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I morti di Bucha e il condizionatore

I morti di Bucha e il condizionatore
Apr 10, 2022 · 3m 7s
La domanda di Draghi ci pone difronte alla domanda delle domande: cosa siamo disposti a perdere per fermare Putin?
Comments
Pippo Munas

Pippo Munas

2 years ago

Caro Direttore, tutti siamo disposti a rinunciare a qualcosa per salvare vite umane, ma ancora una volta occorre tener presente che in un conflitto non esistono buoni e cattivi e non ci sono morti buoni e morti cattivi. I morti sono morti e quelli causati da una guerra sono quelli più terribili per i quali nessuna speculazione o giustificazione deve essere avanzata dalla politica. La guerra non fa questo distinguo, anzi fa emergere quella bestialità primordiale che risiede quasi assopita nel profondo di ogni essere umano. Qui non si tratta di essere pro Russia o contro, personalmente mi sono sempre tenuto fuori da quella logica da tifoseria delle curve da stadio, perfino nei momenti più bui della pandemia, nonostante la pressione esercitata dai media per avere una sola visione, ma che oggi, nonostante il precedente, sta avendo un effetto contrario su questa guerra anche per il fatto che si è sommersi da fake news, nessuno riesce più a capire dove può emergere un barlume di verità. Le domande che mi pongo, da cittadino comune, da uomo di strada senza nessuna pretesa: si è fatto davvero tutto per evitare questo conflitto e migliaia di morti? Senza entrare in merito alla dietrologia, ma rimanendo qui e ora, qual è stato l’atteggiamento dell’Unione Europea, il vero attore protagonista per un negoziato di pace? L’unica che doveva e poteva disinnescare questo orrore. L’andirivieni da Mosca con l’imporre un immediato ritiro o un cessate il fuoco, senza promettere nulla in cambio, ma solo come imposizione, era davvero il sentiero giusto da percorrere? Forse era già pianificato un reset dell’Europa a favore di un nuovo posizionamento? Stiamo assistendo ad un sostanziale cambio di passo della politica di Bruxelles a trazione progressista. Quel progressismo politico che per anni si è contraddistinto a favore della pace e che oggi è più che mai convinto che l’unica via da percorrere è soltanto quella delle armi e della vittoria sul campo. Il conflitto è stato il “casus belli” per metterlo in atto? I termini utilizzati hanno avuto toni mai visti in questi giorni di guerra. E l’elenco è lungo di chi ha fatto sfoggio della propria esibizione muscolare sull’approccio verbale. Segue...
Pippo Munas

Pippo Munas

2 years ago

Segue..Tralasciando i leader dei singoli governi, La presidente Von Der Layen, non si è mai risparmiata, spesso è stata provocatoria, sappiamo che la Presidente quando era ministro della Difesa tedesca, non ha brillato e arrivando a Buxelles non sembra che abbia cambiato di molto la sua linea. Il Commissario Josep Borrel, un personaggio che non ha competenza nel gestire la politica estera di un continente, arriva con la lista di armi da inviare a Kiev, aggiungendo fra l’altro che la guerra si vince sul campo. Toni durissimi per la diplomazia. Siamo sicuri che vogliamo davvero una de-escalation, al di la della retorica di arrivare con una posizione di forza a un presunto negoziato? La ministro (preferisco attenermi più possibile alla perfezione della lingua italiana che al politicamente corretto) tedesca della difesa, Annalena Baerbock, del partito dei Verdi, tradizionalmente No War ha parlato di invio di armi pesanti. Ma quello che inqueta molto è l’atteggiamento e l’aggressività del Segretario Generale della Nato Jens Stoltenberg, l’uomo che arriva dal profondo nord dell’Europa, dichiarando che la nuova normalità del mondo sarà la guerra. Dichiarazioni che lasciano basiti. E che la Nato ha avuto un reset. L’abbiamo visto in questi anni non solo nel tentativo di espandersi verso est. L’autore del riarmo parte dal Segretario Generale. Purtroppo, gli è stato confermato un altro anno a guida della Nato. Un anno è un tempo molto lungo per come si sta decidendo di cambiare l’ordine mondiale. Contro chi dovrà ancora difendersi la Nato? La Russia uscirà distrutta da questo conflitto, economicamente e militarmente. Non avrà forza nei prossimi anni per intraprendere altre guerre. Le illazioni di un disegno su un ritorno dell’impero sovietico vale quanto le accuse sulle armi chimiche di Saddam e di Gherddafi. La Nato non contenta, ha intrapreso una strada aggressiva anche nei confronti della Cina, un paese piuttosto distante dai confini difesi, definendola come un pericolo sistemico per l’Occidente e per l’Asia. Un altro cataclisma per la diplomazia. Adesso nel mirino c’è Pechino. Non bastava spingere la Russia verso la Cina invece di avvicinarla all’Europa, adesso è il turno del gigante asiatico. Ma la Cina non è la Russia. E Taiwan, non è l’Ucraina per il governo di Pechino. Se Putin ha riportato indietro le lancette dell’orologio con assedi e bombardamenti, non è certo di meno la Nato e l’Europa rispolverando l’atteggiamento dei tempi più bui della Guerra Fredda, probabilmente mai assopiti. Allora siamo si disposti a rinunciare qualcosa per salvare vite umane, ma la politica dovrà anche rinunciare a qualcosa per salvare il mondo intero mai così vicino sull’orlo del baratro.
Andrea Rosin

Andrea Rosin

2 years ago

Mi chiedo se i nostri capi di governo europei, Draghi compreso, vogliano veramente la pace oppure la distruzione della nostra società. Sembra che sappiano solo infliggere sanzioni alla Russia, che automaticamente ritornano indietro come un boomerang per le nostre aziende e la nostra economia. Quanto potranno ancora le nostre aziende sopportare? Chiuse queste, come potranno mangiare i lavoratori italiani se le aziende chiudono?
c

clemente.marrone

2 years ago

Siamo disposti a perdere Draghi
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