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Oriente Press

  • Jokowi non esce dal gioco

    23 FEB 2024 · https://ogzero.org/regione/mar-cinese-meridionale/ L’indonesia è un paese complesso e variegato nella sua enorme estensione, attraversato dalle culture più disparate e con una storia di colonialismo e lotte sanguinose indipendentiste. Poi la posizione strategica ha reso l’arcipelago un territorio che mantiene rapporti con il mondo, le merci, la cultura (e le armi) cinesi e contemporaneamente si inserisce nel sistema di vita occidentale, con la cultura postcoloniale, i condizionamenti dell’imperialismo americano (e delle sue armi), una storia di dittatura feroce e di paese ospite del non allineamento. Richiamando questa tradizione politico-culturale Emanuele Giordana analizza con noi da Timor l’Este la tornata elettorale indonesiana che riporta al vertice dello stato Prabowo, vecchio arnese legato al regime di Suharto (e poi caduto in disgrazia, rinascendo con opportunismo dalle ceneri in diverse epoche dei suoi 72 anni senza mai pentirsi), ma riciclato dal sistema Widodo… trasformismi cui il Sudest asiatico assiste a varie latitudini. Con Emanuele il discorso si dipana a partire dal luogo da cui ci parla: Timor è un’isola molto particolare sia per cultura sia per i rapporti con i vicini australiani e più in generale per tutto il Sudest asiatico, territorio povero – e anche il petrolio sta esaurendosi – probabilmente luogo di riciclaggio e “ripulitura finanziaria”, ma si collega al profilo di Prabowo Subihanto (il vincitore delle elezioni), perché la sua carriera inizia con la repressione dell’indipendentismo timorese. E quindi poi Emanuele procede nella descrizione della democrazia solida e matura del paese indonesiano grazie al lavoro fatto da Jokowi, l’apprezzato presidente che ha concluso i due mandati e ha cercato di indirizzare il futuro, mantenendo la libertà di stampa, di critica, di espressione religiosa (non solo delle molteplici sfumature dell’islam), di riforme sociali progressiste, il controllo del nichel, equidistanza… la neutralità transnazionale; una sorta di dinastia bonariamente progressista. (sia la famiglia Sukarno, che quella di Jokowi). Questo reportage in forma di chiacchierata si aggancia all’intervista fatta con Asiatica, la rubrica di Radio radicale del giorno precedente (il 21 febbraio 2024): https://www.radioradicale.it/scheda/721553/asiatica-chi-e-prabowo-subianto-vincitore-delle-elezioni-in-indonesia
    38m 9s
  • Da Bab al-Mandab a Gwadar: gli snodi cinesi

    11 FEB 2024 · Intrecci geopolitici tra Pakistan, Yemen... e il bisogno di stabilità cinese In questo podcast si mescolano in modo apparentemente caotico gli interessi cinesi globali con i tanti conflitti che si innestano intorno alla Belt Road Initiative, ponendo alcuni interrogativi riguardo alla strategia di Pechino. Si arriva a porre in dubbio – a seguito della crisi legata alla attività houthi intorno all’imbocco del Mar Rosso – che sia più sicuro il trasporto marittimo (e su quali rotte?) rispetto al percorso via terra. Il punto di partenza però in questo caso è l’area Mena con la domanda che si pone https://www.atlanteguerre.it/iran-pakistan-scintille-in-una-prateria-esplosiva/ per portare al pettine i nodi dello squilibrio mondiale in corso: perché contemporaneamente l’Iran colpisce Siria, Iraq e Pakistan con bombardamenti mirati a marcare il territorio? E questo ci porta ad allargare l’analisi alle iniziative degli alleati yemeniti di Teheran, perché tutto può essere riconducibile al genocidio in corso a Gaza. La nuova contrapposizione houthi dopo la guerra quasi terminata con il resto della penisola arabica vista dall’ottica cinese può risultare un’agevolazione per gli interessi commerciali di Pechino o invece a lunga scadenza può risultare deleteria per l’espansione della Belt Road Initiative? L’Ispi la fa facile: «Trasportare un container da Shanghai a Genova oggi costa più del triplo rispetto allo scorso novembre. Ma il costo ha già cominciato a scendere rispetto al picco della crisi. Non va però altrettanto bene per il trasporto Shanghai-Los Angeles: non solo il costo è più che raddoppiato, ma continua a crescere. Significa che la crisi, da prettamente europea e “mediterranea”, sta diventando globale. Un motivo in più per spiegare l’ansia degli Stati Uniti nel cercare di degradare il più possibile la capacità degli houthi di colpire le navi che transitano nel Mar Rosso». Secondo “The Quint World” «Il piano di pacificazione della Cina in Medio Oriente è andato in frantumi. Una politica diligentemente elaborata per riempire lentamente ma costantemente il vuoto creato da un'impronta sempre più ridotta degli Stati Uniti e per garantire i propri interessi nella regione, dalle importazioni di energia ai suoi ambiziosi piani di connettività, è sfumata piuttosto rapidamente sulla scia della guerra tra Israele e Hamas». Abbiamo chiesto dapprima a Emanuele Giordana il suo parere da esperto dell’area iranico-afghana e indo-pakistana (perché ci pare centrale anche la nuova accensione delle scaramucce tra Iran e Pakistan con l’improvviso bombardamento di comunità baluchi da un lato e dall’altro del confine) sulla scorta di un illuminato articolo di Alessandra Colarizi apparso su “https://www.milanofinanza.it/news/perche-gli-houthi-stanno-facendo-il-gioco-della-cina-202401011936149018” a inizio anno; e poi su quell’argomento abbiamo interpellato direttamente Alessandra, con la quale siamo partiti dall’analisi dal punto di vista cinese delle attività houthi per arrivare al Pakistan alle prese con passaggi elettorali travagliati, che vedono la popolarità di Imral Khan aumentare tra i pakistani… e questo non va nella direzione sperata dalla scelta filoamericana dei militari. L'area del Golfo di Aden è diventata poi importante in questo periodo per la Cina anche per un'altra notizia che vede protagonisti l'Etiopia e il Somaliland che assicurerebe uno sbocco al mare ad Addis Abeba; il problema in questo caso è sia commerciale (il porto cinese di Gibuti verrebbe condizionato da questo nuovo scalo), sia soprattutto in prospettiva di un riconoscimento di Taiwan da parte di altri paesi, poiché il Somaliland ha una condizione assimilabile a quella di Formosa, non essendo riconosciuto dal consesso mondiale come entità statale, pur controllando il territorio settentrionale della Somalia con i preziosi porti di Lughaya e Berbera.
    27m 11s
  • Scam-city e laundrette. Città di tenebra

    27 JAN 2024 · https://ogzero.org/regione/mekong/ https://ilmanifesto.it/cina-che-cera-cina-che-ce La ramificazione dell’economia sommersa interpreta l’urbanistica e parti di territorio del Laos fuori della giurisdizione della polizia, nel racconto di Emanuele Giordana, che insieme a Max Morello sta intessendo un'inchiesta volta ad analizzare questo fenomeno del Sudest asiatico che serve tre volte al profitto semilegale: i capitali derivanti da traffici illegali vengono ripuliti nelle città di tenebra spuntate dall'extralegalità del piacere e dell'azzardo, della criptofinanza... donclusa la sua funzione sparisce per lasciare spazio anni dopo alla speculazione immobiliare. Capita sempre più spesso lungo il corso del Mekong che a cavallo di frontiere che consentono ogni tipo di affari sporchi all’interno di città che trovano uno sviluppo urbanistico appositamente studiato per sfruttare e riciclare; ripulire e arricchirsi con gioco d’azzardo, finanza digitale, prostituzione, traffici di ogni tipo; scritte in cinese (tutte), case di lusso in costruzione ovunque, telecomunicazioni in cinese, come la valuta corrente… per un certo periodo questo sistema fa girare soldi e crea sviluppo drogato. Finché lo stato (Cambogia, Myanmar o Laos – come in questo caso –, o altri nell’area) preposto ad accogliere questo bisogno da parte di mafie e stati non impone leggi che non consentono più questo stato di cose e improvvisamente la città decade, gli imprenditori scompaiono, la città di sogno implode mentre esplode la bolla immobiliare e le strutture tornano alla foresta che se ne riappropria. Finché si torna a investire sull’area, stavolta con soldi puliti e infrastrutture utili per commerciare e comunicare con la rete del resto del mondo. Questi hub di scam city creano problemi geopolitici diffusi per la loro crescita dirompente e capire chi stia coltivando il papavero nei pressi di queste centrali anche di spaccio non è dato… e la guerra in corso in Myanmar aggiunge quesiti senza risposta, come dove portano i flussi di denaro ripulito in queste laundrette-city.
    16m 15s
  • Qualcosa deve succedere in Myanmar

    23 JAN 2024 · https://ogzero.org/studium/burma-blue-riavvolgere-il-nastro-dalla-fine/ Una svolta complessa in un mondo articolato. La giunta sta perdendo la guerra; alcune milizie controllano fette di territorio periferico sempre più ampie; gli interessi cinesi sono relativi al passaggio di merci e chiunque glieli assicuri ha il placet di Pechino, mentre la giunta ha bisogno della Cina per poter sopravvivere e far affari che la mantengono al potere. Invece da ottobre si va sempre più estendendo la crisi di Tatmadaw (soprattutto militare), ma anche per la resistenza le cose non sono facili per le differenze tra le svariate milizie con interessi i più disparati e le sfumature separatiste, le più variegate; e anche il coordinamento è difficilissimo per le enormi diversità tra etnie anche e soprattutto le più numerose (Kachin, Bamar, Arakan…), ciascuna con riferimenti interni ed esterni in contrasto tra loro. Un panorama che può spingere alla cantonalizzazione del Myanmar. Ciascuno specializzato in un campo: metanfetamine,legname, cyber-crime, economic-crime, traffico di esseri umani… la mappa delle scam-city è in formazione e comincia a delinearsi. Emanuele Giordana e Massimo Morello, tra i massimi esperti di Sudest asiatico, formano un acoppia eccezionale per scattare alcune istantanee della situazione birmana durante i rovesci militari della giunta militare che hanno provocato un riequilibrio regionale, perché il cambio del controllo di intere regioni può convincere Pechino a riorientare i propri affari su chi detiene quel tipo di controllo... attualmente le milizie "etniche". Soprattutto nel Nord del paese, proprio al confine cinese (e indiano). Alla Cina interessa esclusivamente l’uso del territorio birmano per avere uno sbocco al Golfo del Bengala che oltrepassi lo Stretto di Malacca, risparmiando miglia di navigazione attraverso infrastrutture terrestri che portino dallo Yunnan ai porti birmani, che corrano a fianco dell’oleodotto. Voci sempre più insistenti – di provenienza disparata – sebbene nell’ambito dei birmani abbienti fuorusciti – stanno dando Min Aung Hlaing come destituendo – almeno dalla carica di comandante militare, considerandolo responsabile dei rovesci sul fronte – e quindi molto gradualmente potrebbero esserci intorno al terzo anniversario del golpe delle svolte che possono portare a cambiamenti politici abbastanza sostanziali. Non a rivoluzioni, ma riaperture simili a quelle avvenute nei decenni scorsi.
    27m 7s
  • Bangladesi in rivolta contro lo sfruttamento mondiale in appalto a Sheikh Hasina

    4 DEC 2023 · https://ogzero.org/regione/golfo-del-bengala/ La situazione in Bangladesh descritta da Giuliano Battiston (https://www.lettera22.it/) in diretta dal Nord del paese dopo aver assistito alle manifestazioni di Dacca, intervistando lavoratrici e lavoratori di tutti i comparti (ma in particolare il tessile, essenziale ricordando la strage di 112 operai di 11 anni fa per l’incendio a Dacca dell’enorme fabbrica che produceva per l’Occidente) che hanno unito le rivendicazioni salariali di inizio mese all’opposizione al governo di Sheikh Hasina, la prima ministra al potere dal 2009 che tenta di ottenere un quarto mandato il 7 gennaio alle elezioni a cui l'opposizione – incarcerata: gli arresti sono ormai 22.000 – non potrà partecipare: infatti il partito nazionalista Bnp chiede da mesi le dimissioni e un governo ad interim che indichi elezioni credibili tra due partiti che si contendono il potere dal 1971 senza mai risolvere i problemi strutturali del Bangadesh, perché sono semplici collettori di lobbies senza nemmeno programmi politici. Hasina ha inventato addirittura un partito di pseudo-opposizione (Amawi League), per fingere un confronto democratico. Il risultato è stata una serie di imponenti mobilitazioni e il blocco del paese con una decina di scioperi generali anche di 48 ore a cui il regime ha risposto con una feroce repressione che ha visto 14 morti – e due poliziotti linciati – e 8500 feriti. Si registrano esecuzioni extragiudiziarie, sparizioni arbitrarie… scetticismo e frustrazione sono i sentimenti più diffusi tra la popolazione, tra le più povere al mondo e che ha avuto la forza di respingere una concessione salariale che a fronte di una richiesta di quadruplicare i salari per arrivare a una soglia di sopravvivenza si è vista riconoscere un 50% di aumenti, del tutto inadeguati all’inflazione anche dei generi di prima necessità. Anche la partita geopolitica è importante, perché la posizione è strategica e per gli Usa è essenziale in funzione anticinese, ma anche per mantenere rapporti di alleanza con l’India, che appoggia incondizionatamente il regime al potere.
    17m 10s
  • Cos’è la Brotherhood Alliance nella frammentazione del Myanmar

    11 NOV 2023 · https://ogzero.org/studium/burma-blue-riavvolgere-il-nastro-dalla-fine/ Negli ultimi giorni quella che si chiama Brotherhood Alliance ha conseguito qualche successo nei confronti di Tatmadaw, proprio perché i vari eserciti si sono alleati, sottraendo a Naypyidaw il controllo su alcuni villaggi di confine. Sì, ma di tutti i confini, non solo a Nord dove si addensano le forze più insurrezionali, e stavolta si è creata un’improvvida riunione di tutte le milizie, che in comune non hanno nessuna cultura in comune. Questo ha immediatamente fatto intervenire la Cina che già dal 1° febbraio 2021 (ma pure prima) mal tollera il potere della giunta, in quanto i metodi impediscono il tranquillo scorrere dei commerci, mentre la Cina non si fa problemi a fare affari con chi davvero detiene il controllo del territorio e il potere su merci e infrastrutture. Infatti l’interesse per il Myanmar deriva dalle sue imponenti ricchezze e almeno quanto dalla sua posizione, cerniera tra il mondo cinese, le nazioni affacciate al Mekong e il continente indiano. Ma soprattutto è il naturale sbocco al Golfo del Bengala per le merci cinesi senza i rischi del chockpoint dello Stretto di Malacca. In questo caso è scattato qualche interesse comune che rispetto al quadro a cui si assisteva nel https://www.spreaker.com/user/ogzero/orientepress-19 è evoluto mostrando l’ottusa cupida incapacità del regime militare, che poi ha fatto l’errore di colpire persone e cose cinesi. A loro importano solo le risorse, le pipeline, le vie di transito, le infrastrutture… a Pechino basterebbe un corridoio di 100 metri di larghezza in cui infilare tutto questo. Il resto del Myanmar può semplicemente continuare a fare affari più o meno loschi anche con gli affaristi cinesi, sia che siano benedetti dagli psicopatici di Tatmadaw, sia che provengano dalla neonata Brotherhood, che condivide interessi nello stesso settore: le sostanze stupefacenti… senza prospettive di unità nazionale politica, né di reale balcanizzazione perché senza nemmeno la struttura per costituirsi in entità nazionale.
    36m 13s
  • Opposte tensioni nella strategia cinese?

    29 OCT 2023 · https://ogzero.org/tag/cina/ L'interesse precipuo dominante per la Cina è l'economia e a questo proposito verso l'esterno pianifica joint venture per produzioni anche rivolte al mercato interno, che dà segni di riflusso dalla spinta espansionistica finora irresistibile; espande il decennale progetto di rete commerciale globale Belt Road Initiativie, ultimamente allargata ai paesi arabi (motivo per cui si schiera per la pace in Palestina, perché nei conflitti i commerci languono); le infrastrutture africane sono da sempre esempio classico dell'espansionismo neocoloniale cinese, e ora anche il Sudamerica sta approfondendo rapporti, stipulando accordi, legando le economie locali con Pechino (e Taiwan è solo più riconosciuto dal Paraguay)... la culla in cui ha potuto crescere è stata l'acoppiamento con l'economia statunitense che, una volta percepito il pericolo, ha iniziato un conflitto economico che sfocia in aggressione e decoupling. Una schizofrenia, che però potrebbe semplicemente ricondursi a periodica valutazione dei fenomeni di portata enorme, sono i ricorrenti cambi di direzione nei processi economici e investimenti. La strategia cinese è mutata più volte, ora vengono defenestrati ministri eletti solo sette mesi fa, erano stati presentati come sessantenni esperti, tecnocrati... forse i risultati sono stati inferiori alle aspettative e sta tornando il potere agli ideologi, al partito? forse Xi è in discussione e la morte di Li Keqiang potrebbe indebolirlo ulteriormente? Sabrina Moles, dopo aver analizzato gli ultimi eventi, risponde:«Vedremo», ricordando che la politica cinese ha rivelato gli impianti delle scelte strategiche a lunga scadenza. Un'altra schizofrenia, che però potrebbe configurarsi come semplice tira-e-molla, è nei confronti degli Usa, sfidati apertamente nel Pacifico con più o meno piccole provocazioni, o blanditi con proposte di abboccamenti e soluzioni deio contratti commerciali; salvo poi innescare ritorsioni per l'embargo di microchip attraverso il controllo e la proibizione di esportazione della grafite. Si tratta di una precisa strategia per arrivare a una pace finanziaria che Biden possa portare sul piatto della rielezione tra un anno, o Pechino preferisce lo scontro con Trump? e come si configura questo panorama all'interno della gestione internazionale dei conflitti esplosi e che impegnano gli americani? «Vedremo»...
    25m 19s
  • La roulette Asean manipolata insondabilmente

    24 SEP 2023 · https://ogzero.org/regione/mekong/ Assemblaggio di situazioni non interpretabili con strumenti occidentali. Come si trasforma il Sudest asiatico? Non è facile collocare nelle giuste proporzioni i vari fenomeni che si devono registrare in quello scacchiere, tuttavia – avendo la possibilità di interpellare Massimo Morello ed Emanuele Giordana, esperti e frequentatori dell’area – scatta la curiosità di approfondire e allargare lo sguardo a partire dalla notizia di deportazioni di un’intera comunità sull’isola indonesiana di Rempang per costruirvi una cosiddetta Eco city. Lo sviluppo della elaborazione ci ha condotto a considerare come si evolve il turismo, ma anche a quali clienti si rivolge una struttura come quella che si sta diffondendo in tutto il Sudest asiatico. Questi luoghi sono pensati in chiave sinocentrica, soprattutto se prevedono il gioco d’azzardo – vietato un po’ dovunque tranne che in Myanmar e Cambogia, non a caso. Di qui si dà la stura a valutazioni su un fosco futuro elettorale: in Indonesia il candidato sostenuto dal partito al potere è il controverso ministro anticinese della Difesa, Prabowo Subianto. Ma l’Indonesia deteneva anche la presidenza del’Asean, l’organismo di controllo che i paesi del Sudest asiatico si sono dati e avrebbe dovuto subentrare il Myanmar – e ovviamente si è preferito evitare, per cui subentreranno le filippine. Bubboni pericolosamente autoritari nell’Indopacifico Ma c’è una tendenza generale un po’ in tutta l’Asia, se non precipuamente in Sudest asiatico, verso una svolta autoritaria di quelle che già erano deboli “democrazie” e l’esempio più evidente è stato lo scippo della vittoria elettorale della richiesta di rinnovamento in Thailandia del partito di Pita, che aveva detto in campagna elettorale che avrebbe agito pesantemente contro il Myanmar… peraltro aveva anche sfidato la monarchia interna a Bangkok, promettendo di scardinarla; questo ancora per troppi thailandesi è blasfemo e sarebbe stata una vera rivoluzione culturale: la modernità avversa agli stereotipi contro il tradizionalismo conservatore. Peraltro anche nelle apparenti repubbliche come la Cambogia il potere si eredita dal padre. Ognuno di questi paesi sta svoltando ancora più a destra, a cominciare dall’India di Modi. Brics: Cina e India, chi traina la regione del Mekong? E questo sposta nuovamente l’attenzione sull’Indonesia, che non ha voluto venire cooptata dal gruppo di alleanze economiche, mantenendosi a disposizione delle scelte di un’India uscita vincente dal G21 (con il colpo di scena del coinvolgimento dell’Unione africana), ma soprattutto puntando a ottenere il pacchetto di armi americane che stava trattando. In attesa col fiato sospeso che non cada in mani fieramente reazionarie.
    32m 5s
  • Dal Manipur al Pakistan. Scontri postcolonialisti e tra poteri

    29 MAY 2023 · https://ogzero.org/tag/india/ Molto complessa la questione che contrappone comunità simili, ma rese furiosamente ostili l'una contro l'altra: meiteis e kuki sono divisi dalle risorse di cui si avvalgono nella regione del Manipur; ciascuno afferisce a un territorio, ognuno volto a salvaguardare privilegi veri o presunti... il riconoscimento di status di "tribale" può consentire di accedere a spazi e risorse sottratti ai rivali. Questo ha scatenato gli scontri cavalcati dal Bjp, il partito di governo di Modi. Abbiamo chiesto a Francesco Valacchi di farci da guida in questo non facile contenzioso sfociato in violenze, incendi, distruzioni, morti. Sebbene i Meiteis abbiano in gran parte abbandonato la loro religione tradizionale, il Sanamahi, e si siano convertiti all'induismo, si potrebbe sostenere che i tribali che hanno abbracciato il cristianesimo godano ancora dello status di tribali. Per i meitei esistono le Scheduled Castes (SC) e le Other Backward Classes (OBC). Cosa accadrà agli accordi SC e OBC se i meitei soddisfano i criteri tribali? La struttura costituzionale di SC e OBC sarà eliminata? C'è anche una forte argomentazione: perché i meitei continuano a nutrire questa richiesta di status di ST, da tempo in sospeso? Il nocciolo della complessa questione è la terra. La ragione non dichiarata della richiesta di ST è la scarsità del bene. I meitei occupano solo il 10% del territorio totale (soprattutto nella valle di Imphal o nelle zone pianeggianti dello stato), pur rappresentando quasi il 60% della popolazione. Non possono acquistare terreni nelle aree del 90% (colline), che sono di proprietà delle molteplici tribù che, insieme, costituiscono il 40% della popolazione. Inoltre, i tribali possono acquistare e possedere terreni nell'area generale del 10%. I tribali hanno un vantaggio geografico. La pressione fondiaria sui meitei è considerata il fattore motivante della richiesta degli ST. I gruppi tribali, invece, si sentono in pericolo. La loro stessa esistenza è minacciata se i meitei otterranno le credenziali tribali. Potranno acquistare terreni nelle aree tribali spingendo fuori i tribali, compresi i kuki. Inoltre, le opportunità di lavoro e di affari, le riserve nelle istituzioni educative e molti altri privilegi saranno significativamente ridotti per i tribali a favore dei meitei, che sono già molto più sviluppati in ogni sfera della vita, oltre a godere del vantaggio demografico. I meitei, tuttavia, sostengono che presto potrebbero essere messi in minoranza dagli "immigrati illegali" (kuki) provenienti dal Myanmar. Da qui la richiesta di una NRC e la richiesta dello status di ST! Il problema della migrazione risiede nella porosità dei confini internazionali negli stati del Nordest e nell'instabilità dei paesi vicini. Ma le demarcazioni internazionali non sono chiare: il confine internazionale di tradizione britannica ha diviso gruppi comunitari, clan e persino famiglie in due o tre paesi. I mizo del Mizoram, i kuki del Manipur e i chin del Myanmar sono essenzialmente lo stesso popolo. Quando la giunta del Myanmar ha messo in atto un giro di vite nella regione Chin, la gente è fuggita nel Mizoram. Lo stato ha fornito un rifugio, sfidando la direttiva del governo centrale di espellerli. Alcuni devono essersi rifugiati come fuggitivi nel Manipur. Oltre ai rohingia, anche i kuki sono stati sfollati dal governo del Myanmar. Prima dell'esistenza delle nazioni e degli stati moderni, le persone di diverse tribù potevano stabilirsi ovunque. https://ogzero.org/tag/pakistan/ Imran Khan, ex giocatore di cricket, ex premier – prima sostenuto dai militari e poi affossato dagli stessi –, popullista e ora incarcerato dopo vari tentativi di eliminarlo. Ne sono scaturiti scontri che stanno portando a una sorta di guerra civile in Pakistan... e il potere dei militari comincia a scricchiolare, forse...?
    24m 7s
  • Viaggiare in Sudest asiatico con disincanto geopolitico

    27 MAY 2023 · https://ogzero.org/regione/mar-cinese-meridionale/ Un bar di Delhi, il suono della città entra nella registrazione: incontriamo Emanuele Giordana in procinto di rientrare in Italia dopo alcuni mesi trascorsi tra India del Nord, Thailandia, Laos... Indonesia. E proprio questa tappa ci aveva incuriosito per https://www.lettera22.it/un-voto-tra-islam-laicita-e-kejawen/ cui aveva dato luogo: un precoce avvio di campagna elettorale per la sostituzione di un premier che ha saputo mantenere il paese in orbita democratica, in mezzo a paesi in mano a militari e oligarchie eterne, più o meno sanguinose; sotto l'egida del colosso cinese e con la presenza ingombrante dell'altro colosso indiano. Emanuele ci racconta anche dell’Indonesia che si prepara con largo anticipo alle prossime elezioni presidenziali del 2024, dopo la scadenza del mandato del presidente Joko “Jokowi” Widodo che non ripresenterà la sua candidatura. Il rivale è un ex generale e lo scontro si svolge sull’idea di sviluppo dell’Indonesia, il paese musulmano più popoloso al mondo che ha conosciuto una crescita economica rilevante ma che non ha fatto i conti con il pesante passato della dittatura di Sukarno e il massacro dell’opposizione comunista nel 1965, ancora un tabù nel discorso pubblico indonesiano, che ha rimosso i decenni di dittatura al punto che una delle candidate è la figlia del feroce dittatore. Ma il racconto geopolitico si fa più interessante quando si va d approfondire la situazione che la sensibilità dell’esperto ha potuto testimoniare nelle regioni del Nordest indiano che condividono una medesima cultura tra popolazioni del Manipur e quelle del Nord del Myanmar; la divisione tra meitei e kuki riconducibile a sistemi di sopravvivenza è comune, ma fotografa in realtà divisioni sfruttate dal potere centrale non riconducibili a differenze religiose (autenticamente separatrici), o culturali, visto che i dialetti risalgono tutti a uno stesso ceppo. Da un lato e dall'altro del confine. E così arriviamo a un'altra tappa toccata tangenzialmente da Emanuele, che soprattutto nel suo soggiorno thailandese ha potuto raccogliere testimonianze dirette della situazione birmana. Qui il racconto si sposta sulle difficoltà dell’esercito a mantenere il controllo di vaste porzioni del territorio, ci narra del silenzio assordante delle istituzioni internazionali di fronte al massacro quotidiano compiuto dai militari della giunta, della costituzione di embrioni di contropotere nelle zone liberate...
    1h 1m 42s

Ci sembrava opportuno inaugurare questa collaborazione con Sabrina Moles, redattrice di “China Files” che ci aiuta ad analizzare settimanalmente eventi dell'Estremo Oriente, approfondendo il dibattito lanciato da un articolo di...

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Ci sembrava opportuno inaugurare questa collaborazione con Sabrina Moles, redattrice di “China Files” che ci aiuta ad analizzare settimanalmente eventi dell'Estremo Oriente, approfondendo il dibattito lanciato da un articolo di Marco Fumian pubblicato su sinosfere sul ruolo dei sinologi nella “nuova era inaugurata da Xi Jinping”, così con questo approccio metalinguistico si è inaugurata la rubrica "Onde indo-pacifiche", trasmessa su Radio Blackout ogni giovedì alle 9 e raccolta da OGzero in questa serie
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