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Evoluzionismo - BastaBugie.it

  • L'evoluzionismo e il cranio di Piltdown, la più clamorosa beffa archeologica della storia

    29 AUG 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4728 L'EVOLUZIONISMO E IL CRANIO DI PILTDOWN, LA PIU' CLAMOROSA BEFFA ARCHEOLOGICA DELLA STORIA Per Uomo di Piltdown si intende il frammento di un cranio e di una mandibola scoperti verso il 1912 in una miniera a Piltdown - presso Uckfield nell'East Sussex. I frammenti erano ritenuti appartenenti ad una forma sconosciuta di ominide a cui venne dato il nome di Eoanthropus dawsoni. Questa attribuzione restò argomento di controversia fino a quando, il 21 novembre del 1953, gli esperti del British Natural History Museum dichiararono che si trattava di un falso, costituito da un osso mandibolare di un Orangutan combinato con il cranio di un uomo moderno. Fu suggerito che il falso fosse il lavoro della persona stessa indicata come lo scopritore, Charles Dawson, da cui la presunta nuova specie aveva preso il nome. Com'è naturale si accese fin dall'inizio un dibattito e fu sospettato il coinvolgimento di altri. Ancora nell'agosto 1980, dalle pagine del Natural History Magazine, il geologo e biologo Stephen Jay Gould argomentò su una possibile complicità del giovane Pierre Teilhard de Chardin, futuro paleontologo ed eminente teologo gesuita, che conobbe Dawson nel 1909 e partecipò ad alcuni sopralluoghi a Piltdown. L'opinione conclusiva di Gould fu comunque che la partecipazione di Teilhard iniziò "come uno scherzo che, contro ogni previsione, si trasformò incredibilmente in una cosa molto seria e amara". Il falso di Piltdown è forse la più famosa beffa archeologica della storia. È stato considerevole per due ragioni: l'attenzione prestata per il problema dell'evoluzione umana, e la distanza di tempo (più di 40 anni) che passò dalla sua scoperta fino all'esposizione come falso. LA PROVA PSEUDOSCIENTIFICA DELL'ANELLO MANCANTE TRA LA SCIMMIA E L'UOMO La scoperta del cranio di Piltdown fu documentata scarsamente, ma ad un incontro della Geological Society of London tenuto nel Dicembre del 1912, Dawson affermò che gli fu dato un frammento del cranio quattro anni prima da un operaio allo scavo di ghiaia di Piltdown. Secondo Dawson, gli operai del sito avevano scoperto il cranio poco prima della sua visita e l'avevano fatto a pezzi. Rivisitando il sito durante diverse occasioni, Dawson trovò, inoltre, frammenti del cranio e li portò da Arthur Smith Woodward, custode del reparto geologico al British Museum. Fortemente interessato dai ritrovamenti, Woodward accompagnò Dawson al sito, dove, tra Giugno e Settembre del 1912, ritrovarono insieme più frammenti del cranio e metà della mandibola. Allo stesso incontro, Woodward annunciò che una ricostruzione dei frammenti era stata preparata e che indicava che il cranio era in vari modi simile a quello dell'uomo moderno, eccetto per l'occipite (la parte del cranio che poggia sulla colonna spinale) e per le dimensioni del cervello, che erano circa due-terzi di quello dell'uomo moderno. Egli poi proseguì indicando che, salvo per la presenza di due molari uguali a quelli umani, la mandibola trovata era indistinguibile da quella di un moderno, giovane scimpanzé. Basandosi sulla ricostruzione del cranio fatta dal British Museum, Woodward propose che l'Uomo di Piltdown rappresentasse un anello mancante evolutivo tra la scimmia e l'uomo, poiché la combinazione di un cranio uguale a quello umano con una mandibola uguale a quella di una scimmia tendeva a sostenere il concetto allora prevalente in Inghilterra, che l'evoluzione dell'essere umano fosse guidata dal cervello. Fin quasi dal primo momento, la ricostruzione di Woodward dei frammenti di Piltdown fu aspramente messa in discussione. Al Royal College of Surgeons le copie degli stessi frammenti usati dal British Museum nella loro ricostruzione furono usate per produrre un modello totalmente diverso, uno che nelle dimensioni del cervello e in altre fattezze rassomigliava all'uomo moderno. Malgrado queste differenze, comunque, non sembra che la possibilità di un vero e proprio falso sia stata formulata relativamente al cranio. Negli anni venti, Franz Weidenreich esaminò i resti e riportò correttamente che consistevano di un cranio umano moderno e di una mandibola di orangutan con denti limati. Weidenreich, essendo un anatomista, rivelò facilmente l'imbroglio per quello che era. Comunque, le comunità scientifiche ci impiegarono 30 anni per ammettere che Weidenreich era nel giusto. [...] L'INDAGINE SCIENTIFICA SERIA PORTA ALLO SMASCHERAMENTO A Joseph Weiner, un giovane professore di antropologia alla Oxford University, si deve il maggior riconoscimento per lo smascheramento dell'imbroglio. Egli raccolse meticolosamente le prove intervistando coloro che erano vivi, visitando i siti, parlò alle persone del luogo, e preparò delle argomentazioni ben documentate. [...] L'Uomo di Piltdown fu rivelato essere un falso composito, metà scimmia e metà uomo. Esso consisteva di un cranio umano di età medioevale, di una mandibola vecchia di 500 anni di un orangutan del Sarawak e di denti fossili di uno scimpanzé. L'aspetto invecchiato era stato prodotto macchiando le ossa con una soluzione di ferro e con acido cromico. L'esame microscopico rivelò le tracce della lima, da cui si dedusse che qualcuno aveva limato i denti sino a dar loro una forma più adatta a quella che era la dieta umana. Il problema principale di Weiner nell'accettare le prove fabbricate, fu che la mandibola animale con i suoi denti canini (fresati con precisione) erano stati adattati al cranio umano dove i denti erano stati modificati da un milione di anni d'alimentazione differente, sino a ricoprire con uno strato uniforme i denti molari. Le mascelle umane sono capaci di un considerevole movimento "da lato a lato" (come si vede negli erbivori ruminanti) che necessita di una differente sorta di giuntura della mandibola. Per il falsario, l'area dove la mandibola si univa al cranio aveva presentato problemi superati con il semplice stratagemma di spezzare i terminali della mandibola. I denti canini nella stessa erano poi stati limati per farli corrispondere, e fu questa modifica a far dubitare dell'autenticità dell'intero reperto. Per caso, si osservò che la cuspide di uno dei molari aveva un angolo molto diverso da quello dell'altro dente. Un esame più accurato condotto al microscopio rivelò a quel punto le tracce di fresatura, e da questo si dedusse che la fresatura aveva avuto lo scopo di alterare la forma dei denti, che nella scimmia è molto diversa da quella dei denti umani. Il livello di competenza tecnica evidenziato dal falso di Piltdown continua ad essere soggetto di dibattito; comunque, il colpo di genio del falsario è generalmente ritenuto essere stato quello di aver offerto ad alcuni degli esperti esattamente quello che volevano: una prova convincente che l'evoluzione umana fosse guidata dal cervello. A quell'epoca, un terreno di vivace disputa fra gli antropologi era infatti se si fosse prima evoluto il cervello umano, determinando le caratteristiche al contorno, o se lo sviluppo del cervello umano fosse stato effetto e non causa di altre trasformazioni fisiche. Si sostiene che il falso dell'Uomo di Piltdown abbia avuto tanto successo perché forniva ad un vasto gruppo di esperti la prova di cui avevano bisogno per vincere la disputa scientifica. Gli esperti che caddero nella truffa di Piltdown erano pronti ad ignorare molte delle regole normalmente applicate alle prove, perché il ritrovamento era a loro favore. [...]
    9m 8s
  • I limiti della scienza e i suoi falsi dogmi

    30 AUG 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7121 I LIMITI DELLA SCIENZA E I SUOI FALSI DOGMI La scienza non è mai una scienza esatta tuttavia ogni uomo, nelle scelte di ogni giorno, tende ad assumere le conoscenze della sua epoca a lui note come se fossero certe e definitive di Luciano Leone Il termine scienza deriva dal latino scientia (dalla radice del latino scire, conoscere) e significa conoscenza. L'uomo è imperfetto, e conseguentemente tutte le sue conoscenze sono imperfette: egli può soltanto cercare di avvicinarsi alla verità, che permane sempre in qualche misura, più o meno grande, nascosta alla mente umana. Appare degno di nota che il termine greco per verità sia alétheia, che equivale a disvelamento ovvero a rivelazione (a- prefisso negativo, letheia connesso alla radice del verbo lanthano, nascondo). La scienza cerca quindi sempre di approssimarsi alla verità di qualche fenomeno naturale, ma il risultato cui approda, soprattutto quando si tratti di fenomeni complessi, non è mai una conclusione (spesso per rafforzare il concetto si dice conclusione definitiva), costituisce bensì la premessa per ulteriori indagini. Si pensi, ad esempio, alle procedure diagnostiche in Medicina e alle conseguenti possibilità di classificazione delle malattie, sempre più sottili negli ultimi decenni, eppure costantemente suscettibili di approfondimento, di revisione, addirittura di clamorose smentite. Il medesimo può essere affermato per ogni campo di indagine, dall'astronomia-astrofisica alla fisica atomica. L'intuizione di Democrito, il quale ipotizzava l'esistenza di particelle indivisibili della materia dette atomi (atomon soma, in greco, è il corpo indivisibile: a-, alfa privativo, e tomon, da témno, tagliare, dividere), nel corso di secoli è stata confermata dalla scoperta degli elementi chimici, ma poi gli sviluppi della fisica nucleare hanno portato alla scoperta degli isotopi e, all'interno dell'atomo, di particelle costitutive come protoni, elettroni, neutroni e altre ancora più difficilmente identificabili. L'IMBROGLIONICA La teoria del Big bang (cioè la grande esplosione) verrebbe ora sostituita da quella del Big bounce (cioè il grande rimbalzo). La teoria della relatività di Einstein dovrebbe essere riveduta in base alle osservazioni di Michelson e di Sagnac, le quali appaiono contraddirla. Come scrive Ottavio De Bertolis: «In realtà ogni proposizione scientifica descrive il mondo esterno non come è, ma come se fosse riducibile nei termini, nel linguaggio, nelle categorie, che essa stessa presuppone, senza peraltro dimostrarle. Esemplificando, si potrebbe dire che nessuno ha mai toccato o visto un protone: e tuttavia la realtà fisica funziona come se ci fosse. Il protone è la spiegazione più "economica" del maggior numero di eventi: con il minor numero di proposizioni si spiega il maggior numero di cose. È l'ipotesi meno falsificabile. E tuttavia, quando la utilizziamo, per quanto la sottoponiamo al vaglio critico dei fatti empirici, diamo per assodati, senza verificarli, moltissimi parametri: la piena utilizzabilità del linguaggio matematico innanzitutto, e la legittimità dei suoi assiomi di partenza, le grandezze impiegate e altri dati ancora. L'esattezza delle scienze esatte appare agli occhi degli stessi scienziati meno certa di quanto non appaia al più vasto pubblico». Si deve considerare inoltre che la ricerca scientifica viene condotta da uomini influenzati dall'ambiente non diversamente dai loro contemporanei, e soggetti a tutte le passioni degli altri uomini. «La ricerca scientifica avviene ormai in condizioni socioeconomiche tali da rendere necessaria per ogni ricercatore, il quale voglia emergere in un mondo di competitività parossistica, la conoscenza approfondita di una nuova disciplina: l'imbroglionica. Grazie ad essa si possono imparare diversi trucchi per essere accreditati come scienziati degni di fiducia (e di soldi), metodi infallibili per ottenere un elenco di pubblicazioni chilometrico con poca fatica, etc.», scriveva Roberto Maiocchi. [...] Pregiudizi e connivenze sono tali che il medesimo articolo può essere rifiutato da una rivista nazionale, mentre viene pubblicato da una ben più prestigiosa rivista a livello internazionale. L'adulazione strisciante e mascherata nei confronti del direttore rende agevoli certe carriere, mentre contraddirlo rende invisi a chi può tagliarti le gambe. Un esempio è dato da Guido Mattioni in Cacciati dai baroni, scoprono gene anti cancro: Antonio Lavarone e Anna Lasorella avevano lasciato l'Italia accusando la loro università di averli emarginati per nepotismo. Nove anni dopo, lavorando alla Columbia University di New York, con una ricerca sulle cellule staminali, trovano un meccanismo chiave contro il tumore. LA SCIENZA NON È UNA SCIENZA ESATTA La scienza non è dunque mai una scienza esatta. L'uomo tuttavia, per le sue necessità esistenziali, tende ad assumere le conoscenze della sua epoca, a lui note, come se fossero definitive, ovvero non ha altra scelta operativa che agire in base alle conoscenze disponibili. Ma come avviene l'apprendimento nel neonato e nel bambino? Consideriamo il neonato: egli apprenderà per imitazione la lingua di chi si prende cura di lui, l'Italiano da genitori italiani, il Tedesco da genitori tedeschi, lo Spagnolo da genitori spagnoli, costituendo nel suo cervello i cosiddetti engrammi. Aristotele osservava che «l'imitare è connaturato agli uomini». [...] Successivamente il bambino e il giovane apprendono innumerevoli altre nozioni da familiari, da maestri e professori, da amici e conoscenti, da letture, assumendo tali nozioni "per buone", salvo poi sottoporle a revisione critica man mano che si sviluppa la personalità di ciascuno. Indubbiamente però gran parte delle nozioni acquisite non vengono sottoposte a critica, perché non è necessario, perché non c'è interesse, perché l'ambiente dove si vive non richiede di appuntare attenzione a quel tipo di nozione. Invero, se si volesse approfondire il discorso, l'uomo inevitabilmente vive assumendo concetti che egli stesso non è in grado di sottoporre a critica. [...] Inoltre l'uomo, mentre comprende facilmente misure finite e fenomeni che hanno un inizio e una fine, come la sua stessa esistenza terrena, non è in grado di afferrare entità come il pi-quadro, numero trascendente, e tantomeno l'eternità di Dio. Insomma, per molti concetti si resta fermi o addirittura imprigionati nelle convinzioni proprie dell'epoca corrente e nelle nozioni scolastiche. La scuola statale costituisce pertanto un grande mezzo di omologazione della popolazione («L'Italia è stata fatta, occorre fare gli Italiani»), più palesemente sotto i regimi più totalitari, più subdolamente nei Paesi cosiddetti democratici, al fine di modellare i cittadini di uno Stato ovvero, come si suol dire, di "normalizzarli". La scuola statale veicola dunque nozioni selezionate da coloro che detengono il potere. Così in Italia, come nel resto del mondo, i libri di testo scolastici riportano e impongono riguardo alla storia la "versione" gradita al Potere del momento, forniscono come "certezze" teorie scientifiche in fieri, e negli alunni viene tuttora inculcata l'idea della "verità inoppugnabile" della teoria darwiniana. [...]
    7m 41s
  • L'uomo primitivo non è mai esistito infatti i primi uomini non erano primitivi ma ci hanno lasciato autentiche opere d'arte

    12 AUG 2020 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6238 L'UOMO PRIMITIVO NON E' MAI ESISTITO... INFATTI I PRIMI UOMINI NON ERANO ''PRIMITIVI'', MA CI HANNO LASCIATO AUTENTICHE OPERE D'ARTE «Al principio del paleolitico superiore, a partire dagli Aurignaciani, e più ancora tra le popolazioni magdeleniane, ci troviamo di fronte a un numero immenso di opere d'arte, che suscitano la nostra ammirazione. Soprattutto nelle caverne del sud-ovest della Francia e della Spagna Settentrionale, ma anche in altri punti del mondo, gli studiosi di preistoria raccolsero e raccolgono tuttora una larga messe. La scultura già nell'epoca aurignaciana rappresentava alcune figurine. Il modellamento dell'argilla lasciò, tra il resto, la magnifica scena dei bisonti di Fuc d'Audubert; l'incisione era praticata su pezzi d'osso e placche di scisto; infine l'incisione con la pittura mono o policroma, per esempio nel magdaleniano, negli affreschi ben noti di Conbarelles o Altamira, riesce a riprodurre scene della vita di animali degni dei nostri migliori pittori d'animali. Bisogna pensare che queste pitture venivano fatte a memoria, in fondo a gallerie oscure, alle volte lungo duecentotrenta metri (Combarelles) e con l'illuminazione delle primitive lampade a olio! È probabile che alcuni di questi disegni siano stati eseguiti spontaneamente dall'artista, come il bambino già ben dotato, che si occupa nel disegnare a memoria cavalli o cani; è anche verosimile che molti potessero avere significati magici (malefizi, riti di "mani" per assicurare il successo della caccia) come suggerisce sia il fatto che sono posti in fondo a corridoi oscuri, veri rifugi da stregoni, sia il loro avvicinamento con certi attuali di popolazioni selvagge» (AA. VV., Enciclopedia Apologetica, IV Edizione, trad. it., Alba [Cuneo] 1948, pp. 1230-1231). Dunque, l'arte è già abbondantemente presente nel paleolitico. Altro che uomo interessato a soddisfare solo i suoi bisogni primari! C'è discussione sul significato delle decorazioni. Per alcuni studiosi ci sarebbe solo un significato ornamentale; per altri un significato religioso e propiziatorio. In realtà le cose potrebbero benissimo combinarsi. La ricerca della bellezza è un senso innato nell'uomo che scaturisce da due elementi, da una parte la sua capacità raziocinativa e concettuale; dall'altra il bisogno di rispondere alla meraviglia della natura. Nel primo caso, l'uomo, come essere simbolico, cioè come essere che crea simboli, ordina armonicamente la sua conoscenza conferendole non solo delle simmetrie concettuali e argomentative, ma anche orientando queste verso una lettura estetica, cioè di armonica bellezza. Insomma, l'uomo non solo produce sapere, ma tende anche ad adornare questo sapere, cioè a renderlo bello, armonico, discorsivo. Nel secondo caso l'uomo, contemplando non passivamente bensì attivamente la natura, sperimenta nella natura stessa il piacere dello sguardo e, da questo piacere, vien fuori il desiderio di produrre da sé cose che possano suscitare un piacere analogo. D'altronde è per questo che la più naturale espressione figurativa è quella di rappresentare ciò che si ammira nella natura: una montagna, un fiume, degli alberi, degli animali... Ora, tutto questo avviene già nell'uomo preistorico: significato ornamentale e religioso-propiziatorio poco importa. Insomma, in entrambi i casi questi prodotti artistici attestano il fatto che l'uomo preistorico si poneva (eccome!) problemi profondi. L'esigenza di decorare è il segno di un bisogno di ordine e di bellezza che esprime desideri tutt'altro che "materiali". Titolo originale: L'uomo primitivo era tanto primitivo... da produrre arte Fonte: I Tre Sentieri, 2 agosto 2020 Pubblicato su BastaBugie n. 677
    4m 49s
  • Evoluzionismo, il tramonto di una ipotesi

    18 DEC 2019 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=5935 EVOLUZIONISMO, IL TRAMONTO DI UNA IPOTESI di Gianandrea De Antonellis In occasione del bicentenario della nascita di Darwin e a 150 anni dalla prima pubblicazione dell'Origine delle specie, alcuni autorevoli studiosi di diverse appartenenze culturali e disciplinari si sono confrontati presso il CNR sulla fortuna delle teorie darwiniane, non limitandosi ad una generica celebrazione, bensì mettendone in luce gli aspetti critici. E dai loro contributi è nato il libro Evoluzionismo: il tramonto di un'ipotesi (Cantagalli, Siena 2009, pp. 260, €17) a cura di Roberto de Mattei, già Vice Presidente del Consiglio Nazionale delle Ricerche, l'istituzione che ha promosso il convegno e la pubblicazione degli atti [ne avevamo dato notizia dieci anni fa appena pubblicato il libro, clicca qui, N.d.BB]. http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=839 Da queste pagine l'evoluzionismo emerge «come una teoria scientifica e filosofica, due aspetti che si sostengono a vicenda, incapace però di rispondere ad alcune questioni basilari riguardanti l'origine della vita e il mistero dell'esistenza umana». Secondo gli autori del volume, inoltre, «l'evoluzionismo appare come una cosmogonia che pretende di descrivere la storia del mondo partendo da postulati scientifici inverificabili, una dottrina spesso imposta come un dogma, che invece dovrebbe essere sottoposta al rigoroso vaglio della critica nazionale e scientifica, attraverso un libero confronto tra gli studiosi». Se le varie relazioni sono di carattere strettamente scientifico e possono apparire "pesanti", l'introduzione spiega esattamente come la questione non sia semplicemente un tema "da scienziati", lontano dalla quotidianità, ma come abbia importanti conseguenze di tipo religioso. Nato come un movimento di rifiuto della Creazione - spiega Roberto de Mattei - l'evoluzionismo è un insieme composto da una ipotesi scientifica, più propriamente definibile come "teoria dell'evoluzione" e da un sistema filosofico, che possiamo definire evoluzionismo in senso stretto. «Teoria scientifica e teoria filosofica hanno bisogno l'uno dell'altro per sopravvivere: l'ipotesi scientifica, che non è mai stata dimostrata, si nutre del sistema filosofico; la tesi filosofica, per giustificarsi, si fonda a sua volta sulla presunta teoria scientifica. E tra gli evoluzionisti non manca chi ammette il fallimento della teoria scientifica». Il problema è che, invece, in campo antievoluzionista e più precisamente in campo cattolico, non manca chi rifiuta l'evoluzionismo filosofico, ma accetta sul piano scientifico la teoria dell'evoluzione. «Si tratta - prosegue de Mattei - di un giro mentale analogo a quello di alcuni cattolici che fino al crollo del comunismo rifiutavano l'ateismo marxista, ma ne accettavano l'analisi socio-economica, giudicandola scientifica. Tali posizioni, ieri ed oggi, nascono da un complesso di inferiorità nei confronti della cultura laica, caratteristico di chi non si sente sicuro delle proprie idee cattoliche». Nota di BastaBugie: nel seguente video (durata: 54 minuti) si può vedere l'interessante conferenza del prof. De Mattei dal titolo "L'inganno di Darwin". Il video ha avuto più di 30.000 visualizzazioni ed oltre 100 commenti a conferma dell'interesse suscitato.
    3m 54s
  • E' morto Sermonti, lo scienziato italiano contrario a Darwin... è perciò perseguitato

    9 FEB 2019 · VIDEO: Sermonti distrugge Darwin ➜ https://www.youtube.com/watch?v=TFfn0VrGw7I TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/5457 E' MORTO SERMONTI, LO SCIENZIATO ITALIANO CONTRARIO A DARWIN... E PERCIO' PERSEGUITATO di Andrea Bartelloni «Vi siete mai soffermati a vedere i gabbiani sospesi nel vento? Se tutti gli esseri della terra scomparissero e restassero solo i gabbiani, e magari i pesciolini per la loro alimentazione, pensate forse che dai gabbiani, col passare di milioni di anni, rinascerebbero gli animali che popolano la terra e anche l'uomo e forse persino le rane, farfalle e pesciolini? E seppure i gabbiani scomparissero, vi riesce d'immaginare che i pesciolini del mare, per graduali trasformazioni, darebbero origine, alla fine dei tempi, a nuovi gabbiani o comunque a qualche nuovo genere di uccello marino capace di librarsi nell'aria?». Con queste parole inizia Le forme della vita (Armando editore, 1981) il lavoro che riassume più di qualsiasi altro il pensiero e lo spirito che pervade tutte le riflessioni di Giuseppe Sermonti grande personaggio della scena scientifica italiana che è morto lo scorso 16 dicembre all'età di 95 anni. Nato a Roma nel 1925 si laurea in Agraria all'Università di Pisa e poi in Biologia, è un pioniere nella genetica dei microorganismi industriali produttori di antibiotici. Genetista dal 1950 presso l'Istituto Superiore di Sanità in Roma, ha fondato la genetica dei microrganismi e ha presieduto la International Commission for Genetics of Industrial Microorganisms. Nel 1964 arriva alla cattedra di Genetica prima a Palermo e poi a Perugia e nel 1970-71 presiede l'Associazione Genetica Italiana. Nel 1980 è eletto alla vicepresidenza del XIV Congresso Internazionale di Genetica a Mosca. Lo stesso anno è chiamato alla direzione della «Rivista di Biologia» succedendo ad Aldo Spirito. In quel periodo prende forma la sua critica all'Evoluzionismo darwiniano e con la pubblicazione di Dopo Darwin, critica all'Evoluzionismo (con Roberto Fondi) inizia lo scontro con l'establishment scientifico e culturale italiano e, con questo, l'isolamento dal mondo accademico ufficiale. Nel 1982 è invitato dall'Accademia Pontificia a partecipare a un gruppo di lavoro sull'Evoluzione dei Primati e, quattro anni dopo fonda, a Osaka, il Gruppo per lo Studio della Struttura Dinamica. I suoi studi e le sue ricerche lo portano ad uscire dalla scienza destinata esclusivamente a fini utilitaristici così da indagare e scoprire leggi naturali, tecniche e chimiche nelle fiabe. L'ARMONIA E LA BELLEZZA DELLA NATURA Ma il più grande pregio di Sermonti è stato quello di aver fatto riscoprire la bellezza, l'armonia nella natura attraverso l'osservazione di cose incredibili che grazie ai suoi scritti riusciamo a percepire con nuova meraviglia e gusto: un fiore, un uccello, una conchiglia, un gabbiano che si libra nel vento. Il pettazzurro, ad esempio, che "dà il meglio delle sue doti canore quando se ne sta solo, tranquillo, in pace, nel suo cespuglio. Nel 2004 Sermonti riceve il Premio per la Cultura della Vice-presidenza del Consiglio per le sue ricerche e critiche scientifiche. Sermonti è stato uno scienziato scomodo che si è scontrato col mondo accademico già dal 1971 quando esce Il Crepuscolo dello Scientismo (Rusconi ed.) con la dura critica ai biologi impegnati a volere innovare e a volere migliorare l'uomo. Giuseppe Sermonti vedeva lontano e l'attualità gli ha dato ragione: una rivoluzione bio-tecnologica sta travolgendo tutto e tutti, la procreazione è diventata un fatto quasi da laboratorio, si selezionano gli embrioni, si scelgono le caratteristiche genetiche, le banche dello sperma e degli ovuli sono una realtà consolidata e siamo agli uteri, per ora naturali, in affitto. Non siamo caduti tra le braccia di Gog e Magog: vi siamo "progrediti" (Theodore Rosszac, 1982) e questa citazione, che compare nell'ultima edizione del Crepuscolo (Nova scripta, 2002), chiarisce l'idea che Sermonti ha del progresso, o meglio, della visione ottimistica che ritiene una "abdicazione della ragione, cioè della capacità di prevedere che finisce con lo snaturare il progresso" e gli ultimi anni ci hanno fatto entrare violentemente in contatto con le crisi che stiamo attraversando. Come ricordava Sermonti: "Molte cose perfettamente possibili non si realizzano, molti popoli continuano a soffrire la fame, i denti dell'uomo civile sono sempre cariati, le guerre del Medio e dell'Estremo Oriente non finiscono mai, l'acqua potabile non cessa di diminuire, e si è ormai rinunciato a cercare la cura per il raffreddore". VERO SIGNORE E VERO SCIENZIATO Ma lo scrittore Sermonti si  dedica anche a narrare i drammi nella scienza attraverso la narrazione delle storie dei protagonisti che li hanno vissuti. In una forma originale, quella delle commedie da tavolo (Scienziati nella tempesta, Di Rienzo editore, 2002), con le quali descrive i drammi di Gregor Mendel con la riscoperta postuma e il tentativo di Hugo De Vries di appropriarsi delle sue scoperte, William Harvey e la disputa sulla circolazione sanguigna, Ignazio Filippo Semmelweis incompreso scopritore delle cause delle infezioni puerperali che si darà la morte per dimostrare la ragione delle sue teorie, Paul Kammerer, suicida a causa della sconfessione delle sue teorie sull'eredità dei caratteri acquisiti, J. Robert Oppenheimer, protagonista del Progetto Manhattan col quale la fisica si rende conto che può distruggere il mondo, Pavel Florenskij, Pope, filosofo e matematico internato nelle isole Solovski dove morirà fucilato, e infine Charles Darwin distorto, emendato, usato dai neo-darwinisti tanto che lo stesso naturalista inglese non si riconosce più. Drammi veri e propri che insegnano che le grandi scoperte "nascono spesso tra errori, contese, sconfessioni, che talvolta provocano la prematura fine del protagonista, prima che la sua idea si sia affermata". La sterminata produzione di Sermonti è anche ricca di articoli comparsi su molti quotidiani, il Tempo, Roma, Il Giornale, il Foglio e i suoi editoriali nella Rivista di Biologia, riuniti e pubblicati da Lindau (2010). «La semi-scienza è un despota come fino ad oggi non ve ne sono stati. Un despota che ha i suoi sacerdoti e i suoi schiavi, un despota dinanzi al quale tutti si sono inchinati con amore e con una superstizione fino ad ora inconcepibile, dinanzi al quale la stessa scienza trema e gli indulge vergognosamente» (Fedor Dostoevskij Demoni). Caro prof. Sermonti, grazie per tutto quello che ci ha dato, grazie per aver proposto una figura di vero signore e di vero scienziato.
    8m 23s
  • L'evoluzionismo e il cranio di Piltdown, la più clamorosa beffa archeologica della storia

    14 JUN 2017 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4728 L'EVOLUZIONISMO E IL CRANIO DI PILTDOWN, LA PIU' CLAMOROSA BEFFA ARCHEOLOGICA DELLA STORIA Per Uomo di Piltdown si intende il frammento di un cranio e di una mandibola scoperti verso il 1912 in una miniera a Piltdown - presso Uckfield nell'East Sussex. I frammenti erano ritenuti appartenenti ad una forma sconosciuta di ominide a cui venne dato il nome di Eoanthropus dawsoni. Questa attribuzione restò argomento di controversia fino a quando, il 21 novembre del 1953, gli esperti del British Natural History Museum dichiararono che si trattava di un falso, costituito da un osso mandibolare di un Orangutan combinato con il cranio di un uomo moderno. Fu suggerito che il falso fosse il lavoro della persona stessa indicata come lo scopritore, Charles Dawson, da cui la presunta nuova specie aveva preso il nome. Com'è naturale si accese fin dall'inizio un dibattito e fu sospettato il coinvolgimento di altri. Ancora nell'agosto 1980, dalle pagine del Natural History Magazine, il geologo e biologo Stephen Jay Gould argomentò su una possibile complicità del giovane Pierre Teilhard de Chardin, futuro paleontologo ed eminente teologo gesuita, che conobbe Dawson nel 1909 e partecipò ad alcuni sopralluoghi a Piltdown. L'opinione conclusiva di Gould fu comunque che la partecipazione di Teilhard iniziò "come uno scherzo che, contro ogni previsione, si trasformò incredibilmente in una cosa molto seria e amara". Il falso di Piltdown è forse la più famosa beffa archeologica della storia. È stato considerevole per due ragioni: l'attenzione prestata per il problema dell'evoluzione umana, e la distanza di tempo (più di 40 anni) che passò dalla sua scoperta fino all'esposizione come falso. LA PROVA PSEUDOSCIENTIFICA DELL'ANELLO MANCANTE TRA LA SCIMMIA E L'UOMO La scoperta del cranio di Piltdown fu documentata scarsamente, ma ad un incontro della Geological Society of London tenuto nel Dicembre del 1912, Dawson affermò che gli fu dato un frammento del cranio quattro anni prima da un operaio allo scavo di ghiaia di Piltdown. Secondo Dawson, gli operai del sito avevano scoperto il cranio poco prima della sua visita e l'avevano fatto a pezzi. Rivisitando il sito durante diverse occasioni, Dawson trovò, inoltre, frammenti del cranio e li portò da Arthur Smith Woodward, custode del reparto geologico al British Museum. Fortemente interessato dai ritrovamenti, Woodward accompagnò Dawson al sito, dove, tra Giugno e Settembre del 1912, ritrovarono insieme più frammenti del cranio e metà della mandibola. Allo stesso incontro, Woodward annunciò che una ricostruzione dei frammenti era stata preparata e che indicava che il cranio era in vari modi simile a quello dell'uomo moderno, eccetto per l'occipite (la parte del cranio che poggia sulla colonna spinale) e per le dimensioni del cervello, che erano circa due-terzi di quello dell'uomo moderno. Egli poi proseguì indicando che, salvo per la presenza di due molari uguali a quelli umani, la mandibola trovata era indistinguibile da quella di un moderno, giovane scimpanzé. Basandosi sulla ricostruzione del cranio fatta dal British Museum, Woodward propose che l'Uomo di Piltdown rappresentasse un anello mancante evolutivo tra la scimmia e l'uomo, poiché la combinazione di un cranio uguale a quello umano con una mandibola uguale a quella di una scimmia tendeva a sostenere il concetto allora prevalente in Inghilterra, che l'evoluzione dell'essere umano fosse guidata dal cervello. Fin quasi dal primo momento, la ricostruzione di Woodward dei frammenti di Piltdown fu aspramente messa in discussione. Al Royal College of Surgeons le copie degli stessi frammenti usati dal British Museum nella loro ricostruzione furono usate per produrre un modello totalmente diverso, uno che nelle dimensioni del cervello e in altre fattezze rassomigliava all'uomo moderno. Malgrado queste differenze, comunque, non sembra che la possibilità di un vero e proprio falso sia stata formulata relativamente al cranio. Negli anni venti, Franz Weidenreich esaminò i resti e riportò correttamente che consistevano di un cranio umano moderno e di una mandibola di orangutan con denti limati. Weidenreich, essendo un anatomista, rivelò facilmente l'imbroglio per quello che era. Comunque, le comunità scientifiche ci impiegarono 30 anni per ammettere che Weidenreich era nel giusto. [...] L'INDAGINE SCIENTIFICA SERIA PORTA ALLO SMASCHERAMENTO A Joseph Weiner, un giovane professore di antropologia alla Oxford University, si deve il maggior riconoscimento per lo smascheramento dell'imbroglio. Egli raccolse meticolosamente le prove intervistando coloro che erano vivi, visitando i siti, parlò alle persone del luogo, e preparò delle argomentazioni ben documentate. [...] L'Uomo di Piltdown fu rivelato essere un falso composito, metà scimmia e metà uomo. Esso consisteva di un cranio umano di età medioevale, di una mandibola vecchia di 500 anni di un orangutan del Sarawak e di denti fossili di uno scimpanzé. L'aspetto invecchiato era stato prodotto macchiando le ossa con una soluzione di ferro e con acido cromico. L'esame microscopico rivelò le tracce della lima, da cui si dedusse che qualcuno aveva limato i denti sino a dar loro una forma più adatta a quella che era la dieta umana. Il problema principale di Weiner nell'accettare le prove fabbricate, fu che la mandibola animale con i suoi denti canini (fresati con precisione) erano stati adattati al cranio umano dove i denti erano stati modificati da un milione di anni d'alimentazione differente, sino a ricoprire con uno strato uniforme i denti molari. Le mascelle umane sono capaci di un considerevole movimento "da lato a lato" (come si vede negli erbivori ruminanti) che necessita di una differente sorta di giuntura della mandibola. Per il falsario, l'area dove la mandibola si univa al cranio aveva presentato problemi superati con il semplice stratagemma di spezzare i terminali della mandibola. I denti canini nella stessa erano poi stati limati per farli corrispondere, e fu questa modifica a far dubitare dell'autenticità dell'intero reperto. Per caso, si osservò che la cuspide di uno dei molari aveva un angolo molto diverso da quello dell'altro dente. Un esame più accurato condotto al microscopio rivelò a quel punto le tracce di fresatura, e da questo si dedusse che la fresatura aveva avuto lo scopo di alterare la forma dei denti, che nella scimmia è molto diversa da quella dei denti umani. Il livello di competenza tecnica evidenziato dal falso di Piltdown continua ad essere soggetto di dibattito; comunque, il colpo di genio del falsario è generalmente ritenuto essere stato quello di aver offerto ad alcuni degli esperti esattamente quello che volevano: una prova convincente che l'evoluzione umana fosse guidata dal cervello. A quell'epoca, un terreno di vivace disputa fra gli antropologi era infatti se si fosse prima evoluto il cervello umano, determinando le caratteristiche al contorno, o se lo sviluppo del cervello umano fosse stato effetto e non causa di altre trasformazioni fisiche. Si sostiene che il falso dell'Uomo di Piltdown abbia avuto tanto successo perché forniva ad un vasto gruppo di esperti la prova di cui avevano bisogno per vincere la disputa scientifica. Gli esperti che caddero nella truffa di Piltdown erano pronti ad ignorare molte delle regole normalmente applicate alle prove, perché il ritrovamento era a loro favore.
    10m 21s
  • Tutto quello che Piero Angela ha nascosto a milioni di telespettatori

    10 SEP 2010 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ http://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=516 TUTTO QUELLO CHE PIERO ANGELA HA NASCOSTO A MILIONI DI TELESPETTATORI di Antonino Zichichi L'evoluzionismo sostiene che nel DNA avvengono di continuo mutazioni accidentali. Il genetista James Shapiro ricorda invece che le mutazioni del DNA, la "scrittura della vita" ... sono rarissime. (...) Di fatto, il DNA è la struttura più stabile dell'universo. Nei secoli, le lapidi egizie di granito diventano illeggibili; il DNA, fatto di proteine, si riproduce sempre uguale, opponendosi in modo attivo al degrado di tutte le cose. (...) Le sole mutazioni frequenti sono provocate dall'uomo su animali di laboratorio, con radiazioni nucleari o con agenti chimici, che sconvolgono brutalmente la struttura del DNA. E’ il caso del moscerino della frutta (Drosophila Melanogaster), l'insetto preferito dai genetisti perché produce una generazione nuova ogni mese. Studiato da 80 anni in tutti i laboratori del pianeta, il moscerino è stato costretto a subire milioni di mutazioni. Tutte, nessuna esclusa, diminuiscono la sua attitudine alla vita (mancanza di occhi, di ali, di zampe); gli animaletti mutanti possono vivere solo in laboratorio, grazie alle cure degli sperimentatori; in natura sarebbero morti prima di trasmettere il loro patrimonio genetico ai discendenti. Meno che mai la drosofila ha dato luogo ad altra specie. Tutto ciò induce una nuova generazione di scienziati a sostenere, ormai apertamente, che gli esseri viventi sono il frutto di una "progettazione intelligente" (intelligent design). "è una teoria pienamente scientifica che formuliamo come tale", ha scritto William Dembski, logico-matematico della Notre Dame University. Perché? Perché troppi apparati delle creature viventi presentano una complessità irriducibile, risponde Michael Behe, biochimico della Leighton University. Come esempio di "complessità irriducibile", Behe porta il caso della trappola per topi. Costituita di cinque pezzi - una molla, la fagliela, il gancetto che tiene la tagliola in posizione, l'esca, la tavoletta su cui il tutto è inchiodato - è una macchina molto semplice. Ma la sua semplicità "non può essere ridotta". Se manca un solo pezzo, non è che la trappola funzioni meno bene; non funziona affatto. Dunque, non può essersi formata a poco a poco, con aggiunte e miglioramenti; la trappola è stata progettata fin dall'inizio così. Molti apparati di esseri viventi sono ugualmente "irriducibili". Non funzionano se mancano anche solo di un componente. La lingua del picchio è una "complessità irriducibile". Il noto uccellino ha una lingua lunga 15 centimetri, quanto il suo corpo. Dove la tiene? La tiene arrotolata attorno al cranio, come una fionda. La cosa stupefacente è che la lingua parte dal becco all'indietro, gira attorno al cranio e ritorna al becco dalla parte opposta. Ora, non è possibile che una lingua così straordinaria si sia "evoluta" per gradi. Il solo fatto che sia rivolta all'indietro avrebbe reso impossibile la nutrizione a generazioni di progenitori del picchio, finché l'apparato non avesse raggiunto la necessaria lunghezza. Altro caso: il limulo, una specie di granchio corazzato che vive sulle coste dell'Atlantico. Essere "primitivo", cugino degli antichissimi trilobiliti (estinti da milioni di anni), è considerato un fossile vivente, presente in strati fossili da 300 milioni di anni (e sempre uguale). Di recente s'è scoperto che gli occhi del limulo, di notte, aumentano il loro potere visivo di un milione di volte. Non sono affatto occhi "primitivi". Al contrario: sono più sofisticati degli apparecchi elettronici a visione notturna usati per scopi militari. Ciò che vediamo in natura è uno scoppio di fantasia progettistica. Anche l'evoluzione dell'Uomo è in discussione. L'albero genealogico fornitoci dagli evoluzionisti viene sconvolto da sempre nuove scoperte. (...) L'uomo di Neanderthal, estintosi "solo" 25 mila anni fa (già esisteva l'uomo moderno), non solo ha perso il posto di nostro "antenato", ma anche quello di parente collaterale. Due studi recenti hanno ricavato il DNA del Neanderthal: è cosi diverso dal nostro, che le due specie non potevano unirsi ed avere prole (...). Nel novembre 1999, l'autorevole rivista National Geographic ha pubblicato in pompa magna la foto di una lastra minerale dove si vedeva un dinosauro con ali e piume: "è la prova che gli uccelli si sono evoluti da questi antichi rettili", ha esultato il biologo Barry A. Palevitz nell'articolo che accompagnava la scoperta. Subito dopo, s'è appurato che "il fossile" era un falso, composto da due fossili diversi (un uccello e un sauro) incollati assieme, opera dei contadini cinesi della zona di Liaoning, che sfruttano e vendono (sul mercato nero) i fossili di un giacimento locale. Uno "scandalo" molto chiacchierato in Usa. Piero Angela non ce lo ha raccontato. Diciamo subito che la Teoria dell'Evoluzione Biologica della specie umana non è Scienza galileiana. Essa pretende di andare molto al di là dei fatti accertati (...). Una teoria con anelli mancanti, sviluppi miracolosi, inspiegabili estinzioni, improvvise scomparse non è Scienza galileiana. (...) Se l'uomo dei nostri tempi avesse una cultura veramente moderna, dovrebbe sapere che la teoria evoluzionistica non fa parte della Scienza galileiana. A essa mancano i due pilastri che hanno permesso la grande svolta del milleseicento: la riproducibilità e il rigore. Insomma, mettere in discussione l'esistenza di Dio, sulla base di quanto gli evoluzionisti hanno fino a oggi scoperto, non ha nulla a che fare con la Scienza. Con l'oscurantismo moderno, si".
    7m 23s
Il fallimento delle idee di Darwin spiegato in maniera semplice
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