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Quand'è stata l'ultima volta che siete andati fuori a cena? Se non lo ricordate più è probabilmente perché potrebbe essere accaduto un bel po' di tempo fa, e ad accorgersene sono stati soprattutto i ristoratori. Così abbiamo deciso di farci raccontare quale sia la situazione attuale proprio da chi il ristoratore lo fa di professione, ovvero da Armando Cardone e Massimo Bruni, rispettivamente i gestori del "Hostaria del Castello" e di "Pizza Shock", nostri ospiti di questo episodio.

Chiudiamo per riaprire
Quante volte abbiamo sentito questo slogan in voga sin dalla prima ondata di un anno fa? E così, bar e ristoranti furono i primi ad essere costretti a chiudere e gli ultimi a riaprire. L’estate ha poi dato una boccata d'aria a tutti, ma già da Ottobre lo spettro delle chiusure si è rifatto più vivo che mai. "Chiudiamo per riaprire", si ma quando questa volta? Senza programmazione, senza neanche la possibilità di organizzare un'apertura come si deve, senza neanche la sicurezza o garanzia che un periodo di apertura possa coprire i costi di quanto investito per rendere possibile la riapertura stessa.
Perché rimettere in moto un ristorante non significa soltanto tornare ai fornelli, ma comprare tutte quelle materie prime nelle quantità necessarie e omologarsi alle normative sanitarie vigenti. Quindi un apri e chiudi che si è tradotto in un vero e proprio stillicidio, con migliaia di euro andati in fumo.

Questi sono i miei ristori, prendete e mangiatene tutti.
E così arrivano i ristori prima e i sostegni poi (per qualcuno, non per tutti). Ma sono solo un contentino per poter sperare di andare avanti: una cifra in percentuale irrisoria rispetto alle enormi perdite che l'annata 2020 ha causato. E così, per amore del mestiere, Armando ci racconta ad esempio di come abbia continuato a finanziare, nei momenti più difficili, la propria attività di tasca sua. "Senza poter sperare in un minimo di crescita e senza poter fare investimenti, si continua a buttare i soldi in un pozzo nero senza fondo, pur di potere andare avanti e non chiudere baracca".

"Alla fine del tunnel arriverà la luce, non preoccupatevi"
Una luce arriva sempre, ma quella da pagare, però. Anche sul tema delle bollette e delle tasse che continuano ad arrivare imperterrite, i nostri due ospiti, Armando e Massimo, ci hanno dato uno spunto di riflessione e detto la propria: consumi minimi ed elevatissime tasse da pagare, IVA inclusa.

La cena te la porto io.
E poi abbiamo parlato anche del delivery, con Massimo che ci ha detto come la sua pizzeria, già nel suo anno di apertura nel '97 , si chiamasse "Pizza Shock, Free Delivery", e di come, ad Ortona, cominciare a parlare di free delivery 24 anni fa sia stato come vendere i termosifoni in Alaska.
E con Armando che, grazie ad una preziosa collaborazione con un ristorante giapponese, ha introdotto tra le sue proposte anche il sushi, riuscendo così, insieme al delivery dei suoi prodotti di Hostaria del Castello ovviamente, a coprire i costi ed andare almeno in pari durante questi ultimi sei mesi.

E poi abbiamo rivolto lo sguardo all'imminente estate che sta arrivando: sarà all'insegna della (quasi) normalità? O le limitazioni e restrizioni continueranno? Nessuno può saperlo, ma una cosa è certa: la voglia di tornare a fare bene il proprio mestiere è tanta. C’è da dire però, che questa pandemia non ha avuto solo effetti negativi: ha dato l'opportunità, a chi aveva un'attività sana, di rimescolare le idee, di fermarsi a pensare a ciò che si poteva migliorare e a dove si stava sbagliando. Tornare a lavorare non è mai stato così bello.
Quand'è stata l'ultima volta che siete andati fuori a cena? Se non lo ricordate più è probabilmente perché potrebbe essere accaduto un bel po' di tempo fa, e ad accorgersene sono stati soprattutto i ristoratori. Così abbiamo deciso di farci raccontare quale sia la situazione attuale proprio da chi il ristoratore lo fa di professione, ovvero da Armando Cardone e Massimo Bruni, rispettivamente i gestori del "Hostaria del Castello" e di "Pizza Shock", nostri ospiti di questo episodio. Chiudiamo per riaprire Quante volte abbiamo sentito questo slogan in voga sin dalla prima ondata di un anno fa? E così, bar e ristoranti furono i primi ad essere costretti a chiudere e gli ultimi a riaprire. L’estate ha poi dato una boccata d'aria a tutti, ma già da Ottobre lo spettro delle chiusure si è rifatto più vivo che mai. "Chiudiamo per riaprire", si ma quando questa volta? Senza programmazione, senza neanche la possibilità di organizzare un'apertura come si deve, senza neanche la sicurezza o garanzia che un periodo di apertura possa coprire i costi di quanto investito per rendere possibile la riapertura stessa. Perché rimettere in moto un ristorante non significa soltanto tornare ai fornelli, ma comprare tutte quelle materie prime nelle quantità necessarie e omologarsi alle normative sanitarie vigenti. Quindi un apri e chiudi che si è tradotto in un vero e proprio stillicidio, con migliaia di euro andati in fumo. Questi sono i miei ristori, prendete e mangiatene tutti. E così arrivano i ristori prima e i sostegni poi (per qualcuno, non per tutti). Ma sono solo un contentino per poter sperare di andare avanti: una cifra in percentuale irrisoria rispetto alle enormi perdite che l'annata 2020 ha causato. E così, per amore del mestiere, Armando ci racconta ad esempio di come abbia continuato a finanziare, nei momenti più difficili, la propria attività di tasca sua. "Senza poter sperare in un minimo di crescita e senza poter fare investimenti, si continua a buttare i soldi in un pozzo nero senza fondo, pur di potere andare avanti e non chiudere baracca". "Alla fine del tunnel arriverà la luce, non preoccupatevi" Una luce arriva sempre, ma quella da pagare, però. Anche sul tema delle bollette e delle tasse che continuano ad arrivare imperterrite, i nostri due ospiti, Armando e Massimo, ci hanno dato uno spunto di riflessione e detto la propria: consumi minimi ed elevatissime tasse da pagare, IVA inclusa. La cena te la porto io. E poi abbiamo parlato anche del delivery, con Massimo che ci ha detto come la sua pizzeria, già nel suo anno di apertura nel '97 , si chiamasse "Pizza Shock, Free Delivery", e di come, ad Ortona, cominciare a parlare di free delivery 24 anni fa sia stato come vendere i termosifoni in Alaska. E con Armando che, grazie ad una preziosa collaborazione con un ristorante giapponese, ha introdotto tra le sue proposte anche il sushi, riuscendo così, insieme al delivery dei suoi prodotti di Hostaria del Castello ovviamente, a coprire i costi ed andare almeno in pari durante questi ultimi sei mesi. E poi abbiamo rivolto lo sguardo all'imminente estate che sta arrivando: sarà all'insegna della (quasi) normalità? O le limitazioni e restrizioni continueranno? Nessuno può saperlo, ma una cosa è certa: la voglia di tornare a fare bene il proprio mestiere è tanta. C’è da dire però, che questa pandemia non ha avuto solo effetti negativi: ha dato l'opportunità, a chi aveva un'attività sana, di rimescolare le idee, di fermarsi a pensare a ciò che si poteva migliorare e a dove si stava sbagliando. Tornare a lavorare non è mai stato così bello. read more read less

3 years ago #abruzzo, #chiusure, #covid, #hostariadelcastello, #ortona, #pizzashock, #ristoranti