Basta poco per rovesciare il panorama. Prima la
Lazio, poi il
Milan. Da un estremo all’altro si comincia tremando per la paura e si finisce, magari delirando, col parlare di scudetto.
Andiamo per gradi. Operazione soccorso per (grandi) squadre in seri momenti d’angoscia. La
Lazio fa un golletto al
Cagliari ridotto in dieci e
Ranieri giustamente se la prende col
Var perché si impiccia troppo e va a far sfoderare un cartellino rosso al posto di uno
giallo per un giocatore del Cagliari, Makoumbou, su una punizione per fallo in un’azione laterale.
Insomma che vuoi, di che t’impicci? A quanto pare il problema è il
Var che non si fa gli affari suoi. E’ un po’ un concetto estremo, il
Var, alias
moviola in campo, sta lì proprio per quello, per impicciarsi di quello che succede in campo, ma allo stesso tempo, da quando è nato, proprio di questo discutiamo: dell’eccessiva cioè
varizzazione, alias
moviolizzazione, delle partite.
E credetemi, tutto il mondo è paese, ovunque i problemi sono gli stessi, e la convivenza con la tecnologia è problematica anche in
Inghilterra o in
Spagna. Pensate, tra le tante assurdità cui assistiamo, che in
Premier League sono arrivati a chiedere aiuto ai
piloti della British Airways per capire - sull’esperienza dei loro colloqui radio con torri di controllo etc - come debba funzionare la comunicazione tra arbitro in campo e
regia Var fuori. Siamo davvero al festival del ridicolo, ci sarà pure differenza tra la cabina di pilotaggio di un aereo e un’area di rigore no? Eppure è stato fatto anche questo…
E quando poi l’uso del
Var si intreccia con una di quelle contorsioni acrobatiche del regolamento ormai accettate da tutti –
il "fallo da ultimo uomo” come si diceva prima o
“chiara occasione da gol” come si dice adesso, rientra infatti in questa categoria di aberrazioni – si arriva praticamente al massimo del calcio teatro dell’assurdo.
Per cui la squadra di
Ranieri si è ritrovata a giocare per oltre un’ora con un uomo in meno. Intanto, nella pratica, non si vede una
Lazio diversa e migliore di quelle precedenti, ma come sempre un gol (e il
Var…) fanno la differenza. Passato il turno di
Champions League, la mano tesa alla
Lazio serve ad allontanare le pericolose sirene che stavano risucchiando la squadra di
Sarri verso il basso. Insomma a caval donato non si guarda in bocca, da
Immobile a
Pedro la settimana biancoceleste ha addirittura risvolti trionfali.
I
tre gol del Milan al Frosinone invece chiudono una settimana di processi e apparizioni di grosse crepe nella squadra e nel club stesso. Il problema del
Milan è tutto nell’immagine di
Ibrahimovic, in procinto di entrare in società come
consulente del presidente Cardinale, seduto in tribuna accanto a
Giroud, squalificato. Gli attaccanti che un tempo non lontano fecero grande il
Milan lì stanno, in tribuna, in bella esposizione e sotto vetro, mentre la squadra è rimasta monca e
Pioli non ha trovato grandi soluzioni. Se non a parole… Il silurato
Maldini poi ci ha messo il suo carico di veleno e l’intero club è finito sottosopra a fare i conti con la propria presunzione.
Tre gol al Frosinone di Jovi, Pulisic e Tomori vengono giusti giusti per rinviare tutti i problemi, certo non risolti ma soltanto sopiti, alla prossima occasione.
Ma intanto
Pioli, che fino a poche ore prima rischiava lo stesso trattamento di
Maldini e cioè un calcio nel didietro, se ne viene fuori con un inaspettato
“dobbiamo puntare a vincere lo scudetto. Chi non lo dice è perché è da un po’ di anni che non lo vince. Ma noi siamo il Milan e a quello dobbiamo puntare”. Tiè, pure la frecciata ad
Allegri e alla
Juventus. Il
Milan, lo scudetto… come vedete, basta poco.
Dal pianeta Papalla è tutto, un saluto e alla prossima. Avete ascoltato il Podcast di Bloooog! il Bar dello Sport di Fabrizio Bocca. Ci trovi all’indirizzo internet
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