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Immigrazione - BastaBugie.it

  • Immigrazione fuori controllo, in Francia costa 2 miliardi l'anno

    31 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7685 IMMIGRAZIONE FUORI CONTROLLO, IN FRANCIA COSTA 2 MILIARDI L'ANNO di Paola Belletti Sarebbe dovuto uscire il 13 dicembre, ma la sua pubblicazione è stata intenzionalmente differita. Ad ammetterlo Pierre Moscovici, già ministro dell'economia e delle finanze nei due governi Ayrault, e attualmente primo presidente della Corte dei Conti della Repubblica francese. Si tratta del rapporto sull'immigrazione clandestina in Francia, fenomeno contro il quale il governo aveva promesso il pugno di ferro: il ministro dell'Interno Gérald Darmanin sbandierava fieramente l'efficacia della sua gestione degli immigrati clandestini e afferma che il tasso di espulsione degli stranieri delinquenti è aumentato del 30%. Il rapporto che riferisce i numeri del fenomeno migratorio - che si configura oggi come epocale per tutta l'Europa, come ha evidenziato il Timone di novembre (qui per abbonarsi) - è invece un atto di accusa contro l'operato del governo. TEMPISMI SOSPETTI Darmanin, che non ha potuto far tornare i conti in modo che confermassero la bontà della gestione dell'esecutivo di Macron, ha deciso di non renderli noti nel momento in cui avrebbero potuto pesare maggiormente sul dibattito parlamentare che proprio in quei giorni si stava infiammando, l'11 dicembre infatti l'Assemblea nazionale aveva bocciato il progetto di legge sull'immigrazione: la mozione è stata votata con 270 voti favorevoli contro 265, impedendo di fatto l'approvazione del progetto di legge all'Assemblea nazionale e infliggendo l'ennesima sconfitta politica alla maggioranza di Macron. La proposta di legge era invece passata al Senato francese qualche settimana fa e numerose organizzazioni si erano mobilitate per evitare che il progetto di legge passasse in via definitiva. Il presidente della Corte ha spacciato per rigore morale una omissione, se non una manomissione strumentale a favore del governo in carica (e sotto una fitta grandine di malcontento sociale): si è difeso spiegando che non voleva che "questa pubblicazione interferisse in alcun modo con il dibattito politico". A prendere in considerazione i numeri del rapporto si capisce anche come a pensar male, anche in questo caso, si rischi poco di sbagliare. CONTROLLI INESISTENTI, RISORSE SCARSE, SPESA ELEVATA Nel pezzo a firma di Hélène de Lauzun l'elenco, seppure sintetico, è impietoso: la gestione delle frontiere è giudicata catastrofica, con controlli di identità praticamente mai effettuati e nessuna informazione seriamente raccolta. Le amministrazioni e i tribunali responsabili delle deportazioni sono totalmente saturi, poiché il numero di ordini di lasciare la Francia (Obligation de Quitter le Territoire Français, o OQTF) emessi è effettivamente aumentato del 60% negli ultimi cinque anni, mentre il numero di personale responsabile del loro trattamento è aumentato solo del 9%. Gli OQTF sono spesso contestati e i tribunali amministrativi non sono in grado di gestire correttamente i casi a causa della mancanza di personale e risorse. Altro limite significativo è la mancanza di applicazione degli ordini di espulsione emessi: solo il 10% diventa effettivo: di sicuro questa sproporzione non rimanda un'immagine di semplice disorganizzazione; ciò che comunica all'opinione pubblica nazionale e internazionale è un senso di inefficacia e perdita di controllo da parte dell'autorità politica. Tra i numeri che l'ex ministro socialista ha preferito tacere il più a lungo possibile spicca senz'altro quello del costo dell'immigrazione clandestina sui bilanci dello Stato: 1,8 miliardi di euro all'anno, essenzialmente a carico del Ministero dell'Interno. Questa cifra sconcertante mina un argomento spesso avanzato dalla sinistra, vale a dire che l'immigrazione ha "arricchito" il paese. E il rapporto della Corte esamina solo il costo dell'immigrazione illegale. CRISI MIGRATORIE: È ORA CHE LA REALTÀ PREVALGA SULL'IDEOLOGIA Chi segue il fenomeno migratorio francese ed europeo non si è stupito più di tanto di ciò che il documento ha restituito; ciò che ha indignato molti in Francia è stato il comportamento da uomo di partito da parte di un amministratore pubblico che invece ha l'obbligo istituzionale e morale di servire il bene comune in modo imparziale, non schierato. Moscovici ha barato perché temeva che la realtà documentata dal rapporto avrebbe pesato a favore delle linea dura della destra in tema di gestione dei flussi migratori. Un atteggiamento, conclude chi firma il pezzo, emblematico della resistenza dello stato profondo francese a una vera riforma dell'immigrazione. Quanto al nostro Paese, possiamo evidenziare come l'Italia, per gestire il fenomeno migratorio, destini indicativamente 4,6 miliardi di euro (dato del 2018), cifra divisa su diversi ministeri e voci di spesa. Il costo per ogni rimpatrio è di circa 2.400 euro per ogni persona immigrata clandestinamente (in questa cifra convergono costi di polizia, sorveglianza, assistenza e viaggio). Stando ai dati forniti dal Viminale, nei primi sei mesi del 2023 sono stati oltre 54.000 gli immigrati sbarcati in Italia - non vengono considerati di conseguenza quelli arrivati nel nostro Paese via terra attraverso la cosiddetta rotta balcanica - un dato più che doppio rispetto allo stesso periodo del 2022 (21.800) e del 2021 (16.500).
    6m 12s
  • Il ministro della difesa Crosetto non vuole una nuova battaglia di Lepanto

    5 DEC 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7624 IL MINISTRO DELLA DIFESA CROSETTO NON VUOLE UNA NUOVA BATTAGLIA DI LEPANTO di Raffaele Citterio In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera e pubblicata due domeniche fa, il ministro della Difesa Guido Crosetto si augurava che il conflitto in Medio Oriente non degenerasse in "uno scontro di civiltà". Il rappresentante di Fratelli d'Italia vorrebbe impedire che si scateni "una nuova battaglia di Lepanto". A sostegno di tale augurio, chiosava in vari modi: "Non esiste una frattura tra mondo arabo e Occidente". Nel contempo, però, annunciava che le festività delle Forze Armate ai Fori Imperiali, previste per il 4 novembre, sarebbero state sospese per motivi di sicurezza, cioè per il rischio di attacchi terroristici di matrice islamica. Come dire: prendiamo atto che il terrorismo islamico ci può colpire anche a casa. Interpellato sull'immigrazione che, sempre più copiosa, sbarca sulle nostre coste meridionali, il ministro ammetteva che "per dei potenziali terroristi è il modo migliore per entrare in Italia". E faceva sapere: "In questi anni, di persone che arrivano dal mattino alla sera e possono farci del male ne sono entrate a migliaia. Quando hai decine di migliaia di migranti... è ovvio che sbarcheranno alcuni che non siano stinchi di santo". Di più. Domandato se nel mirino di Hamas c'è solo Israele o ci sono anche le democrazie dell'Occidente, Crosetto rispondeva: "Le democrazie occidentali sono il gradino successivo. L'obiettivo di Hamas è la jihad, la guerra totale. Cercano di agitare gli animi di milioni di musulmani e trasformare la loro volontà terroristica in una guerra di religione". E allora, perché vuole scongiurare una nuova battaglia di Lepanto? Dalle parole del ministro traspare la comprensibile preoccupazione che il conflitto mediorientale possa estendersi all'Europa, già tanto provata da altri fattori, e in preda a una guerra sui confini slavi. Si augura, dunque, che le nazioni "buttino acqua sul fuoco", cerchino cioè la pace. Intenzione di per sé lodevole e condivisibile. Sbaglia, però, nel voler escludere tout court quello che possiamo chiamare lo spirito di Lepanto, condizione essenziale per la vera pace. LO SPIRITO DI LEPANTO Prima di essere una battaglia, Lepanto è uno stato di spirito fondato su due elementi: 1) la consapevolezza della nostra identità cristiana ed europea, cioè di una specifica tradizione di Fede e di civiltà; 2) la consapevolezza che tale Fede e tale civiltà sono oggi sotto attacco, sia dall'esterno che dall'interno. Da ciò la consapevolezza che è un nostro preciso dovere morale reagire in difesa di Santa Romana Chiesa e della civiltà che essa ha plasmato. Detto senza mezzi termini, la consapevolezza che serve un rinnovato spirito di crociata. Crociata psicologica, culturale e ideologica prima che militare, ma ciò nondimeno una vera e propria crociata. Negli ultimi decenni, mentre l'amore per la nostra Fede e la nostra civiltà europea venivano meno, il fanatismo dei nostri nemici cresceva in proporzione inversa. Già nel 2000 ammoniva il cardinale Biffi: "L'Europa o ridiventerà cristiana o diventerà musulmana. Ciò che mi pare senza avvenire è la ‘cultura del niente', della libertà senza limiti e senza contenuti, dello scetticismo vantato come conquista intellettuale, che sembra essere l'atteggiamento dominante nei popoli europei, più o meno tutti ricchi di mezzi e poveri di verità. Questa ‘cultura del niente' (sorretta dall'edonismo e dalla insaziabilità libertaria) non sarà in grado di reggere all'assalto ideologico dell'islam che non mancherà. Solo la riscoperta dell'avvenimento cristiano come unica salvezza per l'uomo - e quindi solo una decisa risurrezione dell'antica anima dell'Europa - potrà offrire un esito diverso a questo inevitabile confronto". Ed ecco che, di fronte a un'Europa sempre più assopita, debole e perfino vergognata di essere cristiana - un'Europa che odia sé stessa, come denunciava Benedetto XVI - si alza di nuovo minacciosa la scimitarra della jihad islamica, rediviva dopo un periodo di quiete relativa. E ciò è un pericolo. LA JIHAD ISLAMICA La jihad islamica va vista in un contesto storico assai più ampio e profondo. Essa non è appena il braccio armato di certe fazioni estreme dell'Islam. Da quando, nel 632, Maometto ordinò l'invasione dell'Impero bizantino, la jihad islamica si è comportata come una forza globale anti-cristiana e anti-occidentale, la cui finalità è la distruzione della Chiesa e della Civiltà cristiana. Non andava per il sottile il presidente egiziano Gamal Abdel Nasser quando, nel corso d'una cerimonia commemorativa della battaglia di Mansurah (1250) contro i francesi di S. Luigi IX, proclamava: "La Mezzaluna ha trascinato la Croce nel fango. Solo una cavalcata musulmana potrà restituirci la gloria d'un tempo. Quella gloria non sarà completa finché i cavalieri di Allah non calpesteranno S. Pietro a Roma e Notre Dame a Parigi". E noi, cosa opponiamo a questa cavalcata? La controcultura del nichilismo e della decadenza. Ossia niente. Anzi, apriamo le nostre porte affinché questi "cavalieri di Allah" possano venire indisturbati. Di più: gli diamo alloggio, vestiti, cibo, copertura sanitaria... e perfino una paghetta. Non sazi di sostenerli in ogni modo possibile, provvediamo per loro anche luoghi di culto, trasformando sempre più chiese in moschee, indifferenti al fatto che una moschea non è paragonabile a una chiesa. La moschea è il luogo dove si riunisce l'umma, cioè la comunità islamica, per leggere il Corano e discutere dei loro affari, soprattutto nei confronti dei "miscredenti". Sono luoghi di indottrinamento. Ai frequentatori delle moschee in Italia, per esempio, viene distribuito il libro dello Shaykh Abu Bakr Djaber el Djaza'ri, Minhaj al Muslim (La via del musulmano). Eccone alcuni brani: "Il musulmano deve credere che tutte le religioni sono caduche, che i loro addetti sono negatori, che l'Islam è la vera religione e che i musulmani sono i veri credenti. (...) Tutti quelli che non professano l'Islam sono miscredenti. (...) Per Dio, la vera religione è l'Islam. (...) Il musulmano che rinnega la sua fede e diventa israelita o cristiano, per tre giorni si cerca di convincerlo a tornare alla propria fede. Se rifiuta, gli viene inflitta la pena di morte, perché ha detto Maometto: Uccidete chiunque abiura la sua fede". Qualcuno dirà che sono una minoranza. Nell'intervista sopra menzionata, il ministro Crosetto ammette che "uno su cento" dei migranti potrebbe diventare un terrorista "se venisse pompato", ossia fanatizzato dalla propaganda. Le fonti dell'intelligence sono concordi nel dire che l'Islam radicale - compresi combattenti e fiancheggiatori - non rappresenta più del 10% della popolazione musulmana. Se prendiamo però in considerazione che i seguaci di Maometto nel mondo sono due miliardi, dovremmo concludere che ci sono duecento milioni di potenziali "cavalieri di Allah" che potrebbero bussare alle nostre porte forzandone l'ingresso. No, ministro Crosetto. Con tutta la comprensione per la sua cautela da uomo pubblico, qui serve uno spirito di Lepanto. Lo scontro di civiltà che lei vorrebbe evitare c'è già. Dobbiamo solo schierarci.
    8m 18s
  • Marocchino musulmano, espulso due volte, uccide la moglie, ma è libero di circolare

    7 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7590 MAROCCHINO MUSULMANO, ESPULSO DUE VOLTE, UCCIDE LA MOGLIE, MA E' LIBERO DI CIRCOLARE di Stefano Zurlo L'hanno espulso due volte, nel 2011 e nel 2023, ma è ancora in Italia. È un uomo libero. E fra un provvedimento e l'altro, ha ucciso con ferocia la moglie, massacrata con 42 coltellate davanti alla loro figlia di 7 anni. È una storia sconvolgente quella di Hammadi Zrhaida, marocchino, classe 1975, finito a suo tempo sui giornali per aver ammazzato la consorte dopo una lunga serie di vessazioni e umiliazioni. Una vicenda che mette purtroppo in luce le debolezze di un sistema colabrodo in cui si aprono infinite falle e che alla fine non è capace di tutelare le persone indifese ma meritevoli come Fatima, farmacista, che aveva denunciato Hammadi, ma è morta per mano sua. La storia comincia nel 2010 quando l'uomo arriva in Italia con il classico visto turistico. Già nel 2011 è nei guai: viene denunciato per danneggiamento e viene decretata la sua espulsione, preceduta dal passaggio in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti. Ma il marocchino non entra nel centro, riesce a schivare la detenzione sia pure amministrativa e gioca la carta del ricongiungimento familiare. Fatima l'ha preceduto nel nostro Paese. Lui l'ha costretta a lasciare il lavoro, lei è venuta in Italia, ha trovato un'occupazione come badante, vive a Padova. I rapporti fra i due sono pessimi: Hammadi la segrega, la minaccia, la picchia, lei lo denuncia e lo denuncia ancora, ma poi come spesso succede, fa marcia indietro. Hammadi sospetta che abbia un amante e nel corso dell'ennesima lite la colpisce con coltello 42 volte, davanti agli occhi della piccola che assiste impotente allo scempio. Zrhaida viene arrestato e condannato a 20 anni. In appello però la pena viene ridotta a 14 anni e 8 mesi, suscitando discussioni e polemiche sulla stampa; il Mattino di Padova registra lo sconcerto dell'avvocato che non accetta uno sconto così importante: «Non avevamo fatto appello contro la sentenza perché non avrebbe riportato in vita Fatima, tuttavia ci eravamo rimessi a una giustizia umana che non c'è stata. Eppure sono state spezzate due vite: quella di Fatima e quella della figlia», data in affido. Zrhaida sconta la pena, ulteriormente accorciata per effetto delle regole del diritto penitenziario. Quest'estate è di nuovo in circolazione, fuori dal carcere. E non ci sono le condizioni per lasciarlo nel nostro Paese: il suo soggiorno in Italia è andato ben oltre i confini della legalità. È così a fine agosto il prefetto di Padova lo espelle e il questore lo spedisce in un Centro di permanenza e rimpatrio per i migranti, secondo il protocollo canonico seguito in questi casi. Del resto, come ha raccontato il Giornale nella sua inchiesta, i centri per la permanenza e il rimpatrio sono forse l'unico argine contro individui socialmente pericolosi come Hammadi che forse verranno rispediti a casa e forse no. Perché c'è sempre la possibilità che un ricorso sia accolto. Hammadi viene portato nel Centro per i migranti di via Corelli a Milano, in attesa di essere espulso. È il 28 agosto scorso: il conto alla rovescia sulla carta non è lungo, perché il Marocco è un paese che collabora e gli aerei riportano indietro i clandestini. Ma in Italia c'è sempre un'ultima carta da giocare, quella della richiesta di asilo. Certo, il Marocco non è la Somalia e nemmeno l'Afghanistan, ma alcuni giudici hanno una sensibilità molto alta nel valutare i casi. Spesso i magistrati lasciano gli ospiti nelle strutture blindate in attesa della pronuncia della Commissione. È questa la decisione del giudice di pace che conferma il trattenimento, ma non esaurisce la procedura. C'è una richiesta di asilo e a soppesare il quadro arriva il giudice ordinario: Olindo Canali. Lui la vede in un altro modo: Il 29 settembre 2023 libera il marocchino che aspetterà senza restrizioni il responso della Commissione territoriale. Tredici anni dopo il suo ingresso in Italia e dopo essere stato espulso due volte, Zrhaida è libero.
    12m 8s
  • Come l'Europa si alleva la serpe islamista in seno

    31 OCT 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7592 L'EUROPA SI ALLEVA LA SERPE ISLAMISTA IN SENO Il jihadismo non riguarda solo il Medio Oriente e l'Africa, perché è ben radicata la presenza di radicalismo musulmano in Europa, Italia compresa di Souad Sbai Hanno avuto ragione molto presto coloro che hanno evocato lo spettro dell'effetto emulazione di Hamas in Europa. In Francia, a rispondere positivamente il 13 ottobre all'appello dell'organizzazione terroristica per un "venerdì della rabbia" è stato un giovane ceceno di 20 anni, Mohamed Mogouchkov, che ha colto l'occasione per fare quanto forse aveva già in mente da tempo. Come vittima sacrificale, è stata la volta del Prof. Dominique Bernard, docente di letteratura francese in un liceo di Arras poco più che quarantenne. Due i feriti, causati dal coltello dell'attentatore. Mogouchkov era immancabilmente già noto alle autorità come soggetto a rischio radicalizzazione. Il fratello più grande si trova in carcere per il piano di un attacco terroristico all'Eliseo. Il giovane ceceno ha così deciso di seguire fedelmente le orme del suo connazionale Abdullakh Anzorov, il decapitatore del Prof. Samuel Paty nel sobborgo di Conflans-Sainte-Honorine, nei pressi di Parigi, il 16 ottobre del 2020, esattamente 4 anni fa. TERRORISMO JIHADISTA NEL CUORE DELL'EUROPA Gli antefatti che hanno condotto al suo barbaro gesto devono ancora essere ricostruiti con precisione e non sappiamo quindi se Mogouchkov nutrisse un odio tanto estremo nei confronti del Prof. Bernard per una qualche ragione in particolare, come fu l'aver discusso in classe delle vignette di Charlie Hebdo, che risultò fatale al Prof. Paty. Anzorov agì istigato dall'ISIS, Mogouchkov da Hamas pur avendo anch'egli simpatie per il presunto stato islamico: al netto delle differenze, il risultato non cambia. Si tratta sempre di terrorismo jihadista nel cuore dell'Europa. Ci si preoccupa in maniera crescente dell'insistenza del fenomeno in Africa sub-sahariana e sicuramente a ragione. D'altro canto, il concentrare l'attenzione pressoché esclusivamente su quanto accade al di là dei nostri confini, porta a sottostimare le serissime problematiche che affliggono l'Europa internamente, tra cui va certamente annoverata la ben radicata presenza di sacche di radicalismo islamista, diffuse ormai ovunque, Italia compresa. Una problematica intrecciata a doppio filo con quella dell'immigrazione, dell'integrazione e del militantismo di una parte significativa delle seconde generazioni, a cui va aggiunta anche l'accoglienza di "rifugiati" come Anzorov e Mogouchkov, che raggiungono nella lista nera del terrorismo i connazionali Dzokhar e Tamerlan Carnaev, gli autori dell'attacco alla maratona di Boston del 15 aprile 2013. La Germania ha messo fuori legge tutte le attività legate ad Hamas nel paese, dopo il clamore suscitato dalle manifestazioni di giubilo a Berlino in favore dell'organizzazione terroristica che, ricordiamo, è uno dei tanti frutti amari generati dai Fratelli Musulmani e beneficia del sostegno politico di Turchia e Qatar, oltre che dei missili e dell'addestramento del regime khomeinista iraniano. Simili manifestazioni a quelle della capitale tedesca si sono svolte nelle strade di Londonistan, come denunciato dalla scrittrice Joanne Rowling. E in Italia? PRUDENZA MISTA A FURBIZIA Gli islamisti nostrani non hanno finora gridato troppo apertamente il proprio supporto per Hamas, ma si tratta solo di prudenza mista a furbizia, che non ne nasconde la compiacenza per quanto accaduto in Israele, come nel caso dei tanti giovani "influencer" con la barbetta che spopolano sui social media. Si tratta di soggetti nati o giunti molto presto in Italia, laureati e inseriti professionalmente, che non hanno nulla di apparentemente pericoloso ma sfruttano le sembianze a prima vista rassicuranti per veicolare la propaganda ideologica fondamentalista della Fratellanza nell'attuale contesto italiano. Le loro lezioni di storia online sulla questione palestinese non servono altro che a promuovere presso i proseliti di turno la visione del conflitto promossa da Hamas, insieme agli obiettivi fissati nel suo statuto fondativo (distruzione di Israele), strumentalizzando così la situazione di sofferenza reale e pluridecennale dei palestinesi. Tra gli obiettivi da raggiungere della loro attività di proselitismo troviamo senza sorpresa la sinistra studentesca neo-sessantottina, con cui si sono riuniti a Milano per il "venerdì della rabbia", inneggiando alla "Resistenza" palestinese in salsa islamista. Se fossero stati maggiormente consapevoli di queste dinamiche, i gruppi giovanili di destra che hanno causato incidenti nelle manifestazioni di Roma avrebbero forse assunto una posizione più equilibrata e meno da tifosi da stadio degli antagonisti di sinistra. La "Resistenza" comprende anche Hezbollah, che su mandato dell'Iran sta facendo in modo che nel conflitto venga nuovamente coinvolto su larga scala il povero Libano, malgrado il 70 per cento della popolazione sia assolutamente contraria a una simile e assurda prospettiva. Dall'islamismo radicale bisogna sempre prendere le distanze, qualunque causa esso voglia rappresentare. L'allerta bomba a Versailles e alla tormentata scuola di Arras ci dicono che i "venerdì della rabbia" sono destinati a continuare.
    4m 51s
  • Svezia nel caos e in mano agli immigrati musulmani

    11 JUL 2023 · VIDEO: Svezia in fiamme ➜ https://www.youtube.com/watch?v=6vO6V1RYB-0 TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7472 SVEZIA NEL CAOS E IN MANO AGLI IMMIGRATI MUSULMANI Tutto è iniziato con un corano bruciato... fosse stato un Vangelo, tutto sarebbe filato liscio, come il 1° giugno quando un uomo è balzato sull'altare di san Pietro, sotto il Baldacchino di Bernini, totalmente nudo di Manuela Antonacci Il Marocco ha richiamato il suo ambasciatore in Svezia dopo che una copia del Corano è stata bruciata a Stoccolma e ha definito il gesto «offensivo e irresponsabile». L'autore, un iracheno di 37 anni di nome Salwan Momika, fuggito dal suo Paese aveva preventivamente chiesto l'autorizzazione alla polizia svedese, in occasione della festa musulmana dell'Eid al-Adha. La cosa singolare è che le autorità, prima gli hanno consentito la "dimostrazione" mentre, subito dopo hanno incredibilmente aperto un'indagine nei suoi confronti per «agitazione contro un gruppo etnico». Infine l'uomo è stato denunciato per incitamento all'odio razziale. Il motivo del gesto è stato subito chiarito dall'autore: «Non stiamo combattendo contro i musulmani, ma contro i loro pensieri». La protesta si è consumata di fronte alla Moschea di Stoccolma, la Medborgarplatsen Camii, nel quartiere centrale di Sodermalm. Diverse persone hanno cercato di intervenire per fermare il rogo. Il fatto, come prevedibile, ha scatenato lo sdegno generale, da Washington ad Ankara: «Condanno l'atto spregevole commesso in Svezia contro il Corano, il nostro libro sacro, durante il primo giorno dell'Eid-al-Adha» - ha detto il ministro degli Esteri turco, Hakan Fidan, su Twitter, aggiungendo che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione, tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici». Belle parole certo: «È inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione»; tutto giusto, ma chissà perché le stesse pillole di saggezza e la stessa ondata di indignazione non si scatena quando ad essere bruciati o irrisi sono i vangeli, o quando ad essere profanate sono le chiese cristiane, ad esempio. Tanto per ricordare uno dei tantissimi, gravi, gesti dissacratori compiuti contro, ad esempio i luoghi simbolo del cristianesimo, anche nella nostra stessa Italia: lo scorso 1° giugno, un uomo è balzato sull'altare maggiore della basilica di san Pietro, sotto il Baldacchino di Bernini, totalmente nudo. Avrebbe motivato il suo gesto legandolo ad una sorta di forma di protesta contro la guerra in Ucraina. Un gesto gravissimo perché come è ben noto, San Pietro rappresenta il cuore pulsante del cattolicesimo. Invece nessuna voce di protesta si è levata contro questo episodio terribile, anzi, certa stampa si è subito premurata di sottolineare che l'uomo soffriva di forti crisi depressivi e quindi, tra le righe, sarebbe in qualche modo "giustificato". Ma quindi? Nessuno ha sottolineato da noi che «è inaccettabile permettere queste azioni dietro il pretesto della libertà di espressione» e che «tollerare un atto atroce di questo tipo significa esserne complici», come ha ben detto il ministro degli Esteri turco sul rogo del corano? Solo quando si attacca il cristianesimo questo principio, evidentemente, sembra non valere, solo quando ad essere oltraggiati sono i cristiani, allora si tratta di "libertà di espressione" o i criminali che compiono tali gesti vanno trattati a pacche sulla spalla perché vengono presentati come dei "poveri disagiati" come sottolineano i giornaloni? Forse perché i cristiani, in Occidente, subiscono in silenzio o vengono silenziati dai media? Forse, però, ciò rispecchia anche l'atteggiamento degli stessi cristiani, nel momento in cui, di fronte a certe nefandezze che li riguardano da vicino, non si prendono nemmeno la pena di scendere in piazza a protestare, ma lasciano essi stessi che, con la complicità del mainstream, tutto cada nel silenzio. Non sarà che a furia di abbassare la testa e far finta di nulla, su quella stessa testa a noi cristiani occidentali che di libertà di parola ne abbiamo ancora, sono spuntate due belle orecchie da coniglio e un po' complici siamo anche noi?
    5m 15s
  • La Francia attacca l'Italia sull'immigrazione con l'aiuto della sinistra

    15 NOV 2022 · L’articolo continua su BastaBugie.it https://www.bastabugie.it/7209 LA FRANCIA ATTACCA L'ITALIA SULL'IMMIGRAZIONE CON L'AIUTO DELLA SINISTRA di Valerio Pece Dopo Attila, Napoleone, Churchill, l'Italia sembra aver trovato un nuovo fustigatore, il ministro dell'interno francese Gérald Darmanin. Sulla vicenda dell'Ocean Viking - nave ONG con 234 migranti accolta «a titolo eccezionale» nel porto di Tolone - i colpi di Darmanin si abbattono come una furia. Prima deplorando l'«inaccettabile» comportamento italiano (sul rifiuto di attracco a Catania), poi passando alle minacce: «La Francia tirerà le conseguenze dell'atteggiamento italiano» che si ripercuoterà «su tutti gli altri aspetti della sua relazione bilaterale». Infine pronosticando che «sarà il governo italiano a perderci», perché «se accogliamo questi 234 migranti, non ricollocheremo nessuna delle persone che ci eravamo impegnati a ricollocare per le settimane, i mesi a venire, fintanto che l'Italia continuerà questo comportamento contrario al diritto internazionale, alla solidarietà e agli impegni del governo prima dell'arrivo di nuove autorità italiane». Al netto del profluvio di parole del ministro francese, è impossibile ignorare un fatto: su 44.000 migranti arrivati negli ultimi 3 mesi in Italia, in Europa ne sono stati redistribuiti 112, di cui, in Francia, appena 38. E ancora: dal 2011 - anno in cui la Francia di Sarkozy iniziò la guerra contro il leader libico Gheddafi destabilizzando di fatto l'intera Africa settentrionale - sono arrivati in Italia 819.330 migranti (negli undici anni precedenti, dal 2010 al 2020, gli sbarchi erano stati 214.975). Questi numeri dovrebbero bastare, da soli, a chiudere ogni possibile discussione (e a mostrare quanto il Trattato del Quirinale firmato da Macron e Draghi, «pietra miliare dei nuovi rapporti fra la Francia e il nostro Paese», fosse l'ennesimo bluff). UN DOSSIER DA BRIVIDO In questa nuova guerra diplomatica tra cugini c'è però anche dell'altro: l'atteggiamento delle forze di polizia francesi nei confronti dei migranti. Se cioè in Italia i «fragili» sbarcano immediatamente e vengono accuditi, al confine di Ventimiglia la gendarmeria francese si rende protagonista da anni di violazioni così gravi da costringere due organizzazioni umanitarie di ispirazione cristiana (Oxfam e Diaconia Valdese) in collaborazione con ASGI (Associazione per gli Studi Giuridici sull'Immigrazione) a pubblicare uno scottante dossier dal titolo paradigmatico: «Se questa è Europa...». L'indagine raccoglie testimonianze di migranti minorenni, compresi dodicenni, vittime di abusi, detenzioni e respingimenti illegali verso l'Italia una volta superata la frontiera di Ventimiglia. Nel dossier, spiega Avvenire, l'intervento di prassi della polizia francese comporta «il fermo dei minori, spesso la loro registrazione come maggiorenni, la falsificazione delle dichiarazioni sulla loro volontà di tornare indietro, la loro detenzione senza acqua, cibo o coperte, senza la possibilità di poter parlare con un tutore legale». Il giornale della Cei, raccontando il dossier, aggiunge: «I ragazzi raccontano anche di essere stati vittime di riprovevoli abusi verbali o fisici: il taglio delle suole delle scarpe, il furto di carte Sim. In molti vengono costretti a tornare fino a Ventimiglia a piedi, lungo una strada priva di marciapiede». BOLDRINATE ANTI-ITALIANE Ora. Di fronte ai ridicoli numeri sulla redistribuzione (38 migranti accolti in Francia su 44.000 rimasti in Italia); a fronte di dossier senza colore politico che raccontano di una violenza transalpina da far impallidire; a fronte del documento con cui Frontex (cioè l'agenzia europea per il controllo delle frontiere) parla delle navi ONG come «fattore di attrazione» per l'aumento degli sbarchi; [...] a fronte di tutto questo, cosa fa la sinistra italiana? In una spirale di puro e finissimo autolesionismo, tifa contro l'Italia. Ebbene sì. Qualche perla? Piero Fassino scrive: «Le prove muscolari sui migranti non solo non pagano ma provocano isolamento internazionale e crollo della credibilità. Litigare con i partner, come la Francia, è il modo più sbagliato, specie quando serviranno alleati per la riforma del Patto di stabilità». La piddina Alessia Morani continua: «Fare un disastro diplomatico di questa portata in soli 20 giorni non era facile ma il presidente Meloni ce l'ha fatta». Sulla stessa scia cinicamente anti-italiana (oltre all'amor di patria manca anche l'originalità) c'è Laura Boldrini: «È bastato neanche un mese al governo Meloni per compromettere i rapporti di collaborazione Italia-Francia. Un bel capolavoro». Nessuno stupore in realtà: nelle stesse ore, e per un analogo tic, le sinistre attaccavano la lettera a presidi e studenti con cui il ministro dell'Istruzione Valditara osava ricordare l'anniversario della caduta del Muro, accusandolo di "leso comunismo". Peccato però che ad ammettere che la reazione della Francia è stata talmente eccessiva da risultare pretestuosa (di «reazione incomprensibile» e di «reazione sproporzionata» avevano parlato, rispettivamente, il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi e il ministro degli Esteri Antonio Tajani) ci hanno pensato addirittura i giornali francesi. Di fronte alla minaccia - poi diventata ufficiale - di sospendere i ricollocamenti di richiedenti asilo, di fatto mai iniziati, Le Figaro ha parlato della linea francese sull'immigrazione come di una «politica pasticciata». Nonché di un Macron stretto in un sandwich: non può accogliere migranti per non dare spago alla destra di Marine Le Pen (a Parigi una bambina è stata sgozzata da una donna algerina con permesso di soggiorno scaduto), né può esagerare con la rigidità per non essere (ancora) accusato di razzismo dalla sua parte politica e dal resto dalla Ue. Ecco allora che l'Italia diventa il punching ball preferito dal presidente francese, che nel dare pugni al Belpaese deve però alternarsi con l'esterofila sinistra italiana. Un cazzotto ciascuno. Nota di BastaBugie: Ruben Razzante nell'articolo seguente dal titolo "Contro la Meloni, il solito asse Ue-Pd" spiega perché la sinistra italiana fa sponda con la Francia. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 novembre 2022: Il terreno di scontro tra Italia e Francia è ufficialmente la gestione dei flussi migratori, il che non è casuale. Si tratta, infatti, del tema ideale per ingaggiare una battaglia diplomatica e tentare di destabilizzare il quadro politico italiano. La nascita del Governo Meloni, al di là delle formali congratulazioni da parte delle cancellerie europee, è stata vissuta con fastidio da chi puntava su un pareggio tra destra e sinistra e su un altro governo di larghe intese sul modello Draghi. La schiacciante vittoria del centrodestra ha scombussolato i piani di quanti, a Bruxelles, speravano nella prosecuzione dello schema ibrido dell'ammucchiata, che anestetizza l'opposizione parlamentare e rende più agevoli i giochi di palazzo e le grandi manovre speculative internazionali. All'indomani della costituzione e dell'insediamento del nuovo esecutivo italiano, sono partite le consuete e ben note manovre europee, che hanno come obiettivo la stabilità politica del nostro Paese. Spaccare il centrodestra e fomentare le divisioni sui migranti significa rendere più vulnerabile e precaria la struttura del governo Meloni, che ieri ha ricevuto l'approvazione di Marine Le Pen, convinta come il premier italiano della necessità di rimandare nei porti d'origine le navi con gli immigrati. La tensione tra Francia e Italia è scoppiata ufficialmente perché il nostro Paese si è rifiutato di dare accoglienza alla nave Ocean Viking che portava a bordo 230 migranti. Per il governo italiano quelle persone erano migranti economici e non naufraghi, per questo ha rifiutato loro accoglienza. Così la Francia, dopo essere stata contattata dall'ong Sos Mediterranée che gestisce l'imbarcazione, ha accettato di accogliere la nave nel porto di Tolone. Macron è in difficoltà al suo interno e dunque cerca di non farsi mettere nell'angolo dalle opposizioni, ma il movente del suo astio contro l'Italia è, come detto, anche di natura politica. La sinistra in Italia è a pezzi, divisa in tre tronconi (Pd, Terzo Polo e Movimento 5s) e quindi non è in grado di fare opposizione al governo Meloni. Tanto più che su molti temi, dalla guerra all'economia, passando per l'energia e i migranti, quei tre tronconi sono sempre molto divisi. E litigano anche sulle poltrone, in questo caso le briciole che spettano alle opposizioni, ad esempio le commissioni di garanzia come Copasir e Vigilanza Rai. Pertanto, per provare a dividere Meloni da Salvini e Berlusconi occorre usare altre leve, in primis quella dell'accoglienza degli immigrati. In Europa si vuole costringere il premier italiano a prendere posizione tra la linea più dialogante, quella del Ministro agli affari europei, Raffaele Fitto, e quella più barricadera, quella del Ministro delle Infrastrutture (che ha la delega ai porti), Matteo Salvini. In verità non esiste nessuna spaccatura su questo. Il governo è unito e compatto. Semmai le difficoltà le ha il Ministro degli Esteri
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  • I veri numeri sui crimini degli immigrati in Italia

    16 AUG 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7109 I VERI NUMERI SUI CRIMINI DEGLI IMMIGRATI IN ITALIA di Lorenza Formicola Le immagini del diciassettenne tunisino che grondante di sangue prova a scappare da chi lo ha ridotto in quello stato e nel mentre un uomo di colore lo raggiunge con un calcio in faccia e, steso a terra, continua ad infierire su di lui, a terra esanime, a suon di calci e pugni alla testa, prima di ricevere una bottigliata sul petto, hanno fatto il giro del mondo. Siamo nella Milano di Sala, la stessa che, in un remake delle famose violenze sessuali del capodanno di Colonia - quando 1200 ragazze divennero vittime di una gang di immigrati musulmani con la Merkel che nascose tutto sotto il tappeto e la stampa che continuava a ripetere, "se non avessero usato il profumo..." -, ha visto oltre una decina di ragazzine molestate da una banda di immigrati ben amalgamata tra egiziani, tunisini e cinque italiani di seconda generazione, (cioè figli di stranieri!), durante i festeggiamenti per l'inizio del nuovo anno. Tra i carnefici anche un diciottenne irregolare e già colpito da un decreto di espulsione e un quindicenne sbarcato come minore non accompagnato. Siamo ancora nella Milano patinata quando, poco prima di Natale, due marocchini di 22 e 28 anni vengono arrestati dalla polizia per aver rapinato un ventiseienne disabile in carrozzina e una donna che aveva provato ad aiutarlo mentre lo aggredivano alla fermata della metro. Ed è stato da poco condannato, invece, il trentenne di origini libiche irregolare, con diversi precedenti e un ordine di abbandonare l'Italia in tasca, ma mai eseguito, che aveva violentato una donna a Segrate, alle porte di Milano, nell'ascensore di casa. Sono alcuni spunti di una cronaca italiana sempre più violenta, ma che necessita di una cornice. UN REATO SU TRE È COMMESSO DA EXTRACOMUNITARI Negli ultimi tre decenni il numero di immigrati in Italia è aumentato di otto volte passando da 625 mila a 5 milioni. Gli stranieri compongono il 32% della popolazione carceraria italiana. I dati diffusi dal Ministero della Giustizia raccontano, quindi, che un terzo del totale dei reati è commesso da extracomunitari. Secondo il rapporto Antigone, in alcune strutture si arriva anche al 78% di presenza straniera, come a Milano. A Le Vallette di Torino e a Rebibbia e a Regina Coeli il tetto della presenza di stranieri sfonda, invece, abbondantemente il 60%. Secondo le statistiche del Dap, il 20% degli stranieri è in carcere per spaccio, il 10% per reati legati alla prostituzione, il 9% per lesioni colpose, l'8% per omicidio, altrettanti per falsificazione di atti, il 6% per furti o rapine. Il 27% dei femminicidi del 2021 ha visto come responsabile un immigrato. Il maggior numero di denunce nei confronti di stranieri è stato annotato per i cittadini marocchini: 33.865, pari al 12,91% di quelle riferite agli stranieri ed al 4,12% del totale nazionale, 821.181. Anche per quel che concerne le rapine i marocchini sono in testa alla classifica degli stranieri con 1.745 denunciati sul totale di 6.870. Sono in seconda e terza posizione, invece, per le rapine in abitazione che vedono romeni e albanesi in testa. Gli ultimi dati del dipartimento di Pubblica Sicurezza del ministero dell'Interno rielaborati dal Sole24ore raccontano che nei primi sei mesi del 2021, gli stranieri hanno commesso il 59% dei furti con destrezza in Italia, il 54% dei furti negli esercizi commerciali e il 52% di rapine in pubblica via. Per le violenze sessuali siamo al 39%, per i reati di droga al 36%, minacce o percosse al 25%. Gli stranieri sono stati poi protagonisti del 20% degli omicidi volontari e colposi, truffe e riciclaggio di denaro sporco. Secondo l'ultimo rapporto Ismu al 1° gennaio 2021 gli stranieri presenti in Italia sono 5.756.000, quindi l'8,45% della popolazione residente che commette il 30% dei reati con una propensione al crimine quattro volte superiore rispetto agli italiani. EMERGENZA MINORI I più recenti dati Istat a disposizione indicano che i minori non comunitari tra i 14 e i 17 anni sono il 9% di tutta la popolazione. Percentuale risibile che, però, commette il 65% degli scippi, il 50,2% dei furti, il 48,1% delle rapine, il 47,7 delle violenze sessuali e il 40,4% delle percosse. Nel solo biennio 2020/2021, le segnalazioni riferite a minori denunciati o arrestati in Italia hanno fatto registrare un aumento del 14,22%. Ed è straniero il 45,71% dei minori denunciati o arrestati, sono gli immigrati di seconda generazione. Al 30 giugno 2022, il 31% dei detenuti nelle carceri italiane è straniero, nel 1991, erano il 15,13%. Il 27,4% degli stranieri è dentro per reati contro il patrimonio, il 30,9% per reati contro la persona e il 31,5% per droga. I dati, riportati nel XIII rapporto dell'associazione Antigone sulle condizioni di detenzione, raccontano di una crescita del numero degli stranieri presenti nelle carceri italiane che, a partire dai primi anni '90, ha subito un aumento implacabile. Tra i detenuti stranieri la percentuale dei migranti irregolari, riportata dal suddetto rapporto si attesta tra il 60 e l'80% a seconda del tipo di crimine e quasi tutti i migranti che commettono reati hanno dei precedenti. Donne e ragazze molestate e violentate in mezzo alla strada. Agenti e carabinieri aggrediti e minacciati con coltelli. Ragazzine maltrattate e uccise dai propri familiari per aver sposato lo "stile italiano" troppo lontano da quello islamico. Baby gang di immigrati che imperversano e una cronaca che ogni giorno si fa più feroce. È parte dell'effetto collaterale di un'immigrazione incontrollata. Le periferie delle grandi città si sono trasformate in polveriere pronte a esplodere. Al termine del lockdown, la scorsa primavera, avevano fatto clamore le maxirisse di Roma, dove quasi ogni settimana si affrontavano centinaia di giovanissimi. S'era provato a liquidare l'emergenza come un momentaneo effetto indesiderato di coprifuoco e quarantena. Ma quando il 15 gennaio, nella città dormitorio alle porte di Torino, 80 giovanissimi di Torino si sono scontrati contro una gang di oltre 100 immigrati nordafricani provenienti dal vicino quartiere di di Barriera di Milano, considerato quasi come la banlieue di Torino, s'è smesso per un po' di girare intorno all'argomento. Alle spalle del progetto del nuovo stadio Inter e Milan ormai c'è un'enclave islamica, è la Molenbeek di Milano dove si vedono donne in burqa, spacciatori, ricettatori con la merce in vista, egiziani, marocchini. Ci sono i minimarket con le insegne in arabo, e l'altoparlante che richiama alla preghiera. Proprio come nei quartieri islamizzati di Londra e Berlino. CRONACA DELLE ULTIME SETTIMANE A sfogliare velocemente la cronaca si scopre un'Italia in piena emergenza sicurezza. Lo scorso 2 giugno, cinque adolescenti sono state molestate sul treno per Peschiera da una banda di immigrati al grido di, "Siete bianche, qui (sul treno ndr) non dovete stare". Pochi giorni fa, a Cagliari uno cuoco di 60 anni si è imbattuto in un gruppo di immigrati che lanciavano decine di bottiglie di vetro contro la chiesa di sant'Agostino, edificio del XVI secolo. L'uomo non è riuscito a trattenersi e ha redarguito il gruppo di giovani stranieri: l'hanno accerchiato e pestato. Per lo chef tre costole rotte e trauma toracico. Ne è stato preso solo uno della banda, un ventiquattrenne africano con regolare permesso di soggiorno residente a Quartu Sant'Elena, città confinante con Cagliari. A Napoli, dopo circa tre mesi dai fatti, è stato da pochi giorni diffuso il video delle telecamere di videosorveglianza dell'aggressione tra porta Capuana e la stazione centrale, nella zona del Vasto. Si vede un ragazzo che cammina quando due ragazzi di chiara origine africana, in una tecnica che sembra ben rodata, lo pestano e derubano completamente. Era il 25 luglio, quando quattro ragazzi, due tunisini e due egiziani, hanno abusato sessualmente di una ragazzina fragile ospite all'interno di una struttura gestita da un'associazione no profit. Ed è di ancora pochi giorni fa, la notizia di un venticinquenne di origini nordafricane ritrovato nei boschi dell'Alto varesotto con le braccia spezzate, i segni delle frustate sulla schiena e un orecchio amputato. A infliggergli le atroci punizioni sarebbero stati tre pusher marocchini della "Cupola della droga", un'organizzazione criminale operativa nella zona di Varese. I tre boss sono stati tutti arrestati: tutti irregolari sul suolo italiano, infliggevano ai sottomessi delle punizioni corporali in caso di lavoro mal svolto e a ogni eventuale tentativo di ribellione. Ad Agrigento un tunisino è finito finalmente in carcere dopo essere entrato ed uscito di galera per tre volte di fila in pochi giorni. Ancora la scorsa settimana, alcuni ragazzi sul lungo molo di Viareggio sono stati derubati da un marocchino che durante il tragitto verso il commissariato ha continuato a dare in escandescenza colpendo con calci i vetri dell'auto della Polizia, danneggiandoli pesantemente. Lo scorso fine settimana un quindicenne era in giro con gli amici a Napoli, quando, improvvisamente, un immigrato di colore lo ha colpito ferocemente all'addome con un coltello: è in prognosi riservata e non si sa se sopravvivrà. I dati e la cronaca (molto più profonda e cupa di quel che si può raccontare) scattano una precisa fotografia del Belpaese. L'Italia, certo, non è ancora la Francia degli arrondissement ostaggio degli immigrati musulmani dove la polizia non entra pi
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  • A capodanno aggredita una 19enne in Piazza Duomo a Milano da un branco di stranieri

    11 JAN 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6872 A CAPODANNO AGGREDITA UNA 19ENNE IN PIAZZA DUOMO A MILANO DA UN BRANCO DI STRANIERI Da alcuni anni le violenze da parte di bande islamiche verso ragazze occidentali è diventata la normalità alla quale dovremo abituarci (ricordate Colonia 2016?) di Pierpaolo Lio Neanche cinquanta secondi di immagini confuse. Ma sufficienti a intuire quanto è successo la notte di Capodanno in piazza Duomo a Milano. È l'una e mezza di notte. Mentre si stanno concludendo i festeggiamenti, una ragazza di 19 anni è aggredita da un gruppo di ragazzini stranieri che la palpeggia e la molesta. Nel video - pubblicato sulle pagine social della pagina «Milanobelladadio» - si vede una giovane con un piumino rosso circondata dal branco. Qualcuno prova a fermarli. Più d'uno urla: «No, no, no, oh, è una ragazza». Non ottengono risultati. Il gruppo ondeggia, la segue mentre lei cerca di sottrarsi, la bracca. Lei finisce di nuovo sommersa dalla calca. La si rivede solo a fine filmato, dopo uno stacco nelle immagini. Si rivede il giubbotto rosso: è lei accasciata a terra, protetta dagli scudi degli agenti delle forze dell'ordine. Il video pubblicato sui social è stato acquisito dagli uomini della Squadra Mobile di Milano, che attraverso l'analisi delle immagini - in aggiunta a quelle delle tante telecamere pubbliche che monitorano la piazza - sta provando a identificare gli autori dell'aggressione. [...] Agli agenti intervenuti racconterà che la violenza è iniziata dopo che lei si era allontanata per un attimo dai suoi amici. È in quel momento in cui la giovane è isolata che il branco attacca: la circondano, sono almeno un trentina, la spintonano, la strattonano, la palpeggiano, le strappano il maglione. Lei all'inizio pensa a una rapina, e consegna la sua borsa per placare il gruppo, ma non è sufficiente. Solo l'intervento della polizia che sorvegliava la piazza riesce a interrompere l'aggressione. Il gruppo si disperde, mentre la vittima è prima soccorsa, poi portata alla Mangiagalli. La Procura di Milano sta indagando con l'ipotesi di reato di violenza sessuale . Le indagini sono coordinate dai pm del pool «fasce deboli» e condotte dalla Squadra mobile di Milano. Da quanto si è saputo, nel fascicolo, coordinato dal dipartimento guidato dall'aggiunto Letizia Mannella, viene ipotizzata la violenza sessuale «di gruppo» che consiste, da codice, «nella partecipazione, da parte di più persone riunite, ad atti di violenza sessuale». In teoria, stando alla giurisprudenza, a tutti coloro che hanno circondato la 19enne potrebbe essere contestato il reato. Basta che chi ha preso parte fosse consapevole che i giovani più vicini a lei stavano compiendo abusi sessuali o in qualche modo abbia incitato gli altri a commetterli. Investigatori e inquirenti, attraverso le immagini delle telecamere della zona ma anche con l'acquisizione di video come quello pubblicato sui social, stanno identificando coloro che hanno partecipato alla violenza. Gli aggressori erano riusciti a scappare prima dell'intervento della polizia, che era arrivata in soccorso della ragazza. Nell'indagine sarebbero già stati acquisiti il racconto a verbale e la denuncia della 19enne.
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  • L'archiviazione del caso Carola Rackete giustifica l'immigrazione illegale

    29 DEC 2021 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6849 L'ARCHIVIAZIONE DEL CASO CAROLA RACKETE GIUSTIFICA L'IMMIGRAZIONE ILLEGALE di Gianandrea Gaiani Salvare vite in mare è' "un dovere", un obbligo sancito "dal diritto nazionale e internazionale del mare". Per questo Carola Rackete non ha commesso alcun reato entrando in porto a Lampedusa con i naufraghi soccorsi in mare dalla Sea-Watch 3, nave della Ong tedesca di cui la Rackete era comandante. Con queste valutazioni è stato archiviato anche il procedimento penale nei confronti della capitana tedesca, accusata di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e di aver violato l'articolo 1099 del codice di navigazione perché non obbedì all'ordine di non entrare nelle acque territoriali italiane, emesso ai sensi del Decreto Sicurezza Bis varato dal ministero dell'Interno guidato da Matteo Salvini. La Rackete "ha agito nell'adempimento del dovere di salvataggio", spiega il gip di Agrigento Micaela Raimondo dopo che nel 2020 la Cassazione aveva sancito l'illegittimità dell'arresto dell'esponente della Ong tedesca mentre lo scorso maggio un primo provvedimento di archiviazione fece cadere le accuse di resistenza a pubblico ufficiale e violenza a nave da guerra. Di fatto il 22 dicembre si sono chiuse tutte le indagini penali nei confronti dei membri della Sea-Watch che all'epoca speronò una motovedetta della Guardia di Finanza per entrare in porto a Lampedusa e sbarcarvi i clandestini a bordo. La richiesta di archiviazione della Procura della Repubblica di Agrigento, le cui motivazioni sono state integralmente accolte dal gip nel decreto di archiviazione, riconosce la correttezza della condotta della comandante nell'individuazione del place of safety più vicino e stabilisce che la Libia non può' essere considerata, ai fini dello sbarco, un luogo sicuro. Fu quindi l'adempimento di un dovere giuridico, quello di portare in salvo le 42 persone soccorse da Sea-Watch 3, a dettare la scelta di Carola Rackete di entrare in acque territoriali italiane e attraccare al porto di Lampedusa il 29 giugno 2019. Le motivazioni dell'archiviazione si soffermano anche sull'applicazione del Decreto Sicurezza Bis, sottoscritto dall'allora ministro dell'Interno, Matteo Salvini, che presupponeva la violazione, da parte dell'ex comandante di Sea-Watch 3, delle norme nazionali e internazionali. In realtà, si legge nel decreto di archiviazione, "Rackete ha agito nell'adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto nazionale ed internazionale del mare". Il decreto di archiviazione sembra dunque contestare l'applicabilità del Decreto Sicurezza Bis nel salvataggio dei migranti. Accogliendo le motivazioni espresse dal pubblico ministero nella richiesta di archiviazione, dunque, il giudice ritiene che non esistessero elementi sufficienti a far ritenere che il passaggio di Sea-Watch 3 potesse definirsi "non inoffensivo", dal momento che la "non inoffensività del passaggio" non può essere desunta "dal solo presupposto che i naufraghi fossero tutti stranieri senza documento". Peraltro il giudice sottolinea che Carola Rackete "ha agito nell'adempimento del dovere perché non si poteva considerare luogo sicuro il porto di Tripoli". Il giudice cita un rapporto dell'Alto commissario per le Nazioni Unite che ha sottolineato "che migliaia di richiedenti asilo, rifugiati e migranti in Libia versano in condizione di detenzione arbitraria e sono sottoposti a torture". Quanto all'averli condotti in Italia, nonostante il divieto, il gip aggiunge: "La condotta risulta scriminata dalla causa di giustificazione". LE CONSEGUENZE L'impatto delle decisioni dei giudici di Agrigento si presta a diverse valutazioni. Innanzitutto persegue un evidente obiettivo politico, puntando a demolire pubblicamente i Decreti Sicurezza di Salvini, unica iniziativa assunta dall'Italia per fermare i flussi migratori clandestini e contrastarne gli artefici, trafficanti e Ong. La sentenza sembra indicare che chiunque voglia portare in Italia immigrati clandestini è giustificato a speronare mezzi dello Stato e mettere a repentaglio la vita di militari italiani, mortificando così il lavoro e il ruolo di chi veste l'uniforme. Inoltre la decisione dei giudici contesta il diritto internazionale, negando la Libia come porto sicuro nonostante l'area marittima di competenza di Tripoli per la ricerca e soccorso sia riconosciuta a livello internazionale così come il governo libico ad interim mentre a Tripoli sono presenti le agenzie delle Nazioni Unite OIM e UNHCR che si occupano degli immigrati illegali. Inevitabili le conseguenze di questa decisione giudiziaria che sottolinea il ruolo supino di Roma di fronte all'assalto alle sue coste e si aggiunge a un contesto politico in cui l'attuale governo nulla sta facendo per ostacolare i flussi migratori illegali, nonostante le continue richieste in tal senso provenienti dalla maggioranza (Lega) e dall'opposizione di Fratelli d'Italia. Negli ultimi giorni infatti gli sbarchi si sono moltiplicati: in quasi 500 sono arrivati il 26 dicembre a Crotone dalla rotta turca cresciuta quest'anno del 200% rispetto al 2020 mentre quella libica è aumentata del 300%. Cinque gli sbarchi nel crotonese nel giro di 24 ore con l'arrivo di quasi 800 clandestini. In un centinaio sono arrivati a Lampedusa il giorno di Natale, provenienti da Bangladesh, Eritrea, Pakistan e Gambia mentre è attraccata a Trapani la nave della Ong norvegese Ocean Viking con a bordo altri 114 migranti illegali e a Pozzallo (Ragusa) è arrivata la nave Ong Sea Eye 4 con 214 clandestini. Dalla Libia sbarcheranno a breve oltre un migliaio di clandestini raccolti dalle navi delle Ong Geo Barents e Sea Watch che porteranno a quasi 68mila il numero complessivo di immigrati illegali giunti in Italia dal mare nel 2021: quasi 16mila i tunisini seguito da oltre 8mila egiziani e quasi 8mila bengalesi più iraniani, ivoriani, siriani, marocchini, guineani, eritrei. Record storico anche per i cosiddetti "minori non accompagnati" (cioè coloro che si dichiarano minori) quest'anno saliti a 9.478, più del doppio dello scorso anno e quasi 6 volte in più rispetto al 2019. I dati complessivi del Viminale riportavano ieri che dall'inizio dell'anno sono sbarcati dal mare in Italia 66.432 clandestini (cifra che non considera quelli entrati dal confine sloveno), il doppio del 2020 (34.134) e ben sei volte di più del 2019 (11.439), anno in cui fino a inizio settembre il ministero dell'Interno venne guidato da Matteo Salvini. LE VALUTAZIONI Non a caso il leader della Lega ha dichiarato il 24 dicembre che quest'anno "arriviamo vicini a 70mila sbarchi clandestini. Che in periodo di Covid e di super Green Pass ci siano 70mila sbarchi clandestini, senza regole e controlli, non è rispettoso nei confronti degli italiani che stanno facendo dei sacrifici". Mentre Fratelli d'Italia sottolinea la fallimentare gestione del Viminale da parte del ministro Luciana Lamorgese, il sottosegretario allo stesso ministero Nicola Molteni (Lega) amplia le valutazioni sull'allarme per l'immigrazione senza limiti ricordando che ai clandestini si aggiungono i 70mila ingressi regolari previsti dal nuovo decreto flussi e che le ridistribuzioni in Europa sono fallite. In un'intervista su La Verità di ieri, Molteni ha sottolineato gli aspetti salienti della drammatica situazione migratoria. «La tragica conta di morti e dispersi in mare è arrivata a quota 1.500, il dato più alto degli ultimi anni. Le Ong sono tornate a farla da padrone nel Mediterraneo. I tunisini, che sono in testa nella classifica degli sbarchi sulle nostre coste, non scappano da guerre o da persecuzioni. E i rimpatri sono solo 3.500, meno dell'anno scorso e la metà rispetto a quelli del 2019. Un'altra stagione come questa davvero non possiamo permettercela. In questo momento ci sono altre Ong che stanno puntando verso l'Italia con carichi di migranti irregolari» - evidenzia Molteni. «L'unica soluzione è la difesa delle frontiere esterne. Non possiamo attendere che le istituzioni comunitarie decidano con i loro tempi di affrontare il problema migratorio. In periodo di Covid chiediamo agli italiani sacrifici e limitazioni e non possiamo consentire che l'immigrazione non gestita si scarichi sui territori provocando tensioni sociali. È un fenomeno che impatta con la percezione della sicurezza e, d'altra parte, su ogni tre detenuti uno è straniero».
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  • La mafia nigeriana la realtà oltre l'accoglienza degli immigrati

    28 SEP 2021 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6741 LA MAFIA NIGERIANA: LA REALTA' OLTRE L'ACCOGLIENZA DEGLI IMMIGRATI Benin City è la città da cui derivano molte delle più famosi espressioni culturali della Nigeria. A questo però, fa da contraltare una difficile situazione economica, una povertà ed un disagio sociale molto diffusi che fanno di Benin City anche una capitale della criminalità organizzata nigeriana. Ed alcune ultime indagini tracciano un inquietante filo che da Benin City, arriva fino alla costa casertana passando da Usa e Canada. Alcune inchieste, in particolare, risultano seguite dall'Fbi e dalla nostra polizia: le scoperte, evidenziano come dietro il fenomeno migratorio dalla Nigeria si nasconda il traffico di donne vendute come schiave sessuali o di esseri umani uccisi per alimentare il traffico d'organi. (...) Lungo la costa domiziana esistono veri e propri feudi dominati dalla criminalità nigeriana. Il fenomeno è diffuso soprattutto in provincia di Caserta. A Castel Volturno ad esempio, vicino alcune spiagge più isolate insistono ancora gli scheletri di case abusive o di manufatti che sono stati o dovevano diventare alberghi e resort di lusso. Un sogno, quello del turismo di massa, coltivato a lungo ma naufragato ben presto e che, come unica eredità, lascia una schiera di edifici abbandonati dove il controllo dello Stato appare inesistente. Condizioni ideali per dare rifugio a persone non regolarmente presenti in Italia, ma anche a pusher ed a criminali che gestiscono il traffico di prostitute. Ed è qui che la mafia nigeriana prospera. Le indagini degli inquirenti di Caserta e Napoli, ad un certo punto si intrecciano con quelle dell'Fbi. A COSA SERVONO QUELLE VALANGHE DI SOLDI CHE ARRIVANO A CASERTA? Negli Usa infatti, viene notato un anomalo giro di denaro riconducibile ai boss della malavita nigeriana presenti in molte metropoli nordamericane. Tramite i servizi di money transfer o anche attraverso meccanismi finanziari del deep web, i soldi dagli Stati Uniti finiscono sui conti di alcuni migranti presenti lungo la costa domiziana. La mafia nigeriana, spiegano dagli Usa, è molto ricca e potente grazie alla sua capacità di gestione del lucroso traffico di droga che dall'Africa giunge in America. Per questo gli uomini dell'Fbi impegnati a bloccare la tratta di droga dal continente nero, si imbattono ad un certo punto nei copiosi e corposi trasferimenti di denaro verso l'Italia e, in particolare, verso la provincia di Caserta. Da qui, contestualmente, arrivano i collegamenti tra le inchieste dell'Fbi e quelle della nostra polizia. La domanda dunque che sorge spontanea è la seguente: a cosa servono quelle valanghe di soldi fatti pervenire a nigeriani attestati nel litorale della provincia di Caserta? La risposta sembra chiudere l'inquietante cerchio accennato ad inizio articolo: tutto parte da Benin City. Qui la criminalità nigeriana, come detto, affonda molte delle proprie radici. Da qui i mafiosi locali fanno partire centinaia di nigeriani. A volte chi parte viene illuso con storie su vite migliori e lavoro assicurato in Europa, altre volte invece si obbligano i malcapitati a prendere la via dell'Italia a suon di minacce, riti voodoo e violenze. Questo spiega come mai, dopo la Tunisia, la Nigeria è il paese africano da cui proviene il maggior numero di migranti irregolari presenti in Italia. Dalla regione di Benin City vengono fatti partire diversi gruppi ogni mese. Gestire un simile traffico è dispendioso: i viaggi durano diverse settimane, se non mesi, non sembrano esserci particolari difficoltà per giungere in Niger visto che si tratta di paesi dell'Ecowas ma, dopo il Niger, c'è la Libia. E dunque lì la mafia nigeriana ha necessità di pagare milizie locali, organizzare la macabra logistica della tratta di migranti lungo il deserto, oltre che infine mantenere in vita tutta la rete di collegamenti presente in Italia ed in Europa. LA GESTIONE DEL TRAFFICO DI ESSERI UMANI Ecco dunque a cosa servono tutti quei soldi. La mafia nigeriana arricchita dal traffico di droga in nord America, riversa milioni di dollari in Italia per consentire alla criminalità africana presente nel nostro paese la gestione del traffico di esseri umani da Benin City. Un traffico anch'esso drammaticamente lucroso. La mafia nigeriana infatti guadagna molto dalla prostituzione e dalla vendita di organi. Migliaia di ragazze nigeriane vengono introdotte in Italia, alcune vengono inviate anche in nord Europa. La criminalità organizzata africana gestisce la tratta di prostitute, guadagnando in tutto il vecchio continente parecchi soldi. Ma gli inquirenti, anche nella stessa Nigeria, registrano anche episodi di gente uccisa per immettere sul mercato i propri organi. Anche da qui i criminali senza scrupoli e senza alcun ombra di umanità guadagnano milioni di Dollari. Un anello terribile dunque, che collega Nigeria, Usa ed Italia. Un anello che al momento sembra difficile spezzare e che riesce, da tanti e troppi anni, a rendere sempre più potente i clan nigeriani. Nota di BastaBugie: Lorenza Formicola nell'articolo seguente dal titolo "Stupri da parte di immigrati: media e femministe tacciono" raccontava a giugno la situazione disastrosa alle porte di Parigi. Perché chi parla di accoglienza agli immigrati, poi deve spiegare come si può gestire la situazione dopo l'accoglienza visto che la polizia non può fermare le guerre fra bande. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 01-06-2021: Immagini terrificanti, atroci, riprese dai residenti nel cuore di Stalingrad. C'è una donna violentata sulla pubblica piazza da un uomo in trance. L'uomo è stato arrestato e riconosciuto dalla sua vittima. E ora è in custodia per "stupro e traffico di droga". È il secondo stupro in dieci giorni alle porte di Parigi. Stessa dinamica, stesso quartiere. Medesima omertà della stampa locale - tranne pochissime eccezioni - ed internazionale. Due episodi gravissimi, eppure un assordante silenzio da parte del mondo femminista. E di tutta quell'enorme rete di attivisti che non hanno organizzato alcun tipo di ondata d'indignazione. Sarà perché è avvenuto in un quartiere che è stato ribattezzato "Stalincrack" dai suoi esasperati abitanti, dove terroristi e immigrati hanno invaso lo spazio pubblico e trasformato il distretto nella capitale europea della droga e dei tossicodipendenti. Siamo a nord ovest di Parigi, nel 19° arrondissement. Là le autorità non sanno più che cosa inventarsi. Da qualche settimana il sindaco ha pensato di concedere ai tossici un parco tutto per loro. L'idea è di recintare immigrati e tossicodipendenti in modo da non disturbare i residenti. Immigrati e tossicodipendenti però bivaccano dal mattino alla sera sui marciapiedi e lungo la via, tanto che Le Figaro ha raccolto, proprio in questi giorni, la voce di una cittadinanza esasperata e disgustata: "Ci sentiamo i sacrificati di queste politiche. Non serve a niente protestare. Ceceni e albanesi hanno occupato ogni spazio pubblico. Non c'è più speranza". Solo pochi giorni prima dei due stupri in pubblica via, un immigrato eritreo veniva arrestato per omicidio e tentato stupro. Una donna dalla Costa D'Avorio ha raccontato a Le Figaro, di come il quartiere sia popolato in gran parte da immigrati che sono partiti con lei. La prostituzione è dietro gli alberi. Che l'amministrazione ha pensato di potare completamente nel tentativo di sradicare il fenomeno. Le donne immigrate si prostituiscono per cinque euro. Ogni giorno sono i residenti ad inoltrare alla stampa i video delle bande di immigrati e tossicodipendenti che si fanno la guerra con fuochi d'artificio. Gli stessi che utilizzano per colpire la polizia come testimonia questo video. È lo stesso quartiere dove gli imam vengono espulsi per occupazione illegale: si denunciano a vicenda in cerca del dominio del territorio. E i circoli culturali musulmani e moschee si moltiplicano giorno dopo giorno con permessi legali concessi dal sindaco di turno. Siamo nel medesimo distretto dove nel 2016, nei pressi della stazione s'accamparono 4000 immigrati. Ci volle non poco per sgombrare il campo improvvisato con tanto di materassi e panni stesi. Forse è per questo che la schiera di solitamente pronti, e soprattutto pronte, a cogliere la minima notizia del genere per denunciare il retaggio culturale e le politiche pubbliche incapaci di essere dalle parte delle donne vittime di uomini bianchi, è rimasta silente. La "cultura dello stupro" questa volta non è stata denunciata. Come ogni volta che i fatti avvengono nei "territori perduti della Repubblica". Anche quando la giovane adolescente Mila ha ricevuto una valanga di minacce di morte, appelli allo stupro e i famosi "abusi sessisti" per aver insultato l'islam, le principali associazioni femministe sono rimaste in silenzio. Evidentemente la cultura dello stupro è una malattia solo se targata "Occidente", per il resto può pure andare. Saranno usanze loro.
    12m 42s
Siamo sicuri che non sia in corso un'invasione dell'Italia e dell'Europa?
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