"Al mattino presto Gesù ... e là pregava"(Mc 1,35): molto significativa la sottolineatura che il nostro Arcivescovo Roberto fa del tempo all'imperfetto del pregare di Gesù. Non è un istante soltanto, ma è una continuità e una continuità di vita. Bene ci esorta l'Arcivescovo: " No ci è chiesto di dire delle preghiere, ci è chiesto di rimanere costantemente in uno stato di orazione, di dialogo costante con il Padre, con Colui che è la sorgente della nostra vita, con Colui che è la sorgente di tutte le donne e gli uomini che incontriamo, con le loro bellezze e le loro fragilità ". Nella Sua preghiera solitaria Gesù incontra il Padre ed entra in una intimità profonda con Lui, in una relazione da cui fluisce l'Amore che sorregge la Sua missione, che si prolunga poi nella Sua Chiesa. Questo Amore fa rialzare la suocera di Pietro, come guarisce molte altre persone, nel corpo e nello spirito. E, quando Gesù fa rialzare, lo fa per davvero. Non per niente, come l'Arcivescovo ci fa osservare, è usato lo stesso verbo della risurrezione. E allora per ogni Giobbe, da Gesù in avanti, il dolore, la malattia, la disperazione, la morte, il non senso possono diventare casa che Dio viene ad abitare per darci consolazione e speranza, per restituirci alla libertà e alla vita, per farci risorgere ancora. Buona settimana!