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Ai bambini appartiene il Regno

  • La storia di Nennolina (Ai bambini appartiene il Regno...)

    12 SEP 2023 · La storia di NennolinaGli presentavano dei bambini perché li accarezzasse, ma i discepoli li rimproverarono. Gesù, al vedere questo, s'indignò e disse loro: "Lasciate che i bambini vengano a me, non glielo impedite: a chi è come loro infatti appartiene il regno di Dio”.(Marco 10,13-14) Storie di santità fra i bambini se ne riscontrano tante ai nostri giorni, e molti di loro attraversano l'oscura e terribile notte della malattia mortale. Sia chiaro. Non sono racconti di cronaca, sono storie di santità. Il dolore di un bambino è assurdo. Non ha spiegazioni. E non ha paragoni la sofferenza di una madre che vede soffrire e morire un figlio. Ma alla luce della fede, vogliamo raccontare quello spiraglio di mistero che si apre nelle tenebre del dolore. Il paradosso della fede ci hanno testimoniato questi bambini, per dirci che esiste qualcosa di più grande ed è nascosto dietro le pieghe terribili del loro dolore. Oggi, ne vogliamo raccontare una che ha toccato i cuori di tanti nel secolo scorso e che forse ha dato il via alla schiera degli innocenti martiri dei nostri tempi. Si tratta di Nennolina. Siamo negli anni Trenta del secolo scorso e tutto va riconsiderato secondo quella cultura. Il linguaggio stesso forse non è più orecchiabile, ma ciò che conta sarà ascoltare il cuore dei personaggi che hanno vissuto questa storia. In primis la nostra amica Antonietta Meo, la quale nasce il 15 dicembre 1930 in una famiglia benestante di Roma. È l'ultima di quattro fratelli due dei quali morti in tenerissima età, prima ancora della sua nascita. L'altro nome, Nennolina, nacque per caso: « Il nome di Antonietta sembrava troppo lungo, pensammo di chiamarla con un diminutivo. Dopo diversi pareri decidemmo per Nenne. Di qui, poi, il vezzeggiativo Nennolina ». Antonietta è una bambina normale, vivacissima che mostra un carattere forte. C'è bisogno di tutta la fermezza e la capacità di persuasione dei genitori per educarla. Era molto attratta dal gioco, dal mare, dai prati in fiore. Sua madre racconta: « Sui prati Antonietta poteva correre a suo piacere e comporre mazzi di fiori che poi mi offriva, felice, oppure me li consegnava perché adornassero il quadro della Madonna...». La mamma è molto pia, ma anche il padre ha una fede viva e a casa si prega insieme. Il padre in proposito ricorda: «Antonietta recitava il rosario in ginocchio, facendo scorrere fra le sue manine i grani della sua bianca coroncina. La sua personcina rimaneva molto composta. Talvolta, anche durante il giorno, chiedeva alla mamma di recitarlo ». Non aveva ancora compiuto cinque anni quando i suoi genitori notano un rigonfiamento al ginocchio sinistro. Dopo qualche diagnosi e cure sbagliate, la sentenza: osteosarcoma. Si deve assolutamente operare e l'intervento è fissato per il sabato 25 aprile.Il 23 aprile 1936, la mamma è completamente spiazzata. Ha già conosciuto la morte di un figlio anzi di due. La morte, a quei tempi camminava sugli stessi binari della vita, ma mai una madre si potrà abituare alla sofferenza di un figlio. Così prende coraggio e usando le categorie spirituali del tempo decide di cominciare a prepararla all'amputazione della gamba: « Incominciai a parlarle di Gesù: del suo amore, di quello che aveva sofferto per noi. Poi, trepidante, mentre il cuore mi vibrava forte, le domandai: "Se Gesù ti domandasse tutti i tuoi giocattoli, glieli daresti?"."Sì, mamma!""Se Gesù ti domandasse una delle tue manine, gliela daresti?"."Sì, mamma, se Gesù vuole, gli dò anche la mia manina!"Poi, fissandomi seria, seria, domandò: "Perché mi dici così?"Mi alzai di scatto: un nodo mi stringeva la gola e m'impediva di parlare.Uscii fuori e piansi... » Il 25 aprile del 1936 le viene amputata la gamba.Trascorsi tre o quattro giorni dall'amputazione, riacquista in pieno la sua allegra vivacità e incomincia a cantare.Per mezzo della grazia soprannaturale, Antonietta, a quell'età - 5 anni e 4 mesi - si era formata un concetto del valore della sofferenza, incomprensibile senza una gra...
    25m 40s
  • La storia di Giovannimaria Rainaldi

    12 AUG 2023 · C’è qui un ragazzo che ha cinque pani d’orzo e due pesci; ma che cos’è questo per tanta gente”? (Giovanni 6,9). Sono bastati cinque pani d’orzo e due pesci a sfamare i cinquemila uomini che seguivano Gesù; è bastato il gesto semplice di un ragazzo che ha offerto ciò che aveva e l’ha messo nelle mani di Gesù …..i bambini non fanno calcoli matematici, i loro gesti sono semplici e spontanei, si fidano. Così un bambino oggi ci insegna come, anche la sofferenza di una malattia implacabile, se offerta a Cristo nella preghiera, salva e trasforma l'umanità. "Mamma, la vita è bella. Questa vita me l’ha donata Gesù, ed è bella, capito? Never give up, mamma". Giovannimaria Rainaldi nacque a Roma il 31 marzo 2006, il 24 Maggio venne battezzato nella basilica di Sant’Eugenio Papa. È mamma Cinzia a scegliere il nome, desiderando che, per il suo bimbo, mai Giovanni fosse separato da Maria.Il piccolo Gio ne comprenderá presto il significato e proprio a Maria si affiderà nei momenti più bui. A soli 18 mesi, dopo una prima ecografia addominale, gli viene diagnosticato un ganglioneuroblastomanella Clinica Pediatrica del Policlinico della Sapienza. Dopo due cicli di chemioterapia inefficaci per la tipologia del tumore, è necessario un intervento chirurgico molto difficile e pericoloso per la vita di Gio.Il prof. Michael La Quaglia, chirurgo pediatra al Memorial Sloan-Kettering di New York esegue il primo intervento il 19 dicembre, dopo il trasferimento immediato del bambino, per rischio di strozzamento dell'aorta. Nei primi cinque anni di vita Gio riceverà quattro interventi importanti, che costringeranno la famiglia a trasferirsi in America. "Ho avuto in dono un figlio con un tumore pediatrico raro. Ma sono stati per noi, questi sette anni, anni di grande amore, dolore e gioia infinita. Nel buio terribile della malattia, Giovannimaria portava sempre la luce". "Sai chi accende la luce mamma ? È Dio che accende e fa splendere la luce". I suoi sette anni di vita Giovannimaria li trascorre tra Italia e Stati Uniti. Viene ricoverato più volte in un centro medico d'eccellenza a New York ma fa anche qualche puntatina di svago e divertimento a Disney World, in Florida, in accordo con lo staff medico.Dopo il primo intervento chirurgico, durato 10 infinite ore, nel quale il prof. La Quaglia rimuove tutto il tumore e il rene destro, necrotico da tempo, sembrerebbe che il piccolo Gio potesse continuare in salute la sua vita. Invece, dopo un anno e mezzo la malattia si ripresenta, costringendo il piccolo a nuovi ricoveri ed ad altri tre interventi importanti. "Mamma, Gesù era sulla croce e non poteva muoversi, come io sono su questo letto. Non c’è nessuna differenza. Mamma ora aiuto Gesù a portare la croce….". Di queste perle, ne hanno fatto tesoro i genitori e chi lo ha conosciuto. Nella sofferenza della malattia il piccolo Giovannimaria si mette sempre a confronto con la croce di Gesù. La accoglie, la ama e ne coglie spunti spirituali spiazzando tutti con queste frasi che certamente alla sua età non potevano che venire dallo Spirito Santo. "Gesù ci porta tutti qui sopra", disse un giorno facendo volare, come se fosse un piccolo aereo, una croce di foglie di palma, intrecciate dalla sorella Elisa nella Messa della Domenica delle Palme. Si innamorava delle storia dei santi, soprattutto dei santi bambini: Nennolina, Francesco e Giacinta di Fatima, Domenico Savio, Maria Goretti e tutti quelli che incontrava nei viaggi, nei film o nei libri e cogliendoli tutti come segni del cielo. "Mamma i santi me li manda Maria, perchè lei sa di quali santi ho bisogno". San Gabriele dell'Addolorata, era conosciuto da Gio per i racconti della mamma, la quale per diversi mesi frequentò il santuario per le biennali d'arte sacra. Gio pregava spesso San Gabriele perchè portasse le sue lacrime alla Mamma Celeste.​E di San Luigi Gonzaga, chiedeva spesso alla mamma di leggergli la lettera di saluto e d'amore per Gesù dopo che il giovane santo e...
    19m 45s
  • La storia di Manuel Foderà

    12 JUL 2023 · La storia di Manuel Foderà“Allora Gesù chiamò a sé un bambino, lo pose in mezzo a loro e disse: “In verità io vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli». (Matteo 18,2-3) Gesù sceglie i bambini come modelli di spiritualità per convertire il cuore dei discepoli, per convertire ciascuno di noi. Ai bambini appartiene il regno. Vi proponiamo la storia di un bambino, che attraverso la sua breve vita è diventato Maestro di spiritualità per tanti che lo hanno conosciuto ed avvicinato…. «Mi chiamo Manuel. Ho un carattere allegro, socievole e molto scherzoso. Amo molto Gesù e la Madonnina e prego molto. La mia giornata , oltre allo studio, la dedico al Signore scrivendo tante preghiere che mando ai miei amici e a tutti quelli che soffrono nel corpo e nello spirito. Ho chiamato questa missione “missione Luce” perché cerco di aiutare tanta gente ad avvicinarsi a Gesù”. Con queste parole Manuel Foderà si presenta ai compagni all’inizio della seconda elementare. È un biglietto da visita inconsueto per un bambino della sua età ma eloquente per mostrarcene la spiritualità e il modo straordinario con cui è passato su questa Terra, con la leggerezza di una farfalla e la forza di un “guerriero” in missione “per conto di Dio”. Manuel nasce il primo giorno d’estate, il 21 giugno del 2001 a Calatafimi (Trapani) da papà Beppe, e da mamma Enza. Alla sua nascita, trova in casa i fratelli Francesco e Stefania già adolescenti, che lo accolgono come un dono di Dio.Il piccolo conquista presto tutti con la sua allegria e i suoi scherzi innocenti. All’asilo diventa subito l’idolo dei compagni che fanno a gara per giocare con lui. Ma all’improvviso come un fulmine a ciel sereno, all’età di soli quattro anni, gli viene diagnosticato un neuroblastoma al bacino. Da questo momento inizia una lunga Via Crucis di cinque anni con interventi chirurgici, trenta cicli di chemioterapia, un trapianto, trasfusioni di sangue e indicibili dolori. All’inizio il bambino scalpita, vuole andare a scuola, giocare con i compagni, si lamenta e piange. Poi accade l’inspiegabile…… Quando la mia vita era buia e addolorata, un giorno ho incontrato un Amico davvero speciale. Mi ha dato la sua mano e io mi sono fidato di Lui. Ed è stato così che Lui è entrato nel mio cuore per sempre. È un Amico che non si vede, ma c’è! Non mi lascia mai solo. Mi tiene stretto al suo cuore e mi dice: “Il tuo cuore non è il tuo ma il mio, e io vivo in te!“. È un amico davvero, davvero speciale! Per parlare con Lui e sentirlo vicino a me devo usare un cellulare speciale, un cellulare che si chiama “preghiera“. Suor Prisca è la prima ad accorgersi del cambiamento. «Era piccolissimo, solo quattro anni. Ad un certo punto, prima di fare la terapia, cominciò a venire in cappella. Quando mi incontrava, mi diceva: “Portami in chiesa, perché voglio vedere Gesù!”.Suor Prisca lo prendeva in braccio e gli metteva la testolina vicino al Tabernacolo. Era felicissimo. Poi suora e bambino recitavano insieme il Rosario. “Con emozione lo ascoltavo ripetere le litanie a memoria…”. Tornato a casa, Manuel dopo i giochi chiedeva sempre a tutti di recitare il Rosario, perché: “le Ave Marie mi fanno stare meglio”. Spesso chiedeva di recitarlo nei momenti di dolore o nei momenti di paura. Un giorno scriverà in una delle sue letterine: Carissimi, voglio parlarvi di una preghiera molto amata dalla Madonnina, da Gesù e da me. Questa preghiera è un’arma potente contro l’inferno e che ci da tanta forza quando siamo tristi, annoiati, affaticati, malati. Se si recita con il cuore, Maria farà scendere una polverina magica che non si vede ma c’è! E questa polverina esaudirà i nostri desideri se saranno per il nostro bene. Questa preghiera speciale è il Santo Rosario. Non bisogna stancarsi mai di recitarlo, perché è la strada che ci fa incontrare Gesù e Maria nel cammino della nostra anima… Quindi fermiamoci! E dedichiamo un po’ di tempo alla preghiera. Si può iniziare con i...
    16m 14s
  • La storia di Lisa Rossi

    13 JUN 2023 · La storia di Lisa Rossi “Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli” (Mt 11,25). Gesù ha uno sguardo speciale per i piccoli. Per i piccoli come i discepoli ad esempio: non dotti, non sapienti, ma recettivi alla Parola di Dio; e ovviamente ha uno sguardo speciale per i bambini.E di un bambino vogliamo parlare oggi, anzi di una bambina: Lisa Rossi.Lisa nasce il 15 Agosto del 2011, giorno dedicato all'Assunzione di Maria. Sarà proprio la Vergine Madre che la prenderà a cuore per i brevi anni della sua vita. Il 22 Novembre del 2020 tra i canti degli angeli e dei santi, nel giorno di Santa Cecilia patrona della musica, sempre Maria la accompagnerà da Gesù per ricevere il premio della Gloria eterna. D'altronde Lisa stessa ebbe a dire un giorno: “Sono sicura che Gesù mi ricompenserà per tutte le prove superate”.Ma di quali prove parlava la piccola Lisa? Erano le prove dovute ad un brutto tumore che la colpì all'età di tre anni.La malattia di Lisa ha lasciato senza parole medici e specialisti di molte parti del mondo. La piccola, in sei anni, ha seguito una sola volta il protocollo medico, tanto che il Primario di Oncoematologia dell’Ospedale Salesi di Ancona, dove la piccola era in cura, arrivò a dire: ‘Sono 30 anni che faccio questo lavoro e non ho mai visto una cosa del genere! Lisa segue una strada tutta sua’. Spiegò che si trovava davanti ad una sorta di ‘malattia ad intermittenza’ dove sembrava che, a decidere i tempi di pausa e di progressione, cioè a comandare la malattia stessa, fosse Lisa.Lisa e il suo caro Gesù avevano tutto sotto controllo:"Mamma, non comanda la malattia... Comando io!". Così ebbe a dire arditamente, spiazzando i circostanti.Mai frase fu più vera! Lisa non si arrese mai e oppose al declino fisico un aumento delle energie vitali. Una sorta di paradosso! Dall’esame del midollo, risultò una mutazione delle cellule malate che furono dichiarate anomale. Nei vari centri ospedalieri: al Salesi, al Gaslini di Genova, in Svizzera lo stupore era il medesimo: non abbiamo mai visto nulla di simile. Risultarono sconosciute persino ad un grande medico cinese, interpellato in quanto luminare della malattia di Lisa. Tuttavia, non solo il protocollo medico fu stravolto da questa bimba. Le persone stesse, coloro che l'hanno incontrata lungo la Via Crucis dei corridoi, delle sale mediche e degli ospedali ebbene queste persone rimanevano profondamente toccati da Lisa dalla sua energia, dalla sua forza e soprattutto dal suo sorriso, che non si spegneva mai, qualunque cosa le accadesse. Lisa a ogni notizia negativa rimaneva turbata per due al massimo tre minuti, poi tornava lei... Un giorno, durante la consueta risonanza, fu presa dal panico. Un' angoscia la soffocò al punto di voler rinunciare al solito controllo. Poi d'improvviso tutto cambiò! Un sorriso sereno ai medici e agli infermieri: ok sono pronta! Una infermiera la guardò tra l'insospettito e l'incuriosito ma lei Lisa le strizzò l'occhio: ti racconto dopo.Terminato l'esame, cogliendo le attese e le ansie della mamma la anticipò così: "Mamma sai perchè mi sono calmata? Mi sono calmata perché ho sentito la voce di Gesù che mi ha detto: non temere, abbi solo fede... Lui era vicino a me!"Certo queste parole lasciavano adito a commozione ma anche a perplessità. Come era possibile che Lisa parlasse con Gesù? Eppure non era cosa una tantum.Un giorno ebbe a scontrarsi con un sacerdote che la rimproverò per tanta audacia nel rapportarsi con Gesù:"Lisa, quando ti rivolgi al Signore, tu devi avere reverenza, devi chiedere per favore… devi dire ti prego… ti supplico… solo se Tu vuoi, Signore…" .No, replicò subito la bambina cogliendo la mamma che annuiva alle parole del sacerdote :"Mamma! Ma non è vero niente. Quando hai bisogno di Dio tu devi dire: ‘Tu lo farai!’ e devi essere totalmente certa e sicura che Lui lo farà!” Era un vero peperino. Sappiate subito che della sua breve esistenza ...
    15m 46s
Una nuova Praylist dedicata ai piccoli: storie significative di bambini che hanno vissuto, pur nel dolore, la Grazia di un incontro vivo e "mistico" con Gesù.
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