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Le opere di misericordia spirituale

Le opere di misericordia spirituale
Apr 11, 2014 · 23m 38s

TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3166 LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE di Giacomo Biffi Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull'elenco delle così dette "opere di misericordia spirituale", che mi pare oggi...

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TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3166

LE OPERE DI MISERICORDIA SPIRITUALE di Giacomo Biffi
Vorrei confidare qualche mio sparso pensiero sull'elenco delle così dette "opere di misericordia spirituale", che mi pare oggi il più sbiadito nella coscienza comune. Come giacciono nei vecchi catechismi, scritti quando ancora si chiamavano ingenuamente le cose con il loro nome, ci appaiono un po' ruvide e spigolose. Forse perché la nostra anima, per così dire, si è fatta più delicata e irritabile.
Rileggiamole (ci permettiamo di invertire l'ordine tradizionale delle prime due opere, sulla scorta del Catechismo della Chiesa Cattolica n. 2447, per facilitare la logica del discorso):
1. Istruire gli ignoranti
2. Consigliare i dubbiosi
3. Ammonire i peccatori
4. Consolare gli afflitti
5. Perdonare le offese
6. Sopportare pazientemente le persone moleste
7. Pregare Dio per i vivi e per i morti
TUTTI DESTINATARI
A differenza delle opere di misericordia corporale, dove (di solito, se non sempre) chi dà da mangiare non è affamato e chi patisce la fame non è in condizioni di dar da mangiare, qui il benefattore e il beneficiario non sono adeguatamente distinti. Anzi è buona regola non distinguerli affatto: di queste "opere" siamo tutti destinatari. E' bene quindi che ciascuno di noi si consideri al tempo stesso "istruttore" e "ignorante", saggio consigliere e dubbioso, paladino della giustizia e peccatore, capace di consolare e desideroso di consolazione, chiamato a perdonare le offese e offensore, deciso ad aver pazienza e sempre sul punto di farla perdere agli altri, intercessore a favore di tutti presso Dio e bisognoso della preghiera fraterna di tutti. Solo mantenendoci in quest'ottica possiamo sperare di intraprendere un esame fruttuoso delle "opere" che ci vengono raccomandate.
I NOSTRI COMPITI PROPRI
Il discorso sulle "opere di misericordia spirituale" assume poi una rilevanza e un'attualità eccezionale, se è volto a chiarire quale sia l'indole propria della solidarietà che la Chiesa come tale deve esercitare nei confronti dell'umanità. Nessun dubbio che l'amore cristiano, suscitato e sorretto dall'Eucaristia, debba esprimersi anche nell'offrire ai più sfortunati, per quel che è possibile, un apporto valido perché risolvano positivamente i loro problemi esistenziali primari e possono godere di uno stato conforme alla loro dignità di persone. Guai se la Chiesa lo dimenticasse. Ma guai se riducesse a questo la sua azione nel mondo. Guai a noi se a poco a poco finissimo col pensare alla Sposa di Cristo come a una sorta di ente assistenziale o come a un surrogato e a un coadiuvante della Croce Rossa Internazionale. Il pericolo di questo inconscio travisamento non è oggi irreale, favorito com'è dagli interessi delle potenze mondane e anche dalla nostra preoccupazione di essere un poco accettati dalla cultura dominante. Certamente la comunità cristiana va continuamente spronata alla generosità anche in questi settori: è la parola stessa di Gesù ad ammonirci in tal senso (cfr. Mt 25,31-46). Ma di fronte alla sempre soverchiante miseria umana, non deve nutrire complessi di colpa non pertinenti. Va detto con molta chiarezza che direttamente e per sé non tocca a noi risolvere alla radice i problemi sociali: sarebbe integralismo pensarlo, sarebbe addirittura il tentativo illegittimo di affiancarsi alla società civile, pretendendone gli stessi compiti statutari e le stesse responsabilità. Alla comunità cristiana tocca - ed è dovere amplissimo ed esigentissimo - l'impegno di tradurre ogni giorno la sua fede, secondo quanto in concreto le è dato, in un'azione di carità che raggiunge i fratelli in ogni loro situazione e in ogni loro effettiva necessità. Sotto questo profilo, l'indugiare un poco sulle così dette "opere di misericordia spirituale" sarà forse di qualche utilità a mantenere nel giusto equilibrio la nostra visione della presenza operativa dei cristiani e anzi ricordare ciò che è in maniera più immediata, inerente alla missione della Chiesa nel mondo.
1) ISTRUIRE GLI IGNORANTI
Ignorante non vuol dire senza cultura e senza erudizione. Ignorante è chi non conosce proprio le cose che più dovrebbe conoscere, e può essere anche un professore universitario o un famoso scrittore. Si evoca qui la strana condizione dell'uomo, e specialmente dell'uomo di oggi, che sa tutto tranne le cose che contano, che conduce a termine le indagini più complicate ed è muto davanti alle domande fondamentali e più semplici, che è in grado di andare a raccogliere i sassi della luna e non può dirsi che cosa è venuto a fare sulla terra. Ignorare quale sia il significato del nostro stesso vivere; ignorare quale sia il destino che alla fine ci aspetta; ignorare se la nostra venuta all'esistenza abbia come premessa e come ragione un disegno d'amore oppure una casualità cieca: questa è la notte assurda che implora oggettivamente di essere rischiarata. Il primo e più grande atto di carità che possa essere compiuto verso l'uomo è quello di dirgli le cose come stanno. Che vuol dire anche svelargli la sua autentica identità. Questa è la prima misericordia che la Chiesa esercita - deve esercitare - nei confronti della famiglia umana: l'annuncio instancabile della verità. La salvezza dei nostri fratelli direttamente e per sè non sarà tanto il frutto della nostra affabile capacità di ascolto e di dialogo (cosa importante però e da non trascurare), ma della verità divina proclamata senza scolorimenti e senza mutilazioni. Gesù ha connesso il dono della sua carne e del suo sangue con l'accoglienza della sua parola, anche di quella più difficile da accettare. Il discorso eucaristico di Cafarnao provoca, più di ogni altro nel Vangelo, il rifiuto di molti: "Questo linguaggio è duro; chi può intenderlo?" (Gv 6,60). Ma il Signore non ritiene che in questo campo si possano dare sconti agevolanti: "Forse anche voi volete andarvene? Gli rispose Simon Pietro: Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna, e noi abbiamo creduto e conosciuto che tu sei il Santo di Dio" (Gv 6, 67-69).
2) CONSIGLIARE I DUBBIOSI
Le esitazioni, le perplessità, le titubanze sono dell'uomo normale; il quale, quanto più è perspicace nelle valutazioni e nell'analisi, tanto più si sperimenta insicuro nelle decisioni. Gli irriflessivi e gli ottusi invece sanno di solito subito che cosa fare. D'altra parte vivere significa agire, e agire significa superare le incertezze. Sicché talvolta un parere sensato dato a un amico, che lo aiuti a risolversi per il meglio, rappresenta spesso un regalo davvero prezioso. I pareri però è meglio darli quando vengono richiesti, se no, servono solo a guastare delle amicizie. E anche quando si è interpellati, è opportuno (se lo si può fare senza andare contro coscienza) offrire i consigli che il richiedente si aspetta di ricevere, diversamente egli si convincerà di non essere stato capito o avrà qualche dubbio sulla saggezza del consigliere. Ma quando si tratta delle questioni fondamentali dell'esistenza, il superamento del dubbio è un'esigenza intrinseca alla funzione salvifica della verità. E' grande carità ricordare questo principio alla cultura contemporanea. Noi viviamo in una società che sembra privilegiare il dubbio: secondo qualcuno esso sarebbe il segno di una mente libera e aperta a tutti i valori, mentre le certezze (e in particolare le certezze di fede) esprimerebbero angustia, dogmatismo, intolleranza, chiusura al dialogo. Se però si fa un po' di attenzione, non è difficile rendersi conto che quanti colpevolizzano l'indubitabilità dei credenti, hanno sempre essi stessi delle convinzioni che ritengono indiscutibili. Sicché ci si avvede che non si tratta tanto di critica ragionata delle certezze come tali, quanto di insofferenza verso le certezze altrui. Le certezze cristiane poi hanno migliori probabilità di essere dei valori oggettivi e non delle pure ostinazioni, se chi le ospita nel suo animo le percepisce e si sforza di possederle non tanto come idee sue proprie, ma come piena e personale comunione con la luce indefettibile che alla Chiesa è stata donata dallo Spirito di verità e resta patrimonio inalienabile della Sposa di Cristo lungo tutti i secoli della sua storia. Abbiamo una sola vita da vivere: è indispensabile, per non rischiare di sciuparla, rinvenire dei punti fermi in mezzo alla varietà e alla volubilità delle opinioni. Abbiamo una sola vita da vivere: non possiamo aggrapparla a dei punti interrogativi. Il saper offrire all'uomo disorientato la base di certezze indubitabili è la seconda misericordia della Chiesa.
3) AMMONIRE I PECCATORI
Il peccato agli occhi della fede, è la peggior disgrazia che possa capitarci. Dare una mano al fratello perché se ne liberi, significa volergli bene davvero. "Chi riconduce un peccatore dalla sua via di errore - scrive l'apostolo Giacomo - salverà la sua anima dalla morte e coprirà una moltitudine di peccati" (Gc 5,20). E la Lettera ai Galati: "Quando uno venga sorpreso in qualche colpa, voi che avete lo Spirito correggetelo con dolcezza. E vigila su te stesso per non cadere anche tu in tentazione" (Gal 6,1). La correzione fraterna è però iniziativa delicata e non priva di rischi. Non bisogna mai perdere di vista la pungente parola del Signore: "Come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave?" (Mt 7,4).
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Author BastaBugie
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