La presenza non è qualcosa che si possa comprendere o afferrare con la mente. Ci si appropria di essa nel momento in cui si manifesta in noi. Ed è proprio e solo in quello stato che si è in grado di cogliere la bellezza del creato e afferrare il senso dell'Unità del tutto e l'insensatezza del considerare se stessi e le altre forme come separate dal resto e dall'Essenza stessa. Echart Tolle ci guida in questo capitolo anche attraverso una rivisitazione di alcune parabole della nostra tradizione cristiana conferendo loro un senso universale ed esoterico che conferisce loro un significato più ampio e profondo, che va al di là del senso che comunemente viene loro attribuito dalla nostra religione e per come le conosciamo.

La realizzazione della felicità passa anche attraverso l'abbandono della tendenza a vivere nell'attesa (di qualcosa che dovrebbe accadere, o che dovrebbe passare ...) e lo sviluppo della gratitudine per quel che è, adesso, in questo preciso istante. Anche il passato è un fardello che va lasciato a favore della comprensione e dell'accettazione del presente. Per non vivere procedendo con lo sguardo fisso nello specchietto retrovisore e puntare, invece, verso la realizzazione del nostro scopo interiore. Il solo in grado di dare senso alla nostra vita.

Tutte le nostre sofferenze sono legate all'identificazione con la mente che, a sua volta, agisce e si muove nel tempo. liberarsi dalla sudditanza al passato e al futuro ci libera dalla sofferenza e ci permette di vivere il qui e ora, sola e unica realtà. Imparare a vivere nell'adesso consente l'accesso alla vera felicità, perchè non ci sono problemi nel momento presente, solo situazioni da affrontare. Il che, a livello interiore ed emotivo è cosa assai diversa, nel momento in cui la si realizza.

La maggior parte della sofferenza che patiamo nel corso della vita ce l creiamo da soli. O meglio, origina dalla nostra identificazione on la mente che non vive se non nel passato o nel futuro, mai nell'adesso. La via d'uscita per spegnere il nostro dolore e imparare a vivere il momento presente, l'unica e sola vera realtà per evitare di creare altro dolore e illuminare di consapevolezza il dolore prodotto nel passato che ci trasciniamo inevitabilmente dietro nella forma di quello che l'autore chiama "il corpo di dolore". Come portare consapevolezza, abbandonare l'identificazione con l'ego e con la mente, andare oltre la paura che ci accompagna costantemente e che condiziona il nostro sentire e il nostro agire, questo, ciò in cui ci guida Eckhart Tolle in questo capitolo. Da leggere, da lasciar decantare dentro di noi, da elaborare e da vivere, fino in fondo.

Una mente non addestrata può rivelarsi la nostra peggior nemica e la fonte di un dolore profondo. Illuminazione significa abbandonare l'identificazione con la mente e ripristinare l'unione con la nostra essenza più profonda sede della gioia autentica e del vero amore.

Eckhart ci illustra il valore della consapevolezza, di come la mente di cui tanto l’uomo moderno va fiero, sia, in realtà, il nostro peggior nemico (specie quando non adeguatamente educata), di come possiamo eliminare la nostra sofferenza coltivando coscienza e consapevolezza e ricollegandoci alla nostra vera e pura essenza, di come distinguere tra il vero e il falso, l’illusorio e l’autentico, di come imparare ad accettare serenamente ciò che non possiamo ambiare e a concentrarci su ciò su cui abbiamo davvero potere, di come sia necessario imparare a gestire i pensieri, frutto della mente nemica e vera origine del nostro mal di vivere.