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https://ogzero.org/autore/angelo-ferrari/
Il colonialismo di una volta era più semplice: nell'intervista di Angelo Ferrari per “Il Vaso di Pandora” su radio Capodistria con Stefano Lusa si affronta innanzitutto l'espansione nel continente di Monarchie del Golfo e sauditi, ma anche la penetrazione della Cina economicamente e, militarmente, della Russia, della Turchia che le rappresenta entrambe (a cui si possono aggiungere il soft-power della religione sunnita e le soap televisive); tutto questo su uno sfondo di presenze ancora risalenti ai vecchi imperialismi europei.
In Africa le modalità di penetrazione culturale si affidano a prodotti televisivi popolari: sia i cinesi, oltre ai già citati turchi, sia Canal+ francese si affidano alla presa dei racconti televisivi per incidere con l'influenza culturale e linguistica per controllare aree territoriali (e quindi mercati) immense. A cui si associa il landgrabbing anche nippo-coreano, che innesca spirali poco virtuose nella produzione alimentare e nella sua distribuzione.
Il paradosso di cacciare un colonialismo abbracciandone un altro (come in Mali: https://ogzero.org/tag/mali/).
Televisione e religione vanno a braccetto e questo assegna uno score alle madrase wahaabite di Riad, ai fratelli musulmani di Ankara e al regno alawide di Rabat, scatenando elementi divisivi che possono sfociare nel jihadismo di Boko Haram in Nigeria, o di al-Shabaab in Somalia. Eppure la filosofia antica africana più volte richiamata nel libro “Africa Bazaar” di Angelo Ferrari e Raffaele Masto edito da Rosenberg & Sellier (http://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1531) è quell'Ubuntu che era nelle corde di Nelson "Madiba" Mandela che prevede l'interconnessione e il valore del singolo solo in relazione al valore degli altri.
https://ogzero.org/autore/angelo-ferrari/ Il colonialismo di una volta era più semplice: nell'intervista di Angelo Ferrari per “Il Vaso di Pandora” su radio Capodistria con Stefano Lusa si affronta innanzitutto l'espansione nel continente di Monarchie del Golfo e sauditi, ma anche la penetrazione della Cina economicamente e, militarmente, della Russia, della Turchia che le rappresenta entrambe (a cui si possono aggiungere il soft-power della religione sunnita e le soap televisive); tutto questo su uno sfondo di presenze ancora risalenti ai vecchi imperialismi europei. In Africa le modalità di penetrazione culturale si affidano a prodotti televisivi popolari: sia i cinesi, oltre ai già citati turchi, sia Canal+ francese si affidano alla presa dei racconti televisivi per incidere con l'influenza culturale e linguistica per controllare aree territoriali (e quindi mercati) immense. A cui si associa il landgrabbing anche nippo-coreano, che innesca spirali poco virtuose nella produzione alimentare e nella sua distribuzione. Il paradosso di cacciare un colonialismo abbracciandone un altro (come in Mali: https://ogzero.org/tag/mali/). Televisione e religione vanno a braccetto e questo assegna uno score alle madrase wahaabite di Riad, ai fratelli musulmani di Ankara e al regno alawide di Rabat, scatenando elementi divisivi che possono sfociare nel jihadismo di Boko Haram in Nigeria, o di al-Shabaab in Somalia. Eppure la filosofia antica africana più volte richiamata nel libro “Africa Bazaar” di Angelo Ferrari e Raffaele Masto edito da Rosenberg & Sellier (http://www.rosenbergesellier.it/ita/scheda-libro?aaref=1531) è quell'Ubuntu che era nelle corde di Nelson "Madiba" Mandela che prevede l'interconnessione e il valore del singolo solo in relazione al valore degli altri. read more read less

about 1 year ago #@africarivista, #landgrabbing.africa, #mali, #russia, #sauditi, #soap.africa, #somalia, #turchia, #ubuntu