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I palchi invisibili

  • In situ – Rêverie del secolo XXI

    5 NOV 2021 · L'ultimo mondo che vogliamo raccontarvi è quello marino di 𝙄𝙣 𝙨𝙞𝙩𝙪 - 𝙍𝙚𝙫𝙚𝙧𝙞𝙚 𝙙𝙚𝙡 𝙨𝙚𝙘𝙤𝙡𝙤 𝙓𝙓𝙄. Ad accompagnarci è, ancora una volta, la voce di Marta Cristofanini. ━━━━━━━━ Entro in punta di piedi. Un’attrice è al centro del palco, in proscenio: guarda fissa davanti a sé e scandisce con un labiale sommesso e serrato quello che suona all’orecchio, lontanamente, come un elenco. molluschi, zoccoli di legno, conchiglie, spugne nel mare, monete d’oro, anfore, fucili a pompa, pesci, mammiferi, alghe nel mare... Boccheggia come un bellissimo pesce. Dietro le ondeggia sinuoso un mare metallico, ostile. petrolio, granchi, boe, bidoni, bottiglie, coralli nel mare, krill, idrocarburi, plancton, buste di plastica... L’atmosfera è densa e setosa. Mi raggiunge il vociare gorgogliante di qualcuno che parla, parla in francese, eccola, in penombra, una signora che dialoga vivacemente con i tecnici del suono e delle luci; sembrano intendersi molto bene ma non potrò mai esserne certa: sono lontani e la loro lingua non è la mia. carta, voci nel mare, bisbigli, ciuffi di capelli, schiavi, capitani, donne di mondo nel mare, pirati, aristocratici, esploratrici nel mare... Incrocio uno sguardo curioso, affabile, che mi sfiora morbidamente. Le labbra si muovono nella mia direzione – bonjour –, la donna che mi sta guardando ha capelli rossi e un sorriso gentile. Emana fiducia, una sorta di malizioso candore felino. Sento stridere: gabbiani? Creature d’aria e di vento, qui? Un uomo avanza verso la scena, ora magicamente svuotata; è vestito di nero, mi ricorda qualcuno: sale sul palco, scruta la platea come un orizzonte. Cristoforo Colombo, l’esploratore. La filata comincia, tutto si predispone a scorrere in un flusso onirico di pensieri, di movimenti sinusoidali, di canti e voci che si scorrono accanto, e ho l’impressione che non sfoceranno mai nello stesso mare: il loro destino è rispondersi ad echi paralleli. In punta di piedi mi alzo e socchiudo gentilmente alle mie spalle il mondo – sognato? – di Atlantide. ━━━━━━━━ "In situ - Rêverie del secolo XXI" di Nathalie Fillion regia Nathalie Fillion traduzione Monica Capuani interpreti Fabrizio Costella, Viola Graziosi, Odja Llorca, Graziano Piazza assistente alla regia Valentina Favella scene e costumi Charlotte Villermet luci Davide Riccardi videomaker Squeasy Film direttore di scena Nathan Copello elettricista Marco Giorcelli fonico Edoardo Ambrosio operatore video Stefano Gualtieri sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova, Théâtre du Baldaquin Paris
    2m 42s
  • Genova 21

    3 NOV 2021 · L'ottavo palco invisibile è quello di 𝙂𝙚𝙣𝙤𝙫𝙖 21: ce lo racconta Marta Cristofanini. ━━━━━━━━ La scena che mi si para davanti, una volta oltrepassata la soglia del nuovo mondo di Genova 21, è una sorta di ufficio-cantiere. Un tavolo, delle sedie, fogli di copione su cui si accumulano osservazioni e appunti, bottigliette d’acqua. C’è anche un musicista con gli altri cinque attori sul palco: è in piedi davanti alla consolle, remixa atmosfere in diretta. Tra loro, ce n’è uno in particolare che alterna presenza sul palco e battute, indicazioni fulminee e dettagliate sulle intenzioni e i tempi, e che talvolta salta giù di volata in platea per osservare meglio a distanza quel che succede sul palco. In questo mondo, Fausto Paravidino è attore, drammaturgo, regista. Una sorta di laica trinità, che tesse la propria tela in una continua immersione ed emersione drammaturgica, tenendone vivacemente le redini. Percepisco una sorta di rifiuto nell’aderire a una struttura chiara, definitiva, in cui gli artisti – benché ricoprano chiaramente dei ruoli – sono chiamati a rimanere sul palco in veste civile. Mentre osservo il regista in questa sua continua, fluida metamorfosi, mi riesce difficile capire quale sia il suo vero io: mi sfugge la linea di demarcazione, fisica e vocale, attraverso cui delimitare lo stesso spazio d’azione scenica. Sul palco, intanto, si riflette ad alta voce su sfera individuale e sfera politica, sul magma di quei fatti contemporanei che caratterizzano la nostra quotidianità e che solo apparentemente sembrano non c’entrare nulla: scontro generazionale, pandemia, vaccini. Mentre mi spolvero via i trucioli di questo mondo in costruzione, mi rendo conto che l’essenza di Genova 21 è quella di una monarchia illuminata, operaia, aureolata d’immanenza. ━━━━━━━━ "Genova 21" di Fausto Paravidino regia Fausto Paravidino interpreti Fausto Paravidino, Iris Fusetti, Barbara Moselli, Enrico Pittaluga, Matteo Manzitti Musiche Matteo Manzitti Aiuto regia Maria Teresa Berardelli Assistente alla regia Alessandro Petrillo Luci Davide Riccardi Video Opificio Ciclope direttore di scena Nathan Copello elettricista Marco Giorcelli fonico Edoardo Ambrosio operatore video Stefano Gualtieri sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 6s
  • Basta!

    1 NOV 2021 · È la voce di Matteo Valentini a trascinarci dentro 𝘽𝙖𝙨𝙩𝙖! ━━━━━━━━ Entro nel mondo di Basta! con un poco di anticipo rispetto all’orario stabilito e trovo alcuni attori affaccendati negli ultimi minuti di ozio prima dell’inizio delle prove. Dico loro che vorrei chiedere alla regista il permesso di assistere alla giornata di lavoro. Quando mi viene risposto che Kiara Pipino deve ancora collegarsi su Zoom dal suo appartamento newyorkese, la sensazione è quella di essere appena stato proiettato in un futuro fluido e sconfinato. Per raggiungerlo, è necessario attendere solo alcuni minuti per il corretto funzionamento dell’app, che fatica a riconoscere uno dei due utenti. Successivamente si aggrega alla conversazione anche l’autrice del testo, Wendy MacLeod, che comincia a dialogare con Pipino in un inglese torrenziale e distorto dalla scarsa efficienza delle casse del computer. Alcuni attori si siedono, due improvvisano un tango, altri ancora si scambiano consigli per rafforzare la muscolatura dell’addome. Terminato il colloquio, la regista lamenta una certa distanza della telecamera dal palcoscenico e chiede che il dispositivo venga avvicinato: grazie alla collaborazione di tre persone, il pesante tavolo che funge da appoggio viene spostato più avanti, scavalcando tre file di sedili. Le arcinote possibilità del mezzo telematico scendono a patti con la materialità del reale che le accoglie: il teatro si conferma come luogo imprescindibile del corpo fisico, anche nell’intenzione di favorire un rapporto artistico da remoto, e il mondo di Basta! non rispecchia tanto un futuro fulmineo e inquietante, quanto l’immediato e claudicante presente. ━━━━━━━━ "Basta!" di Wendy MacLeod traduzione e regia Kiara Pipino interpreti Cristiano Dessì, Lisa Galantini, Marisa Grimaldo, Davide Mancini, Alessandro Pizzuto, Roberto Serpi stage assistant Milo Prunotto aiuto regia Lisa Galantini costumi Irene Barillari video e luci Davide Riccardi direttore di scena Fabrizio Montalto elettricista Marco Giorcelli fonico Edoardo Ambrosio operatore video Stefano Gualtieri sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 2s
  • Our Heart Learns

    30 OCT 2021 · Marta Cristofanini entra ancora in sala. Sarà i nostri occhi dalle prove di 𝙊𝙪𝙧 𝙃𝙚𝙖𝙧𝙩 𝙇𝙚𝙖𝙧𝙣𝙨. ━━━━━━━━ Arrivando in sala attraverso il retro del palco e le quinte, l’atmosfera è al tempo stesso densa e ronzante. Mi acquatto in silenzio, intuendo si tratti di un momento particolarmente delicato: la regista Mercedes Martini è indaffarata in un dialogo persistente e inquieto con i tecnici del suono, i tecnici delle luci, gli attori sul palco, che si prestano – in un’immobilità scherzosa e immersa in un gradevole chiacchiericcio – alla prova per il piazzamento delle luci nella scena prima. La sincronia qui tra musica, luci e battute è essenziale per un attacco efficace. Ci vuole rigore: la regista discute, prova, ronza tra platea e palco incalzando i tecnici e gli assistenti, per una resa il più possibile fedele a ciò che ha in mente e che può, deve essere realizzato. D’altronde, è proprio questa la meraviglia che agisce in teatro: il trasferimento quasi diretto tra ciò che si ha in mente, immateriale, a ciò che vive, fisico, in scena. Lo sa bene la regista, che incoraggia l’avverarsi di questa sovrapposizione perfetta – musica luci battute – coinvolgendo l’intero mondo che da lei dipende, a cui s’affida. -𝘱𝘪ú 𝘢 𝘥𝘦𝘴𝘵𝘳𝘢 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘱𝘢𝘯𝘤𝘢, 𝘵𝘪 𝘴𝘦𝘪 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢𝘵𝘢, 𝘯𝘰𝘯 𝘧𝘢𝘳𝘭𝘰 -𝘭’𝘢𝘱𝘦𝘳𝘵𝘶𝘳𝘢 𝘥𝘦𝘭 𝘴𝘪𝘱𝘢𝘳𝘪𝘰 𝘴𝘱𝘰𝘴𝘵𝘢 𝘭’𝘢𝘵𝘵𝘢𝘤𝘤𝘰 𝘱𝘳𝘦𝘤𝘦𝘥𝘦𝘯𝘵𝘦 𝘴𝘶𝘭𝘭𝘢 𝘮𝘶𝘴𝘪𝘤𝘢, 𝘤𝘰𝘮𝘦 𝘧𝘢𝘤𝘤𝘪𝘢𝘮𝘰? -𝘨𝘶𝘢𝘳𝘥𝘢 𝘪𝘯 𝘴𝘶, 𝘦 𝘤𝘰𝘯 𝘭𝘢 𝘭𝘶𝘤𝘦 𝘳𝘪𝘵𝘳𝘰𝘷𝘪 𝘪𝘭 𝘱𝘶𝘣𝘣𝘭𝘪𝘤𝘰 Gli attori sono disciplinati, vigorosi, coesi, organizzati: questo permette loro un cicaleccio allegro, tra le varie riprese e false partenze, che non li distoglie dall’obbiettivo condiviso e accuratamente codificato. Rintraccio movimenti precisi, la solida volontà e intelligenza istintiva che li governa, essi mi danzano davanti agli occhi con un ritmo ipnotico, alternato al via vai accudente dell’ape regina tra le celle del favo, per spremerne il miele. E allora capisco: il mondo di Our heart learns è un alveare. ━━━━━━━━ "Our Heart Learns" di Guillermo Verdecchia Traduzione Kiara Pipino Regia, scene e costumi Mercedes Martini Interpreti Rita Castaldo, Alberto Giusta, Silvia Napoletano, Martina Sammarco, Matteo Sintucci Musiche Riccardo Barbera Luci Aldo Mantovani Ledwall Squeasy Film e Aldo Mantovani Assistente alla regia Federica Kessisoglu direttore di scena Desirée Tesoro elettricista Lorenzo Maugeri fonico Claudio Torlai operatore video Luca Nasciuti sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero Produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 34s
  • Trascendance

    28 OCT 2021 · Matteo Valentini ci guida nel mondo metal di 𝗧𝗿𝗮𝘀𝗰𝗲𝗻𝗱𝗮𝗻𝗰𝗲. ━━━━━━━━ Al mio ingresso nel mondo di Trascendance, trovo una luce accecante circondare due figure umane sul palcoscenico. Sono un uomo e una donna seduti su un letto sfatto, bianco come i loro corpi seminudi. Il colore, contrastante con l’oscurità della platea, non ha nulla del candore e della purezza a lui di solito associati, ma richiama piuttosto la sterilizzazione di una sala operatoria e la cupezza di un obitorio. In occasione dei frequenti cambi scena che punteggiano tutta la sessione di prove, regalando brevi attimi di buio totale, i due attori si esercitano a cambiare abito o posizione il più rapidamente possibile. “Dovete dirmi se vi serve tempo, perché il mio lavoro è darvelo”: mentre si sposta da un lato all’altro della platea, la regista Serena Sinigaglia ripete incessantemente questa frase. Il suo compito dichiarato non è solo quello di dettare il ritmo allo spettacolo, ossia di fare in modo che i movimenti sulla scena combacino con la musica che riecheggia in sala, ma soprattutto quello di strappare a sé il tempo e di piegarlo alla propria volontà. L’atmosfera forense che aleggia sul mondo di Trascendance prevederebbe l’azzeramento di qualsiasi attività che non fosse quella microbiologica della decomposizione dei corpi. Un grado zero dell’espressione, del movimento e dello scorrere delle cose. Sinigaglia, tuttavia, non si abbandona all’atmosfera a cui lei stessa ha dato forma, ma contratta strenuamente con il tempo a sua disposizione e con gli elementi che vi si muovono all’interno, ora slargando il primo ora velocizzando i secondi: il mondo in cui si trova è una sala di montaggio e lei ne è la direttrice. ━━━━━━━━ "Trascendance" di Sabrina Mahfouz Regia Serena Sinigaglia Traduzione Monica Capuani Interpreti Lucia Limonta, Edoardo Roti Assistente alla regia Carlo Orlando Video Anna Frigo, Michele Innocente Luci Aldo Mantovani Costumi Katarina Vukcevic direttore di scena Salvatore Arena elettricista Lorenzo Maugeri fonico Claudio Torlai operatore video Luca Nasciuti sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 2s
  • Change le monde, trouve le guerre

    26 OCT 2021 · Entriamo con Marta Cristofanini nel mondo di 𝗖𝗵𝗮𝗻𝗴𝗲 𝗹𝗲 𝗺𝗼𝗻𝗱𝗲, 𝘁𝗿𝗼𝘂𝘃𝗲 𝗹𝗮 𝗴𝘂𝗲𝗿𝗿𝗲. ━━━━━━━━ Notte. Dalla strada deserta mi immergo nel buio frondoso della platea, deserta anch’essa. La regista mi dà le spalle: in piedi davanti al palco, ragiona sommessamente con i tre attori, in piedi, sul palco. Il tecnico del suono è seduto nei pressi. Benché le voci siano pressoché inudibili, ne apprezzo il tono risoluto e al tempo stesso morbido: gli attori riprendono la scena interrotta. Sullo sfondo, il video ininterrotto di due occhi femminili spalancati sul pubblico – me – mi ricordano la fissità profetica del dottor T.J. Eckleburg nel Grande Gatsby. Questi occhi sono spalancati su un presente che diventa passato in un battito di ciglia: il battito raccontato nella storia che nel mondo di Change le monde, trouve la guerre si sta cercando di costruire insieme, passo per passo, battuta per battuta. I tre interpreti hanno movenze molleggiate e spavalde, concentrate e volatili al tempo stesso. Mi ricordano le tribù indigene che si muovono a loro agio nei fanghi e tra le insidie in agguato delle foreste pluviali, e che sanno ascoltare il minimo pulsare di quel verde abbacinante: lo scricchiolio di una foglia rigata dalla pioggia, il chioccolio rauco di un pappagallo in volo, la rifrazione obliqua di un raggio lunare. In una complicità sospesa tra la vita e la morte, è con leggerezza che qui s’impara a guadare il fiume abitato dagli alligatori e a interpretare i segnali della foresta, intrecciati alle liane, seduti sul muschio. Mi abbandono al tubare a tratti goliardico, a tratti sacrale di questa tribù, affondando tra le fronde della sua Amazzonia. ━━━━━━━━ "Change le monde, trouve la guerre" di Fabrice Murgia Regia Thea Dellavalle Traduzione Anna Giaufret Interpreti Irene Petris, Emanuele Righi, Alice Torriani Collaborazione artistica Irene Petris Video Daniele Salaris Rushes Emilienne Tempels Luci Aldo Mantovani Collaborazione al suono Gup Alcaro direttore di scena Salvatore Arena elettricista Lorenzo Maugeri fonico Claudio Torlai operatore video Luca Nasciuti sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 8s
  • Il vigneto

    24 OCT 2021 · La voce e la penna di Matteo Valentini ci immergono nel mondo de 𝙄𝙡 𝙫𝙞𝙜𝙣𝙚𝙩𝙤. ━━━━━━━━ Il mondo de Il vigneto è composto da due sezioni compenetrate l’una nell’altra, ma ben lontane da una qualsiasi ibridazione. A metà della platea, i tecnici dell’audio e delle luci siedono assiepati attorno ai mixer e dialogano con la regista sulla resa di certi sfondi e sul volume di certi suoni; nello spazio del palcoscenico le quattro attrici mettono alla prova la propria memoria, ripetendo a briglia sciolta e in grande sintonia le battute del copione. I due sottomondi non sembrano accorgersi della reciproca esistenza, nonostante la distanza tra loro non raggiunga i cinque metri, e procedono con le attività prefissate in maniera del tutto autonoma. A sorprendere è, soprattutto, come un repentino cambio nell’illuminazione o lo scoppio di un suono più forte del normale non smuovano per nulla le interpreti e non interrompano il flusso della loro recitazione nemmeno per un sobbalzo o una strizzata d’occhi. La relazione tra le due metà si sostanzia non in una comunicazione diretta, ma in un montaggio di frasi e atmosfere, assemblate liberamente da chi osserva e ascolta. Sotto la conseguente situazione di incongruenza costante , in cui un dialogo sussurrato può essere sovrastato da un pesante tintinnio di monete, emerge la tensione di una sintesi, che rende il mondo de Il vigneto la promessa di una comunità. ━━━━━━━━ "Il vigneto" di Suzue Toshiro regia Thaiz Bozano traduzione Elly Nagaoka Adattamento Federico Pitto, Thaiz Bozano interpreti Irene Villa, Lisa Lendaro, Francesca Santamaria Amato, Melania Genna Assistente alla regia Sonia Convertini Illustrazioni Massi Kabuto Repetto Animazioni Luca Fiorato Contributi Video Michele Giuseppone direttore di scena Fabrizio Montalto elettricista Marco Giorcelli fonico Edoardo Ambrosio operatore video Stefano Gualtieri sarte Annalisa Recchioni, Angela Siviero produzione Teatro Nazionale di Genova
    1m 45s
  • Dati sensibili : New Constructive Ethics

    22 OCT 2021 · La voce di Marta Cristofanini ci permette di entrare nel mondo di 𝘿𝙖𝙩𝙞 𝙨𝙚𝙣𝙨𝙞𝙗𝙞𝙡𝙞: 𝙉𝙚𝙬 𝘾𝙤𝙣𝙨𝙩𝙧𝙪𝙘𝙩𝙞𝙫𝙚 𝙀𝙩𝙝𝙞𝙘𝙨. ━━━━━━━━ La giornata che lasciamo dietro di noi è umida, pesante, piena di scorie atmosferiche. Fa un caldo strano, ottundente. L’attore e regista del cui mondo abbiamo appena varcato la soglia rassetta lo spazio in cui siamo stati accolti a braccia aperte. Mi sento come una pellegrina appena giunta a un santuario, in cui si provvederà al mio benessere essenziale: acqua, cibo, un po’ di riposo. Mi accomodo, seduta, insieme ad altri compagni di viaggio. Parliamo del tempo: quanto il meteo influenza lo stare al mondo, il pensiero, l’attività fisica e intellettuale? Che opere si possono creare con una pioggia costante e battente, fuori? Che opere siamo in grado di plasmare, senza vedere il sole per settimane, mesi, forse anni, fuori? Che opere fioriscono sotto un sole feroce, che non sbatte mai le palpebre, e non conosce riposo, fuori? Non a tutte le domande si deve rispondere a voce alta. Nel mondo di Dati Sensibili, Teodoro Bonci del Bene torreggia calmo, affilato, dal suo sgabello posto al centro di una scena essenziale, affiancato da due grandi casse: lo spalleggiano come due guardie, come due cani fedeli. Prigioniero e padrone. Il mondo dentro, il mondo fuori. Che cosa porto dentro, che cosa lascio fuori. Che cosa entra nel fuori, e che cosa lascio nel dentro. Ci sono echi di una stessa voce – molteplice – a rispondermi. Qui, in questo mondo, sembra tutto in piena vista, eppure ogni parola – detta e non detta – sembra rimbombare e rifrangersi contro pareti nascoste, ogni pensiero è riecheggiato da mille voci silenziose. Quante stanze ha questa stanza?, penso. La sola spiegazione possibile, mi dico, è che il mondo di Dati Sensibili sia una fortezza, racchiusa in un pugno. ━━━━━━━━ "Dati sensibili: New Constructive Ethics" di Ivan Vyrypaev regia e traduzione Teodoro Bonci del Bene interprete Teodoro Bonci del Bene luci Davide Riccardi costumi Medina Mekhtieva produzione Teatro Nazionale di Genova
    2m 38s
  • Sherpa

    19 OCT 2021 · Matteo Valentini legge il suo taccuino dalle prove di 𝙎𝙝𝙚𝙧𝙥𝙖. ━━━━━━━━ Entrato nel mondo di Sherpa, sento un cane abbaiare a pochi metri da me. Cerco di individuarlo nella platea illuminata dalla luce del palcoscenico, ma senza successo: penso debba trattarsi di un cane molto piccolo, o addirittura invisibile. Muovendomi guardingo nella semi-oscurità, mi sforzo di non attirare con i miei movimenti né le ire dell’animale, ovunque esso sia, né le attenzioni dei tecnici, degli attori, delle attrici o della regista, che vedo di spalle leggermente allungata sulla sua poltroncina. Giorgina Pi reclina impercettibilmente il capo per parlare fitto con uno dei suoi assistenti, mentre le cinque lampadine sospese sul palcoscenico imprigionano ogni interprete in uno stretto cono di luce. I loro corpi sono screpolati da una certa foschia, che pure ne ispessisce la materialità: mai sembrano essere stati più pesanti e, contemporaneamente, imperscrutabili. Un tepore accidioso domina la sala, permettendo a ciascuno soltanto azioni e parole brevissime, lente e misteriose. Monta in me la sensazione di non afferrare qualcosa, o di perdere continuamente il filo che sarebbe capace di orizzontarmi. Con un cane ben nascosto al suo centro, il mondo di Sherpa ha tutto l’aspetto di un labirinto. ━━━━━━━━ "Sherpa" di di Roland Schimmelpfennig regia Giorgina Pi traduzione Laura Olivi con Fabrizio Contri, Carolina Ellero, Cristina Parku, Aurora Peres, Gabriele Portoghese video e luci Andrea Gallo produzione Teatro Nazionale di Genova
    1m 33s

𝙸 𝚙𝚊𝚕𝚌𝚑𝚒 𝚒𝚗𝚟𝚒𝚜𝚒𝚋𝚒𝚕𝚒 - 𝚎𝚜𝚙𝚕𝚘𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚝𝚛𝚊 𝚕𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚟𝚎 𝚍𝚎𝚕 #𝚐𝟾𝚙𝚛𝚘𝚓𝚎𝚌𝚝 Marta Cristofanini e Matteo Valentini leggono i loro taccuini dalle prove degli spettacoli della rassegna 𝗚𝟴 𝗽𝗿𝗼𝗷𝗲𝗰𝘁. Progetto in collaborazione...

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𝙸 𝚙𝚊𝚕𝚌𝚑𝚒 𝚒𝚗𝚟𝚒𝚜𝚒𝚋𝚒𝚕𝚒 - 𝚎𝚜𝚙𝚕𝚘𝚛𝚊𝚣𝚒𝚘𝚗𝚎 𝚝𝚛𝚊 𝚕𝚎 𝚙𝚛𝚘𝚟𝚎 𝚍𝚎𝚕 #𝚐𝟾𝚙𝚛𝚘𝚓𝚎𝚌𝚝

Marta Cristofanini e Matteo Valentini leggono i loro taccuini dalle prove degli spettacoli della rassegna 𝗚𝟴 𝗽𝗿𝗼𝗷𝗲𝗰𝘁.

Progetto in collaborazione con il Teatro Nazionale di Genova.
Illustrazione di Michela Fabbri.
Montaggio sonoro di Eva Olcese.
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