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Babbo sotto spirito

  • Mestieri che s'inventano - Il lavoro dei bambini

    30 MAY 2020 · L'uomo è più vicino a se stesso quando raggiunge la serietà di un bambino intento nel gioco. (Eraclito) Quante volte, soprattutto quando si avvicina l'ora della cena, invitiamo i nostri figli a lasciare tutto e tutti, lavarsi le mani e venire a tavola? Io lo faccio quasi tutte le sere. Eppure sono convinto che non sia la strada giusta da seguire. A mettermi la pulce nell'orecchio fu mia figlia Marta, la grande, quando aveva circa 4 anni se ricordo bene. Io ero a cucinare, lei era a giocare. Apparecchio la tavola, scolo la pasta e dico ad alta voce: "È pronto! Si mangia!". Come succedeva (e come succede) spesso, Marta fu sorda al mio richiamo. Allora mi avvicino e ripeto l'"invito" a cena. Lei, senza neanche degnarmi di uno sguardo, mi dice: "Aspetta, sto facendo un lavoro". La serietà della risposta mi ha fatto sorridere. Non le ho risposto. Ho aspettato che finisse il suo gioco-lavoro e poi abbiamo cenato. Forse ero in una serata tranquilla, può essere, ma quella breve frase mi è sembrata intensa, seria, profonda. Insomma mi ha colpito e mi ha fatto riflettere. Già perché, mi son detto, quante frasi come questa, pronunciate da un bambino, vengono ignorate, o peggio, derise? Quante volte sono in grado di trattare i miei figli e gli altri bambini con serietà, con rispetto? Quante volte scendo dal mio piedistallo di adulto saccente e mi genufletto ad ascoltare l'innata saggezza di un bambino? Un bambino, se ascoltato veramente, sorprende quasi sempre. Un bambino, se ascoltato veramente, è l'insegnante perfetto, è un esempio di vita, è una guida spirituale. Il gioco di un bambino, allora, diventa il suo lavoro. Quella semplice attività, da te ritenuta un mezzo per parcheggiare un bambino mentre prepari da mangiare, è per lui, in quel momento, la cosa più importante della sua vita, una cosa sacra. Noi siamo chiamati a capire e a rispettare questa sacralità, senza interrompere, senza intromettersi, semplicemente rispettare. https://danielelevis.wixsite.com/sempreperamore/post/mestieri-che-s-inventano
    2m 58s
  • È questione di sguardi - Ti dico che ti amo

    23 MAY 2020 · Se la crescita di un bambino è accompagnata dallo sguardo affettuoso di una persona a lui vicina, egli può restituire quanto ha ricevuto: possiede la forza di uno sguardo vitale che, nell'adulto, diviene la forza di stabilire dei rapporti. (Peter Schellenbaum) Può sembrare strano ma di questa cosa me ne sono reso conto solamente tenendo in braccio la mia terza bambina appena nata… sarà che, forse, prima la davo per scontata. Mi ha colpito della piccola Zoe, fra le tante sue fragili e morbide bellezze, l’incrociare gli occhi verso la punta del suo naso. Uno sguardo al quale accompagnava un buffissimo posizionamento delle labbra, come se stesse per sussurrare una “U” di sorpresa, di scoperta, di stupore. Già perché il suo vedere era praticamente un miscuglio di ombre, luci e poco altro. Ecco allora che si sforzava di guardare la prima cosa che trovava sotto gli occhi: il suo naso. È lì che mettevo anche il mio di naso, ben meno carino e liscio del suo, è lì che sussurravo la ninnananna che avevo creato per lei, è lì che le parlavo, come se il suo nasino fosse in realtà il suo orecchio. Volevo in tutte le maniere essere visto da quegli occhietti storti. Che bello poter parlare sottovoce a una creatura appena venuta alla luce, poterle dire quanto la ami e che ti sforzerai di essere un padre migliore. Poterle dire che la vita è piena di bellezze, anche nelle difficoltà. Poterle dire che lei è amata e che lo sarà per sempre. E tutto questo, dirlo con la consapevolezza che lei non capisce quello che dici, che lei di te vede solo qualche ombra e sfocatura, ma anche con la consapevolezza che lei sente quello che gli trasmetti; e in quel momento glielo stai trasmettendo con la tua voce dolce, con il tuo sguardo vicino e pieno d’amore, con le tue coccole, con tutto il tuo corpo, con tutto te stesso. Quanto sarebbe bello essere capaci di fare questo sempre, tutta la vita, con i figli, con la nostra compagna o compagno, con i nostri fratelli e sorelle, con i nostri genitori. Poter prendere in braccio, poter prendere le mani della persona che abbiamo di fronte e dirle la verità del nostro cuore, quella che spesso resta nascosta a causa di chissà quale ottusa vergogna che ci siamo creati noi adulti. https://danielelevis.wixsite.com/sempreperamore/post/e-questione-di-sguardi
    3m 12s
  • Andamento lento - Comanda mia figlia

    16 MAY 2020 · Andando piano lei trovò la felicità: un bosco di carote, un mare di gelato, che lei correndo troppo non aveva mai guardato. (Bruno Lauzi) Un giorno sono uscito di casa per fare una passeggiata con mia figlia che aveva circa 3 anni. Ho portato con me un marsupio, legato alla vita, nel caso non avesse voglia di camminare. Infatti già quando stavamo per uscire di casa mi ha chiesto di prenderla in braccio e allora l'ho messa, con le gambe a ranocchio, nel marsupio, ho preso l'ascensore e sono sceso. Dopo pochi passi le ho chiesto se aveva voglia di scendere, lei mi ha risposto di no e io, dopo poco, le ho ripetuto la domanda. Tempo tre minuti mi ha chiesto di scendere. Tre minuti in cui avevamo fatto un bel po' di strada grazie al mio passo spedito. Dopo averla messa giù la musica è cambiata. Lei non aveva il mio passo. Lei si fermava ogni due metri per vedere quello che aveva attorno: un gatto dietro a un cancello, un fiore, un pallone in un giardino. A lei piaceva salire sui muretti delle recinzioni e camminarci sopra aggrappandosi con le mani alle ringhiere di ferro. Gli ripetevo di non toccare le ringhiere, i pali e i lampioni perché erano sporchi, ma lei amava farlo. Andava pianissimo e ogni tanto correva. Insomma non ero più io a comandare l'andatura. Era lei. Eppure quante volte le ho detto di fare veloce, di stare al mio passo, perché io sono così. Noi adulti, noi genitori siamo così. Sempre di corsa. Fra il lavoro e la scuola, fra lo sport e le commissioni. Non abbiamo tempo. Lei no. Lei in quel momento aveva tutto il tempo del mondo. Io quando cammino penso a dove devo arrivare, allo scopo, alla metà. Lei no. I bambini vivono quel momento come se non ci fosse altro, come se il loro tutto fosse racchiuso in quell'istante. Ecco perché, quella volta, facilitato dal fatto che non avevo particolari urgenze, ho deciso di non essere io al centro della scena. La scena era della mia piccola Marta. Io, come nella più classica delle coppie comiche, ero la sua spalla. Ho lasciato che fosse lei a guidarmi. È stata una bellissima esperienza. Completamente in balia di mia figlia che dettava il tempo anche per me. Anche Mahatma Gandhi, con la sua sempre pungente ironia, ammoniva noi occidentali dicendoci che abbiamo l’ora ma non abbiamo mai il tempo. Un monito che dovrebbe farci riflettere su quelle che sono le nostre priorità e su quella che è l’eredità che vogliamo lasciare a questo mondo, alle future generazioni. Ma quanto è difficile seguire questi consigli! A parole sembra facile. “Parto prima da casa ed è fatta”; oppure: “Anche se arrivo tardi pazienza”. A parole… ma nei fatti è tutta un’altra faccenda. Mi rendo conto che ricasco continuamente nella frenesia, nella velocità, un po' come se qualcuno o qualcosa mi impedisse di partire in largo anticipo, di perdere un po' di me stesso per far posto ai miei figli. E quel che è peggio è che quasi sempre trovo una scusa. La colpa non è mai mia; è della società, del lavoro, della scuola, di mia moglie, di qualsiasi cosa o qualsiasi persona tranne che mia. Vorrei essere migliore, vorrei avere la forza di vincere il mio egoismo sterile e di lasciarmi trasportare dai tempi dei miei figli, abbandonato alle loro bellissime, assurde, fantasiose e del tutto imprevedibili traiettorie, perché è una delle sensazioni più belle che un genitore possa provare. https://danielelevis.wixsite.com/sempreperamore/post/andamento-lento
    4m 40s
  • Quel mazzolin di fiori - Io, mio figlio e la primavera

    9 MAY 2020 · Per aiutare un bambino, dobbiamo fornirgli un ambiente che gli consenta di svilupparsi liberamente. (Maria Montessori) Un pomeriggio, d'inizio primavera, ho accompagnato i miei due figli a un concerto d'archi di due amichette. Mio figlio, che ancora non aveva compiuto quattro anni, dopo l'esibizione delle amiche, che per sua fortuna erano fra le prime a suonare, fa capire che si sta annoiando. Allora esco con lui. Come detto era sbocciata da poco la primavera e lì fuori c'era un piccolo prato con tanti fiori: margherite, tarassaco (che dalle mie parti chiamiamo "piscialletto" per le note proprietà diuretiche) e non-ti-scordar-di-me. Gli ho detto: "Edoardo, perché non raccogliamo qualche fiore, così facciamo un mazzolino e lo regaliamo alla mamma?". Lui era d'accordo e quindi cominciamo a raccogliere i fiori. Gli ho spiegato che doveva spezzare il gambo poco sopra la base. Lui si è messo giù in una zona del prato con decine di fiori; ha raccolto qualche margherita, qualche tarassaco e poi si è alzato, come se li avesse raccolti tutti, ed è passato a un'altra zona, poi a un'altra e così via. Alla fine aveva fatto un bel mazzolino. Però mi sono chiesto: "Perché Edoardo su circa cento fiori ne ha raccolti solamente una quindicina? E perché cambiava zona dopo, massimo, quattro o cinque fiori, con la faccia di chi li aveva già raccolti tutti?". Ho pensato che, forse, un bambino così piccolo non era ancora capace di assimilare tutti gli stimoli che in quel momento la natura gli stava offrendo. Un po' come noi adulti quando, in campagna o in montagna o al mare, ci sforziamo di ascoltare tutti, ma proprio tutti, i suoni e i rumori della natura che ci circonda. Non riusciamo a captare tutto senza la massima concentrazione e senza sforzarci. Nello stesso modo mio figlio, in quell'occasione, non riusciva a "vedere" tutte quelle macchiette gialle e bianche nel prato. I bambini, oggi, fin da piccoli, sono bombardati con stimoli, continuamente: gli schermi retroilluminati (televisione, tablet, cellulare, computer...), i giocattoli, i libri, i rumori della città (automobili, camion, treni, moto, autobus, clacson, grida)... Anche la natura, con la sua calma, è piena di stimoli. Forse, mi sono detto, stiamo esagerando. Passo metà del mio tempo libero a creare e a cercare nuovi stimoli per i miei figli, quando loro, probabilmente, non hanno bisogno di più stimoli, ma di stimoli più ordinati. Mi ritornano in mente le parole di un amico sacerdote: diceva che non dovevamo fare delle nostre case dei musei. Invece tendiamo ad accumulare cose su cose, spesso del tutto inutili. Abbiamo riempito le nostre case e le camerette dei nostri figli di tantissimi oggetti. Del resto anche la stessa Maria Montessori invitava a creare spazi ordinati. Mobilia ad altezza di bambino, pochi libri ben catalogati e pochi giochi/attività a portata di mano. Questo serve da una parte a mettere a fuoco più facilmente gli stimoli che hanno attorno e dall'altra a comprendere meglio il senso dell'ordine. Tutto questo aiuta il bambino a sviluppare le proprie passioni e a scalare ogni piccola/grande montagna della sua tenera vita salendo con il proprio passo. Tentare di rimanere coerente a questa scelta di vita, però, almeno per me, non è facile e spesso non mi riesce, ma è un dovere che sento di aver "ricevuto" il giorno in cui ho avuto la grazia di diventare padre. Un dovere verso la mia famiglia, verso i miei figli, verso anche questa società portata alla deriva da un virulento consumismo. https://danielelevis.wixsite.com/sempreperamore/post/quel-mazzolin-di-fiori
    4m 27s

𝐇𝐨 𝐭𝐫𝐞 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢 (due femmine e un maschio) e loro, incredibilmente, mi sopportano ancora! Le 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐞 hanno tanti gruppi che le sostengono nel loro compito, noi 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐢 invece siamo spesso...

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𝐇𝐨 𝐭𝐫𝐞 𝐟𝐢𝐠𝐥𝐢 (due femmine e un maschio) e loro, incredibilmente, mi sopportano ancora!
Le 𝐦𝐚𝐦𝐦𝐞 hanno tanti gruppi che le sostengono nel loro compito, noi 𝐩𝐚𝐝𝐫𝐢 invece siamo spesso 𝐝𝐚 𝐬𝐨𝐥𝐢 (al massimo ci diamo al calcetto) e allora ho pensato di condividere, con chi avrà la pazienza di ascoltare, delle riflessioni, anzi direi più degli aneddoti, che mi hanno fatto 𝐜𝐫𝐞𝐬𝐜𝐞𝐫𝐞 come babbo e che spero possano essere di aiuto ad altri babbi e perché no, anche alle mamme.
𝐀𝐥 𝐩𝐫𝐨𝐬𝐬𝐢𝐦𝐨 𝐟𝐢𝐧𝐞 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐢𝐦𝐚𝐧𝐚!
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Author Daniele Levis
Categories Kids & Family
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