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“Vieni, ti porto a vedere i nostri vigneti di Moscato”. Arrivando a Terracina, non prima di aver fatto un rifornimento di mozzarelle e ricotte di bufala al caseificio Macchiusi, tutto mi aspettavo tranne che lasciare la costa e la pianura per inerpicarmi sulle montagne.

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E invece Andrea Pandolfo, che con il padre Gabriele è l’anima di Cantina Sant’Andrea, mi fa salire sulla sua macchina e comincia a salire. San Silvano è la valle storica dei vigneti di Terracina, si affaccia sul mare ma in realtà si incunea tra ripidi costoni rocciosi dei Monti Ausoni, sembra di essere nell’interno della Sardegna e invece siamo a 60 chilometri da Roma. Questa è l’area storica della viticoltura terracinese, della quale San Silvano è protettore, ed è quella che ha dato i natali alla città. “Terracina è stata costruita con il Moscato – ci dice Andrea tra una curva e l’altra – prima soprattutto come uva da mensa ma non avrebbe comunque retto l’urto di varietà come il Kyoho cinese, noi qui al massimo potevamo produrre 140 quintali per ettaro loro lì ne fanno 400 (la Cina è tra l’altro il primo produttore al mondo di uva – ndr). Si tratta di una varietà appartenente alla famiglia del Moscato Giallo ma piuttosto ostica, vuole un terreno ricco ma molto asciutto. Poco più di 20 anni fa rischiavamo l’estinzione, nel 1997 c’erano in produzione solo 40 ettari e il trend era negativo, oggi siamo a 65 ettari, quindi una crescita del 20%”. Mentre le case diventano meno frequenti, salendo notiamo come ci siano anche tanti ulivi in quest’area. Ci ricordiamo che in fondo siamo a due passi dai Lepini e da paesi famosi per la produzione olivicola, Itri e Sonnino ad esempio, e proprio la varietà “Itrana” è quella scelta dai Pandolfo per accompagnare la produzione di vino con dell’ottimo olio monocultivar, per quanto anche in questo caso la sfida non sia facile a livello produttivo, con grandi sbalzi di anno in anno.
“Vieni, ti porto a vedere i nostri vigneti di Moscato”. Arrivando a Terracina, non prima di aver fatto un rifornimento di mozzarelle e ricotte di bufala al caseificio Macchiusi, tutto mi aspettavo tranne che lasciare la costa e la pianura per inerpicarmi sulle montagne. Audio Player 00:00 00:00 Usa i tasti freccia su/giù per aumentare o diminuire il volume. E invece Andrea Pandolfo, che con il padre Gabriele è l’anima di Cantina Sant’Andrea, mi fa salire sulla sua macchina e comincia a salire. San Silvano è la valle storica dei vigneti di Terracina, si affaccia sul mare ma in realtà si incunea tra ripidi costoni rocciosi dei Monti Ausoni, sembra di essere nell’interno della Sardegna e invece siamo a 60 chilometri da Roma. Questa è l’area storica della viticoltura terracinese, della quale San Silvano è protettore, ed è quella che ha dato i natali alla città. “Terracina è stata costruita con il Moscato – ci dice Andrea tra una curva e l’altra – prima soprattutto come uva da mensa ma non avrebbe comunque retto l’urto di varietà come il Kyoho cinese, noi qui al massimo potevamo produrre 140 quintali per ettaro loro lì ne fanno 400 (la Cina è tra l’altro il primo produttore al mondo di uva – ndr). Si tratta di una varietà appartenente alla famiglia del Moscato Giallo ma piuttosto ostica, vuole un terreno ricco ma molto asciutto. Poco più di 20 anni fa rischiavamo l’estinzione, nel 1997 c’erano in produzione solo 40 ettari e il trend era negativo, oggi siamo a 65 ettari, quindi una crescita del 20%”. Mentre le case diventano meno frequenti, salendo notiamo come ci siano anche tanti ulivi in quest’area. Ci ricordiamo che in fondo siamo a due passi dai Lepini e da paesi famosi per la produzione olivicola, Itri e Sonnino ad esempio, e proprio la varietà “Itrana” è quella scelta dai Pandolfo per accompagnare la produzione di vino con dell’ottimo olio monocultivar, per quanto anche in questo caso la sfida non sia facile a livello produttivo, con grandi sbalzi di anno in anno. read more read less

5 years ago #enoagricola, #lazio, #montagna, #moscato, #pandolfo, #sant'andrea, #terracina, #vigneti, #vino