Settings
Light Theme
Dark Theme

4. Libro 1 - Capitolo 4

4. Libro 1 - Capitolo 4
Apr 9, 2022 · 13m 50s

CAPITOLO 4 Si tratta di quanto sia necessario all’anima passare davvero per questa notte oscura del senso, che è la mortificazione dell’appetito, per procedere verso l’unione con Dio. 1. La...

show more
CAPITOLO 4
Si tratta di quanto sia necessario all’anima passare davvero per questa notte oscura del senso, che è la mortificazione dell’appetito, per procedere verso l’unione con Dio.

1. La ragione per la quale è necessario che l’anima attraversi questa notte oscura di mortificazione degli appetiti e di negazione dei gusti di tutte le cose per giungere alla divina unione con Dio è che tutte le affezioni che essa ha verso le creature davanti a Dio sono pure tenebre; e finché l’anima ne resta rivestita, non ha capacità di essere illuminata e posseduta dalla pura e semplice luce di Dio, se prima non le respinge da sé, poiché luce e tenebre non possono stare assieme, in quanto, come dice San Giovanni: Tenebrae eum non comprehenderunt; cioè: «le tenebre non poterono ricevere la luce» (1, 5).

2. La ragione è che due contrari, come ci insegna la filosofia, non possono stare in un soggetto; infatti le tenebre, che sono le affezioni verso le creature, e la luce, che è Dio, sono contrari e non hanno tra loro nessuna somiglianza né convenienza, come San Paolo insegnò ai Corinzi (II, 6, 14) dicendo: Quae conventio lucis ad tenebras?, ossia: «Quale convenienza ci può essere tra la luce e le tenebre?»; ne consegue che nell’anima non può albergare la luce della divina unione se prima non se ne scaccino quelle affezioni.

3. Per dimostrare meglio quanto s’è detto occorre sapere che l’affezione ed attaccamento dell’anima verso la creatura eguaglia l’anima stessa con la creatura, e quanto più grande è l’affezione tanto più l’eguaglia e la rende assomigliante, poiché l’amore rende simili chi ama e chi è amato. E perciò David, parlando di coloro che ponevano negli idoli la loro affezione, disse: Similis illis fiant qui faciunt ea, et omnes qui confidunt in eis; che significa: «Saranno simili a loro quelli che vi pongono il loro cuore» (Sal. 113, 8). E così colui che ama la creatura resta in basso come quella creatura, anzi affatto più in basso, poiché l’amore non solo eguaglia ma anche assoggetta all’amante ciò che ama. Ne consegue che, nell’atto stesso in cui l’anima ama qualcosa, si fa incapace della pura unione con Dio e della trasformazione in lui; poiché la bassezza delle creature è molto meno capace dell’altezza del Creatore di quanto non lo siano le tenebre della luce. Infatti tutte le cose della terra e del cielo, paragonate con Dio, sono niente, come dice Geremia con queste parole: Aspexi terram, et ecce vacua erat et nihil; et caelos, et non erat lux in eis: «guardai la terra — dice — ed era vuota, ed era niente; ed i cieli, e vidi che in essi non c’era luce» (4, 23). Dicendo che vide la terra vuota intende che tutte le sue creature erano nulla e che anche la terra era nulla. E dicendo che guardò i cieli e non vi vide luce significa che tutti i lumi del cielo, paragonati a Dio, sono pure tenebre. Dimodoché tutte le creature sono niente e le affezioni ad esse possiamo chiamarle meno che niente, in quanto sono impedimento e privazione della trasformazione in Dio, così come le tenebre sono nulla e meno che nulla, in quanto sono privazione della luce. E così come non può comprendere la luce colui che è nelle tenebre, così non potrà comprendere Dio l’anima che pone nelle creature la sua affezione; e, finché non se ne purghi, non potrà quaggiù possederlo mediante pura trasformazione d’amore, né lassù per chiara visione. E per maggior chiarezza ne parleremo più in particolare.

4. Tutto l’essere delle creature, dunque, paragonato con quello infinito di Dio, è niente. E pertanto l’anima che vi pone la sua affezione, davanti a Dio è anch’essa niente e meno che niente; poiché, come abbiamo detto, l’amore produce eguaglianza e somiglianza e inoltre pone più in basso ciò che ama. E pertanto in nessun modo quest’anima potrà unirsi con l’infinito essere di Dio, in quanto ciò che non è non può convenire con ciò che è. E scendendo in particolare ad alcuni esempi: L’intera bellezza delle creature, confrontata con l’infinita bellezza di Dio, è somma bruttezza, come Salomone dice nei Proverbi: Fallax gratia, et vana est pulchritudo: «ingannevole è la grazia e vana la bellezza» (31, 30). E così l’anima che ha attaccamento alla bellezza di qualsiasi creatura, davanti a Dio è sommamente brutta; e pertanto quest’anima brutta non potrà trasformarsi nella bellezza che è Dio, perché la bruttezza non può pervenire alla bellezza. E l’intera grazia e leggiadria delle creature, confrontata con la grazia di Dio, è somma sgraziataggine e somma scipitezza; e perciò l’anima che s’attacchi alla grazie e leggiadrie delle creature è sommamente sgraziata e scipita davanti agli occhi di Dio; e così non può essere capace dell’infinita grazia e bellezza di Dio, poiché lo sgraziato dista grandemente da chi è infinitamente pieno di grazia. E l’intera bontà delle creature del mondo, confrontata con l’infinita bontà di Dio, si può chiamare malizia. Poiché nulla vi è di buono se non Dio solo (Lc. 18, 19); e pertanto l’anima che pone il suo cuore nei beni del mondo è sommamente cattiva di fronte a Dio. E siccome la malizia non concorda con la bontà, quest’anima non potrà dunque unirsi con Dio che è somma bontà. E l’intera sapienza del mondo e l’abilità umana, confrontata con l’infinita sapienza di Dio, è pura e somma ignoranza, come scrive San Paolo Ai Corinzi dicendo: Sapientiam huius mundi stultitia est apud Deum: «la sapienza di questo mondo davanti a Dio è stoltezza» (I, 3, 19).

5. Pertanto ogni anima che desse qualche importanza a tutto il suo sapere ed abilità per giungere all’unione con la sapienza di Dio, sarebbe sommamente ignorante davanti a Dio e resterebbe molto lontana dalla sua sapienza. Poiché l’ignoranza non sa che cosa è la sapienza, e, come dice San Paolo, questa sapienza a Dio sembra stoltezza. Infatti davanti a Dio coloro che credono di possedere qualche sapere sono molto ignoranti; poiché l’Apostolo dice di costoro scrivendo ai Romani: Dicentes enim se esse sapientes stulti facti sunt; cioè: «ritenendosi saggi divennero stolti» (1, 22). E possiedono la sapienza di Dio solo coloro che, messo da parte il proprio sapere, come bimbi ignoranti vanno con amore al suo servizio. E questo modo di sapienza l’insegnò anche San Paolo Ad Corinthios: Si quis videtur inter vos sapiens esse in hoc saeculo, stultus fiat ut sit sapiens; sapientia enim huius mundi stultitia est apud Deum; cioè: «Se qualcuno tra voi si crede saggio, si faccia stolto per divenir saggio, poiché la sapienza di questo mondo davanti a Dio è follia» (I, 3, 18-19). Pertanto, affinché l’anima giunga ad unirsi con la sapienza di Dio, deve piuttosto procedere non sapendo che sapendo.

6. E l’intero dominio e la libertà del mondo, confrontato con la libertà ed il dominio dello spirito di Dio, è somma servitù e angustia e schiavitù. Pertanto l’anima che s’innamora degli onori o di altri simili interessi e della libertà dell’appetirli, davanti a Dio è considerata e trattata non come figlia, ma come basso servo e schiavo, non avendo voluto cogliere la sua santa dottrina che c’insegna che colui il quale vuol essere il maggiore sia il minore e chi vuol essere minore sia maggiore (Lc. 22, 26). E pertanto l’anima non potrà giungere alla reale libertà dello spirito, che perviene alla divina unione, poiché la servitù non può avere nessuna relazione con la libertà, la quale non può trovarsi nel cuore soggetto a questi affetti, in quanto è cuore di schiavo, bensì in quello libero, in quanto cuore di figlio. E questo è il motivo per il quale Sara disse a suo marito Abramo di scacciare la schiava e suo figlio, dicendo che il figlio della schiava non doveva essere erede insieme con il figlio della libera (Gn. 21, 10).

7. E tutti i diletti e gusti della volontà in tutte le cose del mondo, confrontati con tutte le delizie che sono Dio, sono somma pena, tormento e amarezza. E così colui che pone il suo cuore in queste cose, davanti a Dio è tenuto degno di somma pena, tormento e amarezza. E così non potrà giungere alle delizie dell’abbraccio dell’unione con Dio, essendo degno di pena e amarezza. Tutte le ricchezze e glorie dell’intero creato, confrontate con la ricchezza che è Dio, sono somma povertà e miseria. E così l’anima che le ama e possiede è sommamente povera e miserabile davanti a Dio, e perciò non potrà giungere alla ricchezza e gloria che è lo stato della trasformazione in Dio, in quanto il miserabile e povero dista sommamente da ciò che è sommamente ricco e glorioso. 8. Pertanto la divina Sapienza, dolendosi di costoro che si fanno brutti, bassi, miserabili e poveri, in quanto amano ciò che del mondo sembra loro bello e ricco, nei Proverbi rivolge loro questa apostrofe dicendo: O viri, ad vos clamito, et vox mea ad filios hominum. Intelligite parvuli astutiam, et insipientes animadvertite. Audite, quia de rebus magnis locutura sum. E prosegue dicendo: Mecum sunt divitiae et gloria, opes superbae et iustitia. Melior est fructus meus auro et lapide pretioso, et genimina mea argento electo. In viis iustitiae ambulo, in medio semitarum iudicii, ut ditem diligentes me, et thesauros eorum repleam; vale a dire: «O uomini, a voi grido e la mia voce si rivolge ai figli degli uomini! Imparate, fanciullini, l’astuzia e la sagacia; e voi stolti state attenti. Udite, poiché intendo parlare di grandi cose. Con me sono le ricchezze e la gloria, le superbe ricchezze e la giustizia. Il frutto che troverete in me è migliore dell’oro e delle pietre preziose; e le mie generazioni — cioè ciò che da me genererete nelle vostre anime — sono migliori dell’argento scelto. Io cammino per le vie della giustizia e attraverso i sentieri dell’equità, per arricchire coloro che mi amano e riempire perfettamente i loro tesori» (8, 4-6; 18-21). Qui la divina Sapienza parla a tutti coloro che pongono il cuore e l’affezione in qualsiasi cosa del mondo, come abbiamo detto...
show less
Information
Author L'Oratorio di Exsurge
Website -
Tags
-

Looks like you don't have any active episode

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Current

Looks like you don't have any episodes in your queue

Browse Spreaker Catalogue to discover great new content

Next Up

Episode Cover Episode Cover

It's so quiet here...

Time to discover new episodes!

Discover
Your Library
Search