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Costi globali

  • Una via campesina sostenibile può salvare il pianeta dall’agroindustria?

    2 FEB 2024 · Col trattore in tangenziale... andiamo a protestare https://ogzero.org/la-strategia-del-grano/ Stavolta ci siamo messi in due trasmissioni di Radio Blackout a cercare di analizzare i fermenti in corso nel mondo agricolo con Fabrizio Garbarino, allevatore e coltivatore piemontese. Le proteste contro i diktat europei emergono solo ora che pure la grossa industria agroalimentare vede flettere i suoi introiti: non riesce a consolidare i propri profitti persino il peggior neoliberismo che ha imposto colture intensive, acquisito latifondo, agevolato un ritorno al bracciantato, dove chi lavora non ricevo il giusto compenso, che viene assorbito dai passaggi distributivi e dalla Grande distribuzione. E allora si è promosso il putiferio, ma Fabrizio Garbarino – che narra dall'interno del movimento ciò che avviene (https://www.assorurale.it/wp-content/uploads/2024/01/2024-01-30-CS-mobilitazioni-produttori-in-Italia-e-Europa.pdf) – sa bene che da almeno due decenni la frangia nobile della Via Campesina si batte per modelli di agricoltura sostenibili; ora attende di vedere tutti questi trattori ancora in piazza fino alla vera soluzione, non quella prospettata da sindacati pompieri, che nei sogni di tutti sarebbe quella di cambiare completamente il sistema di produzione e distribuzione... al netto dell'utopia basterebbero minori vessazioni, come il Pac, gli accordi di libero scambio (uno per tutti, Fta), gli Ogm e gli antiparassitari imposti... in cambio della droga dei ristori e sovvenzioni. in Francia avviene la convivenza di compagni che hanno lottato per i bacini idrici e contemporaneamente i peggiori arnesi della destra revanchista… qui per esempio i Pac sono il motivo di grandi proteste di Ari e proprio il problema di attingere all’acqua porterebbe a spaccature ben più forti tra partecipanti al movimento... Fabrizio ha spiegato bene il discrimine tra le varie anime
    36m 15s
  • Le contraddizioni tra gli interessi del capitale e quelli del potere

    8 SEP 2023 · Il confronto tra imperialismi i cui modelli economici interni sono in crisi https://ogzero.org/temi/politico-economica/traffici/ Abbiamo incontrato Christian Marazzi sulle frequenze di Radio Blackout per occuparci di dedollarizzazione a partire dalla discussione che se n’è fatta nell’ultimo summit dei Brics tenutosi a Johannesburg tra il 22 e il 24 agosto, che ha affrontato anche altri argomenti che emergono nel dipanarsi dell’analisi di Marazzi insieme ad altre parole d’ordine come decoupling, crisi immobiliare, crisi del debito cinese a confronto con i trascorsi di quello americano (e le soluzioni forzatamente diverse), espansione delle reti commerciali, scambi su base di accordi swap della valuta da utilizzare; approcci diversi degli imperialismi sull’Africa. Multilateralismo del blocco filoasiatico vs unipolarismo “atlantico”. Un crinale di separazione tra due mondi ed equilibri, uno che deve arrivare e uno che ancora non è finito. Il discorso si è dipanato focalizzandosi in particolare sulle difficoltà interne e sulla trasformazione dell’economia cinese, soprattutto per la diversa spinta dal basso e l’aspettativa rispetto all’affacciarsi della Cina nel sistema del Wto di un ventennio fa. E su questa scorta va valutato il fatto che quando si creano politiche di egemonia e imperialismo senza che si sostanzi l’obiettivo del miglioramento delle condizioni delle persone, lo sbocco è quello della guerra; e chi detiene le maggiori industrie belliche può anche essere tentato di risolvere le sfide economiche imponendo un’economia di guerra. Si sente il bisogno di un protagonismo di classe per agire all’interno di queste contraddizioni del neoimperialismo
    37m 48s
  • Annunci enfatici e visioni future sul nucleare

    17 DEC 2022 · L’annuncio enfatico della National Ignition Facility che l’esperimento faraonico per la produzione di energia attraverso il metodo della fusione nucleare usando isotopi di idrogeno era perfettamente riuscito. Dalla notizia scarna è cominciato a discendere un concentrato di entusiasmo giornalistico fatto di affermazioni palesemente avventate, peana per un’energia inesauribile, pulita, a disposizione in natura; esaltazione per la tecnologia fantascientifica… Sarà per l’origine della ricerca avviata con fondi militari statunitensi, sarà perché la mancanza di descrizione precisa – a livello di media mainstream – ci faceva presumere che potesse non essere così facile l’ottenimento di grandi approdi in tempi brevi e abbiamo sentito il bisogno di un approccio scientificamente serio. «Diciamo che, per andare abbastanza sul sicuro, saranno i nascituri di questo decennio che potranno iniziare a beneficiare di questo tipo di energia che, a differenza di quanto si dica, non è né pulita né priva di scorie radioattive». Piergiorgio @Pescali, scienziato e ricercatore, ci ha permesso di fare il punto evitando facili eccitazioni, riconoscendo quali fossero in realtà i successi reali dell’esperimento e quanto lavoro rimanga da fare: ha pubblicato su “Avvenire” un articolo molto scientifico in cui l’annuncio di Granholm dà comunque un nuovo impulso alla ricerca sulla fusione nucleare, in particolare nel settore privato, monopolizzato da industrie statunitensi. Siamo però ancora molto lontani dal vedere il paradiso energetico. Per questo gli abbiamo posto alcune questioni relative al confronto tra i due approcci al nucleare (fusione o fissione), se permane una qualche potenziale nocività e i livelli di radiazioni e di gas reflui emessi nel processo di fusione; se possa rappresentare un problema l’enorme spazio richiesto dalle apparecchiature per far confluire il raggio dei laser sull’obiettivo, e se non esistano metodi alternativi con la medesima (o maggiore efficacia), quale per esempio quello europeo: Iter per esempio adotta il confinamento magnetico contrapposto a quello inerziale del Nif. Pescali anche in questa intervista, da scienziato, ribadisce che uno dei principali problemi che oggi impegna i suoi colleghi è trovare un materiale che possa resistere all’impatto continuo di neutroni altamente energetici prodotti dalla fusione senza fare uso di prodotti contenenti carbonio, che reagirebbe con il trizio. Insomma: «Le ottime notizie giunteci dal Nif, cambiano comunque poco lo stato delle cose nella ricerca della fusione nucleare». E allora abbiamo posto ulteriori domande e Piergiorgio Pescali ha saputo spiegarci potenziali livelli di nocività, materiali usati per produrre apparecchiature e anche materiali da cui ottenere l’energia – da andare a prendere là dove c’è, magari sulla luna come nei programmi cinesi, e da collocare nell’ hohlraum (la cavità cilindrica in cui è contenuta la capsula con la miscela di nuclei che saranno sottoposti a fusione); analisi su modalità e luoghi di accaparramento; valutazioni su una soddisfacente produzione e su quale potrebbe essere la nuova migliore tecnologia… ma anche visioni spaziali, seppure collocate in un’epoca che vedranno protagoniste le generazioni future, con quelle cinesi in pole position.
    39m 5s
  • Il grumo di contraddizioni verso la fine della globalizzazione

    23 APR 2022 · https://ogzero.org/temi/politico-economica/ Slowbalization, dedolarizzazione, decoupling sono alcuni dei concetti attorno a cui ruota il ragionamento di Raffaele Sciortino in un suo intervento ripreso da "Sinistra in rete" (https://www.sinistrainrete.info/geopolitica/22811-raffaele-sciortino-guerra-e-scongelamento-della-crisi-globale.html) che ha fatto da base per questo approfondimento trasmesso da Radio Blackout il 21 aprile 2022 sulla resa dei conti nel sistema economico mondiale che trova la stura con l'occupazione del territorio ucraino da parte delle truppe russe. Congelamento della crisi e stagnazione economica procedono dal 2008 – ma erano già contenute dalla dissoluzione dell'Unione sovietica – e si sono innestate sull'asse Usa/Cina (la "Chimerica", come già nel profetico I dieci anni che sconvolsero il mondo Sciortino descriveva nel 2018 la fine del sistema) che ha regolato quest'epoca di multilateralismo in cui ha proliferato una globalizzazione basata proprio su quell'asse, sul "dollaro a fisarmonica" derivante da Bretton Woods e sulla nuova fase del capitalismo che ha riassorbito istanze anche libertarie che immaginavano fosse possibile un'altra globalizzazione accettabile e di emancipazione. La guerra in Ucraina ha sancito il precipitare di questo sistema verso un disequilibrio che può risolversi economicamente (e geopoliticamente) a favore di Usa, Cina e – con minore probabilità – Russia, producendo un nuovo sistema bilaterale. Sicuramente le conseguenze scatenate dai gangli economici toccati dalla guerra in Ucraina sono bordate micidiali per quel che resta della globalizzazione. Ed è soprattutto il ruolo del pivot asiatico, la Cina, che si trova in mezzo al guado e sta costruendosi un suo ruolo con accesso a tecnologie più avanzate (proprio quello che gli Usa cercano di evitare con il decoupling selettivo), quello da cui possono venire segnali di trasformazione, se riesce nell'intento di autonomizzarsi dal sistema del dollaro, proprio quel processo avversato da Washington con ogni mezzo. Ma il guado è intricatissimo e fatto di tensioni anche interne, dovute alla trasformazione e anche al sistema di welfare e del rapporto città/campagna e modernizzazione della produzione, oltre che di autonomizzazione tecnologica, che ha molto a che fare con le frizioni su Taiwan, dai cui microprocessori la Cina dipende. Ma anche la crisi ucraina si inserisce in questo guado cinese e nei tentativi americani di avversare il multilateralismo ancora utile a Pechino per portare a compimento la Belt Road Initiative; anche se a entrambi i contendenti serve mantenere la globalizzazione perché sopravviva il sistema economico in cui sono egemoni. Gli Usa privilegerebbero una riedizione del bilateralismo tra sole due potenze? Probabilmente è precoce, perché precipiterebbe la situazione verso una resa dei conti con la Cina anche sul piano militare. Per questo stanno preparando il confronto nell'Indopacifico abbandonando il Medio Oriente, evidenziando la bipolarizzazione? un processo oggettivo che dovrà passare attraverso molti conflitti derivanti dal caos che si produrrà dalla deglobalizzazione, che non sarà una transizione armonica verso un mondo multipolare, ma all'opposto un lungo periodo di guerre. Quelli che saranno gli sconvolgimenti sul sistema economico a livello globale possono produrre un ridimensionamento del ruolo di ciascuna delle grandi potenze, come un loro potenziamento sotto nuova forma e sviluppo; con Raffaele Sciortino si è provato a immaginare gli orizzonti che si prospettano.
    32m 59s
  • Eni, gas e tenebre. Lo stato parallelo apripista dei predatori

    17 DEC 2021 · Scoprire grandi giacimenti e vendere quote ai potenti, un chiavistello che contribuisce a devastare l'ambiente attraverso la struttura di uno stato parallelo Antonio Tricarico secondo lo stuolo di avvocati che compongono l'ufficio giuridico del colosso petrolifero di stato Eni non avrebbe avuto alcuna competenza per poter intervenire nella trasmissione Report di Rai3, che si occupava della licenza opl245 che vede alla sbarra i metodi con i quali l'ente nazionale idrocarburi guidato da ormai tanti governi a questa parte da Descalzi si procura aree da trivellare, piazza piattaforme e pozzi per eludere indagini sui disastri ambientali, confondere le piste alle inchieste anche attraverso polpette avvelenate preparate da avvocati al soldo della multinazionale energetica per screditare personaggi ambigui in odore di Servizi con lo scopo di intorbidire le acque e impedire alla via giudiziaria di nuocere alla salute e alle risorse pubbliche. Il tutto moltiplicando gli intrecci e scambi di personale tra feluche ministeriali (Esteri e Difesa) e funzionari interni all'Eni. Dove gli elementi di corruzione sono la norma. Uno di questi "pozzi" avvelenati è probabilmente il video non utilizzato dall'accusa al processo per le tangenti nigeriane che coinvolgono tutto il vertice dell'azienda, il cui mancato utilizzo ha permesso all'avvocata Severino – proprio lei difendeva Claudio Descalzi – di appigliarsi a 30 secondi di registrato per ottenere una assoluzione in primo grado. Fin qui la storia che è stata raccontata durante la trasmissione di Sigfrido Ranucci e che vedeva Antonio Tricarico tra gli invitati a sbrogliare l'intrigo riconducibile a una svendita da parte di Eni di alcuni asset petroliferi per uscire dal Delta con metodi che evidentemente mettono a repentaglio la reputazione dell'azienda. Ma di cosa aveva paura il vertice di Eni e soprattutto di cosa non avrebbe dovuto parlare Antonio Tricarico? A noi interessa relativamente la vicenda giudiziaria, invece da decenni siamo costernati delle poco notizie che riescono a trapelare dalla cortina di "fumo" proveniente dalle nocività che Eni sparge nel mondo: dal disastro ambientale nel Delta del Niger, fin dai tempi di Ken Saro-Wiwa, alla Libia, dove è passata indenne attraverso rovesci di ogni fazione – sempre mantenendo attivi gli insediamenti; dalla Costa d'Avorio a Cabo Delgado, passando nel Nordafrica dalla Sonatrach algerina. E poi ora che si affaccia il grande gioco della riconversione energetica per uscire dal fossile, che l'Eni intende gestire. In sostanza lo spunto della censura risale al 2013, quando Re-common, di cui Tricarico fa parte, diede la stura per scoperchiare l'enorme manovra corruttiva da parte di Eni e Shell con il ministro del petrolio di Abacha, una goccia nel mare di petrolio che ha dato luogo a tangenti e maneggi per procurarsi asset. Ma qual è il metodo delle grandi multinazionali del petrolio e quale il ruolo di Eni tra i giganti dell'energia?
    26m 27s
  • Scaricare le crisi nel capitalismo globalizzato: i costi dopo il covid

    9 OCT 2021 · Il costo della ripresa postpandemica è fatto di ascesa dei prezzi, riduzione delle risorse, collasso del supply chain… e il rialzo delle bollette è a livello mondiale e su ogni piano, come si evince dal dossier di “Atlante dei conflitti e delle guerre” ( @atlanteguerre ) curato da Alice Pistolesi e da cui abbiamo preso spunto: dal petrolio – passato da zero a 83 $/b nel giro di pochi mesi – al grano, che sembrerà anche limitato il rincaro ma il 13% per un bene di così prima necessità è una questione di vita o di morte per molti diseredati... in particolare sono colpiti i settori energetici e le materie prime, un segnale che il Sistema ha deciso che l’uscita dalla pandemia è imboccata e i costi si scaricano sui consumatori e i produttori. Il prezzo del petrolio, ma non solo: i futures sul gas stanno esplodendo e la domanda di produzione di beni particolarmente energivori stanno producendo questo cigno nero. Infatti in tutto il mondo le difficoltà di approvvigionamento di risorse energetiche producono prezzi che diventeranno sempre più inaccessibili; il settore metallurgico esploso con le richieste sulla scorta del miraggio di una ripresa (o preconizzandola per consentire la perpetuazione del sistema) vede aumenti vertiginosi per i beni utili per il rilancio. Tutto ciò si aggiunge al saccheggio, al land grabbing, all’esproprio coloniale; poi anche i conflitti divampano laddove ci sono passaggi strategici per le merci, oppure produzioni speciali, come i semiconduttori o i fosfati o le terre rare; però le conseguenze economiche dell’uscita dal pericolo del SarsCov2 stanno producendo un prevedibile – e non contrastato – vertiginoso aumento del costo sia della vita che della produzione di beni, con conseguente spirale di carovita. Il modo del capitalismo per uscire dalle crisi: inventando un boom di produzione i cui costi si scaricano sui prezzi di qualsiasi merce, impoverendo ulteriormente le classi meno abbienti. La catena di approvvigionamenti ancora non è riuscita ad assorbire il collo di bottiglia di certi snodi collegati all’aumento esponenziale dei costi dei noli marittimi e di tutti i passaggi più a rischio nella rete del supply chain, sollecitata allo spasimo dalla ripartenza globale e contemporanea. Ma forse, essendo una coltre stesa su tutto il mondo che si è innescata alla fine del 2020, potrebbe diventare un coagulante per quelle moltitudini che ormai hanno già patito, patiscono e patiranno quelle scelte del sistema capitalistico e scatenare ribellioni non solo locali; non pretendiamo di individuare già un percorso per rilanciare lotte collegate internazionalmente, pur percependo potenzialità in questo senso in seguito a un collante unico per tutti... dalla Guinea – analizzando le conseguenze della caduta del regime di Alpha Condè si apre il dossier di “Atlante delle guerre” (https://www.atlanteguerre.it/notizie/dossier-materie-prime-prezzi-e-geopolitica/) – alla Cina, con la decisione di uscire dall’economia del carbone e le conseguenti turbolenze diplomatiche ma soprattutto con i tagli alla produzione di energia; dall’Europa agli Usa, interessati da una ripartenza oltremodo pompata nell’intento di recuperare le perdite date dal lockdown… iniziamo così ad analizzare la situazione che si è venuta a creare, conducendola con l’intento di descrivere i meccanismi di un’uscita da un fenomeno nocivo come il Covid per poter cogliere sul nascere quelle situazioni delle prime manifestazioni di resistenza agli automatismi capitalistici di rientro che potrebbero magari estendersi a tutto il mondo. «E la materia prima non è infinita», chiosa argutamente Alice Pistolesi al termine del suo intervento in Bastioni di Orione, programma di Radio Blackout.
    12m 50s

In particolare sono colpiti i settori energetici e le materie prime, un segnale che il Sistema ha deciso che l’uscita dalla pandemia è imboccata e i costi si scaricano sui...

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In particolare sono colpiti i settori energetici e le materie prime, un segnale che il Sistema ha deciso che l’uscita dalla pandemia è imboccata e i costi si scaricano sui consumatori e i produttori. Infatti in tutto il mondo le difficoltà di approvvigionamento di risorse energetiche producono prezzi che diventeranno sempre più inaccessibili; il settore metallurgico esploso con le richieste sulla scorta del miraggio di una ripresa (o preconizzandola per consentire la perpetuazione del sistema) vede aumenti vertiginosi per i beni utili per il rilancio. Tutto ciò si aggiunge al saccheggio, al land grabbing, all’esproprio coloniale; poi anche i conflitti divampano laddove ci sono passaggi strategici per le merci, oppure produzioni speciali, come i semiconduttori o i fosfati o le terre rare; però le conseguenze economiche dell’uscita dal pericolo del SarsCov2 stanno producendo un prevedibile – e non contrastato – vertiginoso aumento del costo sia della vita che della produzione di beni, con conseguente spirale di carovita.
Ma forse, essendo una coltre stesa su tutto il mondo, potrebbe diventare un coagulante per quelle moltitudini che patiscono e patiranno quelle scelte del sistema capitalistico e scatenare ribellioni non solo locali; non pretendiamo di individuare già un percorso per rilanciare lotte collegate internazionalmente, pur percependo potenzialità in questo senso in seguito a un collante unico per tutti... dalla Guinea alla Cina, dall’Europa agli Usa, ma speriamo nel confronto con i nostri interlocutori che volta per volta coinvolgeremo in questa analisi condotta con l’intento di descrivere i meccanismi di un fenomeno nocivo come il Covid e cogliere quelle situazioni delle prime manifestazioni di resistenza che potrebbero magari estendersi a tutto il mondo.
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