La danzatrice prostituta e le grandi orizzontali.
Risulta difficile parlare di questa figura a noi moderni, dopo che secoli di dominio ideologico religioso hanno rimosso o deviato il concetto di “prostituzione sacra”, relegandolo al rango di squallido meretricio. Che diversi popoli dell’antichità contemplassero nella loro società tale funzione assimilandola ad un servizio religioso presso il tempio di una divinità, è cosa risaputa ed attestata da diverse fonti. Sumeri, Armeni, Babilonesi, Ciprioti, Fenici, Lidi, Egizi, Greci ed Etruschi avevano rituali che comprendevano la partecipazione di prostitute sacre, la cui condizione sociale poteva essere sia di schiave che di donne libere. Tra le divinità femminili e non solo a cui competeva tale pratica compaiono Ishtar, Inanna, Astarte, Iside, Afrodite, le cui sfere di azione riguardano la fecondità della terra e delle donne della comunità, l’amore, il sesso e il matrimonio. Parleremo dell’inesistenza di una frattura fra tali ambiti della vita sociale e religiosa in un’epoca in cui il femminile non era ancora stato relegato ad un ruolo secondario, pertanto non sussisteva una contraddizione fra il patrocinio dell’amore matrimoniale e di quello meramente erotico, che si trovavano a convivere nel culto della medesima dea, quale Afrodite o Ishtar.
Paola Sguerrini (in arte Najma Asani) insegna danza orientale da 22 anni, con uno sguardo attento alla storia e alle origini di questa danza, nonché alla ricerca degli archetipi del femminile. La danza del ventre non è solo un'attività tersicorea o sportiva, ma anche e soprattutto un efficace strumento per la ricerca di se stesse. Per approfondimenti www.danzaorientale.com
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