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#92 Lo sguardo nel flamenco seconda parte - Flamenco Chiavi in Mano

#92 Lo sguardo nel flamenco seconda parte - Flamenco Chiavi in Mano
May 19, 2023 · 14m 49s

Seconda parte delle riflessioni sullo sguardo e il flamenco. Riflettiamo su cosa riceve il pubblico. Chi è seduto fra il pubblico sa che sta ascoltando una performance, ma una parte...

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Seconda parte delle riflessioni sullo sguardo e il flamenco.

Riflettiamo su cosa riceve il pubblico. Chi è seduto fra il pubblico sa che sta ascoltando una performance, ma una parte del suo cervello si mette in una conversazione, come se l'artista comunicasse direttamente con lui. Soprattutto succede quando l'artista si sta esprimendo simbolicamente.

Se gli artisti non si rivolgessero al pubblico, gli spettatori si sentirebbero come qulcuno che sta guardando da fuori, che sta spiando una conversazione altrui. E la produzione artistica sarebbe soltanto un mettere in mostra ciò che gli artisti sanno fare.

Il flamenco si rivolge sempre ad un interlocutore e lo fa non solo perché l'artista si esprime, cioè lascia uscire quello che sente. Lo fa perché l'artista lascia uscire ciò che sente e lo dirige verso qualcuno, al di fuori di sé, in una comunicazione.
La comunicazione puiò anche essere diretta verso qualcuno che non è presente fra il pubblico!

Lo sguardo intenzionale altrui ricompone la nostra individualità, sottolineando la nostra identità. Ci aiuta a riconoscere la nostra individualità, e ad identificarci con noi stessi. Ci incoraggia a spingerci a guardare noi stessi con intenzione.
Con il nostro sguardo intenzionale possiamo selezionare ciò che scegliamo di guardare. Selezioniamo ciò che stiamo cercando, ciò che ci interessa. Spesso vediamo solo ciò che conosciamo già della realtà, ciò che ci interessa. A volte non ci accorgiamo se una persona ad esempio abbia gli occhiali o meno! Magari notiamo che c'è "qalcosa di diverso", ma non sapremmo dire che cosa. Lo sguardo sceglie, seleziona la realtà a seconda di ciò che sappiamo già e di ciò che stiamo cercando.
Se manteniamo uno sguardo intenzionale selezioniamo la realtà a cui dare attenzione e in qualche modo quindi la creiamo. Il flamenco guarda l'impressione energetica che la realtà che abbiamo intorno ci propone. Sceglie attivamente la dimensione emozionale. E' qualcosa che l'artista sente davvero dentro di sé.
Tutti gli esseri umani hanno tutte le emozioni dentro di sé. Con alcune però ci identifichiamo perché abbiamo visto che quando proviamo quelle emozioni ci sentiamo "ok" e quindi le scegliamo. E le emozioni sono congruenti fra loro: il nostro cervello va alla ricerca di ciò che ci dimostra quello che già pensiamo. E lo ricerca!

Torniamo al flamenco e allo sguardo. Lo sguardo attivo crea, e lo sguardo di chi balla o canta flamenco è molto attivo. Crea. Esprime. Lo sguardo di chi non ha intenzione è opaco, annoiato. Negli anziani è frequente, ma spesso lo vediamo anche nei giovani, soprattutto se depressi. Il flamenco ha uno sguardo molto brillante, da parte dell'artista, che induce uno sguardo altrettanto brillante in chi lo riceve.

Osservo sempre i miei allievi, che sono un pubblico molto interessato, motivato e che ha anche conoscenza del tema: quando guardano qualcuno che suona, balla o canta flamenco, hanno uno sguardo attivo, presente e brillante, che corrisponde all'energia di chi lo produce.
E' interessante che questo succeda, in una società in cui gli occhi stanno perdendo espressività, anche perché non guardiamo negli occhi altre persone ma ci rivolgiamo sempre... allo schermo del nostro telefono! Il flamenco invece ti guarda negli occhi e lo fa arrivando profondo dentro di te.

Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e muische del mondo arabo dal 1985, dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavoro sull'espressione delle emozioni attraverso le danze del mondo arabo che ho chiamato Lyrical Arab Dance.

Ho anche una formazioe come terapista della psicomotricità dell'età evolutiva, che mi fornisce un filtro molto importante sulla realtà. Sono innamorata persa della neurologia, delle neuroscienze, della psicologia...

Se gli adulti di riferimento non ci hanno guardato per ciò che eravamo, non ci hanno aiutato a tirar fuori ciò che sentivamo, ma hanno voluto da noi che ci omologassimo a dei dogmi esterni.

Noi che insegnamo che siamo educatori, cosa possiamo fare?
Possiamo usare uno sguardo intenzionale per sostenere i nostri allievi ed incoraggiarli ad esplorare ciò che sono e ad identificarsi con sé.

Oggi tutti usiamo tantissimo la vista attraverso gli schermi, e la stimolazione visiva è fortissima ma avviene attraverso luci colorate, non naturali. Già vediamo che i bambini oggi, iperstimolati dalle luci dei monitor, che si muovono molto velocemente, hanno spesso difficoltà di apprendimento, di concentrazione e una instabilità psicomotoria. Questo perché la corteccia prefrontale viene troppo sollecitata. Chissà quali saranno le conseguenze a lungo termnine: siamo i primi della storia a ricevere questa iperstimolazione visiva. E la nostra ricezione visiva non è quella attiva, del guardare, ma quella passiva del vedere.

Nella società occidentale, così ottica, così estetica, così basata sul vedere, le asettative che la società ci impone sono altissime. E il timore di sbagliare è grande, e possiamo arrivare a pensare che per essere "ok" dobbiamo assomigliare a qualcosa d'altro.

Esiste persino una patologia, la blemmofobia (blemma in greco significa sguardo) che esprime la paura di venire guardati negli occhi da qualcuno. Consiglierei a queste persone... di studiare flamenco! Sarebbe una terapia d'urto efficace, e farebbe capire che ciò che lasciamo chiuso dentro di noi marcisce, qualunque cosa sia.
Il flamenco ci impone di lasciare uscire ciò che abbiamo dentro di noi, e di riempirlo della nostra presenza.
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Author Sabina Todaro
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