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Il titolo della trentesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “​ll delitto perfetto”, (Dial M for Murder) che è un film thriller del 1954 diretto da Alfred Hitchcock.
Tony Wendice, un ex campione di tennis, scopre che la ricca moglie Margot lo tradisce con Mark Halliday.
Wendice decide pertanto di sbarazzarsi della consorte inscenando “un delitto perfetto”, in modo da ereditare a tempo debito la sua fortuna.
Per evitare qualunque sospetto a suo carico, Wendice si dedica alla scrupolosa e attenta elaborazione dell’omicidio, trovando il sicario ideale in Swann, uno spregiudicato ex compagno di college, losco individuo.
Dopo averlo pedinato a lungo e studiate le abitudini di vita per ricattarlo, Wendice costringe Swann a uccidere per lui la moglie Margot, orchestrando così un delitto, a conti fatti, impeccabile.
Ma gli eventi non vanno come previsto.
Per garantirsi un alibi incontestabile, Wendice si reca con Halliday a un ricevimento, mentre alla stessa ora Swann s’introduce nell’appartamento dove l’ignara Margot sta dormendo.
Margot si reca a rispondere al telefono e viene aggredita alle spalle da Swann, il quale tenta di strangolarla con una calza, una strenua e disperata resistenza consente però alla donna di liberarsi dell’omicida, e dopo una violenta colluttazione, la donna riesce a difendersi e uccide Swann, conficcandogli nella schiena un paio di forbici.
Wendice, che assiste al telefono e comprende ciò che è accaduto, rientra immediatamente a casa e approfitta della situazione.
Con freddezza e cinismo, riesce a inquinare le prove in modo da non coinvolgere sé stesso e nel contempo far accusare la moglie di omicidio.
Margot viene così condannata al patibolo, Mark fa di tutto per convincere Tony ad ammettere di essere il mandante del defunto omicida, ma senza successo.
Anche uno zelante e intelligente investigatore di Scotland Yard, dopo l’iniziale scetticismo sull’innocenza della donna, comprende a poco a poco che nella vicenda c’è qualcosa di poco chiaro e, grazie ad accurate indagini e a un abile stratagemma, trova le prove per scagionare definitivamente Margot e incolpare il marito-mandante.
L’ispettore soddisfatto per il buon esito delle indagini afferma: “Si parla male di noi piedipiatti, ma i santi ci salvino dai poliziotti dilettanti”.
Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare l’umiliante prova offerta dai bianconeri di mister Pirlo nel match contro i rossoneri del Milan allo Stadium, domenica sera.
Partita di vitale importanza per poter ancora avere speranze di agguantare un posto utile per qualificarsi alla prossima Champions League.
Forse tuttavia gli unici a non aver avuto consapevolezza dell’importanza della posta in palio sono stati proprio i padroni di casa bianconeri, i quali danno vita per l’ennesima volta ad una prova senza carattere, grinta e sangue.
Probabilmente con la disfatta di domenica sera gli oramai ex campioni d’Italia dicono addio a ogni velleità di partecipazione al massimo torneo continentale per club.
Utilizzando il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, in poche settimane (anche se le cause della disfatta vengono da molto più lontano) la Juventus, abdica dopo 9 anni dal trono di campione e quasi al contempo dice, con forte probabilità, addio alla partecipazione alla Champions del prossimo anno, retrocedendo come 10 anni fa quando questo ciclo ebbe inizio, in Europa League, torneo figlio di un Dio minore sotto tutti punti di vista, un “delitto perfetto” la cui vittima è proprio la Vecchia Signora.
La Champions bisognerebbe volerla, oltre che meritarsela.
Il Milan va a prendersela, facendo le cose in grande, tre gol uno più bello dell’altro allo Stadium, dove aveva sempre perso in campionato; tre punti che valgono doppio, tre colpi da k.o. a un avversario barcollante da settimane e che adesso forse non si rialzerà più.
Nulla è ancora del tutto deciso nella corsa per l’ingresso in Coppa, che vale 50 milioni, ma la Juventus ha perso il senso dell’orientamento, dentro e fuori dal campo, non basta la presenza di John Elkann vicino al cugino Andrea Agnelli in tribuna a dare spinta e volontà agli uomini in campo.
Quella di Pirlo, se mai lo è stata, non è più una squadra nel senso pieno del termine, il Milan lo è, e prova ancora gusto ad andare oltre alle difficoltà e ai propri limiti, regalandosi una serata sontuosa.
La Juve, adesso quinta e in svantaggio nello scontro diretto col Milan e indietro per la differenza reti con il Napoli, non è più padrona del proprio destino, potrebbe non bastarle vincere le partite che mancano alla fine del campionato, amesso che ci possa riuscire in queste condizioni.
Serviva una scossa che non c’è mai stata da parte di Pirlo, dei giocatori ed ancor meno da parte della società, oramai muta, colpevolmente assente e forse “complice” e “mandante” di una disfatta da mesi annunciata, la quale inspiegabilmente ha lasciato un inadeguato allenatore al proprio posto.
Per essere una sfida chiave tra due fondatrici della defunta Superlega, non si può dire che lo spettacolo sia all’altezza.
La Juve tuttavia ancora una volta riesce a far peggio di un avversario non trascendentale e, almeno in teoria, meno motivato.
Pirlo in otto mesi non è riuscito ad andare oltre al classico cambio di gioco di Cuadrado, all’andata, Chiesa a destra aveva messo in crisi Hernandez, ma dopo tre settimane torna in campo a sinistra e non trova mai lo spunto giusto, mentre Morata e Ronaldo non tengono una palla e non danno profondità.
Una situazione terribile e al limite della comicità, un disastro totale portato magistralmente avanti da tre anni di scelte societarie ridicole.
La Caporetto della Juventus trova il suo apice nella gara con il Milan sotto gli occhi di John Elkann.
Ora la situazione è davvero tesa e forse addirittura irrecuperabile.
La colpa è di tutti: allenatore, giocatori e società, troppe scelte sbagliate nell’ultimo triennio e ora tutti i nodi stanno venendo al pettine.
Primo errore della società è stato l’esonero di Sarri.
Un esonero dettato dall’antipatia di senatori e presidente nei confronti del tecnico, accusato di non rappresentare al 100% il famoso stile Juventus.
Intanto con la separazione da Sarri la Juventus ha cestinato una buona base di partenza per affidarsi ad un neofita.
Il risultato è stato un allenatore totalmente impreparato al mondo della panchina.
Un tecnico preso come gestore della squadra e ora in totale confusione, anche lui abbandonato dai senatori e anche lui alle prese con le stesse parole di Sarri: “lavorare con certi giocatori è difficile”.
Un precedente preoccupante, che porta a porsi una domanda: chi comanda all’interno della Juventus?
Alla scelta di Sarri si aggiunge anche un mercato che negli ultimi tre anni è stato gravemente insufficiente, se si aggiunge la questione Suarez il quadro che esce fuori è anche quello di una società completamente disorganizzata.
La ciliegina sulla torta infine è stata la questione SuperLega, idea oramai naufragata, ma che mette in luce un altro particolare, l’assenza del presidente Agnelli per tutta la durata dell’anno, troppo impegnato il presidente bianconero si è completamente “dimenticato” della sua squadra, lasciandola da sola in un anno così complicato.
È stato un “delitto perfetto”, quello che ha ucciso Madama bianconera.
Parafrasando la celebre frase dell’ispettore di Scotland Yard nella pellicola: “i santi ci salvino dai dirigenti ed allenatori dilettanti”.
Sarà nostro gradito ospite l’amico Alessandro Irrisolvibile, direttamente da Parigi.

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Il titolo della trentesima puntata della terza stagione di J-TACTICS, trae spunto da:​​ “​ll delitto perfetto”, (Dial M for Murder) che è un film thriller del 1954 diretto da Alfred Hitchcock. Tony Wendice, un ex campione di tennis, scopre che la ricca moglie Margot lo tradisce con Mark Halliday. Wendice decide pertanto di sbarazzarsi della consorte inscenando “un delitto perfetto”, in modo da ereditare a tempo debito la sua fortuna. Per evitare qualunque sospetto a suo carico, Wendice si dedica alla scrupolosa e attenta elaborazione dell’omicidio, trovando il sicario ideale in Swann, uno spregiudicato ex compagno di college, losco individuo. Dopo averlo pedinato a lungo e studiate le abitudini di vita per ricattarlo, Wendice costringe Swann a uccidere per lui la moglie Margot, orchestrando così un delitto, a conti fatti, impeccabile. Ma gli eventi non vanno come previsto. Per garantirsi un alibi incontestabile, Wendice si reca con Halliday a un ricevimento, mentre alla stessa ora Swann s’introduce nell’appartamento dove l’ignara Margot sta dormendo. Margot si reca a rispondere al telefono e viene aggredita alle spalle da Swann, il quale tenta di strangolarla con una calza, una strenua e disperata resistenza consente però alla donna di liberarsi dell’omicida, e dopo una violenta colluttazione, la donna riesce a difendersi e uccide Swann, conficcandogli nella schiena un paio di forbici. Wendice, che assiste al telefono e comprende ciò che è accaduto, rientra immediatamente a casa e approfitta della situazione. Con freddezza e cinismo, riesce a inquinare le prove in modo da non coinvolgere sé stesso e nel contempo far accusare la moglie di omicidio. Margot viene così condannata al patibolo, Mark fa di tutto per convincere Tony ad ammettere di essere il mandante del defunto omicida, ma senza successo. Anche uno zelante e intelligente investigatore di Scotland Yard, dopo l’iniziale scetticismo sull’innocenza della donna, comprende a poco a poco che nella vicenda c’è qualcosa di poco chiaro e, grazie ad accurate indagini e a un abile stratagemma, trova le prove per scagionare definitivamente Margot e incolpare il marito-mandante. L’ispettore soddisfatto per il buon esito delle indagini afferma: “Si parla male di noi piedipiatti, ma i santi ci salvino dai poliziotti dilettanti”. Facendo la nostra solita trasposizione dalla cinematografia al mondo del calcio, ed in modo particolare alle vicende juventine, potremo utilizzare il titolo e le vicende narrate nella pellicola per analizzare l’umiliante prova offerta dai bianconeri di mister Pirlo nel match contro i rossoneri del Milan allo Stadium, domenica sera. Partita di vitale importanza per poter ancora avere speranze di agguantare un posto utile per qualificarsi alla prossima Champions League. Forse tuttavia gli unici a non aver avuto consapevolezza dell’importanza della posta in palio sono stati proprio i padroni di casa bianconeri, i quali danno vita per l’ennesima volta ad una prova senza carattere, grinta e sangue. Probabilmente con la disfatta di domenica sera gli oramai ex campioni d’Italia dicono addio a ogni velleità di partecipazione al massimo torneo continentale per club. Utilizzando il titolo della pellicola da cui trae spunto l’odierna puntata di J-TACTICS, in poche settimane (anche se le cause della disfatta vengono da molto più lontano) la Juventus, abdica dopo 9 anni dal trono di campione e quasi al contempo dice, con forte probabilità, addio alla partecipazione alla Champions del prossimo anno, retrocedendo come 10 anni fa quando questo ciclo ebbe inizio, in Europa League, torneo figlio di un Dio minore sotto tutti punti di vista, un “delitto perfetto” la cui vittima è proprio la Vecchia Signora. La Champions bisognerebbe volerla, oltre che meritarsela. Il Milan va a prendersela, facendo le cose in grande, tre gol uno più bello dell’altro allo Stadium, dove aveva sempre perso in campionato; tre punti che valgono doppio, tre colpi da k.o. a un avversario barcollante da settimane e che adesso forse non si rialzerà più. Nulla è ancora del tutto deciso nella corsa per l’ingresso in Coppa, che vale 50 milioni, ma la Juventus ha perso il senso dell’orientamento, dentro e fuori dal campo, non basta la presenza di John Elkann vicino al cugino Andrea Agnelli in tribuna a dare spinta e volontà agli uomini in campo. Quella di Pirlo, se mai lo è stata, non è più una squadra nel senso pieno del termine, il Milan lo è, e prova ancora gusto ad andare oltre alle difficoltà e ai propri limiti, regalandosi una serata sontuosa. La Juve, adesso quinta e in svantaggio nello scontro diretto col Milan e indietro per la differenza reti con il Napoli, non è più padrona del proprio destino, potrebbe non bastarle vincere le partite che mancano alla fine del campionato, amesso che ci possa riuscire in queste condizioni. Serviva una scossa che non c’è mai stata da parte di Pirlo, dei giocatori ed ancor meno da parte della società, oramai muta, colpevolmente assente e forse “complice” e “mandante” di una disfatta da mesi annunciata, la quale inspiegabilmente ha lasciato un inadeguato allenatore al proprio posto. Per essere una sfida chiave tra due fondatrici della defunta Superlega, non si può dire che lo spettacolo sia all’altezza. La Juve tuttavia ancora una volta riesce a far peggio di un avversario non trascendentale e, almeno in teoria, meno motivato. Pirlo in otto mesi non è riuscito ad andare oltre al classico cambio di gioco di Cuadrado, all’andata, Chiesa a destra aveva messo in crisi Hernandez, ma dopo tre settimane torna in campo a sinistra e non trova mai lo spunto giusto, mentre Morata e Ronaldo non tengono una palla e non danno profondità. Una situazione terribile e al limite della comicità, un disastro totale portato magistralmente avanti da tre anni di scelte societarie ridicole. La Caporetto della Juventus trova il suo apice nella gara con il Milan sotto gli occhi di John Elkann. Ora la situazione è davvero tesa e forse addirittura irrecuperabile. La colpa è di tutti: allenatore, giocatori e società, troppe scelte sbagliate nell’ultimo triennio e ora tutti i nodi stanno venendo al pettine. Primo errore della società è stato l’esonero di Sarri. Un esonero dettato dall’antipatia di senatori e presidente nei confronti del tecnico, accusato di non rappresentare al 100% il famoso stile Juventus. Intanto con la separazione da Sarri la Juventus ha cestinato una buona base di partenza per affidarsi ad un neofita. Il risultato è stato un allenatore totalmente impreparato al mondo della panchina. Un tecnico preso come gestore della squadra e ora in totale confusione, anche lui abbandonato dai senatori e anche lui alle prese con le stesse parole di Sarri: “lavorare con certi giocatori è difficile”. Un precedente preoccupante, che porta a porsi una domanda: chi comanda all’interno della Juventus? Alla scelta di Sarri si aggiunge anche un mercato che negli ultimi tre anni è stato gravemente insufficiente, se si aggiunge la questione Suarez il quadro che esce fuori è anche quello di una società completamente disorganizzata. La ciliegina sulla torta infine è stata la questione SuperLega, idea oramai naufragata, ma che mette in luce un altro particolare, l’assenza del presidente Agnelli per tutta la durata dell’anno, troppo impegnato il presidente bianconero si è completamente “dimenticato” della sua squadra, lasciandola da sola in un anno così complicato. È stato un “delitto perfetto”, quello che ha ucciso Madama bianconera. Parafrasando la celebre frase dell’ispettore di Scotland Yard nella pellicola: “i santi ci salvino dai dirigenti ed allenatori dilettanti”. Sarà nostro gradito ospite l’amico Alessandro Irrisolvibile, direttamente da Parigi. Diteci la vostra, interagiremo con voi in chat live! ​​ ​ ​ ​ ​ ​ Ecco i link dei nostri social: CANALE TELEGRAM: https://t.me/joinchat/AAAAAE2Dp-yj5b1N4SNcMQ INSTAGRAM: https://instagram.com/jtactics_?igshid=1fg7nrkzhl2mt FACEBOOK: http://m.facebook.com/jtacticsmdn/ read more read less

2 years ago #calcio, #championsleague, #juve, #pirlo, #sport