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11 - Il sogno del treno - «Morimondo» di Paolo Rumiz

11 - Il sogno del treno - «Morimondo» di Paolo Rumiz
Jan 17, 2024 · 6m 41s

Prima dell'alba feci un sogno orribile e lo trascrissi appena sveglio, prima che riaffondasse nell'inconscio. Ero alla stazione di Atene - che mai avevo visto in vita mia -, e...

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Prima dell'alba feci un sogno orribile e lo trascrissi appena sveglio, prima che riaffondasse nell'inconscio.
Ero alla stazione di Atene - che mai avevo visto in vita mia -, e aspettavo un treno per il Nord, forse Salonicco, insieme a un gruppo di amici.
Urlai agli amici che era quello il nostro viaggio, ma non mi sentirono.
Allora inseguii l'ultimo vagone, che si rivelò scoperchiato come i bus londinesi per i turisti e mi afferrai a una corda che pendeva da un'alta ringhiera in coda al convoglio, ma in breve la velocità fu tale che presi a vorticare in aria, sempre avvinghiato in coda al bruco di ferro.
I passeggeri erano armati fino ai denti e si erano accorti di me, ora mi facevano segno di salire la corda fino a loro.
Erano simpatici, mi passarono un panino e una birra, ma io non avevo fame e non capivo la loro lingua, così non riuscivo a spiegare che avevo lasciato i compagni a terra e, in assenza di documenti e denaro, non potevo comunicare con loro.
Soprattutto non capivo dove diavolo andassi.
Quelli sembrava andassero al fronte da qualche parte sulle montagne, non so se Epiro o Macedonia, eppure erano posseduti da un insana allegria.
Poi il convoglio si fermò in una stazione di montagna, simile a qualcosa che avevo già visto sui Carpazi ucraini.
I soldati scesero e mi fecero segno di andare con loro.
Salirono verso un gruppo di case dove erano state installate delle camerate.
Le raggiunsero seguendo la sommità di un muretto a picco sul vuoto.
Fu lì che mi accorsi che parlavano italiano, anzi un dialetto che poteva essere piemontese o lombardo, individuai singole parole, ma il senso del discorso mi rimase estraneo.
Con patrioti dunque, eppure non ero in Italia.
Le montagne erano quelle cupe dell'est e loro erano mercenari venuti a combattere una guerra altrui.
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Author Giuseppe Cocco
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