Buongiorno. Domenica mattina, entrando in chiesa poco dopo le 8,30 per collocare nel presepe una preghiera scelta dai bambini del catechismo accanto ad un loro lavoretto natalizio, ho sentito la notizia: "è morto il Cardinale". E allora, dopo aver sostato in preghiera davanti al Santissimo, dove anche lui era solito inginocchiarsi prima di andare a celebrare Messa, il pensiero è andato subito a quel lavoretto, una lampada di Natale costruita dai bambini, che si ispira al versetto 105 del Salmo 119: "Lampada per i miei passi è la Tua Parola, luce sul mio cammino". Le quattro finestre della lanterna illustrano quattro episodi del Vangelo: l'Annunciazione, la Visitazione, la Nascita di Gesù, l'Epifania e all'interno, sulla base della lampada, è posto un piccolo lume, che rappresenta la luce di Gesù. Ecco, certamente il Cardinale sapeva bene che la vita di ogni persona e in particolare di un sacerdote e di un vescovo, si illumina quando è Gesù che la illumina dal suo interno, sapeva bene che lampada per i suoi passi era la Parola. La Parola, che deve guidare il cammino di ognuno di noi ogni giorno verso quel Signore che perdona le nostre fragilità e sempre ci sostiene e ci ama. Come bene ci ricorda il nostro Arcivescovo Roberto, l'Avvento è il simbolo della vita di ogni cristiano, di uno che sta attendendo la venuta di Cristo. E veglia, aspettando l'arrivo di Lui. E il Cardinale ha vegliato. La preghiera che facciamo per lui è che possa contemplare il Volto di Dio, nella cristiana certezza che ha sorretto lui e che sorregge tutti noi, che è proclamata con vigore nel libro di Giobbe: "Io so che il mio redentore è vivo e che, ultimo, si ergerà sulla polvere! Dopo che questa mia pelle sarà strappata via, senza la mia carne, vedrò Dio. Io Lo vedrò, io stesso, i miei occhi lo contempleranno e non un altro".