistema capitale, ha gridato anche in uno di loro: Alexander Schuller, uno dei co-fondatori di un Kinderläden a Berlino: «Ho trovato incredibilmente difficile prendere posizione. Sentivo che quello che stavamo cercando di fare era fondamentalmente corretto, ma quando si è trattato di questo problema, ho pensato: questo è pazzesco, semplicemente non è giusto. Ma poi mi vergognavo di pensare così. Penso che molti fossero nella stessa posizione». Dalla storia dovremmo imparare non solo a non ripetere gli stessi errori, ma prima di tutto a ricordarci che la possibilità del male è dentro ogni essere umano e non basterà nessun corso a sradicarla; ancora meno potranno farlo quegli interventi che hanno come obiettivo la colpevolizzazione di ogni forma di mascolinità e la vittimizzazione di ogni donna in quanto tale. E soprattutto, lasciamo in pace i bambini.
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  • Le tre illusioni dell'occidente (più una)

    22 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7599 LE TRE ILLUSIONI DELL'OCCIDENTE (PIU' UNA) di Roberto De Mattei Il Wall Street Journal del 1° novembre ha pubblicato un interessante articolo del prof. Jakub Grygiel,docente di Studi politici all'Università Cattolica d'America. L'articolo, che ha come titolo Three Foreign-Policy Illusions, mostra come alla base degli errori commessi dall'Occidente di fronte alla guerra russa in Ucraina, all'aggressione di Hamas e dell'Iran contro Israele e alle minacce della Cina nell'area del Pacifico, ci siano tre illusioni, profondamente radicate nella mentalità americana ed europea. PRIMA ILLUSIONE: I RESPONSABILI DELLE GUERRE SONO I CATTIVI LEADER La prima illusione è che i leader siano responsabili delle guerre e che questi Paesi siano nostri rivali solo a causa dei loro cattivi leader. Grygiel fa l'esempio del Segretario di Stato Antony Blinken, che parlando dell'invasione dell'Ucraina al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite nel settembre 2022, ha detto: «Un uomo ha scelto questa guerra. E un solo uomo può porvi fine». «Ma la guerra non è solo di Vladimir Putin; è la guerra della Russia. In un sondaggio del giugno 2022, il 75% dei russi ha appoggiato decisamente o per lo più le azioni delle forze militari russe. (...) La Chiesa ortodossa russa è un istigatore della guerra e ha formato una profonda cultura del nazionalismo russo e del diritto imperiale che si estende oltre il Cremlino. (...) L'ostilità di Russia, Iran, Cina e persino di Hamas può avere radici culturali profonde e un sostegno popolare che consente a questi attori di impegnarsi in conflitti lunghi e devastanti. Rimuovere un cattivo leader o un regime non trasforma necessariamente un nemico in un attore responsabile». SECONDA ILLUSIONE: LE ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI POSSONO SUPERARE LE CONTROVERSIE POLITICHE NAZIONALI La seconda illusione coltivata dall'Occidente è che le organizzazioni internazionali e la governance globale possano superare le controversie politiche nazionali e regionali. «Poiché queste istituzioni sono le fonti dell'ordine internazionale - afferma Grygiel - per molti politici occidentali, l'obiettivo primario della loro diplomazia è quello di portare più Stati, democratici o meno, sotto il loro ombrello pacificatore. Il presidente Franklin D. Roosevelt sperava che l'Unione Sovietica si sarebbe comportata meglio una volta entrata a far parte delle Nazioni Unite ed era disposto a rimandare i duri negoziati con Mosca per farla partecipare alla fondazione dell'ONU. I leader occidentali speravano che la Cina, una volta membro di istituzioni come l'Organizzazione Mondiale del Commercio, sarebbe diventata un attore responsabile dell'ordine globale. Ma come la Russia, membro permanente del Consiglio di Sicurezza dell'ONU, la Cina non è diventata un attore geopolitico benigno dopo aver partecipato per più di due decenni all'OMC. Il potere formativo delle istituzioni internazionali è stato enormemente esagerato e la grande strategia basata su di esse ha lasciato l'Occidente impreparato alla dura competizione, compresa la guerra, che abbiamo di fronte». TERZA ILLUSIONE: MAGGIORI SCAMBI E RICCHEZZA PRODUCONO LA PACE La terza illusione dell'Occidente è che maggiori scambi e ricchezza producano pace. «Per decenni la politica estera tedesca ha seguito il principio del "cambiamento attraverso il commercio". Berlino pensava che il commercio con la Russia, la Cina e altri cattivi attori avrebbe attenuato la loro ostilità e li avrebbe trasformati in partner affidabili. Gli Stati Uniti pensavano che il commercio con la Cina avrebbe gradualmente modificato le priorità di Pechino, creando una classe media amante della pace e legami diplomatici più profondi. La scommessa occidentale che l'espansione del commercio avrebbe superato le differenze ideologiche e le rivalità politiche era sbagliata. Gli Stati si impegnano nel commercio per diventare ricchi e competitivi, non per la pace. Spesso vogliono essere ricchi per poter attaccare i loro nemici e dominare gli altri. (...) La potenza militare, non l'interdipendenza, dà agli Stati la capacità di agire nel loro migliore interesse senza vincoli imposti da altre potenze. I nostri rivali si sono armati mentre l'Occidente, soprattutto l'Europa, sperava che il commercio avrebbe reso inutili le capacità militari. Le inimicizie profonde non possono essere superate attraverso cambiamenti di leadership, organizzazioni internazionali o scambi commerciali. Possono essere controllate, e quando necessario sconfitte, solo attraverso il potere militare». ULTIMA ILLUSIONE: IL RIFIUTO DI OGNI IDEA DI SCONTRO DI CIVILTÀ, NONOSTANTE LO SCONTRO GIÀ IN ATTO Alla acuta analisi del prof. Grygiel aggiungiamo una quarta illusione dell'Occidente: il rifiuto da parte di molti intellettuali e leader politici di ogni idea di "scontro di civiltà". Samuel P. Huntington (1927-2008) che lanciò questa tesi nel suo Clash of Civilizations, pubblicato nel 1993, non è mai stato un "suprematista", ma potrebbe anzi essere definito un relativista storico. Non si può negare però che la sua teoria, a distanza di trent'anni, sia stata confermata dai fatti. La "guerra di civiltà" contro l'Occidente viene infatti proclamata da Putin, da Xi Jinping e da molti esponenti del mondo islamico, diviso al suo interno, ma unito nella lotta al comune nemico. Il sofisma di cui l'Occidente è vittima è l'idea che ammettere l'esistenza di uno scontro di civiltà equivalga a desiderarlo o a provocarlo. La tesi secondo cui non si deve parlare di guerra di civiltà, perché parlare di guerra di civiltà significa evocare la possibilità di guerra globale e una guerra globale ha la sua logica conclusione nella guerra nucleare, è lo strumento propagandistico di cui si serve chi ci vuole disarmare. Quando chi è aggredito rinuncia a difendersi di fronte alle minacce di chi lo assale, ha già perduto la guerra. Chi rifiuta il suicidio politico e morale dell'Occidente, si rende complice di questo suicidio se pensa che, tacendo, possa evitare lo scontro che il nemico proclama. Chi nega l'esistenza di una guerra di civiltà, nega non solo l'esistenza di un nemico, ma l'identità stessa della comunità di destino a cui appartiene. Quei conservatori e tradizionalisti che simpatizzano per la Russia o per i Fratelli Musulmani e sono pronti a giustificare l'invasione di Taiwan per evitare una "guerra globale", sono i "fratelli-nemici" di quella stessa "cancel culture" che costituisce l'espressione più radicale della sinistra post-moderna. LA CULTURA DELLA CANCELLAZIONE DELLA SINISTRA POST-MODERNA La cancel culture è penetrata purtroppo all'interno della Chiesa cattolica, in cui i massimi rappresentanti, a cominciare da papa Francesco, si limitano a deplorare la guerra, senza rendersi conto che la pace alla quale essi aspirano non è l'agostiniana tranquillità dell'ordine, ma la cronica instabilità nel disordine. Eppure tutto si gioca a carte scoperte. Yunis Al-Astal, predicatore e deputato di Hamas nel Consiglio legislativo palestinese in un sermone del venerdì, si è rivolto così ai fedeli musulmani: «Molto presto, per volontà di Allah, Roma sarà conquistata, proprio come lo è stata Costantinopoli e come è stato profetizzato dal nostro Profeta Maometto». «Oggi - ha aggiunto - Roma è la capitale dei cattolici, o la capitale dei crociati che ha dichiarato la propria ostilità all'islam, questa loro capitale sarà un avamposto delle conquiste islamiche che si diffonderanno per tutta l'Europa e poi si sposteranno nelle due Americhe, e anche l'Europa dell'est». Un obiettivo impossibile? Ma cosa accadrebbe se la Russia prevalesse in Ucraina, se Hamas, appoggiata dall'Islam, distruggesse Israele, e se la Cina invadesse Taiwan? Sarebbe una disfatta che confermerebbe la tesi di chi ritiene che l'Occidente stia vivendo non il suo tramonto, come annunciava Oswald Spengler cento anni fa, ma la sua agonia, immerso in un buio profondo. La storia però non è mai irreversibile, soprattutto quando Dio decide di intervenire. Il 5 novembre un'inaspettata aurora boreale ha illuminato i cieli di Europa e dell'Italia, dove è stata vista dalle Alpi alla Puglia. Gli astronomi hanno offerto le spiegazioni scientifiche del fenomeno ottico, ma chi ha spirito soprannaturale rivolge uno sguardo pensieroso al Cielo e si chiede se questo evento non possa essere collegato con le aurore boreali del 1938 e del 1939, che secondo suor Lucia di Fatima annunziarono la Seconda guerra mondiale. Segno apocalittico? Un'aurora boreale può essere anche un segno luminoso di speranza, che ci invita a giudicare le cose della terra con gli occhi del Cielo e ci ricorda che tutte le cause e tutti gli effetti di ciò che accade nel mondo hanno il loro primo principio e il loro ultimo fine in Dio, l'unico che può donare la pace in terra agli uomini di buona volontà che cercano la sua gloria.
    11m 19s
  • Gli ultimi deliri di Grillo e l’eclissi dei cinquestelle

    22 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7608 GLI ULTIMI DELIRI DI GRILLO E L'ECLISSI DEI CINQUESTELLE di Ruben Razzante La definizione più pungente ma anche più calzante di Beppe Grillo l'ha data nelle ultime ore Luca Bottura, in un intervento pubblicato ieri in prima pagina sulla Stampa di Torino: "Grillo, un Berlusconi che non ce l'ha fatta". Di continuare a parlare del comico avremmo fatto volentieri a meno, se non fosse che lui ci ha messo del suo intervenendo come ospite, domenica scorsa, alla trasmissione di Fabio Fazio "Che tempo che fa" sul Nove. Molti dimenticano che Beppe Grillo, che voleva moralizzare l'Italia e «aprire il Parlamento come una scatoletta di tonno» insieme al suo Movimento 5 Stelle, è un pregiudicato, condannato in Cassazione molti anni fa per omicidio di tre amici in auto. Lo hanno dimenticato anche quelli che per anni si sono fidati di lui, votando per i pentastellati. Domenica sera nel salotto di Fazio ha candidamente ammesso di essere un fallito e ha di fatto intonato il de profundis al Movimento 5 Stelle, riconoscendo i suoi limiti. «Io sono qui per sapere chi sono e cosa pensate di me e chi siete voi - ha esordito -. Io sono il peggiore, sì sono il peggiore. Io ho peggiorato questo Paese, non c'è battuta. Dopo l'ultima intervista con Vespa abbiamo perso elezioni, quelli che ho mandato affanculo sono al governo quindi sono il peggiore». CONTRO TUTTI GLI EX AMICI Ha attaccato i suoi ex compagni di avventura, da Giuseppe Conte a Luigi Di Maio, fino ad arrivare a Davide Casaleggio. Si è meritato, insomma, un bel "vaffa" dal pubblico, quello stesso "vaffa" che lui e il suo esercito di mediocri hanno per diversi lustri rivolto a tutti i cittadini onesti che si vedevano ingiustamente additati al pubblico ludibrio in nome di un qualunquismo becero. Ci riferiamo al cosiddetto ceto medio, che porta avanti il Paese da sempre, che paga le tasse, si sveglia presto per andare a lavorare e rispetta il prossimo senza offenderlo. Invece i compagni di merende del comico autoproclamatosi "fallito" erano i parassiti della società, quelli che non ce l'hanno fatta perché proprio non potevano farcela, perché non avevano nulla per potercela fare. Oggi si direbbe i "rosiconi", che alimentano l'odio sociale e incarnano il nichilismo assoluto, il vuoto pneumatico, la mancanza assoluta di idee e principi. Hanno approfittato della mediocrità del resto della classe politica per illudere l'opinione pubblica e per circa dieci anni ci sono riusciti. Hanno conquistato il potere e un minuto dopo hanno dimenticato ogni vincolo di correttezza con i cittadini, ogni promessa elettorale per tuffarsi voracemente nella gestione del potere, dimostrando la loro palese inadeguatezza e contribuendo a peggiorare il livello delle istituzioni e della gestione della cosa pubblica. I più lesti come Luigi Di Maio, che erano probabilmente anche i più consapevoli di essere stati sopravvalutati, si sono barcamenati e ora sopravvivono. Degli altri come Danilo Toninelli, solo per fare un nome tra i più emblematici e imbarazzanti, non è rimasta alcuna traccia. E nessuno se ne rattrista. UNA DELLE PAGINE PIÙ BUIE Il cielo "stellato" della politica italiana è stato una delle pagine più buie della storia del nostro Paese, per fortuna archiviata o in via di definitiva archiviazione. Se perfino Casaleggio, figlio del fondatore (insieme con Grillo) del Movimento 5 Stelle dichiara che bisognerebbe far scorrere i titoli di coda e mettere fine all'esperienza politica inaugurata dal padre, significa che il fallimento del grillismo può dirsi compiuto. Quello che in molti credevano poter essere il rimedio alla partitocrazia si è rivelato la manifestazione più acuta della patologia partitocratica. La lottizzazione, anche delle briciole, è stata la cifra dominante dei grillini, mediocri senza né arte né parte che hanno occupato le istituzioni senza sapere neppure perché, trovandosi a guidare in un mare in tempesta senza neppure averne alcuna capacità. L'Italia del post-grillismo è decisamente peggiore della precedente e l'ultima apparizione del comico pregiudicato Beppe Grillo ne è la più nitida e inequivocabile conferma. L'aver ammesso di essere un perdente non toglie nulla alle sue responsabilità, al male fatto da lui e dai suoi sodali all'Italia che produce. Da Fazio è riuscito anche a pronunciare concetti di stampo sovietico come il dovere di punire chi consuma troppo, tassandolo doppiamente, o quello di distribuire il reddito di cittadinanza universale, per premiare chi non lavora. Frasi inverosimili e offensive nei confronti del popolo italiano, che forse ora ha finalmente capito la vera natura di Beppe Grillo, un comico pregiudicato, e del grillismo, l'antitesi della meritocrazia.
    5m 11s
  • Mattarella l'alchimista, resta da solo a santificare il vaccino

    7 NOV 2023 · VIDEO: Vi hanno presi in giro ➜ https://www.youtube.com/watch?v=L-kP8Zhf8C8&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1Uxp TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7595 MATTARELLA L'ALCHIMISTA, RESTA DA SOLO A SANTIFICARE IL VACCINO di Andrea Zambrano Intervenendo al Quirinale all'evento I Giorni della ricerca, promosso dall'Airc, l'Associazione Italiana per la ricerca sul cancro, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha parlato anche di vaccini covid. E lo ha fatto, come al suo solito, mostrando una visione univoca della campagna vaccinale che si è svolta in Italia tra il 2021 e il 2022. Mattarella ha detto che «la ricerca è garanzia di futuro. Eppure, dopo tanta evidenza, dopo che è stato dimostrato nella drammatica esperienza della pandemia che i costi umani sarebbero stati di gran lunga maggiori senza la scoperta dei vaccini in tempi rapidi, continuano a circolare teorie irragionevoli e antiscientifiche. Non soltanto offuscano la visione del bene comune, ma sovente minacciano la salute stessa dei cittadini, contravvenendo alla prescrizione dell'articolo 32 della Costituzione, secondo il quale la salute è, insieme, fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività». Si tratta di parole alle quali il presidente della Repubblica ci ha già abituato da tempo, ma che nel corso del tempo, mostrano tutta la loro insufficiente evidenza. Quali sarebbero le teorie irragionevoli e antiscientifiche che ancora continuano a circolare? Forse quelle secondo le quali i vaccini anti covid hanno mostrato alla prova dei fatti tutta la loro fallibilità sul versante dell'efficacia e della sicurezza, gli unici due pilastri che una ricerca scientifica degna di tal nome, deve perseguire? FATTI RICONOSCIUTI ANCHE DALLE CASE PRODUTTRICI DEI VACCINI ANTI COVID Ma queste non sono teorie, bensì fatti accertati e accettati ormai non solo dalle case produttrici dei vaccini anti covid, ma anche dagli enti regolatori come l'Ema. Nel corso della campagna vaccinale si poteva affermare con relativa sicurezza che tutti i dubbi sull'efficacia dei vaccini nel prevenire il contagio e nel non dare effetti indesiderati gravi fossero teorie complottiste: lo consentiva il pensiero unico e un'informazione mainstream mai così asservita a logiche di potere e di interesse. Ma oggi no, non si può più affermare che queste siano teorie senza incorrere nello scoglio di essere smentiti dalla realtà. Il fatto è che, ormai, a sostenere che i vaccini a mRna siano stati una panacea, lo sostiene solo una parte - minoritaria - della politica. Il mondo scientifico, invece, volente o nolente, si sta orientando verso un giudizio molto più disincantato, quando non proprio apertamente ostile verso gli inoculi. Giova ricordare al presidente che negli ultimi mesi, la ricerca scientifica, visto che è quello il sostrato che ha fatto da sfondo alle sue parole del 30 ottobre scorso, ha emesso un giudizio impietoso, fatto di dati e osservazioni, sui vaccini covid, tanto che la campagna vaccinale in corso stenta ancora a decollare e non per colpa dell'autunno, che non è ancora entrato nel vivo. Spulciando qua e là dalle cronache, si potrebbe ricordare al Presidente che non più tardi di un mese fa, Pfizer e Moderna hanno dovuto aggiornare le avvertenze sui vaccini inserendo numerosi casi di effetti avversi mortali tra i ragazzi, specie tra i 12 e i 17 anni, in ordine al fenomeno delle miocarditi. Si tratta di evidenze scientifiche che Ema ha dovuto inserire nelle schede di valutazione dei sieri e che non possono essere smentite facilmente. Inoltre, sul versante della ricerca scientifica, abbondano ormai gli studi che evidenziano la fallibilità dei sacri inoculi. Si è scoperto, ad esempio, come hanno fatto 13 analisti indipendenti, che nel trial del primo vaccino di Pfizer, riportava una mortalità di 3,7 volte maggiore tra i vaccinati rispetto al gruppo placebo in ordine a morti per disturbi al cuore. L'AFFOSSAMENTO DELLA COMMISSIONE BICAMERALE COVID Si tratta di una rapidissima carrellata, ma che può essere integrata a piacere con una ricognizione su quanto c'è di esistente. Così come è esistente il fatto che in Italia ci sia un comitato di oltre 4200 italiani, che si sono vaccinati e che ora stanno male per le reazioni avverse. Chiedono da tempo ascolto, ma il loro grido è ancora strozzato proprio da quelle istituzioni che Mattarella rappresenta. Parlare a loro di teorie antiscientifiche è l'ennesimo schiaffo che lo Stato continua a infliggere loro dai tempi in cui vennero costretti, pena la minaccia della perdita del lavoro, a farsi iniettare il vaccino. Questa sì una violazione dell'articolo 32 della Costituzione, di cui Mattarella cita solo la prima parte. "Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana". Eppure il presidente ha firmato i decreti che toglievano la libertà ai cittadini per imporre loro la vaccinazione. Chi, dunque, e che cosa offusca la visione del bene comune? E che cos'è il bene comune per il presidente Mattarella? Migliaia di danneggiati che chiedono di essere curati non sono sufficientemente un bene comune nella visione ultra-scientista del primo inquilino del Quirinale? Sono forse loro che minacciano la salute dei cittadini? Loro che del vaccino hanno conosciuto solo i drammatici effetti avversi e non le magnifiche sorti di progresso e panacea universale? Che quella di Mattarella sia una visione della scienza asservita a logiche politiche, però, è evidente non solo dalle sue parole dell'altro giorno, ma dal fatto che recentemente ha concesso un provvedimento di "grazia" per quei medici sanzionati per aver lavorato troppo durante la pandemia, ma non ha fatto lo stesso per quelli che non essendosi vaccinati, ci hanno rimesso il posto di lavoro. In premessa, l'affossamento della commissione bicamerale covid, che anche per il mese di ottobre non ha potuto vedere la luce, nonostante le promesse e chissà se mai la vedrà, visti i paletti stringenti di indagine, che il Colle le ha imposto. La pandemia passa, l'emergenza pure e la narrazione sul covid si sta sgretolando. A tenere viva la sirena dello spauracchio e del Sacro Graal vaccinale sembra essere rimasto soltanto il presidente della Repubblica, il quale, come un alchimista che cerca di trasformare in oro un semplice metallo, trasmette un'idea quasi esoterica della scienza, come di panacea universale di tutti i mali. Ben controllata dal sapere politico. Tutto il contrario della scienza vera.
    5m 31s
  • Il giudice pro-migranti, fu lo stesso che condannò il gioielliere che si difese dai ladri

    5 OCT 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7557 IL GIUDICE PRO-MIGRANTI, FU LO STESSO CHE CONDANNO' IL GIOIELLIERE CHE SI DIFESE DAI LADRI di Giuseppe De Lorenzo Non ci sono solo i post Facebook pro-migranti a dividere Matteo Salvini e Iolanda Apostolico, il giudice di Catania che ha dichiarato "illegittimo" il trattenimento di quattro tunisini picconando così il decreto Cutro. Non ci sono solo i "like" a Potere al Popolo, l'apprezzamento per le Ong e la richiesta di dimissioni al leader leghista. I due, probabilmente senza saperlo, si sono già trovati su due lati della barricata: il ministro a sostenere la legittima difesa di Guido Gianni, commerciante di Nicolosi, in carcere per essersi difeso da tre malviventi entrati nel suo negozio; e lei, giudice estensore della sentenza che nel 2019 condannò il gioielliere a 13 anni di carcere. I fatti risalgono al 18 febbraio del 2008. Siamo nel centro di Nicolosi, in provincia di Catania, alla pendici dell'Etna. La gioielleria di Guido Gianni viene assalita: uno dei banditi prende in ostaggio la moglie, la immobilizza a terra, le punta una pistola alla tempia mentre i complici cercano di svaligiare il negozio. Gianni però è armato con una Beretta 9×21 legalmente detenuta e reagisce per difendere la sua Maria Angela: combatte con gli assalitori, ha una colluttazione con loro, esplode alcuni colpi di pistola e ne uccide due ferendo il terzo. Risultato: in primo grado la Corte di Assise di Catania lo condanna a tredici anni di carcere. Dicasi tredici. Guido Gianni, come racconta l'eurodeputata leghista Susanna Ceccardi, che va spesso a trovarlo all'Ucciardone, è un semplice padre di famiglia che da un giorno all'altro si è ritrovato addosso il marchio di assassino. Omicidio volontario. Secondo i giudici della Corte, Iolanda Apostolico inclusa, Gianni avrebbe esploso i colpi mortali quando i banditi erano in fuga. E poco importa se in quei momenti si fa fatica a ragionare; se distinguere una pistola giocattolo senza tappino rosso da una vera è quasi impossibile; se pochi mesi prima era stata approvata la riforma in senso estensivo della legittima difesa; e se la moglie era stata immobilizzata, minacciata e pure percossa. Gianni va in carcere. "Mio marito è un uomo onesto - ripete Maria Angela da anni - questi rapinatori mi avevano aggredito, mi stavano facendo del male, mi volevano uccidere e la sua colpa è quella di avermi difeso". Salvini tre anni fa definì "vergognosa" la condanna perché "io sto con chi si difende, sempre". E chissà che effetto gli farà oggi scoprire che a firmarla fu proprio Iolanda Apostolico, la giudice che ha liberato i quattro migranti. Ora, che sia stata chiamata proprio lei a scrivere la sentenza sarà ovviamente frutto del caso. Però Susanna Ceccardi qualche domanda se la fa: "A quel tempo, il nome della giudice non mi diceva nulla. Oggi invece dice qualcosa: ovvero che lo stesso magistrato che ha liberato quattro migranti è lo stesso che condivideva campagne No Borders, petizioni contro Salvini e che ha avuto tra le mani il potere di privare della libertà un padre di famiglia. Mi chiedo: perché non applicò per Gianni la scriminante della legittima difesa?". In molti in queste ore si stanno chiedendo se le convinzioni politiche del giudice presunto "cane sciolto", che chiedeva la mozione di sfiducia contro l'ex ministro e che non nascondeva simpatie No Borders, possano in qualche modo aver influito sulle sue sentenze sui migranti trattenuti a Pozzallo. Lei assicura di no ("non ho mai scritto alcun provvedimento condizionato dalle mie idee") però un giudice deve apparire imparziale, oltre che esserlo. Anche nelle sue attività sui social. Possibile, dunque, che la sentenza su Guido Guidi possa essere stata macchiata da qualche convincimento personale? Ceccardi fa una pausa di qualche secondo. Poi risponde: "Non voglio pensare che quella fosse una sentenza politica, perché qui si parla di una persona in carcere per 12 anni e una famiglia sul lastrico per le spese legali. Non lo voglio pensare. Ma di certo è quello che si sta chiedendo Guido Gianni e credo anche tanti italiani".
    5m 18s
  • Nella costituzione il richiamo all'identità cattolica e monarchica della grande Ungheria

    26 SEP 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1733 NELLA COSTITUZIONE IL RICHIAMO ALL'IDENTITA' CATTOLICA E MONARCHICA DELLA GRANDE UNGHERIA Il Parlamento ungherese ha votato a stragrande maggioranza (262 favorevoli contro 44 contrari più una sessantina che hanno abbandonato l'aula al momento del voto) una nuova Carta costituzionale che prevede: 1) il Cristianesimo come religione base del popolo ungherese (completa rimane peraltro la libertà religiosa); 2) la protezione della vita sin dal concepimento (sebbene esista una legge comunista mai abrogata che consente e regola l'aborto); 3) la promozione della famiglia, rappresentata dall'unione in matrimonio fra un uomo e una donna (sebbene le "unioni civili" anche fra persone dello stesso sesso siano ammesse dalla legge); 4) la proibizione delle pratiche eugenetiche; 5) limitazioni ai poteri della Corte Costituzionale, specie in materia finanziaria (con relative diminuzione dell'età di pensionamento dei magistrati); 6) doveri dei genitori verso i figli ma anche doveri dei figli verso i genitori anziani; 7) limitazione costituzionale all'indebitamento dello Stato non oltre il 50% del Pil e l'obbligo di una maggioranza dei due terzi per l'introduzione di nuove tasse; 8) invocazione della responsabilità di fronte a Dio dei parlamentari che approvano la Costituzione; 9) formalizzazione costituzionale dello stemma nazionale centrato sulla Santa Corona e su Santo Stefano, simboli dell'eredità storica cristiana dell'Ungheria; 10) la "nazione su base etnica", pur nella piena difesa dei diritti delle minoranze presenti nel Paese. Le accuse (tutte false ma comunque utili a creare il "caso") che sono state portate contro la nuova Costituzione ungherese sono evidenti: discriminazione religiosa, razzismo, oscurantismo moralista, omofobia e antifemminismo, antimodernità, ecc. E infatti si sono già scatenate le proteste delle associazioni abortiste, omosessualiste, femministe, e di Amnesty International. L'Unione Europea è già intervenuta e la campagna massmediatica della calunnia organizzata è partita. Eppure, per tutti i secoli passati, per ogni Stato di quella che fu l'Europa cristiana, dall'alto Medioevo fino alla Rivoluzione Francese e per molti Paesi fino al XX secolo, il Cristianesimo fu la religione unica delle singole popolazioni. Ciò vuol dire che in Ungheria si è semplicemente detta la verità e ribadita una realtà di fatto, misconosciuta dalle menzogne del relativismo imperante. Al di là delle immani tragedie del XX secolo, che uno delle componenti essenziali per l'esistenza di una nazione sia il ceppo etnico comune, è una verità tanto basilare da essere banale. Ciò che fa una nazione non è l'ideologia politica dominante (concezione utopista della nazione, sulle orme di Mazzini), bensì l'eredita comune di etnia, di lingua, di religione, di cultura, di tradizioni. Naturalmente, occorre vigilare che da questi elementari principi non si precipiti in pericolose derive razziste, ma, come noto, l'abuso non toglie l'uso; e l'uso è che gli ungheresi costituiscono da mille e passa anni una precisa e individuabile entità etnica con una sua lingua, una sua religione, una sua cultura e le sue tradizioni. Riguardo poi la difesa della vita dal concepimento alla morte naturale e la difesa della famiglia fondata sul matrimonio fra uomo e donna, ebbene, questa per un cattolico è veramente una grande vittoria. E che dire della diminuzione del potere della magistratura in materia finanziaria e dello stesso potere esecutivo e legislativo in materia di tassazione? Non è anche tutto ciò un modo concreto di diminuire lo strapotere statalista e di aiutare le famiglie e un'economia più ordinata e meno soggetta ai poteri forti internazionali? E per finire, la condanna dell'eugenetica, l'invito alla solidarietà fra le generazioni (punto che sembra secondario, ma invece va a intaccare uno dei cardini della dissoluzione sessantottesca, quello del "conflitto generazionale"), l'invocazione dei politici alla responsabilità agli occhi di Dio dei loro atti e delle loro leggi, il richiamo all'identità cattolica e monarchica della grande Ungheria del passato. Quale cattolico potrebbe mai condannare tutto questo? E come mai allora non se ne parla più di tanto? Forse perché da oggi gli ungheresi sono politicamente "eretici". Ma essere "eretici" al politicamente corretto significa opporsi al relativismo dominante l'Europa odierna dei burocrati e della grande finanza laicista. Significa iniziare, almeno iniziare, a riscoprire le radici cristiane dell'Europa millenaria e reale. Significa insomma aderire alla verità.
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Per chi non crede che la politica sia l'arte del compromesso, ma uno strumento utile per raggiungere il bene comune secondo quello che prevede la Legge Naturale scritta nel cuore...

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Per chi non crede che la politica sia l'arte del compromesso, ma uno strumento utile per raggiungere il bene comune secondo quello che prevede la Legge Naturale scritta nel cuore di ogni uomo
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