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2. Come si decide nella chiesa nuova (1)

2. Come si decide nella chiesa nuova (1)
Feb 21, 2024 · 27m 49s

Il discernimento comunitario Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si...

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Il discernimento comunitario
Dalla nuova visione di chiesa deve nascere un nuovo modo di prendere le decisioni nella chiesa
Se la chiesa è una piramide le decisioni nella chiesa si prendono solo per obbedienza verso un'autorità che è aiutata dallo Spirito Santo. Se la chiesa è comunione le decisioni devono nascere soprattutto dal "discernimento comunitario". L'obbedienza rimane nel caso in cui non ci sia la comunione, solo per cose molto importanti, quando ne è in gioco la fedeltà a Gesù Cristo al Vangelo.
Non solo l'autorità è aiutata dallo Spirito Santo. Ma lo è anche il "discernimento comunitario". In particolare da un dono dello Spirito Santo: il dono del consiglio.
Il "discernimento comunitario" non è hobby, nemmeno una concessione alla cultura di oggi che vuole la democrazia; ma è docilità allo Spirito Santo, è responsabilità ecclesiale, è una modalità di vivere la comunione ecclesiale.
Molti cristiani si fanno carico della comunità. Si può vivere il farsi carico attraverso le varie forme dell'educazione, della catechesi, dell'assistenza, della preghiera comune, dei gruppi di preghiera, eccetera. Però il primo modo di farsi carico della comunità è il "discernimento comunitario". È aiutare la comunità a prendere le decisioni giuste.
Il "discernimento comunitario" è qualcosa che va fatto insieme.
Presuppone di essere una comunità. Si basa sull'amore reciproco. È un qualcosa che può essere fatto solo da un gruppo di persone che vivono tra loro il comandamento nuovo di Gesù: "amatevi gli uni gli altri come io ho amato voi". Persone che si amano, si stimano, si ascoltano, danno valore all'altro più che alle idee, ai progetti. Sanno ascoltare senza avere pensieri, vuoti di sè. Sanno parlare per amore, per dono, con distacco, perdendo ciò che dicono, affidando agli altri le proprie idee senza rimanerci attaccati.
Solo se c'è questo amore alla base il discernimento è veramente comunitario.
Se c'è questo amore, si realizza la promessa di Gesù: "dove sono due o più uniti nel mio nome io sono in mezzo a loro". Il "discernimento comunitario", quindi, è permettere a Gesù stesso, presente in mezzo a noi, di essere lui stesso a prendere le decisioni attraverso di noi. Per questo è la più alta forma di preghiera.
Come decidere nella chiesa
Bisogna decidere con prudenza. Non in modo avventato o frettoloso. C'è prudenza solo là dove c'è ascolto, consiglio, riflessione prolungata, applicazione all'agire. Non esiste decisione saggia, prudente, se precedentemente non c'è stato un processo di consiglio.
Ma nel prendere le decisioni, nella chiesa non basta la prudenza e la ponderatezza. Occorre fare di più: ricercare insieme qual è la volontà di Dio qui e ora ... E allora, oltre alle doti umane, c'è bisogno dello Spirito Santo: del dono del consiglio.
Il prendere le decisioni nella Chiesa deve essere anzitutto attento ai poveri, alle opere di misericordia. Non tutto ciò che appare bene è da consigliare, ma occorre discernere, ponderare, perché ci sono le ispirazioni dello Spirito santo e ci sono le mozioni dello spirito del male, della pigrizia, dell'ignavia, dell'indifferenza, dell'ambiguità, che si camuffano sempre con ispirazioni buone.
Il decidere nella chiesa deve nascere da un discernimento molto delicato. Non è semplicemente un dedurre logico basandosi sulla considerazione del bene in assoluto, ma il riflettere sulle complessità e ambiguità storiche, sul misto di bene e di male, di ispirazioni buone e cattive, di strutture di grazia e di peccato che sono strettamente intricate le une nelle altre e tra le quali bisogna discernere la via giusta. Nel prendere le decisioni nella Chiesa bisogna avere la comprensione delle complessità della vita in genere e della vita ecclesiale in specie. I consigli, rigidi, senza misericordia, anche magari sotto il pretesto evangelico – lo richiede il Vangelo, dunque bisogna farlo!, – mancano di questa qualità fondamentale, che è la comprensione per la miseria umana, per la gradualità.
Le decisioni nella chiesa non devono essere un atto puramente intellettuale; ma un atto misericordioso che tenta di guardare con amore l'estrema complessità delle situazioni umane concrete. Dobbiamo certamente affermare l'esigenza evangelica, che però, se è tale, è sempre compassionevole, incoraggiante, buona, umile, umana, filantropica, paziente. Questa caratteristica del decidere nella Chiesa non la troviamo così di frequente. Talora, al contrario, conosciamo forme di decidere, che mancano del tocco umano tipico di Gesù. Gesù sapeva adattarsi con amore alle situazioni, sapeva cogliere il momento giusto.
Non bisogna procedere troppo rapidamente, esprimendo il primo parere che affiora alla mente, bensì indagando sulle situazioni, condizioni, soluzioni già date in altri luoghi. Decidere bene significa domandarsi: qual è il problema? come lo comprendiamo? come è stato risolto altrove?, eccetera. La creatività e il gusto dell'indagine sono caratteristiche fondamentali nel decidere nella chiesa.
Il dono del consiglio
Che cos'è il dono del consiglio? È il dono di percepire ciò che va fatto per raggiungere un fine soprannaturale.
Ma c'è di più. Quando ci siamo confrontati con decisioni ardue, e ci sembra di annegare in un mare di buoni consigli, diversi l'uno dall'altro, se è avvenuto un ragionevole ascolto, interviene il dono dello Spirito santo che calma l'ansietà e permette di decidere con pace. Il consiglio è un dono dello Spirito Santo. Essendo un dono, va richiesto nella preghiera e non si può presumere di averlo. Essendo un dono, dobbiamo avvicinarsi ad esso con distacco, dal momento che non viene da noi ma ci è dato. Il consiglio non è un'arma di cui posso servirmi per mettere al muro altri; è un dono a servizio della comunità, è la misericordia dell'agire di Dio in me. Passa, è vero, per la mia razionalità, però è una mozione amorosa dello Spirito santo, e quindi deve produrre sensibilità, fiducia, carità.
A volte il dono del consiglio fa nascere quell'idea nuova che piace a tutti ma che prima non era l'idea di nessuno. Quell'idea che piace all'unanimità perchè è più alta, più concreta, più adatta alla situazione. L'unanimità, impossibile umanamente, può venire solo da Dio, dallo Spirito Santo. È una sopresa che Dio ci fa quando meno ce lo aspettiamo.
L'unanimità è bella, capita, ma è rara. È un segno della vicinanza di Dio, ma non è indispensabile perché sono più importanti le domande che le risposte, perché è meglio continuare a cercare che arroccarsi sulle proprie sicurezze. Se c'è unanimità su tutto è un segno negativo: significa che non c'è totale libertà di pensiero e di parola, che si è condizionati dal giudizio degli altri o che si segue un leader in modo acritico. Un'unanimità sana è precisa, circostanziata, provvisoria: proviamo insieme a fare così e poi verifichiamo come va.
Il ruolo dei pastori
Ogni cristiano deve avere la capacità di consigliare bene. Ma chi ha responsabilità ecclesiali, come i pastori, deve avere la docilità a rendersi disponibile a quanto viene consigliato.
Per chi ha delle responsabilità, è importante la docilità tanto quanto la prudenza.
Nessuno, infatti, è in grado di avere sempre la conoscenza sufficiente e globale della situazione su cui deve decidere e per questo ha bisogno della collaborazione di persone sperimentate e prudenti che lo aiutino. Solo in casi limite il pastore deve prendere il rischio di non tenere conto dei consigli della comunità. Quando ad esempio essi non nascono dall'amore, dalla comunione, ma sono dati per dividere. Ma questo è un caso limite. Perchè è un caso in cui la comunità non è ancora comunità.
Se non c'è l'urgenza, può essere utile rimandare la scelta, chiedendo alla comunità di rifletterci ancora, di dialogare ancora, di ascoltarci reciprocamente con più calma, di mettersi insieme in ascolto di Dio.
Il pastore deve sempre vivere come una sconfitta, un fallimento, quando è costretto ad esercitare l'autorità.
Teniamo conto che i pastori della chiesa sono soprattutto i Vescovi, il Collegio del Vescovi, il Papa e che gli altri incarichi nella chiesa devono essere esecitati in unità con il Vescovo.
Il ruolo dei laici
Il consigliare è opera di misericordia, di compassione, di bontà, di benignità; non è opera di fredda intelligenza, di intuizione molto elaborata, ma fa parte della comprensione del cuore.
Quindi il laico deve sentire il "discernimento comunitario" come un dovere d'amore. Non è prima di tutto una conquista, un diritto. Ma è un servizio. Un dovere. È un diritto perchè è un dovere.
Nessun laico può dire: "non è affare mio". "È una cosa del prete". "Non mi interessa". Il laico ha il dovere di fare sentire la sua voce nella chiesa.
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