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Come siamo arrivati all’Industria 4.0?

Ebbene è importante tenere in considerazione le 3 fasi precedenti che hanno caratterizzato i passaggi antecedenti l’industria 4.0.
Le rivoluzioni industriali sono state fasi storiche caratterizzate dall’aumento della produttività e dal cambiamento, o trasformazione, delle tecnologie adottate, incidendo sempre più nell’approccio alla produzione.
Da questo punto di vista, a parer mio, è più giusto parlare di evoluzione industriale e non rivoluzione.
Le fasi si distinguono in:
1.Prima rivoluzione industriale, verso la fine del XVI secolo, caratterizzata dalle prime macchine che hanno permesso l’aumento della produzione, alleviando gli operai dal lavoro usurante. In questa fase la tecnologia ha dato l’impulso alla produzione che inizia a generare economie di scala.
2.Seconda rivoluzione industriale, nella seconda metà del XIX secolo, con la nascita della catena di montaggio che supporta la produzione nella creazione di grossi lotti a basso costo. La tecnologia supporta la produzione di grosse quantità, con qualità standardizzata, impattando, notevolmente, sui costi.
3.Terza rivoluzione industriale, nella seconda metà del XX secolo, che associa la produzione all’elettronica. In questo caso la tecnologia supporta la produzione di massa garantendo la qualità, anche in operazioni complesse, riducendo l’incidenza dei lavori usuranti, aumentando la richiesta di competenze specifiche.
4.Quarta rivoluzione industriale (Industry 4.0), fondamentalmente dal XXI secolo, che trasforma il paradigma in un rapporto, sempre più complesso, con la tecnologia che supporta lo sviluppo del design, manifatturiero, dei servizi e nei sistemi di produzione.
Il mondo virtuale e reale diventeranno sempre più connessi e sarà sempre meno netto il confine tra loro, con la nascita di sistemi “cyberfisici” che collegano umano e robotica.
Si integrano, e si mettono in comunicazione, tutte le funzioni aziendali fino ad espandersi esternamente all’azienda, dalla fornitura delle materie prime, passando per i processi produttivi, fino alla rete commerciale permettendo di esternalizzarlo creando prodotti specifici e customizzati.
L’implementazione di queste tecnologie ha permesso di simulare, prototipare, in maniera digitale, e valutare l’impatto del prodotto o processo sulla base di modelli digitali prima della produzione.
Invece nel processo di output è possibile, grazie a sistemi produttivi flessibili, di customizzare i prodotti in linea con le necessità dei propri clienti.
Quindi il digitale interviene in tutte le fasi del progetto di progettazione, dalla simulazione al computer, alla realizzazione guidata da processi tecnologici, e da computer, e la possibilità di fare manutenzione, e quindi continuità, con operai non specializzati.
Il governo dei processi passa attraverso 4 fasi fondamentali:
1.La misurazione, che rapportato agli strumenti digitali all’interno dell’Industria 4.0 avviene tramite sensori.
2.Il trattamento, e la trasmissione del dato, che avviene tramite l’infrastruttura.
3.L’analisi del dato, con l’utilizzo di algoritmi.
4.L’azione/reazione, quindi prototipazione, testing e scalata, che prevede la collaborazione tra uomo e macchina.
Il digitale supporta e sviluppa questo processo riducendo costi, supportando la personalizzazione del bene (customizzazione), l’automazione delle fasi del processo (riducendo l’intervento umano) e l’accorciamento dei tempi, tutti elementi che possono rappresentare un vantaggio competitivo.
Il principale vantaggio che hanno comportato le nuove tecnologie è sicuramente la possibilità di accesso ad esse a chiunque, anche ad aziende di piccole e medie dimensioni, sviluppando il concetto di “democratizzazione della tecnologia”, o democratizzazione della produttività attraverso l’innovazione, che si fonda sulla possibilità di accedere a queste tecnologie anche a realtà che prima non potevano per competenze, costi e difficoltà di implementazione.
Pensiamo al cloud, quanto ha cambiato l’utilizzo di molti tools, o di tecnologie, senza dover apportare ingenti modifiche all’infrastruttura, come per esempio un CRM, che solo qualche anno fa comportava l’implementazione di un software costoso e invasivo, che richiedeva personale specializzato, ed oggi è possibile acquistare ad utenza, a costi irrisori, tutto on-line, senza dover sostenere costi aggiuntivi.
Oppure la possibilità di fare campagne pubblicitarie, mirate e targettizzate, a costi bassi e non necessariamente da riportare a soggetti esterni.
Questo fenomeno permette a piccole realtà di poter accedere ai servizi, allo stesso livello dei grossi poli industriali, che si possono sfruttare con l’obiettivo di generare vantaggio competitivo e scalare la produzione.
In Italia, purtroppo, siamo in ritardo, ma pensiamo a quanto potrebbe incidere la democratizzazione delle tecnologie nelle realtà di piccole e medie dimensioni presenti sul nostro territorio. Saranno quindi determinanti le scelte che le nostre PMI faranno nei prossimi anni…
Come siamo arrivati all’Industria 4.0? Ebbene è importante tenere in considerazione le 3 fasi precedenti che hanno caratterizzato i passaggi antecedenti l’industria 4.0. Le rivoluzioni industriali sono state fasi storiche caratterizzate dall’aumento della produttività e dal cambiamento, o trasformazione, delle tecnologie adottate, incidendo sempre più nell’approccio alla produzione. Da questo punto di vista, a parer mio, è più giusto parlare di evoluzione industriale e non rivoluzione. Le fasi si distinguono in: 1.Prima rivoluzione industriale, verso la fine del XVI secolo, caratterizzata dalle prime macchine che hanno permesso l’aumento della produzione, alleviando gli operai dal lavoro usurante. In questa fase la tecnologia ha dato l’impulso alla produzione che inizia a generare economie di scala. 2.Seconda rivoluzione industriale, nella seconda metà del XIX secolo, con la nascita della catena di montaggio che supporta la produzione nella creazione di grossi lotti a basso costo. La tecnologia supporta la produzione di grosse quantità, con qualità standardizzata, impattando, notevolmente, sui costi. 3.Terza rivoluzione industriale, nella seconda metà del XX secolo, che associa la produzione all’elettronica. In questo caso la tecnologia supporta la produzione di massa garantendo la qualità, anche in operazioni complesse, riducendo l’incidenza dei lavori usuranti, aumentando la richiesta di competenze specifiche. 4.Quarta rivoluzione industriale (Industry 4.0), fondamentalmente dal XXI secolo, che trasforma il paradigma in un rapporto, sempre più complesso, con la tecnologia che supporta lo sviluppo del design, manifatturiero, dei servizi e nei sistemi di produzione. Il mondo virtuale e reale diventeranno sempre più connessi e sarà sempre meno netto il confine tra loro, con la nascita di sistemi “cyberfisici” che collegano umano e robotica. Si integrano, e si mettono in comunicazione, tutte le funzioni aziendali fino ad espandersi esternamente all’azienda, dalla fornitura delle materie prime, passando per i processi produttivi, fino alla rete commerciale permettendo di esternalizzarlo creando prodotti specifici e customizzati. L’implementazione di queste tecnologie ha permesso di simulare, prototipare, in maniera digitale, e valutare l’impatto del prodotto o processo sulla base di modelli digitali prima della produzione. Invece nel processo di output è possibile, grazie a sistemi produttivi flessibili, di customizzare i prodotti in linea con le necessità dei propri clienti. Quindi il digitale interviene in tutte le fasi del progetto di progettazione, dalla simulazione al computer, alla realizzazione guidata da processi tecnologici, e da computer, e la possibilità di fare manutenzione, e quindi continuità, con operai non specializzati. Il governo dei processi passa attraverso 4 fasi fondamentali: 1.La misurazione, che rapportato agli strumenti digitali all’interno dell’Industria 4.0 avviene tramite sensori. 2.Il trattamento, e la trasmissione del dato, che avviene tramite l’infrastruttura. 3.L’analisi del dato, con l’utilizzo di algoritmi. 4.L’azione/reazione, quindi prototipazione, testing e scalata, che prevede la collaborazione tra uomo e macchina. Il digitale supporta e sviluppa questo processo riducendo costi, supportando la personalizzazione del bene (customizzazione), l’automazione delle fasi del processo (riducendo l’intervento umano) e l’accorciamento dei tempi, tutti elementi che possono rappresentare un vantaggio competitivo. Il principale vantaggio che hanno comportato le nuove tecnologie è sicuramente la possibilità di accesso ad esse a chiunque, anche ad aziende di piccole e medie dimensioni, sviluppando il concetto di “democratizzazione della tecnologia”, o democratizzazione della produttività attraverso l’innovazione, che si fonda sulla possibilità di accedere a queste tecnologie anche a realtà che prima non potevano per competenze, costi e difficoltà di implementazione. Pensiamo al cloud, quanto ha cambiato l’utilizzo di molti tools, o di tecnologie, senza dover apportare ingenti modifiche all’infrastruttura, come per esempio un CRM, che solo qualche anno fa comportava l’implementazione di un software costoso e invasivo, che richiedeva personale specializzato, ed oggi è possibile acquistare ad utenza, a costi irrisori, tutto on-line, senza dover sostenere costi aggiuntivi. Oppure la possibilità di fare campagne pubblicitarie, mirate e targettizzate, a costi bassi e non necessariamente da riportare a soggetti esterni. Questo fenomeno permette a piccole realtà di poter accedere ai servizi, allo stesso livello dei grossi poli industriali, che si possono sfruttare con l’obiettivo di generare vantaggio competitivo e scalare la produzione. In Italia, purtroppo, siamo in ritardo, ma pensiamo a quanto potrebbe incidere la democratizzazione delle tecnologie nelle realtà di piccole e medie dimensioni presenti sul nostro territorio. Saranno quindi determinanti le scelte che le nostre PMI faranno nei prossimi anni… read more read less

3 years ago #industry4.0, #rivoluzioneindustriale, #vmm