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Mamma a 40 anni

  • Ortensia canta Stella stellina

    25 SEP 2022 · Tornano le chiacchiere di una neonata. Beh, siamo a 19 mesi. Per Ortensia è tempo di cominciare a cantare qualche canzoncina! Cominciamo con Stella stellina, l'intramontabile.
    39s
  • Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neonata - 4 mesi

    14 JUN 2021 · Novità su "Mamma a 40 anni": periodicamente e almeno una volta al mese, caricherò la registrazione di un vocale con le chiacchiere della neonata, per tenere memoria di come evolve la sua capacità linguistica e il linguaggio tra e con noi. Ecco le chiacchiere di Ortensia a 4 mesi, mentre la addormento nel primo pomeriggio.
    1m 43s
  • Mamma a 40 anni - Estate

    6 JUN 2021 · Puntata 16. Estate Fine della scuola, primo giorno d’estate. L’equazione è notissima e abbastanza banale, ma la sua forza è totale e totalizzante. Per me lo è da sempre. Quella prospettiva di settimane lunghe, colme di aspettative, il ritorno in un posto di mare familiare da tutta la vita eppure la scoperta, ogni anno, di angoli diversi, del sapore di molte cose ancora solo ipotizzate, amici, amori, quelle dicerie sul bagno in mare a mezzanotte, confermate poi dal primo vero bagno a mezzanotte, all’insaputa di tutti e tutte, corse pazze in bici per tornare a casa all’ora pattuita, quando fino all’ultimo minuto volevamo restare al molo a osservare barche luminose oppure stranamente oscure. Ecco, pensieri, soprattutto ricordi, che finiscono un po’ triturati dopo una certa età - ormai posso dirlo - che invece quest’anno trovano una nuova accoglienza nei miei pressi. E mi pare di capire che dipenda da un sacco di cose. Dalla cifra tonda dei quarant’anni, intanto, che anziché farmi guardare avanti, in questo periodo apre ampi spiragli su qualcosa che ho vissuto, parole dette, lette, episodi capitati in mezzo al grande caldo; dai miei figli poi, per tanti motivi. Guardo la grande, che ha appena finito un anno di scuola intenso, costellato comunque da quarantene e zone di tanti colori, la vedo felice di aver imparato molto, colgo la voglia di andare avanti, la nostalgia graduale per i compagni e le compagne, a pochi giorni dall’ultima campanella. Il secondo si prepara ad entrare in prima elementare, è ansioso di varcare quella porta, mostra a chiunque entri in casa il suo astuccio nuovo, già bell’e pronto in libreria e si arrovella sullo zaino, fa le prove, meglio questo o quello? Una estate allegra, piena, di scoperta e comunque di attesa, per loro due. Poi guardo i sorrisi di Ortensia in questi giorni, alla soglia dei 4 mesi, la sua propensione ad essere pronta sempre e a imparare presto. Penso che ho di fronte ancora diversi mesi di maternità da condividere con lei, con loro, essere presente al meglio. Mi sento fortunata, devo dirlo. E’ un po’ come l’estate della maturità, zero compiti e tutta goduria, anche se con lo stipendio al 30%. Oddio, zero compiti, in parte. Qui le cose da fare non mancano né mancheranno quando saremo al mare o in giro per l’Europa, a fare un lungo viaggio in auto, ma conto di tenere alta la leggerezza di questi primi giorni frizzanti di giugno e di mantenere l’umore inattaccabile di questa domenica pomeriggio. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.
    2m 44s
  • Mamma a 40 anni - E' la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo.

    29 MAY 2021 · E’ la stampa, bellezza. Anche quando fa schifo Sono in ritardo su tutti i fronti. Gestione domestica, burocrazia imperante, firme, fogli ovunque, scadenze da fine epoca tutti i giorni. E sono in ritardo pure per il podcast. Nelle prime settimane dopo il parto ne facevo un punto d’onore: trovare il tempo per buttare giù i pensieri, in modo che non svanissero veloci e per tenere memoria. E, più o meno, devo dire che ci sono riuscita. Questa settimana è dura mettersi a scrivere, infatti ho tergiversato volutamente, anche quando avrei avuto tempo per buttare giù due righe, perché c’è stata la tragedia che abbiamo tutti in mente. Quell’incidente penoso e schifoso, lasciatemelo dire, alla funivia Stresa-Mottarone. In 20 minuti dal lago alla montagna, recita il sito della funivia. Cristo santissimo. Morti, dolore, sparso a pioggia, un bambino orfano. Tante e tanti avranno avuto modo di sentirsi vicini, davvero, alle vittime di questo dramma. Chiunque abbia un figlio o una figlia conosce l’entusiasmo di quelle giornate, quando si parte per una gita. In Italia poi ogni angolo vale il viaggio, ogni panorama ha il suo modo di toccarti e restarti nell’anima. Ecco. Mi ritrovo nella voglia di uscire con la famiglia, dopo molto tempo chiusi per lockdown e quarantene scolastiche; mi ritrovo nell’attimo in cui cerco di proteggere i miei figli in un qualche modo assurdo, impensabile. A volte mi pare di trasalire se capto che mio figlio sta per attraversare la strada senza guardare. E adesso sono qui a pensare a quei genitori, a quegli adulti, che hanno fatto da scudo ai figli. Sento salire la nausea, la rabbia, un sentimento odioso nei confronti di gesti che vengono descritti come “manomissioni” alla struttura della funivia. Eppure di questa faccenda non ho avuto cuore di parlare ai miei figli, sicuramente perché è una vicenda che fa male pensandola come mamma o come genitore, ma anche in veste di giornalista, ciò che mi identifica nella vita professionale. Ho proprio evitato di guardare articoli e servizi in modo approfondito, come a proteggere me e pure loro, in qualche modo, da qualcosa di davvero troppo penoso. Purtroppo da una cosa di questo tipo non c’è modo di imparare proprio nulla, si può prendere solo dolore, pensando a quante cose facciamo volontariamente in modo fallace, senza scuse, a volte e quasi sempre nei confronti di chi non ha possibilità, strumenti o sensibilità per difendersi abbastanza. Ecco, i miei pensieri di questa settimana, che forse non hanno nulla a che vedere con una esperienza di maternità, ma che sono tangenti e determinano in parte il modo di rapportarmi ai miei figli in questi giorni. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo, spero, la prossima settimana.
    2m 50s
  • Mamma a 40 anni - Di quando mi hanno parlato della Trisomia 21

    14 MAY 2021 · Puntata 14 – Di quando mi hanno parlato della Trisomia 21 Oggi faccio un passo indietro. A quando ho fatto il test più o meno un anno fa e ho cominciato a dire in giro di essere in gravidanza a 39 anni suonati. Per certi versi, quello “interessante” si conferma e si mantiene uno stato di grazia, che ti porta di nuovo a farti certe fantasie delicate, sul futuro e sugli anni che verranno. Ogni nascita è un’occasione e un’opportunità per fare meglio. Per altri, appena varchi la soglia del tuo primo appuntamento ginecologico, sai già che i medici e il resto del circo ti parleranno con una certa insistenza di tutto quel che ruota intorno al mondo della diagnosi prenatale. 39 anni sono, a loro dire e con tutte le ragioni di questo mondo, il limite massimo oltre il quale ci si spinge a rischio e pericolo di avere un neonato o una neonata, e poi una persona, disabile a varie intensità. Per quel che mi riguarda, è un pensiero che ho avuto fin da quando ho visto le famose lineette sul test di gravidanza, una sera dei primi di giugno. E ricordo con precisione quel gesto netto e categorico della mia ginecologa, nel compilare la cartella clinica con tutti i dati necessari: un bel cerchio a penna nera intorno alle cifre della mia età: 39. Seguì la trafila delle raccomandazioni sulle indagini prenatali. Tanto lo sapeva già che non ero interessata a fare nessun test approfondito, amnio, villo o qualunque altra “centesi” potessi incontrare lungo la mia gravidanza. Mai fatto nulla del genere. Solo che i medici non demordono mica, purtroppo o per fortuna, non si sa. All’ecografia morfologica venne fuori che la piccola stava crescendo poco, molto poco, troppo poco. Che i suoi parametri erano compatibili con quelli della Trisomia 21. In definitiva, che con la mia età non ci sarebbe stato nulla di strano nell’aver concepito un bambino disabile. E poi le telefonate rapide e fumose con vari medici, una visita targata “urgente” con una genetista che mi ha spiegato tutto come ad una 12enne e che provato a convincermi a fare indagini prenatali di vario genere. Dovevo decidere in fretta quello che andava fatto, ché i tempi per un aborto erano molto molto stretti. Eventualmente, sarebbe stato possibile fare anche una mappa cromosomica extraospedaliera ad un prezzo comunque onesto. Le variabili di una malformazione genetica c’erano proprio tutte, anche la placenta che non maturava correttamente, le mie arterie uterine che non rispondevano a dovere, insomma… più chiaro di così. Proprio mentre stavo in quell’ambulatorio ristrutturato da poco, i nodi in gola e l’umore in cantina, la genetista riceve una chiamata sul suo cellulare. Dialoghi brevi, monosillabi con il suo interlocutore. Dice “ah sì, quella signora di 42 anni, dimmi. Certo, capisco, Trisomia 21. Va bene, grazie, glielo riferisco.” Ecco. Risultati in diretta, relativi ad un’altra coppia, in attesa in corridoio dopo il mio appuntamento. Uscendo da quella stanza, incrociandoli per un istante con i nostri sguardi sospesi, avrei voluto dire a quei due, venite dai, andiamo tutti a fare una girata insieme, andiamo a camminare, a vedere qualcosa di bello in centro, andiamo al mare, che un settembre così vale proprio la pena, almeno a prenderci un caffè. E invece nulla. Tutti ed ognuno chini a riflettere sulle proprie scelte, sulle proprie vie. La crescita della mia Ortensia si è poi regolarizzata durante la gravidanza, monitorata mese dopo mese, e i molti pensieri che mi hanno fatto compagnia per tante settimane hanno trovato spazio in qualche angolo del mio cuore. Affiorano comunque, quando la osservo nel suo sviluppo fisico e cognitivo, immaginando anche quell’altra bambina, che in questa casa non è arrivata, ma che credo abiti poco lontano da qui, con quella coppia di poco più adulta di me. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.
    3m 55s
  • Mamma a 40 anni - Le chiacchiere di una neontata - 3 mesi

    13 MAY 2021 · Novità su "Mamma a 40 anni": periodicamente e almeno una volta al mese, caricherò la registrazione di un vocale con le chiacchiere della neonata, per tenere memoria di come evolve la sua capacità linguistica e il linguaggio tra e con noi. Ecco le chiacchiere di Ortensia a 3 mesi.
    2m 3s
  • Mamma a 40 anni - Invidia ed empatia

    8 MAY 2021 · Puntata 13 – Tra invidia ed empatia Tempi di fiacca, tra covid, post covid, tristezze da pandemia, voglia di uscire. E più volte in questi giorni, comunque ricchi e colorati, ho avuto un pensiero ricorrente, ossia che invidio diverse cose della quotidianità dei miei figli. Forse sto infrangendo un qualche indicibile tabù della maternità, ma della neonata prima di tutto invidio ovviamente la bellezza, la meraviglia del sorprendersi ogni mattina a vedere e percepire qualcosa di nuovo, la libertà che sottende ad ogni suo movimento, sorriso o pianto. Invidio, ma capitemi, è una sensazione positiva, il fatto che ogni suono emetta, un vocalizzo, un piagnucolio, smuova e incanali ogni attenzione degli adulti in circolazione. Ciò che vorrei pure per i miei silenzi o per quel che racconto a margine. Così come pure mi metto nei suoi panni quando le racconto quel che accade, andiamo qui, andiamo lì, facciamo questo e facciamo quello, mentre la accudisco al mio meglio, che poi tanto bene non sai mai se lo sia per davvero, e nei miei slanci mentali cerco di tornare proprio là, sul quel fasciatoio di tanti anni fa. Di Damiano invidio l’estro con il quale inventa giochi nuovi ogni giorno, la fantasia nello smontare qualunque cosa abbia viti da svitare e poi riavvitare in modo creativo, l’attenzione nell’osservare disegni e fumetti sempre più complessi, per certi versi. E poi, Damiano sa godersi la vita, ed è una cosa che cerco di fare mia, guardando anche lui. Mi lascio contagiare dal suo modo di ridere, pieno, irresistibile. Di Giovanna invidio il suo essere la primogenita e saperlo. Senza ostentarlo. Io non lo sono mai stata ed è difficile immaginarsi alla guida di un piccolo gruppo, di una banda di fratelli e sorelle. Sempre stata al seguito in ogni compagnia, io; a lei danno retta amiche e amici, i suoi fratelli si lasciano trascinare volentieri e il suo approccio è democratico, sa porsi in modo equo a meno di 8 anni. Cerco di comportarmi come lei quando penso al tempo come un amico, perché lei di tempo ne ha moltissimo, ne ha sempre, anche quando a noialtri pare sfuggente, non è per nulla interessata a ritardi, anticipi e posticipi. Ecco. In questi anni di influencer pochissimo influenti, per quel che mi riguarda, trovo formidabile avere una tale quantità di maestri da invidiare, copiare, seguire, e a volte anche provare a silenziare, in questi centoventi metri quadri calpestabili. Uno sforzo all’autoformazione per certi versi irripetibile. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana.
    2m 59s
  • Mamma a 40 anni - Mia sorella

    17 APR 2021 · Puntata 12 – Mia sorella Qui si parla di maternità, ma anche di fraternità. Ortensia è la mia terza figlia e noto come si stia radicando in ognuno dei tre, in scale variabili, un sentimento multiplo di attaccamento, simpatia reciproca e, al tempo stesso, di un misto di gelosia, confronto, comprensione, attesa. Pure io sono la terza di tre fratelli e oggi, che ho compiuto 40 anni, voglio parlarvi di mia sorella. Mia sorella è la primogenita. Il suo punto d’onore. Dire di essere (sempre) stata la prima, a nascere ma anche un po’ a far tutto. La più cocciuta, la più precisa, quella che ha più memoria. La più svelta. Nata pronta si direbbe. La prima a fare battaglie, la prima a dare il tempo e il clima alla giornata, la prima pure a seguire strade di vita tutte sue. Mia sorella. Mia sorella è inopportuna, quando vuole. Eppure ti lascia quasi sempre una sensazione di pienezza, perché sa dire la parola giusta al momento giusto. Sa parlare, altroché, ma riesce a non nascondersi dietro qualche frase. Quel che pensa, dice. Quel che dice, è. Fa ridere e ride come dovremmo tutti e tutte. E piange, si commuove, con la facilità degli adolescenti che siamo stati. Prende a cuore le ingiustizie, in particolare quelle di tutti i giorni, che ci fanno sentire piccoli piccoli quasi senza motivo. Al tempo stesso sa vivere la vita con una leggerezza che ancora oggi le invidio, godersi l’attimo, attraversare un tramonto standoci proprio dentro, notare un cane buffo, accumulare libri su libri, impegni su impegni, storie su storie. E’ ossessiva nelle raccolte punti, le fa tuttora e ogni tanto vince qualcosa. Netta nei pareri, implacabile nei giudizi, instancabile nelle azioni da portare a termine, irruenta quando entra in una stanza. Mia sorella. Ti convince, ti porta dalla sua parte anche se (per caso) non vuoi ed è disposta a stare dalla tua quasi sempre. E’ indulgente, con se stessa forse, con gli altri senza limiti, pronta a perdonare qualunque cosa. Ha reso memorabili i miei 40 anni, facendomi una piccola festa e un regalo inusuale ma necessario: la batteria nuova dell’auto. E ha reso casa mia colma di parole, allegria e silenzi come non mi capitava da molto. Proprio quello che mi serviva, proprio lì dove non occorreva altro.
    2m 44s
  • Mamma a 40 anni - Quello che non ho

    10 APR 2021 · Puntata 11 – Quello che non ho L’altro giorno parlavo con Adriana, mamma pure lei di due bambine che hanno l’eta dei miei figli più grandi. E siamo arrivate a dire “quante cose abbiamo, non ci rendiamo neanche conto, siamo sempre a lamentarci”. Ed è vero. Stavo per prendere ispirazione proprio da questa conversazione con lei, per questa puntata di Mamma a 40 anni, quando, per assonanza o forse, più corretto, per contrappasso, mi è venuta in mente una canzone di De André. Quello che non ho. Perché è vero che materialmente abbiamo tutto e dovremmo fare a meno di molto, ma spesso ci manca un quid, uno sgurz dell’anima o forse nell’anima. Ho riascoltato “Quello che non ho” e, all’istante, l’ho riletta in chiave materna e neonatale. Sono scoppiata a ridere come una scema, mentre allattavo nel silenzio della casa. Quello che non ho è una camicia bianca … forse anche una camicia stirata, una camicia senza rigurgitini, l’occasione giusta per indossare un bel vestito, ora che sono in maternità e prendono importanza cose apparentemente minime e spesso invisibili. Nella convinzione che quelle occasioni torneranno, presto o tardi. Tornano sempre, anche se a volte vanno cercate e costruite con inventiva e complicità. Quello che non ho è un segreto in banca … non è un segreto il fatto che le entrate siano sempre le stesse, mentre le uscite aumentano già ora che la piccola ha solo due mesi. Figuriamoci più avanti. Quello che non ho è di farla franca … esatto, perché appena sgarri qualcuno te lo fa notare. Con tre avvocati e giudici in giro per casa, di manica piuttosto stretta, non ci sono santi. Quello che non ho è quel che non mi manca … e per fortuna. Un sacco di bisogni indotti, anche in tema di maternità: il baby monitor, i termometri per misurare la temperatura del bagnetto, quando non pensiamo alle mamme e ai neonati che attraversano il Mediterraneo su navi che non si possono proprio definire “di fortuna”. Quello che non ho sono le tue parole Per guadagnarmi il cielo per conquistarmi il sole … questa è una delle frasi che mi ha fatto più ridere e commuovere, se pensata in chiave materna. C’è un momento della crescita dei bambini in cui si assiste alla cosiddetta “esplosione lessicale”. E’ una fase in cui cominciano a parlare in modo netto e quasi definitivo, mostrando di aver già appreso un vocabolario piuttosto ampio. Ecco, quel momento è uno spettacolo e per una mamma la sensazione è proprio quella di conquistarsi il sole. Per ora, aspetto. E intanto mi godo i primi gorgheggi e vocalizzi di Ortensia. Quello che non ho è un orologio avanti Per correre più in fretta e avervi più distanti … Una sensazione che comincia a perseguitarci fin dal primo figlio, acuita con il secondo e poi, in fondo, lasciata perdere con il figlio. L’assenza di tempo. O meglio, forse adesso, complice anche la mia età, riesco a trovare del tempo là dove pensavo che non lo avrei più trovato. Quello che non ho è un treno arrugginito Che mi riporti indietro da dove sono partito … All’alba dei 40 anni, tra pochi giorni, avrei proprio voglia di farmi un giretto su uno dei treni del mio secondo bambino. E’ banale, ma chi non vorrebbe rivedersi un attimo per come era prima del matrimonio, prima dei figli, prima del lavoro addirittura, prima di sapere di avere una terza gravidanza. Ecco tutto quello che “non ho”. Sensazioni e idee che non mi fanno sentire meno grata per tutto quello del quale, per fortuna, mi rendo conto.
    4m 37s
  • Accogliere

    4 APR 2021 · Puntata 10 – Accogliere La prima maternità è quella che ti butta in campo senza neanche passare per lo spogliatoio. Con la seconda tutti dicono (loro) che vai tranquillo, hai l’esperienza dalla tua parte, si tratta solo di riprendere la mano. La terza, eh, la terza è quella che accogli. Accogliere la vita, accogliere uno stravolgimento (ancora) della quotidianità, accogliere nuovi pianti, risate, urla, pensieri, conti alla mano per risparmiare qualcosa qua e là. In questi giorni è stato proprio il verbo accogliere che mi ha accompagnata nelle ore trascorse con i miei figli. Perché ogni giorno una mamma, un genitore, è chiamato ad accogliere qualcosa che riguarda almeno uno della banda e ha quasi sempre conseguenze pratiche anche su tutti gli altri. Accogliere cosa e chi, allora? Beh prima di tutto ho riflettuto sul fatto di accogliere una persona sconosciuta nella tua vita. Una persona con la quale affrontare moltissimi giorni, parole, idee. Con la quale cercare di fare bene, di fare forse meglio, con la quale impegnarsi a fondo. Poi? Accogliere un cambiamento, uno scatto di crescita. Un pensiero segreto, privato, complice, un attimo di chiusura. Oppure no, un’apertura improvvisa, una risata inaspettata e accorgersi, insieme, proprio di quel momento lì, provare a tenerlo vivo nella memoria comune. Accogliere una grande fedeltà, un piccolo tradimento, il desiderio di fare casa tutti insieme, aprire le braccia un’altra volta, per un altro abbraccio, che sia alla grande, al medio o alla piccola. Accogliere anche la fatica, certo. Un gesto ripetuto, una azione routinaria e accettare che sì ogni giorno è un po’ simile agli altri, ma prenderla con allegria, o almeno provarci. Accogliere pure con fatica, quando fisicamente si è stanchi e capita proprio in quel frangente una crisi di gelosia, di pianto, di tristezza senza apparente motivo. Proprio quando vorresti leggere un giornale, mettere la testa su un lavoro o su un progetto. Questo è Mamma a 40 anni, io sono Agnese, e ci sentiamo la prossima settimana. E buona Pasqua a tutte e tutti.
    2m 28s

🦋👶 Una gravidanza a quasi 40 anni?! Ebbene sì. E non è neanche la prima. Un canale dove racconto pensieri e aneddoti del primo anno di una nuova vita... Iscriviti...

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🦋👶 Una gravidanza a quasi 40 anni?!
Ebbene sì. E non è neanche la prima.
Un canale dove racconto pensieri e aneddoti del primo anno di una nuova vita...
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