Questa è l’undicesima tappa del viaggio in Italia in treno, realizzato dal ViaggiAutore Paolo Rumiz nell’estate del 2002.
La clandestinità ci serve ancora in questo viaggio tra rami secchi e linee minori che è un’operazione rivoluzionaria.
A caccia di un’Italia minore che scompare.“Il locale per Campo di Giove, Roccaraso, Castel di sangro, Isernia è in partenza al binario 3.
”E’ il nostro treno, e la voce dell’annuncio ha un’eco particolarissima nella conca di Sulmona.
Rivela la straordinaria dimensione acustica delle Ferrovie.
Gli annunci dei treni hanno un sapore speciale.Il bello degli Appennini è che non senti altro rumore che il treno.Il nostro, che va a Castel di Sangro, la linea più alta d’Italia dopo il Brennero, 1.260 metri - attraverso un silenzio così totale che senti ogni cosa della sua vita interna: le bielle, il motore, lo spiffero, le ruote, le sospensioni, il colpo tra le rotaie.
Il treno compie arcane circumnavigazioni, scava un mezzacosta ventoso, ci porta in quota fin dentro a un faggeto immenso, sotto la Maiella che strapiomba.
Poi corre di nuovo sul velluto, fra prati e greggi, fin dentro la piana delle Cinquemiglia, chiusa dalle montagne, punto culminante del viaggio.
A Castel di Sangro si cambia.Caldo, cicale inferocite dal sole.A Santa Maria ci fanno scendere.
La linea è bloccata da una motrice guasta, e con perfida premura, soccorre i naufraghi una corriera sostitutiva.
Per noi, il trasloco è un’umiliazione, una resa.
Si finisce alla stazione di Lanciano, a dieci chilometri dal mare, l’Adriatico non arriva davvero mai.
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