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In buona sostanza non so che scrivere di questo libro. Cercare di convincervi a leggere questa storia parlandovi della trama significa rischiare di cadere in tombini aperti per la maggior parte del tempo, quindi mi limiterò ad aggirarla concentrandomi sulle tematiche. Un motivo per cui ho davvero apprezzato questo romanzo sono i temi di sottofondo che partono dalle relazioni tossiche (forse un po’ inflazionato, ma gestito davvero con realismo e sentita oppressione), fino alla maternità e all’idea della donna senza figli come “donna a metà” che è uno stereotipo che ci portiamo ancora pesante sulle spalle. Ora, venendo ai cappotti, c’è da dire che il thriller con i protagonisti con disturbi ossessivi e disturbi mentali di altro genere è un cliché dai tempi di “Psycho”, ma penso anche a “Secret window, secret garden”, per non parlare del sempiterno “Shining”: ma come garberanno a Stephen King i personaggi che perdono la testa sempre che l’avessero prima? Detto questo, per fare le pulci fino in fondo, finale un po’ tirato via: mi ha dato l’impressione di quei video dove fanno i cappuccini con i disegni bellissimi con la schiuma e poi alla fine per sbaglio gli casca nella tazza tutto il bricco del latte; nonostante ciò, fino a 20 pagine dalla fine tiene incollati alle pagine perché la verità sta sempre in penombra, senza mai svelarsi completamente, o meglio, inserendo altri motivi per dubitare ancora.
In buona sostanza non so che scrivere di questo libro. Cercare di convincervi a leggere questa storia parlandovi della trama significa rischiare di cadere in tombini aperti per la maggior parte del tempo, quindi mi limiterò ad aggirarla concentrandomi sulle tematiche. Un motivo per cui ho davvero apprezzato questo romanzo sono i temi di sottofondo che partono dalle relazioni tossiche (forse un po’ inflazionato, ma gestito davvero con realismo e sentita oppressione), fino alla maternità e all’idea della donna senza figli come “donna a metà” che è uno stereotipo che ci portiamo ancora pesante sulle spalle. Ora, venendo ai cappotti, c’è da dire che il thriller con i protagonisti con disturbi ossessivi e disturbi mentali di altro genere è un cliché dai tempi di “Psycho”, ma penso anche a “Secret window, secret garden”, per non parlare del sempiterno “Shining”: ma come garberanno a Stephen King i personaggi che perdono la testa sempre che l’avessero prima? Detto questo, per fare le pulci fino in fondo, finale un po’ tirato via: mi ha dato l’impressione di quei video dove fanno i cappuccini con i disegni bellissimi con la schiuma e poi alla fine per sbaglio gli casca nella tazza tutto il bricco del latte; nonostante ciò, fino a 20 pagine dalla fine tiene incollati alle pagine perché la verità sta sempre in penombra, senza mai svelarsi completamente, o meglio, inserendo altri motivi per dubitare ancora. read more read less

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