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Storie di Friends: Yuool

Storie di Friends: Yuool
Jan 5, 2020 · 21m 41s

Agli inizi di Novembre 2019 ero a Milano per l’evento SMXL che si teneva all’interno degli spazi della Fiera di Milano. Il mio ruolo era quello del chairman per la...

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Agli inizi di Novembre 2019 ero a Milano per l’evento SMXL che si teneva all’interno degli spazi della Fiera di Milano.

Il mio ruolo era quello del chairman per la traccia social media di questo evento internazionale che si tiene annualmente. Le mie responsabilità erano quelle di
a) individuare i temi caldi legati ai social media da trattare durante i due giorni dell’evento
b) di individuare gli speaker / esperti da far intervenire sul palco,
c) fare da intervistatore in alcune sessioni specifiche.

Il mio lavoro quindi si è svolto per lo più nei mesi e nelle settimane che precedevano l’evento per definire gli argomenti, il format della presentazione e quanto altro necessario relativamente alla logistica di ogni intervento.

Durante l’evento stesso ho avuto la possibilità di eleggere due abilissimi presentatori (Ryuichi Sakuma e Giulio Gaudiano) e grazie a loro ho avuto la possibilità di avere parecchia libertà durante i due giorni, per poter vedere da spettatore molte delle sessioni che avevo organizzato, così come il poter curiosare ed esplorare ciò che succedeva anche nelle altre “sale” dove si alternavano altri esperti sui temi della SEO e del “Paid Advertising”. Ho potuto curiosare, esplorare e guardare con occhi attenti, curiosi e critici, tutto ciò che mi circondava.

La location di per sé era piuttosto originale. Un enorme garage, dove contemporaneamente, in zone diverse, si alternavano speaker e presentazioni. Luci basse, fluorescenti lampeggianti in perfetto stile grunge, atmosfera dark e un po’ cyberpunk.

Ma due cose in particolare avevano colpito i miei occhi. Una De Lorean in perfetto stile “Ritorno al Futuro” e uno stand di scarpe a poca distanza.

La De Lorean, nonostante la sua età, e la chiara appartenenza ad un’epoca diversa, trasmetteva ancora un’idea di futuro e di novità, che si amalgamava bene nell’atmosfera cupa di quell’enorme garage.

Ma lo stand di scarpe, non riuscivo ad inquadrarlo proprio. Nonostante ci dovessi passare davanti ogni volta che mi recavo dall’ingresso all’area dove si tenevano gli eventi da me coordinati, ogni volta che ci passavo di fronte, mi dava la sensazione di essere come l’intruso nel classico gioco della Settimana Enigmistica. Un qualcosa che non c’entrava nulla con l’ambiente nel quale si trovava. Un “fuori luogo” comprato a suon di euro, per vendere, a me sembrava, cose che non avevano nulla a che fare con i temi trattati in quel contesto. O perlomeno così io pensavo nella mia testa.

E così sono passato davanti a questo stand di scarpe, decine di volte, sempre con una vocina nella testa che mi diceva: “Ma che c’entra uno stand di scarpe in un evento come questo? Che idea malsana.”

Poi, ad un certo punto, verso sera, mi sono trovato a girare intorno alla De Lorean, per guardarla più da vicino, e ho visto che quello che doveva essere il responsabile dello stand delle calzature e una ragazza scherzavano, mentre cercavano di fare una foto ad un paio di scarpe che avevano appoggiato sul cofano della macchina.

Mentre cazzeggiavano, io senza dire nulla, mi sono avvicinato alla De Lorean, ho spostato le scarpe nella parte anteriore del cofano, sopra i fari, e ho scattato una foto particolare. Avevo visto un inquadratura “forte” e non volevo farmela scappare. Fatta la foto, sono andato diretto dal ragazzo che avevo intuito fosse il responsabile delle stesse e, di nuovo, senza dire nulla, gli ho mostrato, sorridendo, lo scatto appena fatto.

A quel punto è scattato qualcosa. Simpatia? Voglia di conoscersi? Curiosità? Deviazione professionale? Non so, ma credo sinceramente che sia stato un mix di tutte queste cose.

Fatto sta che quello che è successo dopo non avrei mai potuto immaginarlo.

Io per conto mio, gli ho spiegato quanto avessi snobbato quello stand, quanto lo avessi ritenuto fuori luogo, e alieno al resto dello spazio intorno. Gli ho detto che avevo addirittura pensato che fosse uno stand di scarpe per bambini e che quindi, se non fosse stato per il fortuito incontro sul cofano della De Lorean, non mi sarei mai fermato a cercare di capire di più. Gli ho smontato (concettualmente) l’unico elemento visivo presente nel suo stand, dicendo che non comunicava in maniera chiara e immediata la peculiarità del suo prodotto.

Gli ho detto anche che il nome faceva cagare, era difficile da pronunciare, da dire al telefono e da ricordare. Gli ho detto anche che io non ero sicuramente nel suo target, e che certo non avevo per la testa di spendere 100€ e più per comprarmi un paio di scarpe per quanto originali.

Ma a quel punto, lui ha preso il controllo della storia e io ho cominciato ad ascoltare.

Per prima cosa lui mi ha fatto scoprire le sue scarpe attraverso il tatto e non attraverso gli occhi. Mi ha chiesto di chiudere gli occhi e mi ha fatto per la prima volta toccare con attenzione le sue scarpe.

Mentre ero ancora con gli occhi chiusi, mi ha chiesto: “Di cosa possono essere fatte le scarpe?”

E io: “Pelle, cuoio, plastica, tela… non saprei…”

“E tu cosa senti tra le dita delle tue mani Robin?”

“Io sento una cosa morbidissima che non è nessuno di quei materiali. Che cos’è?”

“Lana!” Lui mi risponde, mentre io riapro gli occhi e vedo il suo sguardo sorridente.

E così, Stefano, mi ha raccontato la storia delle Yuool e di come era nata l’idea.
Miscelare abito e calzatura, unendo le tradizioni di una casa di filati e tessuti di Biella e l’abilità produttiva di scarpe moderne di una startup brasiliana.


Le Yuool sono delle scarpe particolarissime, fatta di lana merinos. Una pantofola elegante. Lavabile. Idro-repellente. Fresca d’estate e calda d’inverno. Come va sotto la pioggia o al solleone non l’ho ancora sperimentato ma lo verificherò a breve.

A quel punto ho riconfermato a Stefano il mio disinteresse per il suo prodotto, nonostante l’interesse e la curiosità che la storia delle sue scarpe mi aveva suscitato. Gli ho detto che non era da me comprarmi delle scarpe per sfizio.

A quel punto lui, sempre sorridente, mi ha detto: “Scegli il modello che ti piace di più.” Io ho insistito: “Guarda che non le compro, non ne ho bisogno.”

Pacifico, lui ha insistito: “Dimmi quali ti piacciono di più…”

Le prende, e mi dice: “Provale. Facci un giro.” “Voglio solo sapere come le senti.”

Le calzo. Muovo alcuni passi. Pufffff…. Wow, mi sembra di camminare su una nuvola. La sensazione è quella di aver indossato delle morbidissime pantofole, che sono eleganti e originali da indossare. Mi sorprendo io stesso.

Lo guardo soddisfatto e manifestando la mia sorpresa, pronto a sedermi per toglierle e lui mi dice: “Robin, sono tue. Puoi tenerle addosso.”
“...ma a una condizione... “ “quale?”
“Che le indossi.”

“Affare fatto” gli ho detto.

Credo di non essere mai stato così contento di aver indossato un paio di scarpe e sono certo che non sono mai stato trattato così bene da un’azienda di scarpe fino ad oggi.

Il bello, è che non me ne sono andato ringraziando Stefano, del bellissimo omaggio, ma sono rimasto lì con lui e lo ho aiutato a smontare e a caricare il suo furgoncino alla chiusura dell’evento.

Pioveva. Non avevamo nulla da fare fino all’indomani, e abbiamo deciso di andare a mangiare insieme qualcosa per conoscerci meglio e condividere un po’ di racconti e storie. Ma questa è un’altra storia. La prossima.


Morale della favola: L’atteggiamento autentico e genuino, la voglia di condividere, di dare qualcosa prima di ricevere crea delle magiche situazioni nelle quali spesso escono tutti non solo con qualcosa di più in termini dei loro interessi e benefici, ma dove realmente nasce qualcosa che va oltre il business per il business. Il business crea spazio per la vita e per la bellezza dello stare insieme e dell’ascoltare le esperienze gli uni degli altri, rubandosi l’un l’altro energia ed ispirazione.







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"Ergo" by Birocratic - disponibile su Bandcamp:
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Comments
Monica Ricci

Monica Ricci

4 years ago

Bellissimo racconto 🌺
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Author Robin Good
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