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«La fine del mondo c'è sempre stata. Che altro vuoi che abbiano pensato gli Incas o gli Aztechi di fronte ai conquistadores spagnoli, questi marziani piovuti da chissà dove? Ma cos'è la fine del mondo se non sempre la fine del proprio mondo?» Sono parole di Ernesto De Martino, una rivelazione per Ascanio Celestini quando all'università scoprì che «l'antropologia non era il mestiere di un gruppo di signori col papillon che andavano a misurare il cranio agli africani. È stata anche questo e ha inventato un razzismo moderno e scientifico, ma nel '900 è diventata un modo di vedere il mondo e di capire in quale maniera gli individui possono sentirlo come proprio. Perciò se mi chiedono come nascono le storie, io non lo so. Ma so che ne abbiamo bisogno perché è il nostro modo di stare nel mondo. Perché finché abbiamo parole per dirlo, forse il mondo non finisce. Se finiscono le parole, non sappiamo più come recuperare le cose».
«La fine del mondo c'è sempre stata. Che altro vuoi che abbiano pensato gli Incas o gli Aztechi di fronte ai conquistadores spagnoli, questi marziani piovuti da chissà dove? Ma cos'è la fine del mondo se non sempre la fine del proprio mondo?» Sono parole di Ernesto De Martino, una rivelazione per Ascanio Celestini quando all'università scoprì che «l'antropologia non era il mestiere di un gruppo di signori col papillon che andavano a misurare il cranio agli africani. È stata anche questo e ha inventato un razzismo moderno e scientifico, ma nel '900 è diventata un modo di vedere il mondo e di capire in quale maniera gli individui possono sentirlo come proprio. Perciò se mi chiedono come nascono le storie, io non lo so. Ma so che ne abbiamo bisogno perché è il nostro modo di stare nel mondo. Perché finché abbiamo parole per dirlo, forse il mondo non finisce. Se finiscono le parole, non sappiamo più come recuperare le cose». read more read less

2 years ago #arte, #celestini, #recitazione, #scrittura, #storie, #teatro