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Le opere del Museo

  • Francesco Verla, Madonna con Gesù Bambino in trono e santi

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Luca Mattedi Francesco Verla Madonna con Gesù Bambino in trono e santi 1515 La pala fu commissionata da Girolamo Stellimauro, personaggio di spicco dell'entourage della corte clesiana, medico e letterato originario di Brez, autore della Storia della Guerra Rustica, l'insurrezione contadina del 1525 che sconvolse il principato tridentino, minacciando seriamente il potere vescovile. Realizzata per onorare la memoria del figlio Antonio, prematuramente scomparso, l'opera fu dipinta dal vicentino Francesco Verla, un pittore che ebbe un ruolo decisivo nel passaggio dalla stagione figurativa tardogotica a quella rinascimentale nella Valle dell'Adige. La composizione si ispira per molti aspetti ai modelli di Pietro Perugino, che il Verla poté conoscere in occasione del suo lungo soggiorno nell'Italia centrale.
    4m 30s
  • Il reliquiario del braccio di San Vigilio

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Alberto Lai Cristalliere veneziano e argentiere veneziano Reliquiario del braccio di San Vigilio 1368 e 1466 Il reliquiario del braccio destro di San Vigilio fu donato alla cattedrale nel 1368 dal canonico Giovanni da Vezano di Calestano della diocesi di Parma. In origine la sacra teca in cristallo di rocca era posta in orizzontale e poggiava su quattro piedini, secondo una tipologia ricorrente nel XIV secolo. Nel 1466, per volere del principe vescovo Johannes Hinderbach, il reliquiario assunse l'aspetto odierno con l'aggiunta della base e della mano benedicente. Divenne così un ‘reliquiario parlante' o antropormorfo, nel quale la forma dell'oggetto riproduce la parte del corpo che costituisce la reliquia stessa.
    3m 16s
  • La Tavola epitaffio del vescovo Lichtenstein

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Sara Tonni Maestro dell'epitaffio del vescovo Lichtenstein Crocifissione 1504 La grande tavola epitaffio si trovava originariamente affissa sopra il sepolcro marmoreo che Udalrico di Lichtenstein, principe vescovo di Trento dal 1493 al 1505, si era fatto erigere in cattedrale nel 1504, un anno prima della morte. Il dipinto è costituito da tre scomparti orizzontali: in quello mediano è raffigurata la Crocifissione all'interno della quale compare lo stesso Liechtenstein, genuflesso, accompagnato da Santa Caterina d'Alessandria; all'estremità destra è raffigurato il santo suo protettore, Udalrico. Al centro della cimasa cuspidata compare l'Eterno benedicente fra due angeli che recano gli strumenti della Passione. Nella predella, altri due angeli mostrano un'iscrizione dedicatoria che ricorda come il vescovo ancora in vita si fosse fatto preparare la sepoltura Il dipinto, già attribuito a Dürer e a Giacomo da Vicenza, è stato ricondotto all'attività di un anonimo artista, probabilmente nordico, influenzato dalla pittura rinascimentale italiana di area veneta.
    3m 14s
  • La pianeta in velluto rosso del XV secolo

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Domenica Primerano Siamo agli inizi del Novecento. Don Vicenzo Casagrande, il primo direttore del nostro museo, scrive: “Ma non lo sanno costoro che le chiese non sono luoghi di mercato, e che il clero non è autorizzato ad alienare le cose antiche? Credono forse che noi siamo proprio così affamati da dover vendere le memorie dei nostri avi?”
    4m 39s
  • Martino Teofilo Polacco, San Vigilio presenta Bernardo Cles alla Madonna

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Luca Mattedi Martino Teofilo Polacco San Vigilio presenta il cardinale Bernardo Cles alla Madonna con Gesù Bambino 1614-1620 circa La tela fu probabilmente commissionata dal principe vescovo Carlo Gaudenzio Madruzzo quale complemento della tomba del suo munifico predecessore, Bernardo Cles, situata nella cattedrale. In analogia con l’affresco che il Clesio fece dipingere dai fratelli Dossi al Castello del Buonconsiglio, anche in quest’opera Bernardo viene presentato alla Vergine da San Vigilio, patrono della diocesi. Sullo sfondo, a destra, si apre una veduta di Trento con la Torre di piazza e l’antica cupola del duomo. La spettacolare apparizione della Madonna è completata, in primo piano a sinistra, da un angioletto che regge due scudi con lo stemma e l’impresa del Clesio.
    4m 23s
  • Giuseppe Alberti, Estasi di San Vigilio

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Luca Mattedi Giuseppe Alberti San Vigilio in estasi 1673 La pala fu dipinta per la cappella privata del principe vescovo Francesco Alberti Poia al Castello del Buonconsiglio. Fu trasferita nella cattedrale di Trento nel corso del XIX secolo. Il dipinto appartiene alla migliore fase creative di Giuseppe Alberti, uno dei pittori più importanti del barocco trentino, iniziatore della scuola pittorica della Val di Fiemme. Nell'opera è raffigurato il santo patrono della diocesi di Trento in atteggiamento estatico, vestito in abiti pontificali e avvolto in un sontuoso piviale. Lo attorniano diversi angioletti, alcuni con gli attributi del santo, altri reggenti un quadro in cui è rappresentato il presunto martirio del presule, che sarebbe avvenuto intorno all'anno 400 in Val Rendena dove il vescovo si era recato per evangelizzare la popolazione. Secondo la leggenda, i villici avrebbero colpito violentemente Vigilio con zoccoli chiodati, causandone la morte.
    4m 12s
  • La battaglia di cavalieri

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Dario De Cristofaro Pittore bresciano Battaglia di cavalieri 1452 circa affresco strappato e riportato su tela Provenienza: Pieve di Bono, Castel Romano inv. 2255 Il grande affresco strappato costituisce un’importante e rara testimonianza della pittura profana del XV secolo in Trentino. È infatti l’unico frammento superstite di un grandioso ciclo di soggetto cavalleresco commissionato intorno al 1452 dalla nobile famiglia Lodron a un ignoto pittore bresciano per decorare uno degli ambienti di Castel Romano, in Valle del Chiese. Il distacco avvenne nel 1914, poco prima che il maniero subisse gravi danni a causa dei bombardamenti della prima guerra mondiale. La scena mostra un gruppo di cavalieri che, al suono dei trombettieri, avanza da sinistra verso destra, lasciando alle spalle l’accampamento, e si appresta ad affrontare l’esercito nemico, visibile solo in parte sulla destra. La fonte letteraria dell’episodio va ricercata probabilmente in un poema epico o in un componimento letterario di tema cortese.
    5m 42s
  • L'altare portatile di Federico Vanga

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Alberto Lai Altare portatile 1207-12018 Reliquie del Sepolcro del Signore, del legno della croce di Cristo e di quella del buon ladrone, della pietra con la quale fu lapidato Santo Stefano, della veste di Sant’Agata, di San Vigilio: sono solo alcune delle miracolose reliquie contenute in una cavità all’interno dell’altare portatile conservato nel Museo Diocesano di Trento, come ricorda una lunga iscrizione apposta sul lato inferiore del manufatto. Venne commissionato dal principe vescovo tridentino Federico Vanga, in carica tra 1207 e 1218 e figura centrale per lo sviluppo politico e culturale della città: a lui si devono, per esempio, gli imponenti lavori di rinnovamento della cattedrale di San Vigilio, affidati ad Adamo d’Arogno a partire dal 1212, e a lui si devono numerose commissioni di elevato pregio architettonico e artistico.
    4m 46s
  • L'anello di Papa Pio IV

    26 APR 2021 · Opera raccontata da Domenica Primerano Orafo romano o milanese Anello cardinalizio con stemma di papa Pio IV Medici 1561 circa Le insegne di papa Pio IV incise sul verso della pietra consentono di assegnare a Giovan Angelo de’ Medici di Marignano, salito al soglio pontificio nel 1559, la commissione di questo anello, più volte citato negli inventari della cattedrale di Trento. Molto probabilmente Pio IV lo donò al principe vescovo di Trento Ludovico Madruzzo in occasione della sua nomina a cardinale. Fu Ercole Gonzaga, presidente del concilio, a imporre sul capo di Ludovico il galero, ovvero il cappello cardinalizio, durante la solenne cerimonia tenuta in cattedrale il 20 aprile 1561. Nelle settimane seguenti il presule trentino si recò a Roma per ringraziare il pontefice del dono ricevuto.
    2m 45s
  • I cofanetti in avorio di manifattura arabo-sicula

    26 APR 2021 · Opere raccontate da Lorenza Liandru Manifattura arabo-sicula Cofanetti XII-XIII secolo Vi siete mai chiesti qual è stata la vita di un’opera prima di finire nella vetrina di un museo? Magari proprio nel Museo Diocesano? Il passato di tante opere d’arte è molto più curioso e interessante di quanto ci si possa immaginare. Ne è un esempio la vicenda dei tre cofanetti in avorio dipinto risalenti al XII-XIII secolo, provenienti dal Tesoro della cattedrale di San Vigilio. Si tratta di opere estremamente rare e preziose, che appartengono alla tipologia dei cosiddetti avori “arabo-siculi”, un gruppo di circa duecentotrenta manufatti, accomunati da tre principali caratteristiche...
    4m 16s
Le voci del Museo ti raccontano le più belle opere delle collezioni.
Information
Author Museo Diocesano Tridentino
Categories Visual Arts
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