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Aborto - BastaBugie.it

  • Le tre incrollabili verità dell'uomo femminista

    3 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7742 LE TRE INCROLLABILI VERITA' DELL'UOMO FEMMINISTA di Loredana Basili Sono stufa e arcistufa degli uomini che io definisco "femministi", quelli cioè che si vantano di combattere e alzare la voce per i sacrosanti e inviolabili diritti, a loro dire, di noi donne. Mi trovavo qualche giorno fa in treno, in viaggio di ritorno con mio figlio "grande" di 6 anni e mio marito, reduce da un intervento alla spalla in Romagna. Come sempre accade, vado a cercare il controllore, onde sincerarmi di aver preso il treno corretto con i giusti biglietti e, quando faccio ritorno al mio posto, trovo mio marito che condivide due chiacchiere col vicino. Saluto cortesemente e mi dedico a mio figlio, a cui nel frattempo, onde ovviare all' utilizzo del telefono "baby sitter", propongo di disegnare. Mentre lo aiuto con i suoi trenini, seguo la conversazione. Il buon uomo, adocchiando il tutore di mio marito, chiede che intervento abbia avuto, dove, perché e ci confessa di tornare anche lui reduce da alcune visite di controllo, a seguito di un trapianto di rene avuto un paio di anni fa, intervento per il quale si era rivolto, giustamente, ai centri e medici migliori in Italia, prendendo anche in considerazione la possibilità di curarsi in America. Fin qui niente di male, poi la discussione (o meglio il suo pontificare) spazia dal giudizio sulla sanità, sui medici variamente incontrati, e degenera verso l'incompetenza tipica della gente della nostra epoca, l'incapacità di letto-scrittura delle giovani generazioni e così via verso le solite chiacchiere da bar. Io ascolto, quando chiamata a dire la mia, rispondo con modo garbato, possibilmente assentendo, presa dal disegnare trenini con mio figlio. Di fatto, si tratta di buona educazione, la conversazione del nostro interlocutore ha preso i tratti di un bieco cinismo, pieno di insoddisfazione verso tutto e tutti, incapaci di comprendere quello che invece a lui appare chiaro, se non addirittura scontato. La chiacchierata da bar però ad una certa subisce un grosso scossone, perché, tra un volo pindarico e l'altro, non so neppure io come, il nostro vicino finisce per buttarla sulla politica o meglio sull'etica. Il suo più grave disappunto, è stato vedere che qualche anno fa, nella sua bella regione, abbiano trionfato politici conservatori, macchiatisi del grave reato - nientepopodimeno che - di non essere pienamente d'accordo con l'inviolabile diritto di aborto della donna. PRIMA VERITÀ: TU DONNA NON HAI DIRITTO DI PENSARE DIVERSO DA ME Alzo gli occhi dai fogli di mio figlio e guardo mio marito, seduto davanti a me, leggendo nei suoi occhi l'accorato appello: "Oh no, eccola, adesso parte! Ma dai lascia perdere, siamo quasi arrivati!". Ormai però il vaso di Pandora è stato aperto e, come ben sa, difficilmente starò zitta. Sa che sono una moglie devota e sottomessa, nella misura in cui sono devota e sottomessa al Signore della Vita. Premetto che ho avuto sei figli, con sei gravidanze impegnative e con particolari problemi in sei anni: sono grata a Dio, so che mi ha dato davvero tanto, perché sono viva io e vivi i miei bimbi, quindi, non fosse altro che per debito di riconoscenza, non posso e non voglio tacere la Verità, che penso il Signore voglia sia proclamata. Lascio da parte mio marito, inizia la guerra e alla veneranda età di quarant'anni scopro le "verità" di quelli che io chiamo: "uomini femministi". Faccio notare al mio interlocutore che sono molto vicina a queste idee cattoliche e conservatrici, ree - a suo dire - di non condividere l'aborto. La risposta è: "Ma scherziamo? Una donna che non condivide l'aborto? Ma quelle povere violentate! Cosa dovrebbero fare?!".Osservo che non tutti gli aborti sono frutti di violenza, anzi, e che comunque non può essere quella la soluzione: l'uccisione di un essere senza colpe, che lascerà ferite fisiche e psicologiche enormi nella donna. La risposta del mio interlocutore è: "Ma che dici? Non è assolutamente così. Ma quali ferite? Che ne vuoi sapere?". Certo, io da donna non lo posso sapere, sicuramente di aborti ci capirà di più lui che è un uomo. E qui si ha la prima grande "verità" dei "femministi": tu donna, libera, indipendente ed emancipata devi pensare esattamente quello che io, essere di sesso maschile che lotta per i tuoi "diritti", ti invito a pensare e sei padrona della tua testa e del tuo corpo, solo se inneggi a quel diritto di aborto, che io ti suggerisco. Benissimo, la faccenda prosegue: "Tanto prima, quando non era legale, se ne facevano altrettanti se non di più e le donne morivano, ora almeno si fa in sicurezza!". Rispondo che non so se prima erano di più o di meno di oggi gli aborti, ma che ad ogni modo l'aborto non è una pratica così sicura ed esente da rischi e spesso per la donna è possibile riportare conseguenze fisiche e psichiche anche molto pesanti. Infine, sottolineo, come negli ultimi tempi, all'aborto chirurgico, si stia sostituendo la pratica dell' "aborto comodamente a casa tua" con la somministrazione di semplici compresse: pratica che, mi sento di evidenziare, non è poi tanto sicura, né tanto diversa dagli aborti in casa del passato. Il povero, malcapitato, viaggiatore è fuori di sé: "Ma tu non capisci?", poi rivolto a mio marito: "Ma si rende conto? Ma anche lei la pensa così? A lei sta bene che sua moglie ragioni in questo modo?". SECONDA VERITÀ: L'UOMO DEVE IMPORSI SULLE DONNE CON LA FORZA E qui si ha la seconda "verità" dell'uomo "femminista": tu donna che devi essere libera, emancipata, indipendente, se non pensi quello che ti dico io, essere di sesso maschile, che mi dico combattere per i tuoi "diritti", allora devi essere richiamata alla ragione da chi detiene la patria potestas. Padre, fratello, marito, non importa chi sia, un uomo dovrà contenerti e rispiegarti come ragionare, pena la reclusione nel gineceo per tanta vergogna. Mio marito però (e menomale) non ci sta e risponde, un po' imbarazzato per la piega della situazione, con un sorriso. Per il povero viaggiatore, maschio che vuole combattere (a suo dire) per i diritti delle donne, non poter contare sulla proverbiale solidarietà maschile è troppo: alzatosi dal posto, comincia ad infilarsi lo zainetto, ben prima che il treno rallenti. "Sa che le dico? Hanno fatto bene i francesi a metterlo in Costituzione, così nessuno potrà negarlo e anche qui andrebbe fatto, radiando i medici obiettori di coscienza, che se son tali non devono fare i medici". Dico che non si può costringere nessuno ad uccidere un altro, soprattutto un bambino, ma lui non ci sta: "In Costituzione, va messo in Costituzione! Pensa alle donne in Africa violentate nelle guerre!". Ora, mentre tra me e me cerco di capire il nesso tra Costituzione italiana e problematiche africane (avrà mica ragione, servirà un uomo a spiegarmelo?), che probabilmente mi sfugge, la lingua, va avanti da sé, senza, tenere presente le vicende della malattia e del conseguente trapianto del nostro interlocutore! "Certo, poi il prossimo passo sarà l'eutanasia del malato!" rispondo io, risistemando fogli e colori di mio figlio, e avviandoci verso le porte, per prepararci a scendere, insieme al nostro compagno di viaggio. "Non ci pensare! Non ci pensare nemmeno!" risponde lui, senza più altro da dire. "Basterà essere malati fisici o psichici che si finirà per essere eliminati in nome del "best interest"! Il malato non potrà scegliere niente!" TERZA VERITÀ: LE DONNE E I BAMBINI NON HANNO DIRITTI Nei suoi occhi leggo un improvviso smarrimento, un tarlo che comincia a rodere, mentre frenetico il viaggiatore, ormai avviatosi all'uscita, cerca di premere, col treno non ancora arrestato, il pulsante delle porte. Qui mi si mostra la terza grande "verità": lottare per vivere, anche cercando le cure, i centri, i medici migliori, e gli organi di qualche donatore, spetta solo a me, "uomo femminista" che combatte per i "diritti" delle donne, essere che si erge al di sopra della plebaglia e che quindi non può e non deve estinguersi. Al bambino nel grembo della donna libera, emancipata, indipendente non spetta neppure lottare per vivere, ma solo farsi eliminare facilmente e senza proteste, con buona pace degli eventuali e mai da poco danni per la nuovamente libera, emancipata, indipendente, donna. Quindi aborto del bimbo sì, ma assolutamente no alla eutanasia... mia. Il treno si ferma e il nostro si eclissa davvero alla velocità della luce. Mentre noi ci avviamo fuori dalla stazione con i bagagli, mio figlio mi chiede: "Mamma cos'è un aborto?". Ha sentito e seguito tutto. "È quando un bambino viene eliminato nella pancia della mamma" rispondo io. "Perché? La mamma non gli vuole bene?". Adesso annaspo. Per fortuna, interviene mio marito: "No tesoro, la mamma semplicemente NON SA ancora di volergliene tanto".
    11m 34s
  • Giovani arrestati per aver pregato davanti ad una clinica abortista

    16 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7665 GIOVANI ARRESTATI PER AVER PREGATO DAVANTI A UNA CLINICA ABORTISTA di Alessia Battini Sono 99.149 i bambini che ogni anno vengono abortiti in Spagna secondo l'ultimo studio dell'Istituto per la Politica Famigliare (IPF): corrisponde a un aborto ogni cinque minuti. Per questo, lo scorso 28 dicembre, 300 persone si sono trovate a pregare pubblicamente il rosario nelle città di Madrid e di Saragoza. «Siamo venuti a chiedere che la vita venga difesa, questa è una battaglia culturale, ma anche spirituale», ha dichiarato un giovane spagnolo di 25 anni che ha deciso di unirsi all'appello lanciato dalla piattaforma "Pregare non è un crimine". In Spagna, nel 2022, è stata approvata la Ley Orgànica 4/2022, che ha introdotto nel codice penale spagnolo l'articolo 172-quater, con il quale si prevede di punire con la reclusione da tre mesi a un anno o con il lavoro di pubblica utilità da 31 a 80 giorni, chiunque cerchi di ostacolare l'esercizio del diritto di aborto di una donna con atti molesti, offensivi, intimidatori o coercitivi. A quanto pare, oggi anche la preghiera viene considerato un atto di questo tipo, sicuramente dalle femministe spagnole, che hanno iniziato a inveire contro i cattolici riuniti gridando frasi come "via i rosari dalle nostre ovaie" o "bruceremo la conferenza episcopale con tutti i vescovi dentro". La reazione dei poliziotti che erano stati schierati per evitare possibili scontri davanti alla clinica per aborti Dator di Madrid, la più grande nella capitale, è stata quella di arrestare i "pericolosi" capigruppo del rosario. A questi giovani sono stati chiesti i documenti e poi sono stati fatti salire su furgoni blindati, mentre le femministe che molestavano, offendevano e intimidivano non sono state nemmeno identificate. Oltre a questi ragazzi, gli agenti hanno arrestato anche il dottor Jesùs Poveda, un medico che da oltre quarant'anni si impegna ad aiutare le madri a rischio di aborto, che si era messo seduto davanti alla clinica in segno di protesta, silenziosa e non violenta come quella di altri, anzi di altre... In Spagna la situazione è sempre più drammatica per i pro-life, soprattutto perché pare che tra gli obiettivi del governo Sanchez ci sia anche la possibilità di liberalizzare l'aborto fino al momento della nascita del bambino. Intanto, giovani ragazzi raccolti in preghiera e medici che dedicano la loro vita a salvare le donne dall'aborto vengono arrestati come criminali, mentre donne inferocite li attaccano e li insultano (e chissà cos'altro sarebbe potuto succedere se non fosse stata presente la polizia). Nessuno in questo caso ha ostacolato il diritto d'aborto, è stato invece ostacolato il diritto alla libertà religiosa e di manifestazione del proprio pensiero. Eppure ormai il diritto all'aborto vale più di tutto il resto: è un dogma, un pilastro intoccabile che regge la nostra società egoista ed egocentrica. Il gesto di questi giovani e di questo medico però,ci danno un forte segnale di speranza, perché hanno dimostrato che c'è qualcuno che, nonostante tutto, è ancora disposto a combattere per difendere la verità. Nota di BastaBugie: Paweł Lisicki, direttore del settimanale Do Rzeczy, nell'articolo seguente dal titolo "La nuova Polonia nasce anti-cattolica" parla del primo ministro Donald Tusk che in Polonia sta accelerando sull'agenda di Bruxelles: perdita di sovranità, ecologismo, diritto all'aborto e diritti LGBTQ+. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 15 dicembre 2023: Il nuovo primo ministro polacco Donald Tusk ha promesso di riportare il suo Paese «al posto che gli spetta in Europa». Secondo lui è giunto il momento di porre fine a un gelido stallo durato otto anni tra Varsavia e Bruxelles. Suona bene, ma cosa significa in pratica? Donald Tusk ha presentato la sua visione di una Polonia nuova e progressista nel cuore dell'UE, nel discorso con cui ha ottenuto un voto di fiducia in Parlamento. Ma non ha spiegato cosa sia esattamente la «Polonia progressista». In realtà, nel suo discorso ci sono state molte contraddizioni e incoerenze. Da un lato ha detto al Parlamento polacco che «la Polonia riacquisterà la sua posizione di leader nell'Unione europea», dall'altro ha aggiunto che «qualsiasi tentativo di cambiare i trattati che sono contro i nostri interessi è fuori questione... nessuno mi supererà nell'Unione europea». Come è possibile se il tentativo di limitare la posizione polacca era lo scopo principale di Bruxelles? Come può la Polonia «riconquistare» qualcosa che non ha affatto perso? È Bruxelles che tenta di cambiare i trattati, quindi come può Tusk affermare che sarà sia contrario che favorevole a una migliore cooperazione con la Commissione europea? Tusk è un ex presidente del Consiglio europeo ed ex leader del Partito Popolare Europeo, quindi dovrebbe sapere perfettamente qual è il vero scopo delle modifiche ai trattati europei. Ha promesso di «restituire alla Polonia miliardi di euro» di fondi UE, che sono stati congelati a causa di una disputa tra Bruxelles e il governo uscente di Diritto e Giustizia (PiS) su questioni legate allo stato di diritto. Ma come riuscirà a farlo senza perdere la sovranità? Alla fine di novembre di quest'anno il Parlamento europeo ha votato la relazione della Commissione per gli affari costituzionali (AFCO) del Parlamento europeo che raccomanda modifiche ai trattati dell'UE. Il documento prevede, tra le altre cose, il trasferimento di un maggior numero di competenze degli Stati membri all'Unione Europea, che di fatto ridurrebbe ulteriormente la loro sovranità. Le nuove aree in cui gli Stati membri dovrebbero cedere la loro autorità e sottomettersi alla competenza esclusiva dell'Unione sono il clima e l'ambiente. Si può quindi prevedere che Bruxelles deciderà che tipo di auto i polacchi possono guidare e dove possono farlo, se dovranno pagare quote di CO2 per riscaldare le loro case, e molte altre questioni di conseguenza. Le decisioni sul clima e sulle questioni ambientali saranno imposte dalla Commissione europea, come avviene in altri settori in cui l'UE ha già competenza esclusiva, come la politica commerciale comune. Questa sarà la versione più radicale della politica verde, il cosiddetto Green Deal. Le bozze di modifica dei trattati prevedono l'abbassamento della soglia per il voto in Consiglio: dal 55% dei Paesi, che rappresentano il 65% della popolazione della UE, al 50% dei Paesi, che rappresentano il 50% della popolazione della UE. In questo modo, far passare le proposte della Commissione sarà più facile, mentre bloccare qualcosa sarà più difficile. La Polonia perderebbe di fatto il potere di veto. Il precedente governo del PiS non l'ha accettato, ma il nuovo non si opporrà. Inoltre, ci sono nuove competenze condivise che diventano effettivamente competenze della UE, poiché il trattato stabilisce che l'UE ha la priorità nell'esercizio di tali competenze. I Paesi membri possono esercitarle solo nella misura in cui l'Unione sceglie di non farlo. Tra le nuove competenze condivise ci sono la sanità pubblica e l'istruzione. Per quanto riguarda l'assistenza sanitaria, ad esempio, vengono citate come nuove aree di competenza condivisa le seguenti: «Le questioni di sanità pubblica e la protezione e il miglioramento della salute umana, in particolare le minacce sanitarie transfrontaliere». Poiché nella UE l'aborto è mascherato sotto il nome di "salute riproduttiva", sarà trattato come parte della politica sanitaria e sarà deciso come competenza condivisa, per la quale l'Unione ha la priorità. Lo stesso vale per le altre competenze condivise menzionate nella bozza di modifica del trattato: silvicoltura, infrastrutture di trasporto transfrontaliere, politica delle frontiere esterne, affari esteri, sicurezza esterna, difesa, protezione civile, industria e istruzione. O Tusk si opporrà e in questo modo non «riporterà miliardi di euro» di fondi UE alla Polonia o, cosa che sembra più probabile, cederà e perderà la posizione di leader. Chiamarlo «riconquistare la posizione di leader» sembra una battuta di cattivo gusto. L'altro punto menzionato da Tusk è il «ritorno alla democrazia». Il nuovo primo ministro polacco ha iniziato il suo discorso con una dura condanna dell'eredità degli anni del PiS, ricordando uno strano testo politico scritto da Piotr Szczęsny, un chimico di 54 anni che si è cosparso di benzina a Varsavia nel 2017 ed è morto in ospedale 10 giorni dopo per le ferite causate dalla sua autoimmolazione. Tusk ha detto che il "manifesto" che Szczęsny ha scritto prima di morire, attaccando il presunto autoritarismo del governo PiS, potrebbe sostituire il suo discorso, e ne ha letto un frammento: «Protesto contro la xenofobia introdotta dalle autorità nel dibattito pubblico... Protesto contro l'atteggiamento ostile delle autorità nei confronti degli immigrati...
    15m 32s
  • Macron insiste il diritto all'aborto in costituzione

    17 OCT 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7565 MACRON INSISTE: IL DIRITTO ALL'ABORTO IN COSTITUZIONE di Paola Belletti Il presidente de la République Emmanuel Macron ha celebrato il 65° anniversario della Costituzione francese con un discorso nel quale ha espresso, di nuovo, il suo fermo desiderio che l'aborto venga inserito nella Carta costituzionale del paese, addirittura «il più presto possibile». Dopo le parole spese sul tema del referendum come strumento di partecipazione popolare al processo legislativo, che deve essere semplificato, ma non può minacciare i confini dello Stato di Diritto, e prima di accennare alla possibilità di inserire «la protezione del clima al centro delle nostre carte costituzionali» - anche questa un'istanza che proprio non trova sostenitori -, ha espresso l'auspicio che la libertà delle donne di accedere all'aborto sicuro sia sancita e protetta dalla più vincolante delle carte, la Bibbia laica delle democrazie occidentali. Lo aveva già ricordato in occasione della Giornata internazionale della donna l'8 marzo e lui stesso lo ricorda per la celebrazione dell'introduzione della settimana costituzione repubblicana nel 1958, citandosi: «Voglio che la forza di questo messaggio ci aiuti a cambiare la nostra Costituzione per sancire la libertà delle donne di ricorrere all'interruzione volontaria di gravidanza», ha detto Macron al Palazzo di Giustizia di Parigi. Che la combo protezione del clima - libero accesso all'aborto sia un'endiade particolarmente cara a Monsieur le President lo avevamo già notato anche durante il semestre di presidenza francese dell'Unione Europea. Sono questi gli aggiornamenti da installare il più presto possibile nelle carte costituzionali dei singoli paesi e nella Carta dei diritti fondamentali in Europa: è lì che dovremmo leggerli, in grassetto e ben evidenziati e possibilmente scolpirli nei nostri cuori. Difficile ristrutturare un edificio che ha problemi alle fondamenta affidandosi al bonus facciate: come si può aggiornare l'elenco dei diritti fondamentali dei cittadini (leggasi persone) riducendo a laterizi quello che davvero li fonda tutti, il diritto alla vita? In tutti questi discorsi sulla libertà di abortire il co-protagonista, il nascituro, è sempre taciuto, complice il fatto che è provvisoriamente impossibilitato a far sentire la propria voce. Eppure è vita, semplicemente al suo inizio. [...]
    3m 26s
  • Chi salverà i bambini da "Save the Children"?

    23 AUG 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3326 CHI SALVERA' I BAMBINI DA ''SAVE THE CHILDREN''? Aborto, pianificazione familiare ed ora eutanasia infantile: questo è il programma d'azione di Save the Children, la famosa ong che - quantomeno nel nome - a ben altre battaglie dovrebbe rifarsi. E così l'organizzazione che dichiara come ragione sociale il motto "salva i bambini" collabora attivamente con Planned Parenthood, esorta le donne a fare meno figli e considera come opzione caldeggiata l'interruzione di gravidanza. Tali aspetti sono stati sollevati da molti enti, tra cui l'associazione pro-life americana Life Decision Internation ed il gruppo britannico Catholic Action UK, che, oltre a denunciare l'operato di Save the Children, chiedono ai credenti e, più in generale, a tutte le persone che credono nel valore della Vita di astenersi da qualsiasi forma di supporto a questa ong. L'organizzazione ha ovviamente innumerevoli siti, uno per ciascuno Stato in cui è insediata, con palpabili differenze da Nazione a Nazione: per esempio nel portale web italiano ed in quello statunitense il termine "aborto" è mascherato dietro il concetto di "pianificazione familiare", mentre in quello australiano, realtà dove la sensibilità verso la tematica è minore, si fa direttamente riferimento all'interruzione di gravidanza. Ma anche il sito italiano non è scevro da concetti antinatalisti e frutto della più retriva cultura neomalthusiana: "La sovrappopolazione è una questione aperta ormai da anni." si legge "Facciamo troppi figli nel mondo.", "Un corretto accesso alla pianificazione famigliare invece salverebbe milioni di persone." Ora l'ultima uscita di Save the Children chiude il cerchio della cultura della morte: incita all'eutanasia per tutte le età, dal neonato in su. È quanto sta accadendo in Scozia dove, nell'ambito del dibattito preparatorio alla discussione di un disegno di legge sulla cosiddetta dolce morte, entra a gamba tesa l'ong tramite il comitato "Together" - di cui Save the Children è il membro più importante - chiedendo al Parlamento scozzese di - udite, udite - rispettare la Convenzione ONU sui diritti del fanciullo ed introdurre l'eutanasia anche per i minori, anche per i bambini, prendendo a modello il Belgio. Lasciando da parte tutto il discorso sulla capacità decisionale di un bambino soprattutto in materie quali la scelta di vivere o morire, è paradossale che proprio chi sbandiera di difendere i più piccoli contribuisca a farne morire milioni nel ventre materno ed ora pretenda di concludere lo scellerato piano con l'eutanasia.
    2m 56s
  • Il ritorno del paganesimo e dei sacrifici dei bambini

    18 JUL 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7432 IL RITORNO DEL PAGANESIMO E DEI SACRIFICI DEI BAMBINI di Edwin Benson Tornano in uso antiche pratiche pagane come il sacrificio di bambini. Nel numero di maggio 2023 la rivista politica americana Commentary ha pubblicato un ampio saggio intitolato "Il ritorno del paganesimo". Il punto principale dell'articolo era che antiche pratiche pagane stanno tornando in uso e sono incorporate in molti movimenti "moderni". L'articolo inizia raccontando il misfatto del killer cosiddetto transgender che ha ucciso tre bambini e tre adulti in una scuola del Tennessee il 27 marzo 2023. L'autore, l’israeliano Liel Leibovitz, vede un potente elemento di paganesimo in quell'atto e nella sua copertura da parte dei media tradizionali: la volontà di sacrificare bambini. "(I figli) erano l'offerta definitiva agli dèi, la prova che il credente pagano era così sicuro della sua fede da offrire la propria prole per dimostrare agli dèi la forza della sua fede", afferma. Leibovitz sembra un candidato insolito per scrivere seriamente di paganesimo. Ha conseguito un dottorato di ricerca alla Columbia University e ha scritto per le riviste The Nation e The New Republic, organi notoriamente di sinistra. Tiene una rubrica anche per la rivista cattolica First Things. Anche la sparatoria nella scuola di Memphis sembra un evento anomalo nel quale vedere sfumature pagane. Quell'evento sembra essere assolutamente moderno. Fino a pochi anni fa la parola "transgender" era raramente sentita e fino a poco tempo fa le sue origini erano trattate come disturbi mentali. Mai prima d'ora questi due elementi erano stati mescolati in un'unica atrocità. NULLA E' VERO, TUTTO E' PERMESSO Sebbene il paganesimo sia spesso ignorato, è in crescita. Nel 1990 circa 8.000 americani lo praticavano. Questo numero è cresciuto fino a 340.000 nel 2008. Oggi si stima che 1,5 milioni di aderenti "professino una serie di persuasioni pagane, dalla Wicca alla tradizione vichinga, rendendo il paganesimo una delle persuasioni in più rapida crescita della nazione". Leibovitz fornisce anche una chiave di lettura di questa crescente popolarità delle idee pagane. "[Il paganesimo] può essere distillato nel seguente principio: nulla è vero, tutto è permesso". Questa spiegazione evoca i tormentoni degli anni Sessanta "È vietato vietare" e "Fai quello che vuoi". Tuttavia, se è da trovare nell'articolo di Commentary un punto debole, è quello di dedicare troppo poco spazio alla descrizione di ciò che il paganesimo era o ancora è. Pur non ignorando completamente questo aspetto, l'articolo si è comprensibilmente concentrato sul sacrificio dei bambini. Tuttavia, uno sguardo più completo alla definizione di paganesimo e alle sue pratiche rende i collegamenti più comprensibili. L’enciclopedia Cattolica fornisce una descrizione più specifica del paganesimo. "Il paganesimo, nel senso più ampio, comprende tutte le religioni diverse da quella vera rivelata da Dio e, in senso più stretto, tutte tranne il cristianesimo, il giudaismo e il maomettanesimo. Il termine è usato anche come equivalente di Politeismo. Deriva dal latino pagus, da cui pagani (cioè coloro che vivono in campagna), un nome dato alla gente di campagna rimasta pagana dopo che le città erano diventate cristiane”. Come vedremo, alcune credenze collegano quei romani rurali con i pagani urbani di oggi. TOTEMISMO, ANIMISMO E DUALISMO L'Enciclopedia Cattolica descrive diversi aspetti del paganesimo, il primo dei quali è il "totemismo". Si tratta dell'uso di simboli animali, umani o naturali, spesso distorti, ai quali i credenti attribuiscono un significato pregnante. Un esempio noto è l'arcobaleno, un simbolo usato dal movimento LGBT per rappresentare le sue richieste anche se in realtà non c'è alcun legame effettivo tra l'omosessualità e il fenomeno meteorologico. In questo caso particolare, c'è un significato distorto dato dagli omosessualisti per interpretare il segno usato da Dio per dire a Noè che non avrebbe mai più inondato la terra. “L'arco sarà sulle nubi e io lo guarderò per ricordare l'alleanza eterna tra Dio e ogni essere che vive in ogni carne che è sulla terra». Disse Dio a Noè: «Questo è il segno dell'alleanza che io ho stabilito tra me e ogni carne che è sulla terra». Un'altra credenza comune nel paganesimo moderno è l'animismo, che attribuisce le caratteristiche dell'anima umana ad animali, piante e oggetti inanimati come il sole e la luna. Oggi, questa è spesso una caratteristica di molti ecologisti che attribuiscono "spiriti" agli alberi, ai fiumi e a certe piante rare. Gran parte del movimento per la "biodiversità" si lega all'idea che ogni specie vegetale contribuisca alla terra con qualcosa, anche se questo "qualcosa" è indefinibile. La rinascita del druidismo nella vita moderna è una conseguenza della rinascita dello spirito dell'animismo. Il dualismo è un altro aspetto dell'antico paganesimo che rientra nella vita e nel pensiero moderni. Esso insegna che la mente e il corpo sono collegati solo perifericamente e che la ragione è intrinsecamente superiore al corpo. Per questo motivo, il corpo deve essere disprezzato e la "vita della mente" deve essere valorizzata. Queste convinzioni erano tipiche degli gnostici, che non erano disposti a credere che Gesù Cristo potesse aver assunto una forma umana vera e propria. Oggi si ritrova in molte pratiche pagane derivate dal buddismo e dall'induismo, che sono entrate nella vita moderna attraverso gli insegnamenti "new age" e lo yoga. L'ABORTO, IL SACRIFICIO DEI BAMBINI DEI NOSTRI GIORNI Come già detto, gran parte dell'articolo di Commentary si concentra sul sacrificio dei bambini. Purtroppo, esso omette la forma più comune di sacrificio di bambini nel mondo di oggi, cioè l'aborto procurato. Come gli antichi che gettavano i loro neonati nel cratere dei vulcani per placare gli spiriti, troppe persone moderne si disfano dei loro figli non ancora nati nel futile tentativo di "migliorare" la propria vita. Allo stesso tempo, l'articolo fornisce altri esempi pertinenti di sacrificio di bambini. Come si spiega, si chiede, la chiusura delle scuole legata al Covid? Il fatto che i bambini siano stati in gran parte immuni al Covid sostiene con forza la tesi che le scuole americane avrebbero dovuto rimanere aperte, come quelle di una parte dei Paesi europei. In un periodo di forte conturbazione, il regolare funzionamento delle scuole avrebbe fatto molto per rassicurare i nostri bambini sul fatto che la vita sarebbe tornata alla normalità. Tuttavia, le scuole hanno chiuso e sono rimaste chiuse. Leibovitz ne elenca le conseguenze: "drammatiche impennate delle crisi di salute mentale dei giovani, bruschi cali delle competenze accademiche di base e praticamente ogni altro parametro della miseria umana inflitta ai nostri bambini". L'articolo cita anche la propensione odierna di genitori e insegnanti di sinistra a coinvolgere i bambini nelle loro battaglie politiche. Questo punto è meno solidamente dimostrato, ma ci sono prove a suo favore. Molti programmi scolastici di sinistra presentano l'"azione sociale" degli studenti come uno dei loro obiettivi primari. Aziende come Scholastic, fornitrice di innumerevoli "fiere del libro" per le scuole elementari, creano e presentano interi filoni di letteratura per bambini progettati per indurre a venerare coloro che protestano. Un titolo particolarmente eclatante è Take the Mic: Fictional Stories of Everyday Resistance (Storie di resistenza quotidiana) per ragazzi dai dodici anni in su. Chiunque pensi che gli adolescenti debbano imparare a resistere non ne ha mai cresciuto uno. In effetti, pur ignorando l'aborto procurato, l'articolo presenta diversi punti validi. Lo spirito di un neopaganesimo moderno è molto vivo oggi. I nemici spirituali dell'umanità sono gli stessi di sempre. Satana non ha bisogno di fabbricare nuovi strumenti quando quelli vecchi funzionano così bene.
    9m 54s
  • Record di aborti in Inghilterra, mentre in Giappone il governo corre ai ripari

    11 JUL 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7475 RECORD DI ABORTI IN INGHILTERRA, MENTRE IN GIAPPONE IL GOVERNO CORRE AI RIPARI Kishida ha stanziato 25 miliardi per contrastare la denatalità (obiettivo che si può raggiungere solo smettendola di abortire ed incentivando le nascite) di Mauro Faverzani Un'ombra di morte purtroppo avanza in Europa, conquistando nuovi terreni e mietendo troppe vittime innocenti. Lo dimostrano i dati relativi ad Inghilterra e Galles, dove è stato raggiunto un tragico record storico, quello relativo al numero degli aborti praticati nei primi sei mesi del 2022, periodo cui si riferiscono gli ultimi dati diffusi dal Dipartimento governativo della Sanità e dell'Assistenza Sociale: tra il primo gennaio ed il 30 giugno dell'anno scorso sono stati praticati, infatti, 123.219 aborti ovvero 17.731 in più rispetto ai 105.488 praticati nello stesso periodo nel 2021. Se questo trend dovesse proseguire, il rischio è che anche su base annua il 2023 possa confermarsi come l'anno più nero per numero di bambini uccisi nel grembo materno. L'OSCURANTISMO DEL GOVERNO Incurante di tale drammatico campanello d'allarme, proprio all'inizio di quest'anno il Parlamento inglese ha vietato la preghiera silenziosa nei pressi delle cliniche abortive - con una multa fissa iniziale di 100 sterline, ma che può salire fino a 1.000 in caso di processo - ed ha negato la possibilità d'informare le donne circa le possibili alternative: secondo un emendamento alla legge sull'ordine pubblico, approvato a marzo dalla Camera dei Comuni, ciò è da considerarsi illegale. Anche in Irlanda, purtroppo, il tasso abortivo risulta in continua crescita: a cinque anni dal referendum, che ha eliminato dalla Costituzione la tutela per la vita dei bambini non nati, consentendone di fatto l'aborto per qualsiasi motivo fino alla dodicesima settimana ed anche oltre, quando si ritenga che la salute - anche mentale - della madre possa essere in pericolo oppure qualora il piccolo presenti un'anomalia ritenuta pericolosa per la sua vita entro 28 giorni dalla nascita. Prima di quel drammatico referendum, l'aborto in Irlanda era vietato. Nel 2019, anno di entrata in vigore della nuova normativa, furono uccisi 6.666 bambini nel grembo delle loro madri, nel 2021 il numero è salito a 6.700, nel 2022 si è raggiunto il triste record di 8.500 - oltre il 21% in più nel giro di un solo anno -, secondo quanto dichiarato dal ministro della Salute, Stephen Donnelly. «Una tendenza devastante - ha commentato Eilis Mulroy della Campagna Pro-Life Irlanda in un'intervista al quotidiano Register - Questo è il risultato di un governo, che ha dimostrato una totale mancanza d'interesse nel fornire alle donne con gravidanze non pianificate reali alternative all'aborto». Non pare tuttavia che vi siano ripensamenti in merito: nuove nubi fosche si stanno anzi addensando in Irlanda, dove nei prossimi mesi dovrebbe essere esaminata dalla commissione parlamentare per la Salute una revisione della normativa, voluta dall'Ifpa-Associazione Irlandese per la Pianificazione Familiare, tesa ad eliminare il cosiddetto «periodo di riflessione» obbligatorio di tre giorni dopo il primo colloquio, entro il quale è ad oggi consentito alla donna un ripensamento. I dati, però, attestano quanto importanti siano stati in molti casi questi tre giorni: nel 2021 le consultazioni iniziali sono state 8.284, gli aborti praticati 6.700. Il che significa che ben 1.584 donne sono tornate sui propri passi e quindi che 1.584 bambini sono stati salvati. Togliere anche quel breve lasso di tempo per una riflessione personale, oltre ad esercitare un'indebita pressione psicologica tale da influenzare pesantemente le scelte, significa dimostrare di voler fare proprio di tutto pur di uccidere bimbi nei grembi materni. Il primo ministro irlandese si è dichiarato però «riluttante e a disagio» nell'apportare modifiche alla legislazione sull'aborto, promulgata solo cinque anni fa: «Quando io e altri ci siamo schierati per il Sì - ha dichiarato alla stampa il premier, Leo Eric Varadkar - abbiamo detto che ci sarebbero state delle garanzie, tra cui il periodo di attesa e la protezione delle obiezioni di coscienza». Rimangiarsi ora la parola data è evidentemente troppo persino per loro, subito favorevoli all'introduzione dell'aborto nel Paese. BUONE NOTIZIE DAL GIAPPONE Le buone notizie giungono solo dall'altra parte del mondo, dal Giappone nello specifico, dove il governo ha stanziato 3.500 miliardi di yen - pari a 25 miliardi di dollari - in tre anni, dal 2024 al 2027, per contrastare con misure urgenti la denatalità, obiettivo che si può raggiungere in un solo modo: smettendola di abortire ed incentivando le nascite. Non serve la bacchetta magica, occorre piuttosto assicurare un maggior sostegno finanziario alle famiglie. Secondo Haruka Sakamoto, membro della Tokyo Foundation for Policy Research, il crollo nelle nascite dipenderebbe infatti dall'aumento dei single, non per cambiamenti nella scala dei valori, bensì per la precarietà nel lavoro e per i redditi bassi. La decisione, assunta dal primo ministro Fumio Kishida, è giunta, dopo che l'anno scorso il Paese ha toccato il minimo storico di nuovi nati, 799.728 in tutto: «Se non freniamo il rapido declino del tasso di natalità e la diminuzione della popolazione - ha dichiarato il premier alla stampa - l'economia del nostro Paese si contrarrà e sarà difficile mantenere i nostri sistemi di tutela sociale, comprese le comunità locali, le pensioni, l'assistenza medica e l'assistenza infermieristica». Per questo il governo ha previsto un aumento dell'assegno di natalità da 420 a 500 mila yen - pari a 3.500 dollari -, in più le spese per il parto verranno interamente coperte dall'assicurazione sanitaria pubblica. Verranno erogati assegni familiari da 15 mila yen al mese per ogni figlio di età inferiore ai 3 anni e di 10 mila per ogni figlio di età compresa tra i 3 ed i 18 anni. Dal terzo figlio in poi l'assegno mensile diverrà di 30 mila yen dalla nascita sino alla fine delle scuole superiori. Il tutto senza più restrizioni di reddito familiare. Sempre sul fronte scolastico, verrà offerta ai giovani un'istruzione superiore gratuita e verranno estese anche le esenzioni dalle tasse universitarie. Per assicurare tutto questo - ha spiegato il primo ministro Kishida - «attueremo le misure di sostegno con carattere di urgenza, utilizzeremo obbligazioni speciali di finanziamento del deficit per far fronte alla riforma della spesa». Questo è esattamente ciò che andrebbe fatto in ogni angolo del mondo. Perché non serve a nulla, anzi è molto ipocrita lanciare l'allarme denatalità e poi continuare a fare come se niente fosse.
    8m 24s
  • Un anno dopo la storica sentenza della Corte Suprema: 60mila aborti in meno

    4 JUL 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7469 UN ANNO DOPO LA STORICA SENTENZA DELLA CORTE SUPREMA: 60MILA ABORTI IN MENO È passato più di un anno - era il 24 giugno 2022 - dalla storica sentenza della Corte Suprema degli Stati Uniti "Dobbs vs Jackson Women's Health Organization" venne cancellata l'altrettanto storica sentenza "Roe va Wade" del 1973. Un anno, dunque, dall'annullamento del fantomatico "diritto federale di aborto" e che da allora ha lasciato piena sovranità in materia ai singoli Stati. Negli ultimi 12 mesi molti parlamenti locali hanno approvato nuove leggi o modificato quelle vigenti, in un senso o nell'altro, mentre il dibattito sui limiti per accedere all'aborto si è molto polarizzato, così come le scelte politiche e legislative degli Stati. «Di rado - ha scritto il quotidiano Usa Today - una decisione della Corte Suprema ha avuto un impatto così profondo e così rapido sulla vita di così tante persone». Fino alla sentenza di un anno fa era di fatto possibile a qualunque donna in tutti gli State Uniti praticare l'aborto fino a quella che la legge italiana definisce «vita autonoma del feto», cioè tra le 22 e le 24 settimane, per effetto della sentenza del 1992 con cui sempre la Corte Suprema decise sulla controversia Casey-Planned Parenthood. Per effetto del verdetto Dobbs di un anno fa la situazione giuridica dell'aborto nel territorio statunitense si è fatta quantomai variegata, con 14 Stati che hanno introdotto significative limitazioni. Secondo uno studio della Society of Family Planning, gli aborti sono diminuiti dagli 82mila al mese prima della sentenza a 77mila: un calo che nell'arco di un anno dice che ci sarebbero stati 60mila aborti in meno per effetto della decisione della Corte Suprema. Resta comunque imponente il numero complessivo degli aborti - in assenza di un dato ufficiale - in 924mila in un anno (in Italia sono 67mila con una popolazione di 60 milioni di abitanti, contro i 330 milioni degli Usa). Nota di BastaBugie: Stefano Fontana nell'articolo seguente dal titolo "L'Onu è sempre stata la fabbrica di nuovi diritti" spiega perché dopo la sentenza della Corte Suprema americana, l'Onu vorrebbe dichiarare l'aborto un diritto umano, in modo da porlo in continuità con la Dichiarazione universale dei diritti umani. Come si può arrivare a una simile contraddizione? È un diritto umano la negazione del diritto alla vita? Il motivo è semplice: perché fin da subito l'Onu ha rifiutato di basare i diritti sulla legge naturale. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 24 giugno 2023: L'Onu vuole dichiarare l'aborto un diritto umano, ossia porlo in essenziale continuità con la Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948. Ci si chiede se l'orrendo proposito sia una assurda forzatura oppure se possa trovare in quella Dichiarazione qualche appiglio. Potrebbe essere, infatti, che già nella fase di produzione di quella Dichiarazione ci fossero alcuni presupposti che possano servire non a giustificare ma a spiegare questo triste esito, a distanza di tanti anni. È opportuno ricordare che fu allora istituita una Commissione presso l'Unesco per discutere i criteri e i contenuti della Dichiarazione dei diritti umani di successiva redazione. A questa Commissione parteciparono intellettuali e studiosi nei vari campi del sapere e di varia origine culturale e religiosa. Come noto, vi partecipò anche Jacques Maritain che proprio nel 1948 pubblicava il suo libro, edito dall'Unesco, Les droits de l'homme. Il fatto forse più importante del lavoro della Commissione fu il riconoscimento della impossibilità di conoscere un fondamento ultimo dei diritti umani. Per la tradizione filosofica e teologica classica e cattolica il fondamento prossimo dei diritti umani è il diritto naturale e quello ultimo è Dio. Invece per la tradizione politica derivante da Hobbes, Locke e Rousseau, era la convenzione pattizia tra gli uomini con la quale essi diventavano cittadini. Per le altre correnti di pensiero e religiose presenti nella Commissione i fondamenti erano altri ancora. L'Onu rinunciò ad affrontare il problema dal punto di vista conoscitivo e scelse la via pratica: si sarebbe dovuto mettere da parte l'aspetto teoretico o di principio e percorrere la via di un "pensiero pratico comune" cercando di elencare i diritti utili per la vita sociale. Il punto non è da sottovalutare, perché esso rifletteva una visione della realtà e dell'uomo. Il buon senso dice che prima si pensa e poi si agisce in base a quanto si pensa. Il pensiero viene prima dell'azione. Sui diritti umani, invece, l'Onu rovescia i termini e l'aspetto pratico viene prima di quello del pensiero. L'uomo, quindi, pensa in base a quello che fa e non più viceversa: il giudizio dell'intelletto pratico precede il giudizio dell'intelletto teoretico. Va anche notato che mediante questa decisione di rinunciare ad un accordo di principio sui fondamenti, le esigenze pratiche non solo avevano la meglio su quelle della ragione ma anche su quelle della Rivelazione. Parlo qui naturalmente per i cristiani e i cattolici in particolare, come appunto Maritain. Privo della necessità di avere un fondamento ultimo di verità sia razionale che rivelata, l'aspetto pratico veniva lasciato alla libera e immotivata volontà, aprendo la possibilità, già allora, di "nuovi diritti", come infatti sta ora avvenendo. Tutto questo va posto in relazione con il fatto che dopo la Seconda Guerra Mondiale i "diritti umani" divennero la grande ideologia con cui il nuovo ordine voleva plasmare le costituzioni degli Stati. Sappiamo che Arabia Saudita o Sud Africa non aderirono al progetto, ma molti altri Stati invece lo fecero proprio. I diritti che l'Onu andava a definire erano certamente figli della Dichiarazione del 1789, agli inizi della Rivoluzione Francese (che tuttora è parte integrante della costituzione francese), ma più che di Rousseau subirono l'influenza di Locke e assunsero una pretesa di universalità. Essi vennero intesi come una nuova visione dell'uomo definitivamente acquisita e da sovrapporre, come un cappello introduttivo e fondativo, alle varie dichiarazioni che fossero in seguito prodotte. Infatti, se ne produssero poi tante, da quella sui diritti dell'infanzia del 1959 alla Carta sui diritti fondamentali dell'Ue del 2000 e così via. L'Onu divenne la "fabbrica dei diritti", come scrive Bernard Dumont nell'ultimo numero della rivista francese Catholica. Tutte derivanti dalla prima, quella del 1948, che però aveva rinunciato a fondare ultimamente i diritti umani, il che spiega come oggi la stessa Onu diventi la "fabbrica dei nuovi diritti". Si sa che senza il fondamento ultimo, anche i fondamenti prossimi cadono, e quindi anche il fondamento pratico suggerito da Maritain. Tornando a Maritain, egli, in L'uomo e lo Stato (1951) scrive che nella discussione interna alla Commissione dell'Unesco si era arrivati ad un accordo, ma "a condizione che non ci si chiedesse perché". E continua "Sino a quando non vi sarà unità di fede e unità di filosofia nello spirito degli uomini, le interpretazioni e le giustificazioni saranno tra loro in conflitto. Nell'ambito, invece, dell'affermazione pratica, un accordo su una dichiarazione comune è possibile grazie ad un approccio più pragmatico che teorico e mediante uno sforzo collettivo di confronto, rielaborazione e perfezionamento dei progetti di redazione". Maritain mantenne sempre questa sua posizione, anche nel Contadino della Garonna, dove però vi accosta almeno l'avvertimento di "non gettare ai cani la verità". La sua era un'illusione ottica, perché l'accordo pratico privo di un consenso sui principi avrà sempre il carattere del nominalismo e i diritti nominalmente elencati verranno poi applicati in modo alquanto diverso. Ma quella che per lui era un'illusione, per l'Onu era un'ideologia. Senza un fondamento, i diritti possono essere "fabbricati" dalla stessa Onu.
    9m 54s
  • L'aborto uccide il bambino, rovina la mamma... ma è dannoso anche per il babbo

    17 MAY 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7409 L'ABORTO UCCIDE IL BAMBINO, ROVINA LA MAMMA... MA E' DANNOSO ANCHE PER IL BABBO di Giuliano Guzzo L'aborto? È una questione della donna, solo della donna. Questo vuole un tormentone del femminismo sopravvissuto dal '68 fino ai giorni nostri; e che dimentica non solo la vera vittima della pratica abortiva - il figlio concepito -, ma pure l'altro grande escluso, vale a dire l'uomo. E pensare che esistono almeno due ottime ragioni per cui anche la figura maschile andrebbe assolutamente considerata, quando si parla di aborto. La prima, molto elementare ma anche assai tralasciata, è che là dove c'è una gravidanza, evidentemente, c'è sempre anche un padre. In secondo luogo, si dovrebbe parlare dell'uomo quando ci si occupa della soppressione prenatale dal momento che di tale pratica, di fatto, fa le spese anche lui. Proprio così: l'aborto fa male non solo alla gestante, ma anche al suo compagno, fidanzato o marito. Ad attestarlo è un nuovo studio, intitolato National Men's Abortion Study, commissionato e pubblicato da Support After Abortion, una organizzazione con sede in Florida. Si tratta di una indagine rilevante non solo perché tocca un ambito spesso ignorato - quello della sofferenza maschile per la perdita d'un figlio -, ma perché lo rileva in modo netto e sostanziale. Per capirci, è stato scoperto come il 71% degli uomini interpellati abbia riportato «cambiamenti negativi» nella sua esistenza dopo l'esperienza abortiva. Colpisce che in questa percentuale ci fossero sia uomini su posizioni pro choice (31%) sia pro life (40%), a sottolineare che ciò che lascia l'eliminazione prima della nascita non dipende da posizioni politiche e ideologiche. Si tratta di una sofferenza profonda, che non conosce appartenenze né bandiere. È connaturata all'essere uomini, anzi per l'esattezza padri. Si allinea a tale considerazione anche il fatto, rilevato sempre nella ricerca in questione, secondo cui la stragrande maggioranza di uomini che hanno perso un figlio a causa dell'aborto - l'83% - «ha cercato aiuto o ha affermato che avrebbe potuto beneficiare di un sostegno», anche se non era ideologicamente contrario all'aborto. L'aiuto cercato riguardava la necessità di colmare ciò che questi uomini provano, vale a dire «tristezza, senso di colpa, rimpianto». Per questo lo studio ha concluso che sono necessarie più opzioni - sia religiose (richieste dal 40% degli interpellati) sia laiche (richieste dal 49%) - per aiutare gli uomini ad affrontare il dolore post-aborto. Va detto che, per quanto significativa, questa indagine non è la prima né la unica, anzi. Già nel lontano 1983 una indagine aveva rilevato conseguenze psicologiche gravi associate, nell'uomo, alla paternità perduta a causa dell'aborto. In seguito sono state effettuate molte altre indagini e - anche se c'è chi nega che esista una sindrome post aborto per l'uomo - lo scorso anno, su Psychology Today, Mary C. Lamia, psicologa e psicanalista docente al Wright Institute di Berkeley, in California, ha firmato un interessante articolo dove afferma che la ricerca «ha dimostrato che l'esperienza del dolore intenso per la perdita di un figlio e della paternità» si registra «anche dopo molti anni dopo l'aborto» Significativa, a tale proposito, risulta infine una straziante testimonianza raccolta dai volontari del numero verde dell'Associazione di Don Benzi di un padre che, a distanza di oltre 6 anni dall'aborto del figlio, aveva ancora una grande ferita nel cuore. Ecco le sue parole, più efficaci di ogni statistica o di ogni indagine: «È stata per me una situazione molto pesante [...] In questa situazione di tremenda solitudine e dolore ho deciso che mai avrei permesso a me stesso di rivivere una situazione simile. Ero anche molto confuso, nella mia vita non avevo mai ho provato un dolore così grande». Davanti a tutto ciò un dubbio sorge spontaneo: come si può seriamente sostenere che l'aborto sia solo una questione della donna?
    5m 34s
  • La Corte Suprema accoglie il ricorso dell'abortista Biden

    26 APR 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7395 LA CORTE SUPREMA ACCOGLIE IL RICORSO DELL'ABORTISTA BIDEN IN FAVORE DELLE PILLOLE ABORTIVE di Ermes Dovico Le pillole abortive a base di mifepristone possono ancora essere vendute. Lo ha deciso ieri la Corte Suprema degli Stati Uniti, con un voto di 7-2. Contrari soltanto Samuel Alito e Clarence Thomas, i giudici che si confermano come i più sensibili rispetto al buonsenso giuridico e quindi al diritto naturale. La decisione non è stata motivata. Ad ogni modo essa accoglie il ricorso dell'Amministrazione Biden e della Danco Laboratories (azienda che produce le pillole a base di mifepristone) che in due cause separate chiedevano il ripristino dello status quo precedente al 7 aprile, quando il giudice federale del Distretto Settentrionale del Texas, Matthew Kacsmaryk, aveva sospeso l'approvazione del mifepristone data dalla Food and Drug Administration nel 2000. Un ordine che valeva per tutti gli Stati Uniti, eccetto per 17 Stati (governati dai Democratici, tranne il Nevada e il Vermont) e per il Distretto di Columbia, che sempre il 7 aprile si erano visti accogliere la propria richiesta dal giudice Thomas Rice, il quale aveva ordinato alla Fda di mantenere lo status quo. La sentenza della corte distrettuale texana era stata poi in parte bloccata (per una questione tecnica, peraltro controversa, relativa alla prescrizione dei termini legali) dalla Corte d'Appello del Quinto Circuito, che il 12 aprile aveva deciso di ripristinare la commercializzazione del mifepristone, sebbene con diverse restrizioni non gradite agli abortisti, come ad esempio il blocco alla distribuzione del mifepristone per posta e l'uso della pillola abortiva solo dopo tre visite di persona, da parte di un medico. LA BATTAGLIA NON È FINITA Dunque, la decisione della Corte Suprema ripristina in tutta la nazione le regole in vigore fino al 7 aprile, ma ciò non significa che la battaglia sul tema sia finita. Essa continua infatti nelle corti inferiori, come ha ricordato, parlando con Life News, Erik Baptist di Alliance Defending Freedom, il gruppo che rappresenta legalmente l'Alleanza per la Medicina Ippocratica che nel novembre 2022 ha introdotto la causa contro il regime di aborto chimico approvato e poi esteso scriteriatamente dalla Fda. «Come è prassi comune, la Corte Suprema ha deciso di mantenere lo status quo che esisteva prima della nostra causa mentre la nostra sfida all'approvazione illegale da parte della Fda dei farmaci abortivi chimici e alla sua rimozione delle necessarie salvaguardie per quei farmaci va avanti», ha detto Baptist. Il membro dell'Alliance Defending Freedom ha quindi assicurato: «Il nostro caso, che cerca di mettere la salute delle donne al di sopra della politica, continua in modo spedito nei tribunali inferiori. La Fda deve rispondere dei danni che ha causato alla salute di innumerevoli donne e ragazze e allo stato di diritto, non avendo studiato quanto sia pericoloso il regime farmacologico per l'aborto chimico e rimuovendo illegalmente ogni significativa salvaguardia, perfino consentendo gli aborti ordinati via posta», cioè tramite appunto la crescente liberalizzazione della "telemedicina" pro aborto, che ne ha ulteriormente banalizzato la pratica, perpetuando la strage dei bambini nel grembo materno (prime e innocenti vittime di questa situazione) e al contempo accrescendo i rischi per le loro madri. Da qui l'auspicio di Baptist e degli altri pro life americani, i quali sperano che attraverso questa causa si giunga al riconoscimento delle gravi responsabilità della Fda, che negli anni - prima con l'approvazione nel 2000 e poi con la serie di estensioni tra il 2016 e l'inizio del 2023 - ha reso sempre più facile l'accesso alle pillole abortive. E lo ha fatto agendo non certo in base a criteri scientifici, bensì dietro pressioni politiche provenienti dal Partito Democratico e in ultima analisi dall'industria dell'aborto. Industria che spinge verso una più facile distribuzione delle pillole abortive (che ad oggi contano per oltre il 50% di tutti gli aborti negli Stati Uniti), anche per contrastare gli effetti dell'annullamento della sentenza Roe contro Wade e "scavalcare" così gli Stati che legittimamente vietano l'aborto. L'IMPATTO NEGATIVO In attesa di vedere come finirà, la condotta della Fda è stata già messa a nudo nella causa intentatale dall'Alleanza per la Medicina Ippocratica. Nella sua decisione del 7 aprile scorso, il giudice Kacsmaryk aveva particolarmente sottolineato la realtà degli effetti avversi conseguenti all'assunzione di mifepristone e misoprostolo (la seconda pillola prevista dalla procedura più comune per l'aborto chimico), ricordando quanto è presente nella letteratura scientifica: «Prove convincenti suggeriscono che le statistiche fornite dalla Fda sugli effetti avversi dell'aborto chimico sottostimano l'impatto negativo che il regime di aborto chimico ha su donne e ragazze. Quando le donne cercano cure di emergenza dopo aver ricevuto le pillole abortive chimiche, l'abortista che ha prescritto i farmaci di solito non è colui che provvede a gestire le complicazioni della madre. Di conseguenza - aggiungeva il giudice federale - il medico curante potrebbe non sapere che l'evento avverso è dovuto al mifepristone. Gli studi supportano questa conclusione rilevando che oltre il 60% delle visite al pronto soccorso di donne e ragazze a seguito di aborti chimici vengono erroneamente etichettate come "aborti spontanei" piuttosto che come effetti avversi del mifepristone». E questo è solo uno dei motivi per cui i dati della Fda sono sottostimati e fuorvianti. Anche la Corte d'Appello del Quinto Circuito aveva chiaramente criticato l'approccio della Fda di mettere la testa sotto la sabbia rispetto agli effetti avversi e aveva quindi ripristinato l'obbligo di riferire tutti gli effetti avversi, per le donne, dell'aborto chimico (che includono gravi emorragie e infezioni), dunque non solo le morti materne. Statistica, quest'ultima, che secondo il conteggio ufficiale più aggiornato della stessa Fda (al 30 giugno 2022) include «28 segnalazioni di morti di pazienti associate al mifepristone, da quando il prodotto è stato approvato nel settembre 2000». Il che ricorda come l'aborto, da un lato, uccide bambini innocenti e, dall'altro, non è nemmeno "sicuro" - come viene propagandato - per le loro madri.
    7m 20s
  • Verso l'abolizione della RU486 in America?

    18 APR 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7378 VERSO L'ABOLIZIONE DELLA RU486 IN AMERICA? di Luca Volontè Due sentenze contrarie su divieti e liberalizzazione delle pillole abortive, scatenano il finimondo negli USA con Biden e Harris che dimenticano la Pasqua e... difendono l'omicidio chimico degli innocenti. Tutto finirà alla Corte Suprema, ennesima "bomba" nell'anno elettorale 2024 in cui, proprio sulla liberalizzazione dell'aborto, Biden sfida anche i Vescovi. Sin dal novembre scorso, grazie al ricorso dell'Alliance for Hippocratic Medicine e di una serie di associazioni e organizzazioni mediche pro life, si era chiesto di dichiarare illegale l'approvazione della FDA (Food and Drug Administration) del 2000 e di eliminare completamente una delle pillole abortive dal mercato statunitense. Il ricorso, presentato a un tribunale distrettuale federale di Dallas in Texas, ha avuto esito lo scorso 8 aprile, quando il giudice Matthew Kacsmaryk ha dato ragione ai ricorrenti pro-life vietando al contempo la commercializzazione del farmaco mifepristone perché, si legge nella decisione, la FDA «ha completamente omesso di considerare un aspetto importante del problema» omettendo qualsiasi valutazione degli effetti psicologici del farmaco o una valutazione delle conseguenze mediche a lungo termine del farmaco. Gli eventuali ricorrenti contro la decisione avranno sette giorni per presentare appello. Con la sentenza del giudice Kacsmaryk, il mifepristone, il primo farmaco della procedura standard della pillola abortiva, non ha più l'approvazione della FDA e il passaggio al solo misoprostolo senza il mifepristone è molto meno efficace. Una sconfitta per l'aborto chimico, usato dal più del 50% delle donne che sceglie di uccidere il proprio figlio negli USA. Infatti, mentre il primo farmaco mifepristone agisce bloccando l'ormone naturale del progesterone (privando il bambino dei nutrienti necessari alla sua crescita), il misoprostolo provoca contrazioni che espellono il bambino dall'utero e, da solo, non ha la stessa efficacia mortale. LA POLITICA E LA SCIENZA «La Food and Drug Administration statunitense ha preferito la politica alla scienza quando ha spinto per la legalizzazione dei farmaci abortivi chimici mifepristone e misoprostolo nel 2000... la FDA non ha rispettato i suoi obblighi legali di proteggere la salute, la sicurezza e il benessere delle ragazze e delle donne, non ha mai studiato la sicurezza dei farmaci nelle condizioni d'uso indicate, ha ignorato i potenziali impatti del regime di blocco ormonale sui corpi in via di sviluppo delle ragazze adolescenti, ha ignorato le prove sostanziali che i farmaci abortivi chimici causano più complicazioni degli aborti chirurgici e ha eliminato le necessarie garanzie per le ragazze e le donne incinte che si sottopongono a questo pericoloso regime farmacologico», questa la dichiarazione dei legali di Alliance Defending Freedom (ADF), il team di giuristi che ha rappresentato con successo la rete di organizzazioni mediche pro life che hanno promosso il ricorso nella causa intentata contro la FDA a novembre scorso. Le reazioni di fuoco del Presidente Biden e la sua Vice Presidente Harris, in due dichiarazioni complementari, dimostrano l'impegno totale perché la sentenza venga ribaltata, in quanto, se venisse confermata, «impedirebbe alle donne di ogni Stato di accedere al farmaco, indipendentemente dal fatto che l'aborto sia legale in uno Stato...» e rappresenta il pericolo di un «divieto nazionale di aborto che i funzionari eletti repubblicani hanno giurato di rendere legge in America». Il Dipartimento di Giustizia, «ha già presentato un appello e chiederà una sospensione immediata della decisione», assicurava la Casa Bianca, mentre il Segretario del Dipartimento per la Salute e i Servizi Umani (HHS) Xavier Becerra dichiarava a Pasqua che l'amministrazione Biden sta considerando di sfidare l'ordine giudiziario del giudice federale Kacsmaryk, perché l'Amministrazione Biden ritiene il «farmaco sicuro» ed è convinta che il giudice del Texas sia un "conservatore politicizzato". Ovviamente ignorare un ordine perentorio di un giudice federale avrà conseguenze dirette e spedite verso un giudizio alla Corte Suprema degli USA. LE MAJOR DELL'ABORTO Sulla stessa linea di Biden, Harris e dei Dipartimenti di Giustizia e Salute troviamo, manco a dirlo, le major dell'aborto che anche dalle pillole abortive guadagnano: IPPF, Naral, Center for Reproductive Rights e compagnia funebre cantando. Ad aumentare le probabilità di una prossima decisione della Corte Suprema è anche la contemporanea decisione presa da un giudice federale dello Stato di Washington lo stesso 8 aprile. Il giudice Thomas Rice (nominato da Obama), ha stabilito che la FDA ha posto restrizioni «onerose» e «non necessarie» alla dispensazione del mifepristone e ha vietato alla FDA di apportare qualsiasi modifica all'accesso del farmaco nei 17 Stati (governati dai Democratici) che hanno fatto causa. I due giudizi confliggono: da Washington si chiedono minori restrizioni per la pillola da parte della FDA, che tuttavia dovrebbe ritirare ogni licenza di vendita, secondo l'ordine perentorio che l'amministrazione Biden deve attuare, secondo l'ordine del Texas. C'è chi parla di limbo, certo la Corte Suprema dovrà occuparsene presto ed il tema ancora una volta farà parte della prossima campagna elettorale 2024. La "guerra continua" che l'Amministrazione Biden sta facendo a qualunque giudice (sia esso "supremo" o federale statale), associazione (vedi azioni FBI e Dipartimento Giustizia contro cattolici e pro life) e politico (vedi caso Trump) che dissentano dalle politiche Dem forse aiuterà l'annunciata campagna presidenziale di Biden per il 2024, ma per certo sta allontanando gli USA dai principi cardine della democrazia e dello Stato di diritto. È in questo clima di scontro all'arma bianca, che i Vescovi cattolici sono stato costretti a denunciare i tentativi che l'Amministrazione Biden e il suo Dipartimento della Salute stanno compiendo per costringere tutti contribuenti a finanziare farmaci contraccettivi che possono causare aborti precoci attraverso una proposta di modifica della legge sull'Affordable Care Act, o Obamacare.
    7m 46s
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