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Gli etruschi e la civiltà popolare - «Itinerario Italiano» di Corrado Alvaro

Gli etruschi e la civiltà popolare - «Itinerario Italiano» di Corrado Alvaro
Sep 18, 2023 · 22m 54s

Sto viaggiando in Italia in compagnia del ViaggiAutore calabrese Corrado Alvaro e del suo libro-guida «Itinerario italiano» nel quale egli racconta il suo viaggio lungo la penisola realizzato nel 1933....

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Sto viaggiando in Italia in compagnia del ViaggiAutore calabrese Corrado Alvaro e del suo libro-guida «Itinerario italiano» nel quale egli racconta il suo viaggio lungo la penisola realizzato nel 1933.

Di lassù, da un giardinetto pubblico del Colle Capitolino, si può guardare quella storia della nostra terza elementare, dei lunghi assedi e della Rupe Tarpea, è vera verissima.
A guardare dal Teatro Marcello, vengono a mente altre alture come questa, una roccia di questa stessa natura, questo stesso senso; i luoghi delle città etrusche; è un angolo, alla fine, che attesta del primo nucleo di Roma, proprio quello di cui Roma si volle disfare fin nella tradizione: un angolo etrusco.
L’altura guardata dalla rupe, il colore della terra, il fiume vicino, il respiro del mare; questa è l’Etruria spenta e distrutta che si riaffaccia a Roma tra le sue innumerevoli memorie.
Abituati come siamo a considerare le città etrusche finite e sterili per sempre, ritrovare la loro radice qui, con tutto quanto Roma e il Rinascimento vi hanno saputo fondare, si avverte ancor meglio lo stacco fra una civiltà originale tutta provinciale e paesana, come dovette essere quella di Roma primitiva.

Veio è alle porte di Roma, e a vederne il luogo si capisce che guerra dovette essere la sua con Roma, da castello a castello, da famiglia a famiglia, da tribù a tribù.
A un certo punto della campagna, sulla via di Bracciano, un mulino scroscia nella valle preso una chiusa; l’albero, la casa rustica, il campo, hanno uno stile fuori del tempo, quello stile popolare che spesso è tutt’uno con lo stile arcaico.
Fuori del mulino sono pochi uomini, i bovi che aspettano il carico mentre l’acqua scivola sotto una passerella di legno, e cade a valle.
Dopo pochi passi un recinto di filo di ferro chiude la necropoli.
È difficile vedere più misere rovine di queste; non c’è un solo rudere in piedi, e con una pianta sono visibili le fondamenta d’un tempio.
Ma la voce dell’acqua è là sotto; questa religione dei fiumi, nata da necessità pratiche, dovette esser legata, come accade, a significati occulti e religiosi.
Direi che che l’archeologia di Veio è tutta in questo fiume che la circonda.

Veio: https://maps.app.goo.gl/ntTQ8y1NtfVsh8pX9

Cerveteri è oggi un paese, con la sua bella fontana in mezzo alla piazza, la vita minuta delle donne e dei ragazzi, l’odore del mosto e del vino dei vicoli; l’osteria per chi scende a caccia, vecchio svago etrusco.
Di qui si vede il mare, deserto come la terra che è intorno; è il mare che si vede nel fondo delle pianure, dei deserti, della maremma.
A occidente del paese è la necropoli: di qui il paese nuovo si confonde col vecchio colore della muraglia di tufo su cui è costruito.Nelle tombe si trovano i bùccheri che poi gli antiquari vendono per raccogliere la cenere delle sigarette.
Se di qui a molti secoli le cose del nostro tempo e della nostra vita divenissero rare e preziose, non le tombe somiglierebbero più a questi depositi etruschi, ma i grandi magazzini.
Ma questi paesani con la memoria dei sepolcri orientali fondavano necropoli che dovevano sopravvivere sotto la terra cui potevano correre le invasioni e l’aratro solcare senza disturbarli.

Cerveteri: https://maps.app.goo.gl/TwQx7svyFp2y5DcM8
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Author Giuseppe Cocco
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