Ed eccoci di nuovo insieme, questa volta per occuparci di un grande autore e interprete, milanese, scomparso purtroppo da diversi anni dalle scene. Il suo nome è Giorgio Gaber, uomo eclettico che non ha conosciuto etichette, non esiste, infatti, una categoria ben precisa nella quale inserirlo e incasellarlo; anche la musica in un certo senso letterale classico forse gli andava stretta, tanto che nel 1970 creò un genere tutto suo insieme a Sandro Luporini, cioè il Teatro Canzone. E non bastavano comunque soltanto le parole: anche i suoi gesti erano simboli che rivelavano aspetti nascosti; il non detto, insomma, era padrone della scena durante i suoi spettacoli. Il Signor G, che è uno dei suoi soprannomi, nel suo dialogo un po' con se stesso e un po' con il pubblico, è stato spesso caratterizzato, lo ricorderete, da una certa sequenza di tic nervosi che ne rintracciavano l'immagine, dando vita a un ritratto forse a tratti dadaista. Ascoltare Gaber, insomma, senza vederne le smorfie del volto, significa comprenderlo soltanto a metà. Ebbene nel 1972 esce l'album "Dialogo" di cui un brano in particolare cattura oggi la nostra attenzione, cioè "Lo Shampoo", presente anche in "Far finta di essere sani" e che venne portato in scena in varie rassegne teatrali. Nella stagione del 1972-73 Gaber stesso lo introduceva con queste parole: "L'importante è che ognuno abbia dentro di sé una forza, un'energia, una grande vitalità. Perché quando si ha questa energia va bene tutto, e quando non sia ha questa energia....." insomma, puntini puntini, sospensione, e da lì partiva la canzone.............
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