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Nella live si è trattato di Gabi Pareras, un altro genio della nostra arte, che per molti anni ha lavorato nei locali e nei bar gratuitamente, anche solo per esercitarsi in nuovi giochi come “laboratorio”, come “palestra”. Dopo anni, però, ha deciso di smettere di performare, rendendosi conto che lavorare, molte volte, per lui significasse prostituire la nostra stupenda arte. Secondo la sua filosofia la magia doveva andare oltre il semplice “piacere al pubblico” (che significava presentare sempre effetti nuovi, di grande impatto), l’arte doveva essere capace di trasmettere le sue emozioni, di presentarsi e di relazionarsi con il pubblico. Per questo Gabi raccomanda il libro di Carnegie “Come trattare gli altri e farseli amici”. Parlando del pensiero filosofico di Pareras, dobbiamo citare l’assoluto contrasto con quello della “via magica” e dell’ “arcobaleno magico” di Tamariz, forse dovuto anche ai diversi contesti di performance in cui vivono i due grandi prestigiatori. Secondo Gabi, infatti, la filosofia tamariziana, soprattutto quella delle “false soluzioni” è sbagliata, perché si basa sull’esistenza del “trucco”, del “metodo” e per lui lo spettatore dovrebbe attenersi a un comportamento distaccato e non critico, un po’ come essere al cinema e accettare la sospensione dell’incredulità. Un’altra importante concezione della sua filosofia è la differenza tra “io magico” e “prestimano”, praticamente la stessa tra narratore e autore, due individui diversi che coesistono ma si manifestano separatamente.
Secondo il prestigiatore durante lo spettacolo bisogna “plasmare” lo spettatore, capire le sue emozioni e rispecchiarsi in esse e guardare dal suo punto di vista. Solo in questo modo si risulterà cambiati insieme. Per questo, rispettando il suo pensiero, non ci sarebbe la necessità della troppa precisione o, come la chiama lui, non essere maghi alla “James Bond”.
Discussioni
Chiaccherando tra di noi, nei commenti della live, abbiamo discusso sul problema, derivante sempre dalla filosofia di Pareras, del finale di una routine o di un effetto. Alcune volte infatti va in contrasto con il tema del quale si è parlato fino a poco prima. Abbiamo analizzato la carta ambiziosa, che molti prestigiatori concludono con il ritrovamento della carta in un altro luogo (portafoglio, tasca, ecc,). È stata anche citata la carta ambiziosa di Tommy Wonder, che si conclude con il “viaggio della carta nella scatolina”. Sebbene accresca l’impatto magico e il climax dell’effetto, secondo questa filosofia presenterebbe comunque un problema. Stesso discorso per il finale classico dell’effetto “Homing Card”.
Un altro problema di cui abbiamo discusso è la firma della carta durante una routine. Rispettando la filosofia del mago questa non accresce la potenza dell’effetto. Discutendone tra di noi, essa dovrebbe essere utilizzata solo per “variare” e fornire un nuovo tipo di informazione finalizzato a non annoiare. Inoltre la firma lascia un ricordo e anche un’impronta decisa, un’identità molto importante.
Alcuni riferimenti sono stati quelli della carta ambiziosa di Vernon. Nei libri “Stars of Magic”, parlando della routine, il prestigiatore raccomanda di non far firmare la carta, dato che la carta è nominata dallo spettatore e non si può quindi arrivare alla soluzione del “duplicato”.
Nei DVD “Revelations”, invece, espone l’idea di far firmare la carta, parlando però della routine in generale e di qualche consiglio.
Nella live si è trattato di Gabi Pareras, un altro genio della nostra arte, che per molti anni ha lavorato nei locali e nei bar gratuitamente, anche solo per esercitarsi in nuovi giochi come “laboratorio”, come “palestra”. Dopo anni, però, ha deciso di smettere di performare, rendendosi conto che lavorare, molte volte, per lui significasse prostituire la nostra stupenda arte. Secondo la sua filosofia la magia doveva andare oltre il semplice “piacere al pubblico” (che significava presentare sempre effetti nuovi, di grande impatto), l’arte doveva essere capace di trasmettere le sue emozioni, di presentarsi e di relazionarsi con il pubblico. Per questo Gabi raccomanda il libro di Carnegie “Come trattare gli altri e farseli amici”. Parlando del pensiero filosofico di Pareras, dobbiamo citare l’assoluto contrasto con quello della “via magica” e dell’ “arcobaleno magico” di Tamariz, forse dovuto anche ai diversi contesti di performance in cui vivono i due grandi prestigiatori. Secondo Gabi, infatti, la filosofia tamariziana, soprattutto quella delle “false soluzioni” è sbagliata, perché si basa sull’esistenza del “trucco”, del “metodo” e per lui lo spettatore dovrebbe attenersi a un comportamento distaccato e non critico, un po’ come essere al cinema e accettare la sospensione dell’incredulità. Un’altra importante concezione della sua filosofia è la differenza tra “io magico” e “prestimano”, praticamente la stessa tra narratore e autore, due individui diversi che coesistono ma si manifestano separatamente. Secondo il prestigiatore durante lo spettacolo bisogna “plasmare” lo spettatore, capire le sue emozioni e rispecchiarsi in esse e guardare dal suo punto di vista. Solo in questo modo si risulterà cambiati insieme. Per questo, rispettando il suo pensiero, non ci sarebbe la necessità della troppa precisione o, come la chiama lui, non essere maghi alla “James Bond”. Discussioni Chiaccherando tra di noi, nei commenti della live, abbiamo discusso sul problema, derivante sempre dalla filosofia di Pareras, del finale di una routine o di un effetto. Alcune volte infatti va in contrasto con il tema del quale si è parlato fino a poco prima. Abbiamo analizzato la carta ambiziosa, che molti prestigiatori concludono con il ritrovamento della carta in un altro luogo (portafoglio, tasca, ecc,). È stata anche citata la carta ambiziosa di Tommy Wonder, che si conclude con il “viaggio della carta nella scatolina”. Sebbene accresca l’impatto magico e il climax dell’effetto, secondo questa filosofia presenterebbe comunque un problema. Stesso discorso per il finale classico dell’effetto “Homing Card”. Un altro problema di cui abbiamo discusso è la firma della carta durante una routine. Rispettando la filosofia del mago questa non accresce la potenza dell’effetto. Discutendone tra di noi, essa dovrebbe essere utilizzata solo per “variare” e fornire un nuovo tipo di informazione finalizzato a non annoiare. Inoltre la firma lascia un ricordo e anche un’impronta decisa, un’identità molto importante. Alcuni riferimenti sono stati quelli della carta ambiziosa di Vernon. Nei libri “Stars of Magic”, parlando della routine, il prestigiatore raccomanda di non far firmare la carta, dato che la carta è nominata dallo spettatore e non si può quindi arrivare alla soluzione del “duplicato”. Nei DVD “Revelations”, invece, espone l’idea di far firmare la carta, parlando però della routine in generale e di qualche consiglio. read more read less

3 years ago #capre, #gabi, #magia, #magic, #magico, #pareras, #talking