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Interviste agli artisti

  • Il fuoco era la cura | Intervista a Sotterraneo

    23 APR 2024 · Un lavoro originale, ovvero Fahrenheit 451 come è possibile pensarlo, scriverlo e comporlo nel 2024: ispirandosi a Bradbury, Sotterraneo esplora con il pubblico gli spunti di riflessione che il suo romanzo continua a generare nel nostro presente. A settantun anni dalla pubblicazione del capolavoro di Bradbury e a cinquantotto dall’uscita nelle sale dell’omonimo film di François Truffaut, Sotterraneo avvia la scrittura di un lavoro originale, liberamente ispirato al romanzo, per domandarsi – insieme al pubblico e attraverso il linguaggio teatrale – dove si annidino nel presente i rischi di possibili derive totalitarie. Nel 1953, Ray Bradbury immagina un futuro distopico in cui è vietato leggere e chi venga sorpreso a farlo, o a possedere dei libri, è tratto in arresto. Paradossalmente, il corpo dei pompieri non è impiegato per spegnere gli incendi, bensì per bruciare i libri. Come in tutti i regimi totalitari, esiste una comunità clandestina di dissidenti, le persone-libro, che si impegnano a imparare a memoria un grande classico della letteratura mondiale, per salvarlo dall’oblio e tramandarlo così alle generazioni future. «Il libro è uscito circa 70 anni fa – spiegano i componenti del collettivo Sotterraneo – ma è ambientato nel futuro, cioè negli anni ’20 del XXI secolo, vale a dire oggi. Tu però ti trovi nel XXI secolo e stai leggendo questo testo, quindi Bradbury si è sbagliato? Dipende come intendiamo la distopia: una previsione sul futuro che a un certo punto viene confermata/smentita oppure un allarme sul presente che continua a rinnovarsi?». Il fuoco era la cura attraversa e rilegge liberamente Fahrenheit 451, lo consuma come si fa con un libro amato, letto mille volte e trascinato in mille luoghi, lo sporca, lo dimentica da qualche parte e poi lo ritrova, mentre la copertina sbiadisce, la carta si scolla e le pagine si riempiono di appunti, biglietti, segnalibri e ricordi. Cinque performer ripercorrono la storia del romanzo, si identificano coi personaggi, si muovono in senso orizzontale mappando i coni d’ombra, le cose che Bradbury non ci spiega o non ci racconta, creando linee narrative parallele, deviazioni teoriche, costruendo anche le cronache di un tempo intermedio fra il nostro presente e un futuro anticulturale in cui l’istupidimento ci salva dal fardello del pensiero complesso. E se Bradbury si fosse sbagliato solo di qualche anno, se Fahrenheit 451 accadesse davvero, noi cosa faremmo? 21 - 26 maggio 2024 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-studio-melato
    32m 31s
  • Jérôme Bel | Intervista a Marco D'Agostin

    8 APR 2024 · Marco D’Agostin riallestisce al Piccolo Jérôme Bel, spettacolo in cui il coreografo francese mette in scena la propria vita, raccontandola attraverso la storia di tutti i suoi spettacoli. Nella versione di D’Agostin, l’opera dell’autore francese è il pretesto per riunire una collettività di danzatori e artisti di diversa provenienza e formazione, invitati ad affollare il Teatro Studio di ricordi, folli danze e formidabili intese.  Marco D’Agostin, con la complicità di Chiara Bersani e altri artisti della scena della danza italiana, ricrea Jérôme Bel, opera dell’omonimo coreografo francese, tra le personalità più incisive del teatro contemporaneo mondiale. Lo spettacolo, tappa del progetto europeo STAGES, nasce dall’idea della regista inglese Katie Mitchell e dello stesso Bel di mettere in discussione i modi di produzione e circuitazione artistica: la sfida è di non far più viaggiare gli spettacoli ma le idee che ne sono alla base, affidando ad altri artisti un riallestimento ogni volta diverso, di città in città (come era già accaduto al Piccolo, con lacasadargilla, in Uno spettacolo per chi vive in tempi di estinzione). D’Agostin reinventa lo spettacolo di Bel estendendo il concetto di sostenibilità: non solo una riflessione sull’ambiente, ma anche una modalità di guardare alle relazioni di ciascun individuo con il contesto e la comunità in cui vive. In scena, oltre alla performer Chiara Bersani, artisticamente legata sia a D’Agostin sia a Bel, diciannove interpreti con corpi, storie e personalità differenti: nove professionisti del mondo della danza italiana, di cui rappresentano epoche e approcci diversi, tra loro legati da affinità umana e artistica, e nove non professionisti di Milano, selezionati in contesti con cui D’Agostin ha già collaborato e attraverso nuove sinergie attivate in città. Diversamente dall’originale – un monologo in cui Bel, al computer, si racconta proiettando sullo schermo estratti dai suoi spettacoli – in questa versione le coreografie sono reinterpretate dal vivo. «Lavorare con artisti che hanno segnato la danza in Italia e attraverso la danza stessa attivare nuove relazioni nella città di Milano: questa è l’idea alla base del mio riallestimento – spiega D’Agostin, artista associato del Piccolo –. È l’occasione per formare una “famiglia temporanea”, la cui costruzione si dispieghi sotto lo sguardo del pubblico. Una provvisoria comunità di artisti ed esseri umani che, giocando a rimettere in scena Bel, trasformano il teatro in una casa: la loro, e quella degli spettatori.» 17 - 21 aprile 2024 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-studio-melato 
    18m 24s
  • Durante | intervista a Pascal Rambert

    8 APR 2024 · Una fuoriserie distrutta, due attori imprigionati tra le lamiere. Tra sogno e veglia, tra realtà e finzione, la compagnia protagonista di Prima torna in scena con il misterioso spettacolo ispirato alla Battaglia di San Romano: generazioni di attori e attrici si passano il testimone, tra passato, presente e futuro, in un continuo intrecciarsi di grande e piccola storia. Una fuoriserie lanciata a tutta velocità, un terribile incidente d’auto: la seconda parte del trittico pensato da Pascal Rambert per il Piccolo prende il via con un colpo di scena. Ritroviamo la stessa compagnia di attori e attrici, già protagonisti di Prima, insieme a interpreti dell’ultima generazione. Le prove dello spettacolo ispirato alla Battaglia di San Romano di Paolo Uccello si intrecciano all’evocazione di Arlecchino e a una generale riflessione sul teatro, i suoi riti, la sua magia. «È la prima volta – spiega Rambert – che lavoro a un progetto organizzato su più stagioni ed è stata per me una gradevolissima sorpresa. Mi piace l’idea di tornare a lavorare con lo stesso gruppo di attori, perché insieme costituiscono una configurazione estremamente viva di personalità, con cui sento di poter dar luogo a sempre nuove combinazioni di relazioni.» 6 aprile - 5 maggio 2024 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-grassi
    19m 40s
  • Re Chicchinella | Intervista a Emma Dante

    27 FEB 2024 · Si intitola Re Chicchinella il nuovo spettacolo di Emma Dante, sempre adattato da una fiaba de Lo cunto de li cunti ovvero lo trattenemiento de peccerelle, meravigliosa raccolta di novelle in lingua napoletana, che Giambattista Basile creò nel 1634. Dopo La Scortecata e Pupo di zucchero, con Re Chicchinella la regista conclude il progetto con cui ha attraversato, insieme a un pubblico sempre commosso e appassionato, l’immaginifico universo dello scrittore campano: un’altra favola per raccontare la profondità dell’animo umano tramite il gioco e l’ornamento della poesia barocca. Protagonista della vicenda, che, come sempre, mescola elementi grotteschi, comici e tragici, è un re che, colto da un bisogno corporale, commette il tragico errore di impiegare un animale che crede morto, una gallina, per pulirsi le terga… La pennuta, tutt’altro che defunta, gli si incolla al didietro e risale su per le viscere, installandosi nelle interiora del sovrano. L’animale magico, come un verme solitario, divora tutto quello che il poveretto mangia, facendogli espellere uova d’oro. Stremato dalla cosa, il re decide di lasciarsi morire di fame, incontrando l’opposizione di tutta la corte, che non vuole privarsi delle uova d’oro. Spiega Emma Dante: «Re Chicchinella racconta la storia di un sovrano malato, solo e senza più speranze, circondato da una famiglia anaffettiva e glaciale che ha un solo interesse, ricevere un uovo d’oro al giorno. L’animale vive e si nutre dentro di lui, divorando lentamente le sue viscere, fino a quando il re non scopre che per il mondo lui e la gallina sono la stessa cosa. Dopo tredici giorni d’inedia, Re Carlo III d’Angiò, re di Sicilia e di Napoli, principe di Giugliano, conte d’Orleans, visconte d’Avignon e di Forcalquier, principe di Portici Bellavista, re d’Albania, principe di Valenzia e re titolare di Costantinopoli, entra nella sua nuova esistenza e, appollaiato sul trono, riceve il plauso di tutta la Corte.» 8 - 28 marzo 2024 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-studio-melato
    14m 9s
  • L'albergo dei poveri | Intervista a Massimo Popolizio

    16 FEB 2024 · Conosciuto anche come I bassifondi, o Nel fondo, o ancora Il dormitorio, grande dramma di Maksim Gor’kij, rappresentato per la prima volta a Mosca nel 1902, fu ribattezzato L’albergo dei poveri da Giorgio Strehler nel 1947, in occasione della memorabile regia che inaugurò il Piccolo Teatro di Milano nel maggio del 1947. È quest’ultimo titolo che Massimo Popolizio ha deciso di riproporre al pubblico, in virtù del suo valore emblematico e poetico, oltre che storico. L’albergo dei poveri è un grande dramma corale, che si potrebbe definire shakespeariano nel suo sapiente dosaggio di pathos, denuncia sociale, amara comicità, riflessione filosofica e morale sul destino umano. Il numero elevato degli attori in scena impone alla regia la ricerca di un ritmo adeguato al continuo mutare delle situazioni e dei punti di vista, in un crescendo di tensione reso ancora più evidente dall’angustia dello spazio evocato: un rifugio di derelitti e alcolizzati dove i personaggi trascorrono i loro giorni tentando di non soccombere alla disperazione e all’inerzia della sconfitta. Si tratta di una sfida che, dopo Stanislavskij che fu il primo regista del dramma di Gor’kij, è stata raccolta da grandi maestri della regia teatrale, come Strehler, e anche cinematografica, tra gli altri, Renoir e Kurosawa. Se le grandi opere viaggiano nel tempo per essere rilette a ogni generazione da angolature diverse, lo stile di regia di Popolizio, la sua maniera di dirigere gli attori e il meccanismo teatrale nel suo complesso, sembra particolarmente adeguato a scrivere un nuovo capitolo di questa storia di interpretazioni. Il nostro non è il mondo del 1902, e nemmeno quello del 1947: è mutato anche il concetto stesso di “povertà”, ma l’energia drammatica, la forza visionaria, la disperata lucidità dei personaggi di Gor’kij è ancora intatta. 7 - 28 marzo 2024 Teatro Strehler
    16m 24s
  • Come tremano le cose riflesse nell'acqua | Intervista a Liv Ferracchiati

    16 JAN 2024 · In una casa sul lago, uno scrittore è impegnato nella stesura di un nuovo testo a partire da un grande classico. Sua madre è una grande attrice nella maturità del suo percorso artistico esattamente come accade tra le pagine della sua nuova bozza. La donna di cui è innamorato è un’attrice all’inizio della carriera, come nel classico che fa da scheletro alla nuova narrazione. Le due, l’una riflesso dell’altra, sembrano non concedere al protagonista il riconoscimento a cui aspira come uomo e artista. La sua fragilità è anche quella delle “nuove forme” a cui anela, forme che non sono ancora codici noti e che finiscono, come lui, per essere fraintese. Morire, allora, interrompendo la perpetua preghiera per esistere o, in alternativa, scrivere per mettersi al mondo da soli, per darsi forma davanti ai propri occhi e sopravvivere, sembrano le uniche possibilità. Intanto le vite dei personaggi si intrecciano sulle rive di un lago che assiste ai loro amori e alle loro distruzioni. Solo all'apparenza immobile, lo specchio rovesciato attrae tutti per la sua imprevista pericolosità. «L’immagine essenziale di questo lavoro – spiega Ferracchiati – si delinea a partire dal lago. Un lago-placenta da cui è difficile staccarsi, perché separarsi dall’origine significa esistere con le proprie forze, senza mutuare ragioni negli sguardi altrui. Significa partorirsi, rinunciare al concetto di madre e allo statuto di figlio. Ci saranno ancora “tonnellate d’amore” come ne Il gabbiano di Čechov quindi, ma divise tra quelle che permettono di nascere definitivamente e quelle che uccidono.» 27 gennaio - 25 febbraio 2024 Teatro Studio Melato
    24m 28s
  • Ho paura torero | Intervista a Claudio Longhi e Lino Guanciale

    4 JAN 2024 · Scivolando fra le pagine di Ho paura torero, struggente e visionario capolavoro di Pedro Lemebel, icona della letteratura queer e pop camp sudamericana, Claudio Longhi e Lino Guanciale portano in scena un murale rutilante di storie incrociate per raccontare, tra eros e politica, la parabola fatale del desiderio. La Locandina Ho paura torero PRIMA ASSOLUTA di Pedro Lemebel traduzione di M.L. Cortaldo e Giuseppe Mainolfi trasposizione teatrale Alejandro Tantanian regia Claudio Longhi scene Guia Buzzi costumi Gianluca Sbicca luci Max Mugnai visual design Riccardo Frati dramaturg Lino Guanciale assistente alla regia Giulia Sangiorgio con Daniele Cavone Felicioni, Francesco Centorame, Michele Dell’Utri, Lino Guanciale, Diana Manea, Mario Pirrello, Arianna Scommegna, Giulia Trivero produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 11 gennaio - 11 febbraio 2024 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-grassi
    39m 49s
  • Trilogia della città di K. | Intervista a Federica Fracassi, Luigi De Angelis e Chiara Lagani

    15 NOV 2023 · Una fiaba nera. Un inferno familiare, quotidiano e impossibile, concreto e astratto, degradato e nobile, crudele e innocente. Nel gioco raffinato degli sdoppiamenti, una straniera ci precipita nell’abisso di un’infanzia guastata. Una storia a cui all’improvviso non si riesce nemmeno più a credere. La LocandinaTrilogia della città di K. PRIMA ASSOLUTA un progetto di Federica Fracassi e Fanny & Alexander tratto dal romanzo omonimo di Ágota Kristóf adattamento e drammaturgia Chiara Lagani regia, scene, luci, video Luigi De Angelis costumi Gianluca Sbicca musiche e sound design Mirto Baliani e Emanuele Wiltsch Barberio allestimento multimediale Michele Mescalchin scultura di scena Nicola Fagnani con Federica Fracassi nel ruolo di Ágota Kristóf e con (in ordine alfabetico) Andrea Argentieri, Consuelo Battiston, Alessandro Berti, Lorenzo Gleijeses produzione Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa 23 novembre - 21 dicembre 2023 https://www.piccoloteatro.org/it/theaters/piccolo-teatro-studio-melato
    39m 32s
  • Bucolica - paesaggio con fischiatori, pecore e umani | Intervista a Marta Cuscunà

    27 OCT 2023 · Liberarsi dai vincoli di un teatro antropocentrico per abbattere la barriera tra “umano” e “animale”: Marta Cuscunà invita il pubblico a seguirla nella zona sud est di Milano, dove, per due volte l’anno, un gregge di pecore sosta, durante la transumanza. È l’esperienza di un riavvicinamento tra mondi, in cui il limite tra Natura e Cultura perde di senso. Esiste una comunità non-umana che abita per due volte l'anno la zona sud-est di Milano: un gregge di pecore che pascolano a Porto di Mare e dintorni durante la transumanza. Il paesaggio del parco urbano si anima di suoni bucolici: il belare degli animali, lo scampanio che segue i loro movimenti e i richiami del pastore per tenere unito il gregge. Fischi, schiocchi, trilli: un sistema di comunicazione inter-specie che ha radici ancestrali e che in alcuni paesi del mondo si è evoluto in vere e proprie lingue umane con un vocabolario specifico fatto di fonemi fischiati. La più conosciuta è il Silbo Gomero, lingua fischiata pre-coloniale parlata dagli abitanti dell'isola vulcanica La Gomera delle Canarie. Nate tra umano e gregge, simili al linguaggio degli uccelli, tramandate oralmente: le lingue fischiate sono un sistema di comunicazione ibrido e multispecie che dà forma a un paesaggio sonoro in cui umano e non-umano si confondono. Bucolica è un progetto performativo site-specific e prova a essere un’occasione di incontro tra un gregge di pecore Giganti Bergamasche, sette fischiatori delle Canarie, le persone che abitano il quartiere e il pubblico del teatro. Una dimensione performativa che indaga la possibilità di un co-divenire, metafora delle evidenti contraddizioni del quartiere in cui il confine tra città e campagna si confonde, “urbano” e “rurale” si intrecciano in spazi inattesi e la distinzione tra Natura e Cultura perde di significato. Lingua: italiano
    24m 13s
  • BAT_Bottega Amletica Testoriana - Esercizi per gli attori | Intervista a Antonio Latella

    18 OCT 2023 · Una “bottega” teatrale, un luogo aperto di studio e lavoro, per darsi insieme – attori, regista, maestranze e pubblico – la possibilità di una vera ricerca intorno al mistero di Amleto, nelle tre tappe formulate da Giovanni Testori, una trilogia che lo accompagnò per tutta la vita: la sceneggiatura scritta per il cinema, L’Ambleto e Post-Hamlet. BAT_Bottega Amletica Testoriana Esercizi per gli attori a cura di Antonio Latella con Noemi Apuzzo, Alessandro Bandini, Andrea Dante Benazzo, Matilde Bernardi, Flavio Capuzzo Dolcetta, Chiara Ferrara, Sebastian Luque Herrera, Beatrice Verzotti produzione AMAT Associazione Marchigiana Attività Teatrali per Pesaro 2024 Capitale italiana della cultura (progetto di Comune di Pesaro, MIC, Regione Marche, Fondazione Pescheria) coproduzione Piccolo Teatro Di Milano – Teatro d’Europa e stabilemobile in collaborazione con Associazione Giovanni Testori L’evento fa parte del palinsesto del centenario di Giovanni Testori 27 ottobre - 5 novembre 2023 Teatro Grassi Lingua: italiano
    8m 47s
Interviste agli artisti
Stagione 23/24
Piccolo Teatro di Milano
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