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Early Music Stories

  • Intervista a Florence Bolton e Benjamin Perrot (parte seconda)

    30 APR 2024 · Le quattro epoche del sogno della musica inglese del Settecento   Nella storia dell’ensemble francese La Rêveuse, fondato e diretto da Florence Bolton e Benjamin Perrot, la musica inglese occupa un posto speciale e nel corso degli ultimi anni il gruppo ha registrato quattro dischi, di cui tre  già pubblicati, dedicati ai differenti aspetti del suo versante strumentale. Si tratta di un progetto nato dalla ricerca delle musiche di compositori meno noti e contemporanei dei grandi maestri che hanno segnato la storia dell’arte musicale britannica come Purcell e Handel.  I titoli di questi dischi indicano la cronologia delle diverse generazioni attive nella capitale e nel loro insieme costituiscono una sorta di ritratto musicale della Londra nel Settecento scandita simbolicamente in tappe ventennali. Da London circa 1700. Purcell & his generation, passando per London circa 1720. Corelli’s legacy, e London circa 1740. https://www.youtube.com/watch?v=F_61Wq1uURc, dopo aver esplorato la musica barocca si arriva allo stile galante e della sensibilità che si potrà ascoltare al momento della pubblicazione di London circa 1760. Bach, Abel and friends. La Rêveuse prende il nome da una pagina musicale di Marin Marais, compositore che ha un posto importante nella discografia del gruppo e in agosto uscirà un nuovo CD a lui dedicato. Ma indubbiamente l’interesse verso la cultura musicale britannica è uno degli aspetti che caratterizza la storia di questo ensemble che utilizza copie di strumenti storici seguendo scrupolosamente la prassi esecutiva storicamente informata ma lasciando spazio anche alla creatività nella scelta dell’ornamentazione,  dell’interpretazione, e con una particolare attenzione alla varietà dei colori timbrici.   Nella conversazione presente nel podcast Florence Bolton e Benjamin Perrot parlano  della loro curiosità e attrazione nei confronti della musica inglese e di cosa ha ispirato questa interessante serie di ritratti panoramici tesi a illuminare angoli nascosti della storia della musica britannica dalla fine del XVII secolo a buona parte del XVIII. Il primo CD è stato pubblicato dalla Mirare e i successivi dalla Harmonia Mundi, e tra gli esempi musicali presenti nella seconda parte del podcast c’è anche una piccola anteprima del quarto volume che nel 2025 andrà a completare la serie “London”.                                                                       Paolo Scarnecchia
    23m 7s
  • Intervista a Florence Bolton e Benjamin Perrot (parte prima)

    30 APR 2024 · Le quattro epoche del sogno della musica inglese del Settecento   Nella storia dell’ensemble francese La Rêveuse, fondato e diretto da Florence Bolton e Benjamin Perrot, la musica inglese occupa un posto speciale e nel corso degli ultimi anni il gruppo ha registrato quattro dischi, di cui tre  già pubblicati, dedicati ai differenti aspetti del suo versante strumentale. Si tratta di un progetto nato dalla ricerca delle musiche di compositori meno noti e contemporanei dei grandi maestri che hanno segnato la storia dell’arte musicale britannica come Purcell e Handel. I titoli di questi dischi indicano la cronologia delle diverse generazioni attive nella capitale e nel loro insieme costituiscono una sorta di ritratto musicale della Londra nel Settecento scandita simbolicamente in tappe ventennali. Da London circa 1700. Purcell & his generation, passando per London circa 1720. Corelli’s legacy, e London circa 1740. https://www.youtube.com/watch?v=F_61Wq1uURchttps://www.youtube.com/watch?v=F_61Wq1uURc, dopo aver esplorato la musica barocca si arriva allo stile galante e della sensibilità che si potrà ascoltare al momento della pubblicazione di London circa 1760. Bach, Abel and friends.   La Rêveuse prende il nome da una pagina musicale di Marin Marais, compositore che ha un posto importante nella discografia del gruppo e in agosto uscirà un nuovo CD a lui dedicato. Ma indubbiamente l’interesse verso la cultura musicale britannica è uno degli aspetti che caratterizza la storia di questo ensemble che utilizza copie di strumenti storici seguendo scrupolosamente la prassi esecutiva storicamente informata ma lasciando spazio anche alla creatività nella scelta dell’ornamentazione,  dell’interpretazione, e con una particolare attenzione alla varietà dei colori timbrici.   Nella conversazione presente nel podcast Florence Bolton e Benjamin Perrot parlano  della loro curiosità e attrazione nei confronti della musica inglese e di cosa ha ispirato questa interessante serie di ritratti panoramici tesi a illuminare angoli nascosti della storia della musica britannica dalla fine del XVII secolo a buona parte del XVIII. Il primo CD è stato pubblicato dalla Mirare e i successivi dalla Harmonia Mundi, e tra gli esempi musicali presenti nella seconda parte del podcast c’è anche una piccola anteprima del quarto volume che nel 2025 andrà a completare la serie “London”.                                                                        Paolo Scarnecchia
    18m 41s
  • Intervista a Enrico Gatti e Francesco Zimei

    23 APR 2024 · Alla radice del libro curato dal violinista Enrico Gatti e dal musicologo Francesco Zimei c’è il convegno internazionale “Arcomelo 2013. Studi nel terzo centenario della morte di Arcangelo Corelli”, organizzato a Fusignano, la città natale del compositore che nel 1706 a Roma entrò a far parte della Accademia dell’Arcadia con il nome di Arcomelo, a cui più tardi si aggiunse Erimanteo. Questa  raccolta di saggi è il risultato di indagini e temi di ricerca avviati e poi proseguiti nel corso degli ultimi anni in una prospettiva multidisciplinare, e le scoperte più importanti raccontate e analizzate nei diversi testi riguardano due lettere inedite del celebre violinista e un ritratto giovanile, contestualizzati e inquadrati in ambito paleografico, storico artistico e socio economico.  Il libro pubblicato dalla https://www.lim.it/it/opere-collettive/6686-il-giovane-corelli-9788855433488.htmlgrazie a una raccolta di fondi di numerosi sottoscrittori, è diviso in tre sezioni. La prima riguarda l’iconografia e contiene saggi di Zimei, Enrico Ghetti, Gatti e Fabrizio Longo. La seconda è dedicata all’epistolario con testi di Sara Bischetti, Gatti, e quello a doppia firma di Lucilla Nuccetelli e Lucrezia Vardaro. La terza riunisce tre saggi sotto l’etichetta di “Corollari”, rispettivamente di Fiorenzo Landi, Gilberto Ceranto jr. e Antonella D’Ovidio. La sezione di iconografia musicale non riguarda solo la comparazione tra i diversi ritratti corelliani messi a confronto con la nuova acquisizione di quello giovanile, ma anche più in generale la tenuta dello strumento e dell’arco a confronto con numerose raffigurazione pittoriche di musicisti nell’atto di suonare il violino. Allo stesso modo in quella epistolare e in quella dei corollari ci sono documenti relativi a diverse personalità della cultura e della società dell’epoca di Corelli che arricchiscono il panorama ricostruito attorno al ritratto dell’artista da giovane.   In questo podcast i due curatori del libro raccontano le loro scoperte e l’importanza dei documenti illustrati e analizzati nei diversi saggi, e il loro dialogo è accompagnato da esempi musicali che ad eccezione del riferimento all’opera quinta interpretata dall’Ensemble 415, sono tutti eseguiti dall’Ensemble Aurora diretto e formato da Enrico Gatti nel nome dell’interesse nei confronti del compositore di Fusignano.                                                                          Paolo Scarnecchia
    19m 15s
  • Intervista a François Espinasse e B. Cattiaux

    12 APR 2024 · Sulla balconata dei musicisti sopra l’altare della Cappella Reale della Reggia di Versailles troneggia un prezioso https://www.youtube.com/watch?v=PENR9dH_yJ8&t=8s fatto costruire da Luigi XIV con il suo splendido buffet scolpito da Philippe Bertrand. Lo strumento realizzato dal “facteur d’orgue royal” Robert Cliquot sul progetto di Étienne Enocq e inaugurato da François Couperin, è collocato sullo stesso piano della tribuna opposta, che si trova sopra la porta d’ingresso della Cappella, dalla quale la  famiglia reale assisteva alla messa quotidiana che era accompagnata dalla esecuzione di musiche appositamente scritte dai più importanti compositori dell’epoca. Nel corso del tempo l’organo ha subito delle trasformazioni, e alla fine degli Anni Ottanta venne smontato e interamente ricostruito, secondo i piani originali, da Jean-Loup Boisseau ethttps://www.youtube.com/watch?v=HAsQO2Pd4fk&t=5shttps://www.youtube.com/watch?v=HAsQO2Pd4fk&t=5sper essere reinaugurato nel 1995.   Da allora è tornato a suonare come all’epoca del Grand Siècle, e oggi alla sua consolle si alternano regolarmente https://www.youtube.com/watch?v=dtiSeNQ9H0k&t=5s, François Espinasse, Frédéric Desenclos, Jean-Baptiste Robin et Michel Bouvard, che lasciano temporaneamente a turno le loro abituali sedi di lavoro per valorizzare questo prezioso strumento, mettendo in risalto le qualità della scuola musicale francese, che è considerata come una delle migliori per quanto riguarda la storia della letteratura organistica europea. In questo podcast suddiviso in tre parti Laurent Brunner, direttore di Château de Versailles Spectacles, Michel Bouvard, François Espinasse e Bertrand Cattiaux, raccontano la storia e le caratteristiche di questo strumento in occasione della registrazione dell’opera di Nicolas de Grigny (Reims 1672-1703), che è stato uno dei più grandi maestri dell’arte organistica barocca, e che fu ammirato da Bach che ricopiò il primo e unico Livre d’orgue del 1699 con le straordinarie opere del geniale musicista francese. Il libro contiene le composizioni scritte per essere eseguite nel corso della Missa cunctipotens genitor Deus secondo la pratica dell’alternanaza tra i versetti vocali del cantopiano e quelli strumentali dell’organo, per il Kyrie, Gloria, Offertorio, Sanctus, Elevazione, Agnus Dei e Communio. Oltre a questi la raccolta contiene anche le composizioni create attorno a cinque inni di importanti festività: Veni creator, Pange lingua, Verbum supernum, Ave maris stella, A solis ortus.   Le qualità e l’originalità della musica del compositore francese sono riassunte nell’incipit della introduzione all’edizione moderna curata da David Ponsford e pubblicata nel 2019 in Italia da Ut Orpheus: “Nicolas de Grigny’s Premier livre d’orgue (Paris: Pierre Augustin le Mercier, 1699) represents the summit of musical achievement in organ composition during the French Baroque period. This is revealed by de Grigny’s command of large-scale structures, the prevalence of five-part fugues using the most beautiful tonal colours of the organ, his harmonic language and modulatory schemes that make full use of meantone temperament, the successful incorporation of the latest instrumental and vocal styles into the established genres, the plethora of expressive detail and the sheer scope of his musical imagination”.   Le interviste e gli esempi musicali del podcast, salvo l’esempio della Tierce en taille di Grigny eseguita da Jean-Baptiste Robin, sono stati registrati nella Chapelle Royale a fine gennaio nel corso della preparazione della incisione discografica di Bouvard ed Espinasse, per la collezione “L’Âge  d’Or de l’Orgue français” della collana discografica Château de Versailles, che verrà pubblicata in autunno. Paolo Scarnecchia
    15m 22s
  • Intervista a Michel Bouvard

    12 APR 2024 · Sulla balconata dei musicisti sopra l’altare della Cappella Reale della Reggia di Versailles troneggia un prezioso https://www.youtube.com/watch?v=PENR9dH_yJ8&t=8s fatto costruire da Luigi XIV con il suo splendido buffet scolpito da Philippe Bertrand. Lo strumento realizzato dal “facteur d’orgue royal” Robert Cliquot sul progetto di Étienne Enocq e inaugurato da François Couperin, è collocato sullo stesso piano della tribuna opposta, che si trova sopra la porta d’ingresso della Cappella, dalla quale la  famiglia reale assisteva alla messa quotidiana che era accompagnata dalla esecuzione di musiche appositamente scritte dai più importanti compositori dell’epoca. Nel corso del tempo l’organo ha subito delle trasformazioni, e alla fine degli Anni Ottanta venne smontato e interamente ricostruito, secondo i piani originali, da Jean-Loup Boisseau et Bertrand https://www.youtube.com/watch?v=HAsQO2Pd4fk&t=5sper essere reinaugurato nel 1995.   Da allora è tornato a suonare come all’epoca del Grand Siècle, e oggi alla sua consolle si alternano regolarmente https://www.youtube.com/watch?v=dtiSeNQ9H0k&t=5s, François Espinasse, Frédéric Desenclos, Jean-Baptiste Robin et Michel Bouvard, che lasciano temporaneamente a turno le loro abituali sedi di lavoro per valorizzare questo prezioso strumento, mettendo in risalto le qualità della scuola musicale francese, che è considerata come una delle migliori per quanto riguarda la storia della letteratura organistica europea. In questo podcast suddiviso in tre parti Laurent Brunner, direttore di Château de Versailles Spectacles, Michel Bouvard, François Espinasse e Bertrand Cattiaux, raccontano la storia e le caratteristiche di questo strumento in occasione della registrazione dell’opera di Nicolas de Grigny (Reims 1672-1703), che è stato uno dei più grandi maestri dell’arte organistica barocca, e che fu ammirato da Bach che ricopiò il primo e unico Livre d’orgue del 1699 con le straordinarie opere del geniale musicista francese. Il libro contiene le composizioni scritte per essere eseguite nel corso della Missa cunctipotens genitor Deus secondo la pratica dell’alternanaza tra i versetti vocali del cantopiano e quelli strumentali dell’organo, per il Kyrie, Gloria, Offertorio, Sanctus, Elevazione, Agnus Dei e Communio. Oltre a questi la raccolta contiene anche le composizioni create attorno a cinque inni di importanti festività: Veni creator, Pange lingua, Verbum supernum, Ave maris stella, A solis ortus.   Le qualità e l’originalità della musica del compositore francese sono riassunte nell’incipit della introduzione all’edizione moderna curata da David Ponsford e pubblicata nel 2019 in Italia da Ut Orpheus: “Nicolas de Grigny’s Premier livre d’orgue (Paris: Pierre Augustin le Mercier, 1699) represents the summit of musical achievement in organ composition during the French Baroque period. This is revealed by de Grigny’s command of large-scale structures, the prevalence of five-part fugues using the most beautiful tonal colours of the organ, his harmonic language and modulatory schemes that make full use of meantone temperament, the successful incorporation of the latest instrumental and vocal styles into the established genres, the plethora of expressive detail and the sheer scope of his musical imagination”.   Le interviste e gli esempi musicali del podcast, salvo l’esempio della Tierce en taille di Grigny eseguita da Jean-Baptiste Robin, sono stati registrati nella Chapelle Royale a fine gennaio nel corso della preparazione della incisione discografica di Bouvard ed Espinasse, per la collezione “L’Âge  d’Or de l’Orgue français” della collana discografica Château de Versailles, che verrà pubblicata in autunno. Paolo Scarnecchia
    18m 17s
  • Intervista a Laurent Brunner

    12 APR 2024 · Sulla balconata dei musicisti sopra l’altare della Cappella Reale della Reggia di Versailles troneggia un prezioso organo fatto costruire da Luigi XIV con il suo splendido buffet scolpito da Philippe Bertrand. Lo strumento realizzato dal “facteur d’orgue royal” Robert Cliquot sul progetto di Étienne Enocq e inaugurato da François Couperin, è collocato sullo stesso piano della tribuna opposta, che si trova sopra la porta d’ingresso della Cappella, dalla quale la  famiglia reale assisteva alla messa quotidiana che era accompagnata dalla esecuzione di musiche appositamente scritte dai più importanti compositori dell’epoca. Nel corso del tempo l’organo ha subito delle trasformazioni, e alla fine degli Anni Ottanta venne smontato e interamente ricostruito, secondo i piani originali, da Jean-Loup Boisseau et Bertrand Cattiaux  per essere reinaugurato nel 1995.   Da allora è tornato a suonare come all’epoca del Grand Siècle, e oggi alla sua consolle si alternano regolarmente https://www.youtube.com/watch?v=dtiSeNQ9H0k&t=5s, François Espinasse, Frédéric Desenclos, Jean-Baptiste Robin et Michel Bouvard, che lasciano temporaneamente a turno le loro abituali sedi di lavoro per valorizzare questo prezioso strumento, mettendo in risalto le qualità della scuola musicale francese, che è considerata come una delle migliori per quanto riguarda la storia della letteratura organistica europea. In questo podcast suddiviso in tre parti Laurent Brunner, direttore di Château de Versailles Spectacles, Michel Bouvard, François Espinasse e Bertrand Cattiaux, raccontano la storia e le caratteristiche di questo strumento in occasione della registrazione dell’opera di Nicolas de Grigny (Reims 1672-1703), che è stato uno dei più grandi maestri dell’arte organistica barocca, e che fu ammirato da Bach che ricopiò il primo e unico Livre d’orgue del 1699 con le straordinarie opere del geniale musicista francese. Il libro contiene le composizioni scritte per essere eseguite nel corso della Missa cunctipotens genitor Deus secondo la pratica dell’alternanaza tra i versetti vocali del cantopiano e quelli strumentali dell’organo, per il Kyrie, Gloria, Offertorio, Sanctus, Elevazione, Agnus Dei e Communio. Oltre a questi la raccolta contiene anche le composizioni create attorno a cinque inni di importanti festività: Veni creator, Pange lingua, Verbum supernum, Ave maris stella, A solis ortus.   Le qualità e l’originalità della musica del compositore francese sono riassunte nell’incipit della introduzione all’edizione moderna curata da David Ponsford e pubblicata nel 2019 in Italia da Ut Orpheus: “Nicolas de Grigny’s Premier livre d’orgue (Paris: Pierre Augustin le Mercier, 1699) represents the summit of musical achievement in organ composition during the French Baroque period. This is revealed by de Grigny’s command of large-scale structures, the prevalence of five-part fugues using the most beautiful tonal colours of the organ, his harmonic language and modulatory schemes that make full use of meantone temperament, the successful incorporation of the latest instrumental and vocal styles into the established genres, the plethora of expressive detail and the sheer scope of his musical imagination”.   Le interviste e gli esempi musicali del podcast, salvo l’esempio della Tierce en taille di Grigny eseguita da Jean-Baptiste Robin, sono stati registrati nella Chapelle Royale a fine gennaio nel corso della preparazione della incisione discografica di Bouvard ed Espinasse, per la collezione “L’Âge  d’Or de l’Orgue français” della collana discografica Château de Versailles, che verrà pubblicata in autunno. Paolo Scarnecchia
    20m 49s
  • Intervista a Giovanni Sollima

    5 APR 2024 · Giovanni Sollima ha un rapporto particolare con la musica di Vivaldi che è sempre  stata una delle fonti d’ispirazione della sua creazione musicale. Uno dei suoi ultimi progetti, realizzato in collaborazione con Federico Guglielmo e l’orchestra d’archi Il Pomo d’Oro, ruota attorno alla musica vivaldiana per evocare un paesaggio sonoro legato all’immaginario della storia della città con il crocevia di genti che l’hanno popolata. Il nome di questo progetto deriva da quello dato a Venezia dagli arabi, per sottolineare la sua alterità e il suo legame con il mare e con il Vicino Oriente, seguito dall’idea misteriosa del recupero di un concerto vivaldiano del quale è sopravvissuta solo la parte della viola, e che Sollima ha reinventato in modo originale. L’idea di Venezia rifratta dalle onde marittime si spinge in un gioco di specchi tra passato e presente e fra tradizione colta e tradizione orale in un dialogo tra violoncello, archi e continuo che guarda a Levante. La conversazione tra Giovanni  Sollima, Federico Guglielmo e Giulio D’Alessio, rispettivamente violoncello e violino solisti e viola, è stata registrata insieme ad alcuni esempi musicali durante la prova del concerto organizzato dalla Istituzione Universitaria dei Concerti nell’Aula Magna della Sapienza di Roma nel mese di marzo. Nel loro dialogo i tre musicisti raccontano la nascita del progetto, descrivendo il carattere delle composizioni inserite nel suo programma. Paolo Scarnecchia
    21m 9s
  • Intervista a Jordi Savall

    28 MAR 2024 · La Folía, danza di origine portoghese divenuta fonte melodico-armonica di infinite variazioni nel corso di secoli di storia della musica, accompagna la storia del gruppo musicale fondato da Jordi Savall fin dalle sue origini, come una sorta di icona della musica iberica con le sue diferencias e glosas. Il famoso gambista è tornato a intonarla in varie declinazioni e con altre danze nel concerto presentato a metà febbraio a Roma, nell’Aula Magna della Sapienza per l’Istituzione Universitaria dei Concerti, con i suoi fidi musicisti di Hesperion XXI: Xavier Díaz-Latorre (chitarra), Andrew Lawrence-King (arpa barocca spagnola) e David Mayoral (percussioni). Anche in questo caso nel titolo del concerto “Folías & Canarios. Dall’Antico al Nuovo  Mondo”, era presente l’idea del viaggio, tanto cara al musicista catalano che l’ha esplorata in molti altri e ben più complessi e ambiziosi progetti attraverso numerosi collegamenti tra continenti, epoche storiche e culture musicali.   Sia l’intervista che gli esempi musicali sono stati registrati durante la prova prima del concerto, e nella breve conversazione contenuta in questo podcast Savall parla dell’origine della Folía che come altre danze di origine popolare si è ingentilita nelle sue forme di corte entrando nell’immaginario sonoro dell’arte musicale e divenendo un modello canonico per l’improvvisazione di variazioni.                                                                                                                         Paolo Scarnecchia
    9m 28s
  • Intervista a Marcello Di Lisa e Samuel Mariño

    19 MAR 2024 · Il primo recital italiano di Samuel Mariño intitolato Vivaldi & Co. si è svolto a febbraio nell’Aula Magna della Sapienza di Roma organizzato dalla Istituzione Universitaria dei Concerti nell’ambito della sua 79° stagione musicale. Il sopranista venezuelano accompagnato dagli archi del Concerto de’ Cavalieri diretti da Marcello Di Lisa ha eseguito arie d’opera di Vivaldi, e di Caldara e Alessandro Scarlatti, conquistando con l’agilità della sua voce l’ammirazione e la simpatia del pubblico che lo fatto tornare in scena più volte per continuare ad ascoltarlo. Tra le diverse arie, di tempesta, di bravura, di dolore e di diletto, l’ensemble ha eseguito tre concerti per archi di Vivaldi e un concerto grosso di Corelli creando un perfetto equilibrio nella alternananza tra composizioni vocali e musiche strumentali,  che ha contribuito alla riuscita di questo concerto che rappresenta la prima tappa della collaborazione con il cantante, che proseguirà sia in Italia che all’estero con impegni già programmati nel corso del 2024 e del 2025.   In questa amichevole e spontanea conversazione, Marcello Di Lisa e Samuel Mariño commentano il programma che hanno elaborato per questa occasione, raccontando anche dell’incontro dal quale è nata la loro collaborazione. Sia l’intervista che gli esempi musicali inseriti nel podcast sono stati registrati nel corso della prova generale prima del concerto.                                                                        Paolo Scarnecchia
    10m 40s
  • Intervista a Gianni Trovalusci, Alvise Vidolin, Gianluca Ruggeri & Ready-Made Ensemble

    11 MAR 2024 · Nel programma della stagione musicale 2023-2024 della Istituzione Universitaria dei Concerti si è ricordato il centenario della nascita di Luigi Nono attraverso un progetto intitolato “L’Ascolto e lo Spazio”, consistente in un particolare concerto dedicato alla sua composizione Das atmende Klarsen che era stata eseguita sotto la sua direzione nell’Aula Magna della Sapienza nel 1982. In questa conversazione i curatori del progetto Gianni Trovalusci (flauto basso), Alvise Vidolin (concetto e regia del suono) e Gianluca Ruggeri, direttore del Ready-Made Ensemble, riflettono sul ruolo dello spazio acustico nell’esperienza dell’ascolto  e sull’accostamento tra la musica di Nono e la polifonia antica della Messe de Notre Dame di Machaut che risuonò originariamente nella cattedrale di Reims, e il mottetto Nuper rosarum flores di Dufay che venne eseguito solennemente in Santa Maria del Fiore a Firenze, proposti attraverso la mediazione di una “amplificazione trasparente” di otto altoparlanti distribuiti nella sala dell’Aula Magna, tesa a simulare l’acustica dei luoghi nei quali queste musiche vennero pensate e ascoltate rispettivamente nel XIV e nel XV secolo.   Le loro voci e quelle del Ready-Made Ensemble sono state registrate nel corso delle prove del concerto durante la messa a punto del programma e della regia del suono.   Paolo Scarnecchia
    20m 8s
Podcast del Giornale della Musica curato da Paolo Scarnecchia dedicato al mondo della musica antica.
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