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Erdoǧan e Biden ritessono la diplomazia

  • Erdoğan, l'inettitudine di un abile e pericoloso piazzista

    10 JUL 2022 · Cominciamo dal dato sull'inflazione annua turca al 175% per distruggere una leggenda mitologica: Murat annuncia pubblicamente proprio all'inizio dell'intervento l'inettitudine di Erdoğan a governare un paese, e soprattutto non è in grado di farlo con mezzi leciti, senza truccare le carte, ma anche normalmente non capirebbe nulla di economia e finanza. La sua abilità è trovare o creare strumenti, i più subdoli, censori e autoritari per non perdere il sistema di potere che ha mezzo in piedi, ma le condizioni economiche sono da parecchi anni al limite del default. Giunto è il tempo di sfatare internazionalmente una favola: i turchi non lo vogliono più in stragrande maggioranza, ma i media sono tutti nelle sue mani e anche la rete di rapporti in ogni ambito che fa cooperare settori e affari, in molti progetti energetici... un disegno economico capillare impossibile da scardinare. Imbarazzante Draghi, ma è solo un collaborazionismo che risponde al meccanismo inventato dal sistema Erdoğan, sofisticato e difficilmente intaccabile, soprattutto se si prosegue il reciproco ricatto in corso, come a Madrid, dove tutti possono raccontare di aver vinto in patria, senza che accada nulla, tranne gli accordi finanziari sottobanco e tutti sotto scacco fino alle elezioni turche del giugno 2023... il cambio di rotta che ha soggiogato Erdoğan alla politica russa proviene dalla guerra in Siria; prevarrà il rischio di farsi trascinare nel gorgo da Putin – unico ad averlo tenuto in pugno negli ultimi anni –, oppure in extremis si collocherà nell'alveo della Nato definitivamente?
    28m 7s
  • Mavi Vatan, Kanal Istanbul e truffe internazionali

    27 JUN 2021 · Mavi Vatan, vuol dire Patria Blu, è una dottrina introdotta da certi ex colonnelli poi docenti che giustificherebbe la riappropriazione di parti di acque territoriali nel Mediterraneo orientale e Egeo, attraverso una attività di aggressione molto muscolare. Una dottrina che sta sullo sfondo del racconto di questo ultimo Caffè turco di @muratcinar prima della pausa estiva. La cosa interessante infatti è che quei vecchi colonnelli che sono stati processati una dozzina di anni fa, ora sono ridiventati uomini di fiducia del sistema del presidente proprio per aver ideato questa dottrina. Sezgin Baran Korkmaz, un imprenditore curdo accusato e ricercato dagli Usa per una truffa di 900 milioni ai danni dell'erario statunitense, 500 dei quali sarebbero ora in Turchia – e alcune voci insinuano che ci siano arrivati nascosti sull'aereo personale di Erdoğan. Potrebbe diventare il nuovo Sedat Peker, che nel suo ottavo messaggio lo aveva chiamato in causa: minacce e riciclaggio, rileva imprese decotte sottocosto su istigazione di Soylu stesso. Un imprenditore esemplare in Turchia, mentre in Usa due fratelli mormoni lo denunciano con un imprenditore armeno loro complice nell'impresa di avviare una ditta nel settore della energia rinnovabile, puntando agli sgravi fiscali, senza mai fondare realmente l'azienda. Ora è in detenzione provvisoria in Austria, perché l'amministrazione Biden è interessata ad avere in mano quante più carte possibile per ricattare e controllare l'alleato irriducibile Erdoğan. Korkmaz infatti preferirebbe essere estradato in Turchia. Per tutelare e proseguire questo status quo è importante per l'Akp e i suoi alleati Lupi grigi rimuovere ogni possibile opposizione e quindi la Corte costituzionale, controllata dal potere centrale, sta mettendo fuori legge il secondo partito d'opposizione, quello di Demirtas, cosiddetto filocurdo. E questo processo avviene attraverso assurdità surreali del processo giuridico. Dal processo farsa alla tragedia dei migranti che producono soldi per Ankara: Merkel, Draghi e Von der Layen erogheranno altri 3 miliardi. Che forse userà per devastare il territorio con il Kanal di Istanbul che ha valenza internazionale in quanto sarebbe fuori dalla Convenzione di Montreux e quindi le navi militari occidentali potrebbero soggiornare nel Mar Nero senza limiti di tempo (oltre a fornire denaro alle aziende della famiglia presidenziale, che ha già costruito un ponte prima che scorra l'acqua del canale futuribile).
    25m 48s
  • Finto multilateralismo al servizio di reali democrature affaristiche

    18 JUN 2021 · Con un richiamo ai tempi della Guerra di Corea @muratcinar rievoca come la Turchia andò in soccorso degli Usa già allora, rifornendo truppe fresche, quasi tutti soldati morti che riscattarono con il loro sangue l'ingresso della Turchia nel campo Nato; a una riedizione di questa offerta di sacrificio si è assistito al vertice della Nato di Bruxelles del 15 giugno 2021, durante il primo incontro con Erdoğan rinviato per 6 mesi dalla sua elezione da Biden, quando la Turchia ha guadagnato la possibilità di sostituirsi ai contingenti che si andavano ritirandosi dall'Afghanistan, visto l'accreditamento religioso del presidente turco (giudicato comunque dai Talebani come nuova forza occupante), molto attivo nel panorama geopolitico e pronto a mandare allo sbaraglio i propri contingenti in cambio di sempre maggiore collocazione nello scacchiere globale; insieme a Orbàn – gli accompagnatori del presidente turco sono sempre specchiati campioni di democratura – e addirittura il Pakistan, il vicino ingombrante e da sempre incombente sul Khyber Pass. Ma al vertice si è parlato anche dell'altro angolo di Mediterraneo in guerra dichiarata: anche la Libia – e con partner inusitati, come la Francia di Macron – sarebbe un terreno di conquista, dove continuare a dispiegare truppe ma soprattutto portare a conclusione affari a supporto di quelli europei. Sulla costa meridionale del Mediterraneo si sta chiudendo una fase in cui la Turchia con la sua potenza militare pulisce il terreno: truppe, armi, trattative con milizie, droni... forniture di ogni genere. Il 24 dicembre ci saranno nuove elezioni che faranno assurgere al potere un fantoccio manipolabile dalle forze occidentali, intente ad accaparrarsi appalti d'oro L'entusiasmo è stato tale che Erdoğan, lasciata di corsa Bruxelles è andato a Baku a vedere la partita degli europei con Aliyev, vagheggiando una federazione tra nazioni dell'Asia centrale mentre viaggiavano tra cantieri intenti a cementificare il paese – tutte aziende edili turche: le prime 5 aziende che vincono più appalti in tutto il mondo e sono correlate mafiosamente con la famiglia di Erdoğan. Ciò che stupisce è l'apparizione dell'Armenia tra le nazioni che dovrebbero entrare nel gruppo di lavoro con Georgia, Azerbaijan, Iran, Russia e Turchia (dunque di nuovo il gruppo di Astana esteso, quindi una riedizione dell'approccio muscolare e non multilaterale, trumpiano e non bideniano).
    16m 27s
  • La geopolitica di Sedat Peker: camion pieni di... traffici, droni, appalti

    11 JUN 2021 · Dopo mesi a bagnomaria finalmente Biden dà udienza all'imbelle Erdoǧan, @muratcinar lo racconta poco prima dell'altro incontro con l'avversario Putin, in un campo neutro che è la cornice del G7 e preparato attraverso la visita di due donne potentissime (Wendy Sherman, la vice di Blinken e Linda Thomas Greenfield, ambasciatrice permanente all'Onu degli Usa), che con parole taglienti hanno imposto il calendario al presidente anatolico, a cominciare dalla memoria della Convenzione di Istanbul per finire con l'imposizione di affrontare la questione immigrazione in modo umanitario. Blinken intanto si aggira per il MedioOriente senza mettere piede ad Ankara, ma a sua volta ha dettato l'agenda: diritti umani e stigmatizzazione americana dei traffici di armi in teatri internazionali sensibili (Siria, Nagorno Karaback, Azerbaigian) o di alleati della Nato, come la Polonia. In questa contingenza storica si inquadrano i video di Sedat Peker, che ora vanno occupando sempre di più la scena internazionale... compresa la Palestina, che nell'immaginario panturchista del mafioso avrebbe bisogno degli stessi aiuti prodotti per la Libia, o per il regime azero; e la vendita di droni dovrebbe essere più occhiuta (e diffusa nel delirio nazionalista del trafficante). Ma un personaggio come il narcotrafficante è in grado di fornire dati sugli affari – improntati alla corruzione – che l'imprenditoria vicina alla famiglia del presidente turco sta monopolizzando per esempio a Baku lavori di imprenditori che nel racconto di Peker – e nei leaks a disposizione – investono poi in paradisi fiscali come quelli nell'isola di Man. Si assiste persino al predicozzo del mafioso sull'ipocrisia di Erdoǧan riguardo al conflitto e agli appalti taroccati in Azerbaigian. Ma nei video di Peker trovano spazio anche il Marocco, e i droni svenduti; giornalisti uccisi d'inchiesta su traffici. Ma c'entra anche l'itinerario venezuelano. Ma il punto più dolente è quello siriano, in particolare quei famosi camion intercettati carichi di armi e di agenti dell'intelligence (Sadat) che misero in imbarazzo il regime preso in castagna... nessun imbarazzo invece in Peker che asserisce di aver caricato su quei camion aiuti umanitari, a cui gli 007 di Ankara sostituirono o mescolarono armi... in entrambi i casi si trattava di forniture esclusive per brigate armate jihadiste turkomanne [e su questo il mafioso non ha da eccepire], ma sicuramente non potevano ottenere il plauso di Blinken, che comunque era responsabile durante l'era Obama, quando si crearono brigate di miliziani contro Pkk, Ypg Ypj
    22m 28s
  • La sulfurea serie di videorivelazioni di Sedat Peker

    29 MAY 2021 · Telenovela YouTube mafiosa panturchista con oltre 80 milioni di visualizzazioni, che ha appassionato i turchi in poco più di un mese. Mentre pubblichiamo questo podcast siamo in attesa dell'ottava puntata. Quasi un anno di latitanza, esiliato dapprima nei Balcani e poi rocambolescamente in Marocco da dove è fuggito in fretta e furia a seguito di una fornitura di droni a Mohammed VI da parte del genero di Erdoġan in cambio della sua estradizione, a seguito di una maxinchiesta che lo vede protagonista, orchestrata per bloccare questa serie di rivelazioni che colpiscono in particolare il ministro degli interni Süleyman Soylu, talmente potente da costringere Erdoġan a silurare il suo stesso genero (rivale di Soylu, che è diventato il delfino del Sultano) a novembre, come abbiamo raccontato: https://www.spreaker.com/user/ogzero/murat-04-le-dimissioni-di-albayrak-dimos. Pare che il successo di Peker, da sempre vicino ai Lupi Grigi, presso gli ambienti governativi provenga anche dalla sostituzione nel 2016 del gruppo di Gulen, di cui Erdoġan si serviva per i lavori sporchi e criminali, con clan mafiosi. Peker rappresenta uno di questi, finché cadde in disgrazia per qualche motivo per ora sconosciuto. Nei suoi video ce n'è per tutti e lo può fare da una posizione di forza, avendo documenti che riguardano tutti, compresi gli americani della Dea con cui, da narcotrafficante, aveva avuto rapporti; l'intrigo si fa internazionale. Peker in particolare racconta di come sia stato il demiurgo delle fortune di Soylu, senza lesinare riguardo a episodi narrati, misteri irrisolti, figure di spicco, forniture di armi, blindati... Con Murat cerchiamo di districarci in questo mare di rivelazioni e di misfatti che si allargano a macchia d'olio toccando ogni aspetto della storia degli ultimi anni non solo turchi: Cipro, i Balcani, il Venezuela, il Marocco, gli Usa... tutto proposto con i ritmi, le figure, dettagli che provengono dal più lontano passato come dall'attualità più stringente, avvalendosi delle professionalità delle serie televisive più accattivanti.
    19m 55s
  • Negazione e presenza di un genocidio: narrazioni e usi diversi della storia armena

    30 APR 2021 · Gli armeni negli ultimi mesi sono stati strumentalizzati dalle potenze globali e locali persino più del solito. Ma Biden aveva promesso in campagna elettorale che avrebbe riconosciuto il genocidio armeno del 1915, e lo ha fatto il 24 aprile, nel giorno consacrato alla memoria di quella strage del Secolo breve. Una data che comunque gli fa gioco nella sua partita a scacchi con Erdoğan e nel suo intento di accorciargli il guinzaglio e allontanarlo da Putin (e dagli S400). E infatti lo ha sentito per la prima volta da quando è stato eletto al posto di Trump, molto meno ostico per il presidente turco. Murat Cinar estrae la figura di Aram Tigran per tessere l'ordito musicale a partire da Diyarbakir e dirigersi verso Qamişlo, unificando i destini del popolo curdo con quello armeno e da quella lirica storia di un musicista, esule persino prima di nascere, morto – a newrouz! – per l'emozione di poter suonare nella propria terra... ma portato in un nosocomio lontano a esalare l'ultimo respiro come modello di una nazione in esilio da un genocidio negato dai Giovani Turchi e poi da tutti i regimi anatolici più o meno kemalisti. I motivi per cui proprio ora a distanza di più di un secolo sia avvenuto questo riconoscimento da parte americana vanno ricercati un po' nella attenzione per i diritti umani dei sudditi di Ankara, ovviamente pretestuosi per l'amministrazione americana che li usa per tenere sotto scacco Erdoğan, e sia Joe Biden che Kamala Harris avevano alluso alla questione armena, perché la diaspora derivante da quella pulizia etnica durante la Prima guerra mondiale portò molti armeni negli Stati Uniti e in particolare nella California cara alla vicepresidente, che ha dato voce in cambio di voti a quella minoranza. Un altro punto da considerare per questo dissidio è che funge da detonatore per la composizione di un contenzioso che da anni divide i due più potenti eserciti della Nato e come dice Murat gli interessi tra questi appartenenti si intrecciano a tal punto che nessuno può lasciare l'“Organizzazione” (infatti in un altro momento abbiamo già parlato delle sanzioni Caatsa applicate ad alleati riottosi: https://www.spreaker.com/user/ogzero/murat-03-intese-con-putin-e-sanzioni). Anche se si è arrivati al punto di rottura tra gli "alleati", come abbiamo dimostrato cercando di raccontare cosa hanno rappresentato gli Accordi di Astana (https://ogzero.org/studium/il-mare-di-astana-il-mediterraneo/) e cosa significa il controllo dei monti al confine tra Iraq, Siria e Turchia, visto che proprio ieri l'alleato curdo di Ankara nel Kurdistan, l'iracheno Barzani, ha il 28 aprile scorso intimato al Pkk di lasciare il rifugio sui monti Qandil. E poi il maxiprocesso a New York che coinvolge dirigenti, parlamentari, direttori di banche e rampolli turchi per riciclaggio e malversazioni che coinvolgono anche altri stati sovrani (India, Iran, Qatar, Cina); le indagini relative al ramo turco furono sempre avversate e i magistrati licenziati, perseguiti... ma in Usa un faccendiere turco confessò, spiegando come si dipanava il riciclaggio e lo scambio di merci in embargo. Il genocidio armeno è un tabù in Turchia ed è anche uno stillicidio per i discendenti dei massacrati che si trovano a convivere con i discendenti degli aguzzini; con i riti e le omertà, i silenzi pesanti e l'ignavia di chi preferisce sopravvivere, mentre i coraggiosi poeti, giornalisti, intellettuali che hanno avuto il coraggio di vivere scrollandosi di dosso la paura del colombo sempre impaurito sono stati uccisi come Hrant Dink nel 2007. i turchi rimangono senza una corretta informazione della proprie responsabilità e gli armeni senza il riconoscimento delle proprie sofferenze, costantemente in ansia, come ancora denuncia Yetvart Danzikian e anche Garo Paylan in parlamento ha cercato di far parlare i 200 intellettuali armeni che sparirono e non poterono più parlare un secolo fa, guadagnandosi una minaccia di fare la stessa fine.
    22m 58s
  • Albayrak offerto sull'altare di rapporti nuovi con la nuova Casa Bianca

    13 NOV 2020 · Il potentissimo ministro del Tesoro Albakyar si è rocambolescamente dimesso. Era sacrificabile perché inviso all'elettorato di Erdoğan e soprattutto compromesso con l'amministrazione Trump. Il capro espiatorio ideale per avviare un nuovo corso di relazioni con la Casa Bianca di Biden e scaricargli la colpa della miseria che si allarga nel paese anatolico.
    2m 19s
  • Caatsa disatteso: sanzioni applicabili da Biden?

    13 NOV 2020 · L'interazione commerciale con Mosca, da cui Ankara dipende per l'enorme fame di energia che contraddistingue la Turchia. Anche qui Erdoğan si è inserito nel solco delle sanzioni del 2017 (Countering America’s Adversaries through Sanctions Act) contro chi collabora con Corea del Nord, Iran e Russia, finora disattese. Erdoğan dovrà immaginare una contromossa nel caso Biden decida di applicarle
    1m 58s
  • Rapporti con Nato, questione di schieramenti

    13 NOV 2020 · Ankara può ribaltare tutti i rapporti perseguiti con gli altri potenti che in questi 4 anni di vacanza strategica internazionale degli Stati Uniti sono stati gli interlocutori principali di Erdoğan per spartirsi le spoglie abbandonate da Washington in Medio Oriente: adattarsi a Biden e alla sua politica, tornando magari ad altre forme di difesa targate Usa, stracciando per esempio i contratti di fornitura degli S400.
    2m 43s
  • La Turchia nei dossier "Iran" e "Cina" della Casa Bianca

    13 NOV 2020 · Per Biden due sono i problemi centrali della politica estera statunitense: la Cina e l'Iran. In entrambi i casi la Turchia è ben posizionata, perché ha continuato a fare affari con entrambi i paesi sanzionati e condivide interessi strategici: dai curdi agli uyguri, dal traffico di armi alla reciproca legittimazione. La predisposizione alla diplomazia del nuovo inquilino della Casa Bianca lascia immaginare un futuro di trattative con Ankara
    3m 42s

La diplomazia di lungo corso che la figura di Biden rappresenta non potrà che venire a patti, cercando di far rientrare a pieno Erdoğan nella Nato, aprendo i molti dossier...

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La diplomazia di lungo corso che la figura di Biden rappresenta non potrà che venire a patti, cercando di far rientrare a pieno Erdoğan nella Nato, aprendo i molti dossier che riguardano l'attivismo neo-ottomano di Erdoğan e considerando quanto la Turchia sarà disponibile a offrire, ma soprattutto anticipando gli aspetti su cui è in grado di tornare indietro rispetto alle forzature e agli strappi creati in questi quattro anni di briglia sciolta.
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Author OGzero - Orizzonti geopolitici
Categories News Commentary
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