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Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena.

  • Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena. (23-26 Ottobre 1944)

    26 OCT 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è.
    5m 51s
  • Diario di Massimo Severi. I giorni della liberazione di Cesena. (16 - 22 Ottobre 1944)

    22 OCT 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buona lettura e buon ascolto.
    14m 39s
  • Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena. (09 - 15 Ottobre)

    15 OCT 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buona lettura e buon ascolto.
    8m 37s
  • Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena. (02 - 08 Ottobre 1944)

    8 OCT 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buona lettura e buon ascolto.
    12m 3s
  • Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena. (25 Settembre - 01 Ottobre 1944)

    30 SEP 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buona lettura e buon ascolto.
    11m 13s
  • Diario di Massimo Severi. I giorni della Liberazione di Cesena. (20 - 24 Settembre 1944)

    27 SEP 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buona lettura e buon ascolto.
    4m 46s
  • Introduzione al Diario di Massimo Severi - I Giorni della Liberazione di Cesena

    16 SEP 2021 · Per ricostruire la storia degli ultimi giorni di guerra a Cesena disponiamo di diverse fonti diaristiche: Leo Bagnoli, Pietro Burchi, Alberto Novarese, Placido Romano Zucal; e poi le testimonianze orali raccolte da Mara Valdinosi negli anni Ottanta e da Maurizio Balestra nel suo Il passaggio del fronte e la Resistenza a Cesena e dintorni (Tosca, Cesena 2005). A queste si aggiunge oggi quella di Massimo Severi. La sua giovane età e il suo ruolo sociale gli impediscono di avere accesso a un’ampia mole di informazioni e alla possibilità di decifrarle, come invece avviene, ad esempio, per don Bagnoli, che era il parroco della Cattedrale. Tuttavia questi, che a prima vista possono sembrare punti di debolezza, a una lettura più attenta si tramutano in evidenti punti di forza: Massimo è un giovane con una fitta rete di relazioni sociali e umane; è attivissimo e in continuo movimento per la Città; è curioso e attento, e il suo occhio registra quel che vede con la genuina spontaneità dei suoi diciott’anni. La sua irrefrenabile mobilità ne fa una sorta di “cineocchio” (prendo l’espressione a prestito dal titolo, Kinoglaz, del film del 1924 del regista sovietico Dziga Vertov) che inquadra la storia ad altezza di ragazzo: se avesse avuto la tecnologia di cui dispongono i suoi coetanei di oggi, la sua esperienza sarebbe stata registrata da una action cam (del tipo di quelle webcam che ciclisti o sciatori si fissano sul casco), o attraverso una storia di Instagram (cfr. Eva stories) o simili. Massimo, all’epoca in cui scrive il Diario, è in possesso della sola licenza elementare, tuttavia è un ragazzo curioso e sensibile, e a suo modo colto: oltre all’impegno nelle attività teatrali in Parrocchia, nei circa quattro mesi in cui tiene il Diario, abbiamo contato ben 14 riferimenti a letture che svolge in quel periodo. Ma che cosa spinge Massimo a tenere un diario? Nei ricordi famigliari, non c’è memoria di altri diari tenuti da Massimo nel corso della sua vita. Scrittura, sì, tanta, ma mai più (né mai prima) diaristica. E allora perché? La risposta che possiamo provare ad avanzare sta proprio in quelle bombe che piovevano di continuo su Cesena e sulla vita di un ragazzo di diciotto anni, in equilibrio tra la fine dell’adolescenza e l’inizio della maturità. Il senso di precarietà indotto dalla guerra nelle sue fasi culminanti dava dunque forma alle incertezze e alle precarietà che sono proprie di quell’età. Il Diario vero e proprio, infatti, è preceduto da pagine in cui il suo autore riepiloga un po’ tutta la sua giovane vita; e non è un caso che esso si interrompa il 29 ottobre 1944, cioè subito dopo la fine del grande spavento e l’inizio del ritorno a una lenta normalità. Se dunque lo studio del passato nasce sempre dalle domande che rivolgiamo al presente, ecco che ancora una volta queste pagine, pure vergate 77 anni fa, sanno dialogare con il nostro tempo e con l’adolescente che ciascuno di noi è stato o è. Buon Ascolto.
    7m 49s

Dal 20 settembre al 26 ottobre 2021 l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Forlì-Cesena pubblicherà giorno per giorno, sui propri canali social, le corrispondenti...

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Dal 20 settembre al 26 ottobre 2021 l’Istituto per la Storia della Resistenza e dell’Età Contemporanea della Provincia di Forlì-Cesena pubblicherà giorno per giorno, sui propri canali social, le corrispondenti pagine inedite del Diario manoscritto che Massimo Severi, allora diciottenne, tenne dal 17 luglio al 29 ottobre 1944. Parallelamente usciranno con cadenza giornaliera gli episodi narrati dalla voce di Vincenzo Morrone che riusciranno a coinvolgere l'ascoltatore ed immergerlo nei fatti riportati nelle pagine del diario.

L’iniziativa ci darà la possibilità di “rivivere” i 30 giorni che precedettero la liberazione della Città di Cesena dalla dittatura fascista e dall’occupazione nazista (e quelli immediatamente successivi) attraverso gli occhi e le parole di un ragazzo che all’epoca aveva 18 anni.
Ad esse l’Istituto affiancherà un apparato di documenti e note storico-critiche, che ne favoriranno una lettura più consapevole e informata.

All’esercizio di memoria civile che l’Istituto storico rivolge in questo modo a tutta la Città, se ne affianca anche un altro didattico, che intende rivolgere più specificamente alle scuole: agli insegnanti che aderiranno alla proposta, infatti, riserva una serie di schede con spunti per possibili attività da svolgere nella propria attività didattica curricolare.

Ma c’è di più: oltre ai valori storico, documentale, didattico ci è sembrato che molte delle cose che leggiamo in quel Diario abbiano una singolare consonanza con i tempi che noi tutti, ma in particolare i giovani, abbiamo vissuto nei mesi di emergenza sanitaria che ci siamo lasciati alle spalle.

Da ultimo, ma non per ultimo, l’Istituto storico di Forlì-Cesena ringrazia sentitamente gli eredi di Massimo Severi (la moglie Ines, i figli Vittorio, Stefano e Rita), che hanno con grande sensibilità e generosità deciso di rendere pubbliche quelle memorie private e, affidate alla cura scientifica dell’Istituto, condividerle con l’intera comunità cittadina. Tale scelta ci sembra che vada nella direzione seguita da sempre dall’Istituto storico, per il quale l’interrogazione sul passato muove anche da domande e bisogni che nascono nel presente: per noi, infatti, quelle lontane parole del giovane Massimo Severi assumono un valore di monito che richiama tutti all’apprezzamento dei beni preziosi ma fragili della pace, della solidarietà, della democrazia.
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