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Puntata 13 – Tra invidia ed empatia

Tempi di fiacca, tra covid, post covid, tristezze da pandemia, voglia di uscire. E più volte in questi giorni, comunque ricchi e colorati, ho avuto un pensiero ricorrente, ossia che invidio diverse cose della quotidianità dei miei figli. Forse sto infrangendo un qualche indicibile tabù della maternità, ma della neonata prima di tutto invidio ovviamente la bellezza, la meraviglia del sorprendersi ogni mattina a vedere e percepire qualcosa di nuovo, la libertà che sottende ad ogni suo movimento, sorriso o pianto. Invidio, ma capitemi, è una sensazione positiva, il fatto che ogni suono emetta, un vocalizzo, un piagnucolio, smuova e incanali ogni attenzione degli adulti in circolazione. Ciò che vorrei pure per i miei silenzi o per quel che racconto a margine. Così come pure mi metto nei suoi panni quando le racconto quel che accade, andiamo qui, andiamo lì, facciamo questo e facciamo quello, mentre la accudisco al mio meglio, che poi tanto bene non sai mai se lo sia per davvero, e nei miei slanci mentali cerco di tornare proprio là, sul quel fasciatoio di tanti anni fa.
Di Damiano invidio l’estro con il quale inventa giochi nuovi ogni giorno, la fantasia nello smontare qualunque cosa abbia viti da svitare e poi riavvitare in modo creativo, l’attenzione nell’osservare disegni e fumetti sempre più complessi, per certi versi. E poi, Damiano sa godersi la vita, ed è una cosa che cerco di fare mia, guardando anche lui. Mi lascio contagiare dal suo modo di ridere, pieno, irresistibile.
Di Giovanna invidio il suo essere la primogenita e saperlo. Senza ostentarlo. Io non lo sono mai stata ed è difficile immaginarsi alla guida di un piccolo gruppo, di una banda di fratelli e sorelle. Sempre stata al seguito in ogni compagnia, io; a lei danno retta amiche e amici, i suoi fratelli si lasciano trascinare volentieri e il suo approccio è democratico, sa porsi in modo equo a meno di 8 anni. Cerco di comportarmi come lei quando penso al tempo come un amico, perché lei di tempo ne ha moltissimo, ne ha sempre, anche quando a noialtri pare sfuggente, non è per nulla interessata a ritardi, anticipi e posticipi.
Ecco. In questi anni di influencer pochissimo influenti, per quel che mi riguarda, trovo formidabile avere una tale quantità di maestri da invidiare, copiare, seguire, e a volte anche provare a silenziare, in questi centoventi metri quadri calpestabili. Uno sforzo all’autoformazione per certi versi irripetibile.
Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.
Puntata 13 – Tra invidia ed empatia Tempi di fiacca, tra covid, post covid, tristezze da pandemia, voglia di uscire. E più volte in questi giorni, comunque ricchi e colorati, ho avuto un pensiero ricorrente, ossia che invidio diverse cose della quotidianità dei miei figli. Forse sto infrangendo un qualche indicibile tabù della maternità, ma della neonata prima di tutto invidio ovviamente la bellezza, la meraviglia del sorprendersi ogni mattina a vedere e percepire qualcosa di nuovo, la libertà che sottende ad ogni suo movimento, sorriso o pianto. Invidio, ma capitemi, è una sensazione positiva, il fatto che ogni suono emetta, un vocalizzo, un piagnucolio, smuova e incanali ogni attenzione degli adulti in circolazione. Ciò che vorrei pure per i miei silenzi o per quel che racconto a margine. Così come pure mi metto nei suoi panni quando le racconto quel che accade, andiamo qui, andiamo lì, facciamo questo e facciamo quello, mentre la accudisco al mio meglio, che poi tanto bene non sai mai se lo sia per davvero, e nei miei slanci mentali cerco di tornare proprio là, sul quel fasciatoio di tanti anni fa. Di Damiano invidio l’estro con il quale inventa giochi nuovi ogni giorno, la fantasia nello smontare qualunque cosa abbia viti da svitare e poi riavvitare in modo creativo, l’attenzione nell’osservare disegni e fumetti sempre più complessi, per certi versi. E poi, Damiano sa godersi la vita, ed è una cosa che cerco di fare mia, guardando anche lui. Mi lascio contagiare dal suo modo di ridere, pieno, irresistibile. Di Giovanna invidio il suo essere la primogenita e saperlo. Senza ostentarlo. Io non lo sono mai stata ed è difficile immaginarsi alla guida di un piccolo gruppo, di una banda di fratelli e sorelle. Sempre stata al seguito in ogni compagnia, io; a lei danno retta amiche e amici, i suoi fratelli si lasciano trascinare volentieri e il suo approccio è democratico, sa porsi in modo equo a meno di 8 anni. Cerco di comportarmi come lei quando penso al tempo come un amico, perché lei di tempo ne ha moltissimo, ne ha sempre, anche quando a noialtri pare sfuggente, non è per nulla interessata a ritardi, anticipi e posticipi. Ecco. In questi anni di influencer pochissimo influenti, per quel che mi riguarda, trovo formidabile avere una tale quantità di maestri da invidiare, copiare, seguire, e a volte anche provare a silenziare, in questi centoventi metri quadri calpestabili. Uno sforzo all’autoformazione per certi versi irripetibile. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana. read more read less

2 years ago #bambini, #empatia, #famiglia, #figli, #invidia, #maternità