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#115- Riflessioni sulla pedagogia del flamenco - Flamenco Chiavi in Mano

#115- Riflessioni sulla pedagogia del flamenco - Flamenco Chiavi in Mano
Apr 3, 2024 · 21m 13s

Riflettiamo sulla pedagogia del flamenco. Facendo una ricerca su una Intelligenza artificiale in italiano sulla pedagogia del flamenco, l'unica risposta che ho trovato era... di contattare me! Ho quindi ripetuto...

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Riflettiamo sulla pedagogia del flamenco.
Facendo una ricerca su una Intelligenza artificiale in italiano sulla pedagogia del flamenco, l'unica risposta che ho trovato era... di contattare me! Ho quindi ripetuto la richiesta in spagnolo e per fortuna ci sono notizie migliori!
FIno a pochi anni fa per avere una formazione professionale in un conservatorio, di chitarra flamenca, bisognava andare a Rotterdam. Sembra assurdo ma in relatà spesso le istituzioni non danno valore a ciò che hanno "dentro casa". Il flamenco è stato vittima del franchismo che lo ha emarginato come qualcosa di legato solo alla cultura gitana... però Franco è morto nel 1975 e ci sono voluti 40 anni affinché lo stato Spagnolo promulgasse la Ley organica de la Educacion, nel 2006, che ammise finalmente il flamenco come corso di studi di conservatorio in Spagna. 

Molto spesso l'insegnamento delle forme d'arte non riguarda la pedagogia, ma soltanto gli aspetti pratici, tecnici. Difficilmentei fa caso alla crescita dell'allievo, alla sua espressione. E' un po' come quando allascuola media si studiava matematica solo per passare l'esame. Avevamo 12 anni allora, ma anche da aulti è facile persare che dobbiamo fare le cose "bene", essere sicuri e precisi. Però se ci esercitiamo all'infinito efacciamo qualcosa di scorretto, non miglioreremo e riusciremo anzi a farci del male: un chitarrista che suona in modo scorretto soffrirà di tenidnite. Finché non uso il corpo in maniera saa mi farò male. Non si può fare un eserciizo "a caso" e sperare che "tutto vada bene"!

Il flamenco si imparava dall'osservazione e dall'esperienza diretta: guardo e copio. Ma non è esattamente così che funziona, altrimenti io potrei ascoltare un disco di Paco de Lucia e ripetere esattamente i suoi suoni. QUindi è necessario che qualcuno faccia da intermediario e mi conduca in un percorso di apprendimento. 

Il flamenco è talmente complicato che occorre sempre conoscerne gli aspetti teorici, musicali, culturali, oltre che tecnici e fisici. 

Se pensiamo al cante flamenco, è talmente estremo che si rischia facilmente di rovimarsi le corde vocali. Ma se si desidera cantare fino a tarda età si dorvrà fare attenzione. Con il baile è ancora peggio, perché il corpo si distrugge senza un trainig adeguato. 

Dal 2006 esistono scuole di formazione completa del flamenco nei conservatori in Spagna, per quanto riguarda il cante, la chitarra e il baile, e facoltà di flamencologia, che è dedicata alla musicologia del flamenco, allo studio della sua struttura e tradizione. Prima di allora quindi non esistevano scuole? Certo che esistevano, esistono da sempre, da quando esiste il flamenco! Gli insegnanti però offrivano informazioni tecniche, di forme da copiare: una falseta da imparare, posibioni da eseguire, strofe da ripetere, coreografie da memorizzare. Ma se ad esempio imparo a ballare attraverso l'esecuzione di una coreografia, il corpo non lavora in modo adeguato perché i movimenti sono senz'altro ripetuti in maniera asimmetrica, e questo non è sano per la formazione di un danzatore. 

Rigurado al cante, credo che le persone imparasssero a cantare ascoltando tanto, vivendo il flamenco nell'esperienza di vita. Questo è bellissimo, ma probabilmente molti cantaores non hanno potuto sviluppare la loro voce perché non sono stati educati e si sono rovinati le corde vocali. 

I conservatori danno una formazione sulla cultura, e aiutano a riflettere su quanto si sta facendo, anche grazie agli studi di flamencologia. Questo è molto utile anche a noi che siamo stranieri e non viviamo immersi nel flamenco!

Ma non si rischia di snaturare il flamenco demandandone lo studio a scuole formali ed istituzioni anziché a viverlo nella quotidianità, come si è sempre fatto? In qualche modo è vero. I conservatori preparano la persona e in qualche modo deviano la spontaneità, e possono rendere il flamenco un po' manierato. Però comunque benedetta la pedagogia, perché permette agli artisti di avere un obiettivo più focalizzato e di non farsi male nel perseguirlo. Alla fine, avendo strumenti culturali ci si può godere di più il percorso!

La tecnica non esprime sicuramente il flamenco: se devo studiare una falseta e penso di doverla eseguire precisamente prima di "interpretarla" e metterci del mio, finirò di suonare in modo meccanico e il flamenco non ci sarà più. Nel flamenco non si può trascurare la relazione con il momento presente, un po' come nel jazz, l'influenza reciproca fra gli artisti, ma anche l'interazione con il pubblico, con il luogo fisico in cui stiamo suonando, cantando o ballando. 

La tecnica non è la cosa più importante ma è solo quella più semplice da imparare. La tecnica è una conditio sine qua non, è assolutamente necessaria ma non sufficiente. Questo si può dire di qualunque forma d'arte, ma nel flamenco il concetto è davvero potenziato. 

Credo sia dovere di tutti, anche di chi si avvicina al flamenco in modo ludico e assolutamente non con intento professionale, esplorare in tutte le direzioni questa cultura e rispettarla. 
Se so suonare molto bene la chitarra flamenca e attribuisco ai miei allievi tanti esercizi per metterli in grado di suonare tecnicamente meglio, non è che stia facendo un gran lavoro per il flamenco. Sto facendo un gran lavoro per mantenere me stesso. Nulla di male: è il mio lavoro! Però non sto contribuendo in nulla al flamenco. Se insegno una forma di cultura e una forma d'arte devo darne ai miei allievi una visione globale. Devo essere consapevole che se insegno una cosa non ne sono proprietario, ma contribuisco alla sua condivisione. 

Per rispettare il flamenco occorre conoscerlo!

Sono Sabina Todaro, mi occupo di flamenco e di danze e musiche del mondo arabo dal 1985, dal 1990 insegno baile flamenco a Milano e un lavor bellissimo sull'espressione delle emozioni che ho chiamato Lyrical Arab Dance. 
Ho studiato moltissimo il flamenco, e mi sono aiutata con i miei studi di psicologia, pedagogia e psicopedagogia fatti all'università, alla scuola di Psicomotricità dell'ospedale Policlinico di Milano. 

Quando andavamo a scuola, spesso i nostri professori non ci comunicavano la loro passione per la materia che ci stavano insegnando, e ce la mostravano soltanto come un dovere. QUando si insegna non si insegna ciò che si sa ma ciò che si sente. Se non sento il piacere di insegnare, lo farò male. 

Per quanto riguarda il flamenco, se lo insegno in modo meccanico, manco di rispetto al flamenco, e non mostro i veri vantaggi che questa forma di arte può portare alla vita delle persone, alla loro quotidianità.







       
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Author Sabina Todaro
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