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CentoParole

  • Nel dizionario di Odifreddi il campionario della stupidità, da Babbo Natale a Harry Potter

    27 APR 2024 · La definizione più semplice di dizionario, probabilmente, è anche la più intuitiva. E la più corretta. Il dizionario è una raccolta di parole. Cui l'autore tenta di dare una definizione, un significato. Nel tempo, però, il concetto di dizionario si è molto allargato. Mettere in fila nomi, fatti, idee non ha più lo scopo di costruire un perimetro di senso più o meno ampio, quanto piuttosto di spaziare nella libera prateria dei pensieri. Le singole parole diventano punti di partenza dai quali raggiungere obiettivi anche molto diversi tra loro. Il successo di tantissimi dizionari è dovuto principalmente alla loro struttura: ritmo incalzante, spiegazioni brevi, citazioni fulminanti, linguaggio emozionale. Tutti ingredienti di una scrittura chiamata molto spesso anche a divertire. In questo senso, il Dizionario della stupidità di Piergiorgio Odifreddi è da considerarsi quasi un modello. Ed è il libro che ci presenta oggi Dario Campione, nella puntata del podcast CentoParole.
    10m 29s
  • Trump, Biden e i troppi luoghi comuni sugli Stati Uniti d'America

    20 APR 2024 · Oggi vi racconto il libro di Francesco Costa Frontiera. Perché sarà un nuovo secolo americano, pubblicato da Mondadori.«Un popolo che si convince di essere speciale andrà certamente più lontano di un popolo che si convince di essere sfortunato, incapace, perennemente vittima. La cultura e l’identità degli Stati Uniti sono senza dubbio in stretta correlazione con l’idea di frontiera». Nelle pagine finali del suo ultimo libro, intitolato appunto Frontiera, Francesco Costa, giornalista, blogger e vicedirettore del Post, riassume il senso di un lavoro che tenta di descrivere - allontanandosi dai troppi cliché e luoghi comuni che imperversano ovunque - «L’unica nazione mai costruita sulla sistematica mescolanza di popoli e culture diverse», un Paese che «sta attraversando un momento affascinante e contraddittorio, molto raccontato e poco compreso, per certi versi unico».Che cosa sono, oggi, gli Stati Uniti? E verso quale direzione si sta spostando la loro nuova frontiera? Bisogna subito dire che quello del giornalista siciliano, più che un saggio organico, è «una raccolta di frammenti di realtà». Costa osserva, ascolta e racconta l’anima degli States. Assembla dati, storie, curiosità: pezzi di un puzzle complesso, ma sorprendente. Il suo è un «libro frastagliato e non lineare perché la realtà stessa è frastagliata e non lineare», oltre che in rapido, continuo e tumultuoso cambiamento. Chi legge ha un’unica incombenza: spiegare le vele della curiosità, del desiderio di scoperta; essere disponibile ad «accettare sorprese e incongruenze».
    10m 23s
  • Da Roger Federer a Jannik Sinner, quando il tennis diventa poesia

    13 APR 2024 · Oggi vi racconto il libro Il tennis come esperienza religiosa, di Edgar Foster Wallace, pubblicato da Einaudi. C’è un Paese, l’Italia, che sembra essere soggiogato in questo momento da un giovane atleta altoatesino, un tennista. Jannik Sinner. L’attenzione verso le partite giocate da Sinner si è fatta spasmodica, i grandi quotidiani seguono i match punto per punto con dirette online, gli stessi match in Tv raggiungono audience insperate anche da trasmissioni collaudate e in palinsesto da anni. Insomma, è esplosa una vera e propria mania. Che, per certi aspetti, richiama da vicino la storia di un altro grande protagonista di questo sport, lo svizzero Roger Federer. Il legame emotivo che milioni di persone hanno avuto con Federer è stata una connessione radicata in qualcosa di più della semplice adorazione dell’eroe. Come ha scritto qualche anno fa Michael Steinberger sul New York Times, «abbiamo naturalmente assaporato l’arte che ha portato in campo. Il tennis è un gioco elegante, ma nessuno lo ha reso più elegante di Federer. […] E tuttavia, non è stata solo o principalmente la sua abilità con la racchetta a rendere Federer così amato. [Il tennista di Basilea] trasudava gentilezza, una qualità fin troppo rara in un atleta della sua statura». Ha regalato gioia. La stessa cosa che, oggi, sta facendo, forse del tutto involontariamente, anche Jannik Sinner. Lo sport è l’epica moderna. Può sembrare banale dirlo, ma ci allontaneremmo dalla verità se non lo facessimo. Ovunque, lo sport va oltre il gesto tecnico di chi lo pratica. Ogni Paese, ogni territorio, vive (o Il podcast di Dario Campione Nr. 67 - 13/4/2024 tenta di vivere) i propri momenti di epica sportiva; vuole affermarne i miti e utilizzarli come fattore di identità culturale. Questo è vero soprattutto nelle nazioni più giovani. C’è chi ha detto che gli europei e gli asiatici sono «sepolti» dal peso della Storia; ma nordamericani, sudamericani, australiani o neozelandesi, no. «Non è un caso che proprio loro siano furiosamente affamati di racconto sportivo, per dotarsi di mitologie primarie, senso di comunità, identità». Paradossalmente, lo stesso accade in Italia, dove le vittorie sportive, quelle di squadra così come quelle di un singolo, ricuciono provvisoriamente gli strappi e le lacerazioni dei fronti perennemente contrapposti, dei moderni e contemporanei guelfi e ghibellini. E anche in Svizzera, dove sotto lo scudo di un autentico eroe come Federer si sono riunite culture e anime altrimenti molto diverse e distanti tra loro. Nel 2006, lo scrittore americano David Foster Wallace fu inviato a Londra dalla redazione di Play, il magazine sportivo del New York Times, per raccontare il torneo di Wimbledon. Da quella esperienza sarebbe uscito un lungo reportage, diventato poi un libro: Roger Federer as Religious Experience, Roger Federer come esperienza religiosa.
    8m 32s
  • La vita spericolata di Marlon Brando, il divo del cinema che odiava Hollywood

    6 APR 2024 · Il 3 aprile di 100 anni fa, a Omaha in Nebraska, nel cuore del Midwest americano, nasceva Marlon Brando. Uno degli attori-icona del Novecento, l’uomo capace di imporre un nuovo modo di recitare davanti alla macchina da presa e di imprimere, di fatto, una svolta nel cinema hollywoodiano a partire dagli anni Cinquanta. In occasione dell’anniversario, La nave di Teseo ha riportato in libreria, dopo quasi tre decenni, l’autobiografia di Brando: Le canzoni che mia madre mi insegnava, un libro molto particolare e anomalo, che il divo americano scrisse con l’aiuto del giornalista californiano Robert Lindsey, oggi quasi novantenne, già capo dell’ufficio di corrispondenza del New York Times a Los Angeles e ghostwriter, tra l’altro, anche dell’autobiografia di Ronald Reagan. Le canzoni che mia madre mi insegnava appare come un libro schietto, sicuramente rivelatore di una personalità tanto forte quanto ambigua e contrastata. Brando racconta molto di sé attore, dei ruoli che lo hanno reso celebre, ma anche delle difficoltà emotive che dice di aver sofferto come figlio di una madre alcolizzata e di un padre crudele e prepotente.
    9m 11s
  • «Perché la Cina di Xi Jinping può vincere la guerra delle spie»

    30 MAR 2024 · Duemila e trecento anni fa, ma forse anche prima, gli strateghi cinesi compendiarono le proprie virtù militari in un libro destinato a diventare tra i più letti della storia: il Sun Tzu, ovvero L’arte della guerra. Un testo il cui ultimo capitolo, il tredicesimo, è dedicato alle spie. «Se un sovrano illuminato e un generale saggio risultano sempre vittoriosi sui nemici e realizzano imprese superiori alla norma, tutto ciò avviene grazie alla previsione - scrissero i comandanti dell’esercito imperiale - Questa previsione non può essere ottenuta tramite entità sovrannaturali, non può essere dedotta dagli eventi, non può essere calcolata. Dev’essere [invece] acquisita tramite uomini che conoscono la situazione nemica»: gli informatori. Le spie. Che sono di cinque tipi: «le spie locali, gli infiltrati, i doppiogiochisti, le spie mandate a morire e le spie che devono sopravvivere». Quando le cinque spie «lavorano insieme e nessuno conosce il loro Tao, costituiscono la “rete degli spiriti” - dice Sun Tzu - E sono un vero tesoro per il sovrano». Due millenni dopo, molte cose sono cambiate, ovvio. Ma non il principio per cui le informazioni sono il combustibile necessario per affrontare non soltanto la guerra, ma anche ogni potenziale situazione di rischio. Nella Cina contemporanea, la Cina dominata dal Partito Comunista e dal suo leader supremo Xi Jinping, l’insegnamento di Sun Tzu è tuttora applicato quasi alla lettera. Una rete fittissima di spie, umane e tecnologiche, copre con le sue maglie l’intera società. Maglie che, da qualche anno, il governo di Pechino tenta di calare ovunque sia possibile nel resto del pianeta. Sono moltissimi, ormai, e soprattutto di fonte statunitense, gli studi sull’espansione senza freni del Grande Fratello cinese. «La più colossale e articolata organizzazione di intelligence mondiale», la definisce Antonio Teti, che sull’argomento ha scritto un saggio pubblicato da Rubbettino e intitolato China Intelligence. Tecniche, strumenti e metodologie di spionaggio e controspionaggio della Repubblica Popolare Cinese. Nonostante qualche evidente difetto di scrittura - in particolare, un eccesso di tecnicismi e un uso troppo disinvolto, talvolta persino incoerente, delle definizioni in inglese - il libro di Teti ha un merito indiscutibile: mostrare come e in che modo la Cina di Xi Jinping abbia costruito il suo sistema capillare di spionaggio, spiegarne le finalità, evidenziarne il pericolo.Buon ascolto!
    9m 7s
  • «Life», la storia del Papa venuto dalla fine del mondo

    23 MAR 2024 · Raccontare la Storia, quella con la S maiuscola, attraverso una singola storia. Quella di un uomo. Mettere in fila passaggi epocali, e non solo, seguendo il nastro dei ricordi di un testimone speciale (ma forse sarebbe meglio definirlo straordinario). In parole semplici, è questo il senso di Life, la biografia di papa Francesco uscita qualche giorno fa in tutto il mondo per i tipi di HarperCollins.La mia storia nella storia, recita il sottotitolo del libro. Un progetto chiaro, che nei 14 capitoli, scritti dal pontefice assieme al giornalista Fabio Marchese Ragona, si compie in maniera lineare. In un crescendo di interesse. Destinato a culminare, nelle ultime pagine, nella rievocazione del conclave del 2013 e nello sguardo sul futuro della Chiesa cattolica.«Possiamo chiederci: ho mai raccontato a qualcuno la mia vita? […] Si tratta - dice Bergoglio - di una delle forme di comunicazione più belle e intime: raccontare la propria vita. Essa permette di scoprire cose fino a quel momento sconosciute, piccole e semplici, ma, come dice il Vangelo, è proprio dalle piccole cose che nascono le cose grandi».Ovvio, la vita di un Papa non è minimamente paragonabile ad altre. Dentro c’è un peso specifico della memoria, del tempo, assolutamente raro. E anche la lettura e la riflessione sui fatti, seppure compiute a posteriori, diventano elementi unici e incomparabili di analisi. E probabilmente, è proprio questo il punto di maggiore interesse del libro: non essersi fermato al dato biografico, ma averlo messo in relazione diretta con la Storia. Arricchendo così di luce nuova il ricordo di alcuni passaggi nodali del Novecento e degli anni Duemila. Buon ascolto!
    10m 35s
  • «Ci vediamo in agosto»: l'ultimo incantesimo d'amore di Gabriel García Márquez

    16 MAR 2024 · C’è una regola, forse ineluttabile, nel mondo dell’arte poetica e letteraria: quando un autore importante lascia un’opera inedita alla morte, quel pezzo finirà per essere pubblicato, indipendentemente da qualsiasi volontà testamentaria o indicazione di sorta.È quanto accaduto anche con Ci vediamo in agosto, l’ultimo inedito di Gabriel García Márquez uscito in italiano da Mondadori e, in contemporanea, in altri 30 Paesi, il 6 marzo scorso, il giorno in cui il Premio Nobel colombiano avrebbe compiuto 97 anni. «Nessuno che avesse tenuto nel cassetto un romanzo di Gabriel García Márquez negli ultimi dieci anni sarebbe stato in grado di nasconderlo per sempre, per quanto l’autore dicesse in privato di averlo rinnegato - ha scritto Nadal Suau su El País - un tale atteggiamento», peraltro, sarebbe stato inconcepibile: «non importa se le ragioni per ignorare» la scelta «siano artistiche, sentimentali, strategiche: ogni testo ha bisogno di emergere una volta scritto, ed è bene che ci riesca, […] non perché tutto ciò che García Márquez ha fatto è stato magistrale, ma perché quando non lo è, almeno costituisce una fede in più della sua vocazione».La decisione di editare il romanzo è stata presa dai figli dello scrittore, Rodrigo e Gonzalo, i quali hanno ripetuto nel prologo quanto già noto, ovvero che il padre aveva chiesto di non conservare il racconto. «Gabo ci lavorò lungo 25 anni, in maniera più concentrata dal 2003 fino alla fine del 2004 quando le sue condizioni peggiorarono sempre di più a causa dell’Alzheimer di cui soffriva. A quel tempo, sapevamo soltanto della sua sentenza finale: “Questo libro non funziona. Bisogna distruggerlo”. Non l’abbiamo distrutto, ma l’abbiamo messo da parte, nella speranza che il tempo decidesse cosa farne. Leggendolo ancora una volta, a quasi dieci anni dalla sua morte, abbiamo scoperto che aveva moltissimi meriti di cui poter usufruire». A partire dal fatto che avrebbe completato la trilogia «sull’amore in età matura» iniziata con Dell’amore e altri demoni e proseguita con Memoria delle mie puttane tristi, l’ultimo lavoro del quale lo scrittore autorizzò la pubblicazione ancora in vita. Buon ascolto!
    9m 32s
  • Il ritorno dell’avvocato Guerrieri: l’ultimo libro di Gianrico Carofiglio, tra malinconia e speranza

    9 MAR 2024 · A distanza di cinque anni da La misura del tempo, Gianrico Carofiglio porta di nuovo in scena la Bari dell’avvocato Guido Guerrieri, abbandonando momentaneamente la Milano in cui si muove l’ex magistrata Penelope Spada. L’orizzonte della notte, pubblicato da Einaudi, è il settimo episodio della serie e, parafrasando Ingmar Bergman, bene si potrebbe parlare di un autentico sigillo. Uno dei libri più belli dello scrittore pugliese.L’orizzonte della notte è un romanzo duplice: da un lato c’è il legal thriller, il cui ritmo è incessante dalla prima all’ultima pagina; da un altro lato c’è un «viaggio psicologico, un’affilata meditazione sulla perdita e sul rimpianto», sul ricordo e sulla ricerca di sé, sulle «inattese sincronie della vita» e sul bisogno di felicità.Una lingua perfetta, solida, asciutta, ricca come sempre di citazioni che non sovrastano il racconto ma lo riempiono, piuttosto, di significato, impedisce quasi al lettore di staccarsi dalle pagine di un romanzo «acuto, brillante, a tratti malinconico, che guarda però» con speranza al futuro, soprattutto nelle righe finali, in qualche modo sorprendenti, capaci quasi di rovesciare il senso di marcia tenuto sino a qual momento dall’autore.La storia gialla comincia con una telefonata che Guerrieri riceve «inaspettatamente» dall’amico libraio Ottavio, il proprietario dell’Osteria del Caffellatte, aperta dalle 10 di sera alle 6 del mattino e rifugio amatissimo dello stesso Guerrieri, il quale è solito trascorrerci le notti d’insonnia. In libreria si è momentaneamente nascosta Elvira Castell, un’amica di Ottavio. Una donna di 44 anni, bella, benestante, divorziata e titolare di una società informatica, la quale ha appena ucciso un uomo, Giovanni Petacci, compagno della sorella gemella Elena, morta per suicidio poche settimane prima.Buon ascolto!
    9m 48s
  • Papi, guerre, spie: i misteri dell'Archivio Vaticano svelati

    2 MAR 2024 · «Braccare un uomo-ombra non è facile: esiste anche il rischio di non raggiungerlo mai». Massimo Franco, vaticanista del Corriere della Sera, ha tallonato per anni monsignor Sergio Pagano, vescovo di Celene – una diocesi spagnola soppressa ormai dal VI secolo - ma, soprattutto, prefetto da quasi 27 anni dell’Archivio Apostolico della Santa Sede. Un inseguimento che, alla fine, si è concluso positivamente perché lo stesso Pagano, ormai prossimo a lasciare il suo incarico, ha deciso di alzare qualche velo d’ombra su una delle istituzioni più antiche del mondo. Un «giacimento sterminato di informazioni sull’umanità dei potenti e degli umili, sulle loro miserie e sui loro eroismi, sulla santità e la dannazione», lo definisce Franco; una «sorta di sconfinato Purgatorio cartaceo», nato nel 1611 per volontà di papa Paolo V, Camillo Borghese, e da sempre conosciuto come l’Archivio segreto del Vaticano.Il 22 ottobre di tre anni fa, con un motu proprio, papa Francesco ha abolito l’intestazione utilizzata per individuare l’Archivio sin dal 1646: quel «secretum» che in latino significava semplicemente «privato», «personale». L’aggettivo «segreto» ha cominciato a «essere frainteso, colorato di sfumature ambigue, perfino negative», ha scritto Francesco nel suo motu proprio. Non collima più con la Chiesa della trasparenza in cui il pontefice argentino crede fermamente. E nonostante i 450 fondi custoditi nei corridoi sotterranei costruiti sotto le mura leonine siano in realtà aperti alla consultazione degli studiosi ormai da molti decenni, Francesco ha deciso di voltare pagina e di sostituire «segreto» con «apostolico».Poco importa, suggerisce Massimo Franco. «La sensazione di una segretezza antica e come immutabile» rimane: «coltivata, protetta, vissuta come l’identità vera della potenza sacrale, benigna e insieme quasi minacciosa, della Chiesa cattolica». Per quanto l’Archivio sia «un monumento non al sapere e alla potenza della Chiesa, ma alla volontà di capire oltre le apparenze».Secretum. Papi, guerre, spie: i misteri dell'Archivio Vaticano svelati dal prefetto che lo guida da un quarto di secolo, pubblicato da Solferino, è un libro-intervista. Un genere che personalmente amo moltissimo perché in grado di coniugare la scorrevolezza con la profondità.Non potendo raccontare in dettaglio quattro secoli di storia documentale, monsignor Pagano e Massimo Franco hanno scelto di soffermarsi nei lor dialoghi su alcuni passaggi significativi della lunga e travagliata vicenda dell’Archivio. Il lettore viene così letteralmente proiettato dal prefetto e dal suo intervistatore nei corridoi in cui sono custoditi i faldoni. Entra nel «bunker», si muove lungo gli scaffali e da lì preleva fogli impensabili: una lettera di Giacomo Leopardi al nunzio apostolico nel Regno delle due Sicilie in cui il poeta di Recanati, suddito dello Stato della Chiesa, si lamenta del fatto che a Napoli gli venga chiesto di pagare le tasse; la scomunica di Napoleone Bonaparte siglata da Pio VII, il benedettino cesenate Barnaba Chiaromonti; gli atti del processo a Galileo Galilei, con l’abiura del 1633 firmata dallo scienziato pisano per salvarsi la vita e sfuggire alla prevedibile ira dell’Inquisizione.Buon ascolto!
    10m 38s
  • Alexei Navalny, l'uomo che fa paura a Putin anche da morto

    24 FEB 2024 · Un libro fantasma; una tragica e attualissima lezione di storia contemporanea; un manifesto del coraggio umano e politico. Non tacete! Discorsi sulla libertà in Russia, il piccolo volume che contiene la traduzione italiana dei quattro interventi pronunciati in Tribunale da Aleksej Navalny tra il 18 gennaio e il 20 febbraio 2021, è un po’ ciascuna di queste cose. Vale davvero la pena di leggerlo, anche se è praticamente impossibile trovarlo. Sì, perché Non Tacete! è un libro clandestino, rimasto in commercio, sugli scaffali delle librerie e negli store online, soltanto per 11 giorni. Uscito il 22 aprile di due anni fa, venne infatti ritirato dalla vendita su indicazione dell’editore Garzanti meno di due settimane dopo, il 3 maggio. Allora qualcuno gridò al complotto, ipotizzò addirittura un intervento del Cremlino e chiamò a raccolta in difesa della libertà di stampa. Ma dietro alla richiesta di riconsegnare le copie c’era soltanto un problema irrisolto di diritti e un pasticcio con il copyright. L’accordo verbale in base al quale era partita l’edizione italiana – accordo stipulato tra la milanese Garzanti e la bavarese Droemer Knaur, casa editrice che nell’agosto del 2021 aveva pubblicato per prima i testi di Navalny con il titolo Schweigt nicht! Reden vor Gericht – non era stato perfezionato. Nessun mistero, quindi. Ciò detto, i quattro discorsi di Navalny restano, resistono. Sono un documento in qualche modo accessibile e, soprattutto, una lettura impressionante, alla luce in particolare di quanto è accaduto dopo. Buon ascolto.
    9m 36s

«CentoParole» è un podcast del Corriere del Ticino, scritto e realizzato da Dario Campione. Non sappiamo mai cosa leggere, eppure abbiamo le librerie piene, il kindle senza memoria disponibile. Ecco...

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«CentoParole» è un podcast del Corriere del Ticino, scritto e realizzato da Dario Campione. Non sappiamo mai cosa leggere, eppure abbiamo le librerie piene, il kindle senza memoria disponibile. Ecco quindi che Dario ci racconta un libro in pochi minuti, in pillole non amare come le medicine, ma leggere e che curano la mente e lo spirito. «Perché non possiamo giudicare un libro dalla copertina, ma dal sapore che ci lascia in bocca quando lo finiamo» (Cit.)
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