In questa sezione abbiamo raccolto tutte le puntate dedicate alla nostra penisola, ovviamente a modo nostro e con un occhio particolare alle lotte, ai diritti e a tutto quello che è meno rappresentato nei media nazionali.
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Sabato 10 si è concluso l'evento che ha monopolizzato le discussioni in spiaggia di quest'estate: il jova beach party.
Di questo evento ne avevamo parlato anche durante la primavera del 2019, prima dell'inizio del suo primo tour sulle spiagge e non solo, non dimentichiamoci anche le vette alpine. Per il 2022 il Cherubini ha voluto replicare con ben 21 date il suo tour sulle spiagge italiane. Il tour, inutile a dirsi, è stato costellato da polemiche ambientali e non solo.
Noi, nel nostro piccolo, non ci siamo voluti esimere dal non criticare il jova una seconda volta, quindi in attesa della nuova imminente stagione abbiamo deciso di fare una puntata speciale, nella quale rivendichiamo il nostro ruolo di ecopartigiani contro il suo tour di devastazione e saccheggio dei territori naturali.
A fine maggio, un migliaio di cittadine e cittadini di Siracusa sono scesi in marcia verso la spiaggia, a chiedere che l'istituzione della riserva naturale, prevista da più di dieci anni e mai resa tale dalle amministrazioni regionali.
In questa puntata parliamo con Paola di Non una di meno Rimini, a proposito del raduno degli Alpini tenutosi a Rimini e degli eventi vergognosi che sono accaduti in quei giorni.
Intitoliamo la puntata di oggi con le parole di uno striscione del comitato che a Coltano, in Toscana, si sta battendo contro la costruzione dell'ennesima base militare in Italia.
Non è un segreto che in Italia ci sia un'ingente quantità di basi e installazioni NATO e no che in alcuni casi incidono in maniera molto marcata sul territorio sia a livello ambientale che sociale. Per questo ci sembra assurdo che il governo Draghi, sull'onda della retorica bellica, abbia deciso di approvare la costruzione di una nuova base militare in Toscana. Una nuova base che viene prevista in un territorio protetto, all'interno di un parco naturale, dentro il quale si prevede una massiccia cementificazione.
Questa decisione è stata presa d'urgenza e in gran segreto e dal 23 marzo i cittadini di Coltano si sono ritrovati il progetto di un'ulteriore base militare, in quello stesso territorio che in poche decine di chilometri ne ospita altre due. Un progetto che viene approvato con i fondi del PNRR, perseguendo fini totalmente opposti a quelli che ci si era prefigurati.
Nella puntata di oggi di Nientedimeno trattiamo un argomento dibattuto nelle ultime settimane e che ci riguarda da vicino: la siccità che ha colpito in particolare le regioni del nord Italia durante questo inverno e le conseguenze che la diminuzione delle precipitazioni stanno causando a livello italiano e globale.
Se su un motore di ricerca qualsiasi si cerca la parola #foibe, una delle prime e più diffuse foto che appare è questa. Sono numerosi, infatti, gli articoli, le interviste e gli approfondimenti vari che usano questa fotografia per il giorno del ricordo. Peccato che questa fotografia rappresenti esattamente il contrario di quello che si immagini.
La foto si trova nella raccolta fotografica del Museo nazionale di storia contemporanea a Lubiana in Slovenia e, in realtà, rappresenta soldati italiani che fucilano cinque abitanti del villaggio di Dane, nella Slovenia meridionale. É il luglio del 1942. E si conoscono anche i nomi dei fucilati: ranc Žnidaršič, Janez Kranjc, Franc Škerbec, Feliks Žnidaršič ed Edvard Škerbec.
Nonostante le numerosi informazioni, però, in Italia è prevalsa un'interpretazione sbagliata e sostanzialmente capovolta di questa foto, che è diventata la foto per eccellenza di articoli sulle foibe e sulle vittime italiane degli jugoslavi titini.
Come si è arrivati a tutto ciò? Come può un reperto storico capovolgere il proprio significato? Succede quando si parla di memoria condivisa senza basarsi sui dati della ricerca storica.
Ogni 10 febbraio l'informazione italiana ricorda e celebra, in sostanza, una storia parziale e distorta del nostro confine orientale, spesso basandosi su dati falsi o manipolati e condizionata da omissioni e censure, perpetrando la classica immagine degli italiani brava gente e caratterizzandosi dal solito vittimismo nazionalista.