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Scienza - BastaBugie.it

  • La Francia manda in carcere chi critica i vaccini a Mrna

    16 APR 2024 · VIDEO: Video sul vaccino censurati da YouTube ➜ https://rumble.com/v3c93au TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7762 LA FRANCIA MANDA IN CARCERE CHI CRITICA I VACCINI A MRNA di Paolo Gulisano Un duro colpo alla liberà di pensiero e alla libertà di ricerca e verifica scientifica è arrivato dalla Francia neo-giacobina di Emmanuel Macron. Dalla terra di "libertè, egalitè e fraternitè" è arrivato un provvedimento che mette il bavaglio a chiunque critichi i vaccini a mRNA o le terapie geniche. Anzi, più che bavaglio arriva proprio il carcere oltre che sanzioni pecuniarie. Il Parlamento francese ha infatti approvato nei giorni scorsi un emendamento all'articolo 4 della legge sulla "Lotta alle derive settarie", che introduce una pena fino a tre anni di reclusione e un'ammenda fino a 45.000 euro per chiunque esprima delle critiche ad un determinato prodotto farmaceutico, ovvero i vaccini a mRNA. Si può dibattere su tutto, su chemioterapici vari, perfino su vaccini, ma l’mRNA propro no. È stato legalmente blindato, è protetto con una sorta di scudo penale che non consentirà a nessuno di metterne in discussione l’efficacia o la sicurezza, nemmeno davanti a dati o prove contrarie. È qualcosa che non si è mai visto nella storia della Medicina, ovvero la promulgazione di un dogma laico dell’infallibilità di un prodotto farmaceutico. Questo provvedimento legislativo è stato ironicamente definito "emendamento Pfizer" dal deputato Florian Philippot, leader del partito Les Patriots, e di fatto equipara la libera scelta di trattamento a una «deriva settaria» e criminalizza chiunque sconsigli trattamenti medici che siano «evidentemente idonei» sulla base delle attuali conoscenze mediche. In realtà viene sancita una sorta di «verità scientifica di Stato». La nostra civiltà che si è fondata sui principi di libertà, diritti umani (in primis l’intangibilità del corpo), e proprietà privata, viene rinnegata dai rappresentanti che il popolo sovrano aveva eletto, teoricamente proprio al fine di tutelare quei valori. LA SCUSA DI FERMARE LA DISINFORMAZIONE La giustificazione governativa è quella di fermare la disinformazione, ovvero una informazione diversa da quella ufficiale. È una indicazione precisa che viene dall’Organizzazione Mondiale della Salute, ed è uno dei punti fondamentali del Trattato Pandemico che dovrà a breve essere approvato. Quanto è stato deciso dal Parlamento francese, può costituire un significativo precedente. Il giro di vite penale che arriva dalla Francia è molto preoccupante. La difesa dell’intoccabilità della tecnologia mRNA, già canonizzata con i Premi Nobel, deve diventare sempre più intransigente. È punita con un anno di reclusione e un'ammenda di 15.000 euro anche il semplice invito «ad astenersi» dal seguire un trattamento medico terapeutico o profilattico, come ad esempio un vaccino, allorché tale abbandono o astensione venga presentato come benefico per la salute delle persone interessate quando invece, allo stato delle conoscenze mediche, ciò sia chiaramente suscettibile di comportare gravi conseguenze per la loro salute fisica o psicologica, tenuto conto della patologia di cui soffrono. È punibile con le stesse sanzioni la provocazione ad adottare pratiche presentate come aventi scopo terapeutico o profilattico nei confronti delle persone interessate allorché è evidente, allo stato delle conoscenze mediche, che tali pratiche espongono le stesse ad un rischio immediato di morte o di lesioni tali da comportare mutilazioni o invalidità permanente. L'INTOLLERANZA DEI TOLLERANTI Questo significa che anche terapie considerate alternative ai protocolli ufficiali non devono essere utilizzati e devono essere sanzionati chi li raccomanda. Insomma, la Francia non tollererà più comportamenti come quello del professor Raoult, primario infettivologo di Marsiglia, che fin dagli inizi del Covid curò con successo con Idrossiclorochina, Eparina, antinfiammatori. La politica decide cosa è lecito e cosa non lo è in ambito medico, la stretta sul pensiero critico sta diventando sempre più forte, e questo comportamento illiberale è motivato dall’avvicinarsi delle elezioni europee del prossimo giugno, La Francia sarà uno dei cinque Paesi dove Google lancerà una campagna «anti-disinformazione» in vista delle elezioni europee, quando i cittadini dell’UE eleggeranno un nuovo Parlamento europeo per approvare politiche e leggi, e molti temono che la diffusione della controinformazione online possa influenzare gli elettori. Jigsaw di Google pubblicherà annunci su TikTok e YouTube in Belgio, Francia, Germania, Polonia e infine anche in’Italia, utilizzando tecniche di prebunking per aiutare gli spettatori a identificare i «contenuti manipolativi» prima di incontrarli. Agli spettatori che guardano gli annunci su YouTube verrà chiesto di compilare un questionario su ciò che hanno appreso sulla disinformazione. Se questo significa «lotta alle derive settarie», la deriva opposta è quella verso un controllo dispotico della scienza, dell’informazione, del pensiero stesso.
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  • Guglielmo Marconi, l'inventore della radio è italiano

    6 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7715 GUGLIELMO MARCONI, L'INVENTORE DELLA RADIO E' ITALIANO Nel 2024 si celebrano i 150 anni della nascita dello scienziato che, tra l'altro, curò anche la costruzione di Radio Vaticana per dare al Papa un canale mondiale di Francesco Agnoli A 150 anni dalla nascita di Guglielmo Marconi l'Italia si appresta a celebrarne il ricordo. Proviamo anche noi, pur nella brevità inevitabile, a ricostruire il personaggio nella sua interezza. Non solo lo scienziato, dunque, ma l'uomo. Nato a Bologna il 25 aprile 1874 da mamma scozzese-irlandese, di fede anglicana, e da padre italiano, Guglielmo impara la fisica un po' da autodidatta e in parte alla scuola del fisico Augusto Righi. Non possiede alcuna laurea, è estraneo al mondo universitario, ma immagina e persegue con ostinazione il suo disegno. Ama in particolare l'elettricità e presto i suoi interessi si spostano dall'elettro chimica alle onde elettromagnetiche. A quest'epoca dominano due tecnologie di comunicazione via cavo: il telegrafo di Samuel Morse, che avvolge ormai il pianeta di fili, e il telefono. Ma Marconi guarda avanti: vuole una comunicazione wireless, che attraversa i mari, che superi le montagne viaggiando sulle onde elettromagnetiche... immagina i radar, prefigura il telefono cellulare. Così l'uomo che «ha dato voce al silenzio» fa la prima trasmissione, a 10 km di distanza, nel 1896, fino al grande balzo transoceanico, nel 1901, allorché collega America ed Europa, riuscendo così a dimostrare che l'ostacolo della curvatura terrestre non è insormontabile. Alcuni fatti specifici contribuiscono presto a consacrarne la fama mondiale. Nel 109, l'anno del Nobel, il transatlantico Republic viene speronato. Per la prima volta nella storia della navigazione il telegrafo senza fili di Marconi lancia l'SOS: il “marconista” a bordo chiama aiuto, permettendo così il sopraggiungere di una nave di salvataggio per 1.700 passeggeri. Anche nel 1912, mentre il Titanic sta inabissandosi (avrebbe dovuto esserci a bordo anche lui, ma aveva declinato l'invito!), circa 750 passeggeri vengono salvati grazie al radiotelegrafista che riesce a chiamare in aiuto la nave russa Karpatia. Salvare naufraghi e fare radiocronache sportive sono alcuni dei primi utilizzi di questo nuovo straordinario mezzo che Marconi immagina serva a «promuovere la reciproca conoscenza tra i popoli, permettendoci di sempre più soddisfare un desiderio essenzialmente umano, quello cioè di poter comunicare fra noi con facilità e rapidità, annientando quell'elemento di separazione che si chiama distanza». Un po' come per la stampa, creata per scopi religiosi e umanistici, e presto trasformata anche in strumento di propaganda e di guerra, anche la radio subisce presto lo stesso destino: se ne servono precocemente i comunisti, i nazisti e i fascisti per seminare il loro verbo nel mondo o nei loro Paesi. L'ANGELO DELLA MIA CONVERSIONE Però c'è una radio diversa dalle altre: è Radio Vaticana. Presiede alla sua costruzione proprio lo stesso Guglielmo Marconi, tra il 1929 e il 1931. Qualche anno prima, nel 1925, ha sposato, in seconde nozze, dopo l'annullamento del primo matrimonio, Maria Cristina Bezzi-Scali. Una donna di fede profonda, che Marconi stesso definisce, in una lettera, «l'angelo della mia conversione, della mia redenzione, un angelo come quello che fermò san Paolo sulla strada di Damasco...». Maria Cristina frequenta la Curia romana e conosce sia il Pontefice sia il cardinale Pacelli: il marito diventa confidente e amico di entrambi. Ama parlare con loro di scienza, di fede, di attualità. Sino a diventare «molto sensibile agli umori dei palazzi apostolici» (Riccardo Chiaberge). È per questo che Marconi gioisce quando, grazie alla sua invenzione, il messaggio papale di «pace cristiana tra tutti i popoli» raggiunge l'orbe intero. Radio Vaticana è, all'epoca, quanto di più avanzato esista: Marconi vi sperimenta «le microonde in un servizio permanente per la prima volta al mondo». Ma la costruzione della radio del Papa non è l'unica manifestazione pubblica della sua fede. Il 12 ottobre 1931 l'inventore partecipa all'inaugurazione della statua del Cristo Redentore di Rio de Janeiro, facendo accendere l'illuminazione con un segnale radio trasmesso dall'Italia al Brasile; il 12 agosto del 1934 fa costruire per il Papa un radiocomando con cui egli possa azionare, da Castel Gandolfo, l'illuminazione della stele votiva dedicata alla Madonna dalla Lettera a Messina. Scienziato celeberrimo che si trova a vivere sotto il fascismo, Marconi ha con Mussolini un rapporto ambiguo e altalenante. La figli Degna ricorda: «Mio padre, ignaro di politica, in un primo tempo considerò il fascismo con qualche sospetto, giudicandolo un movimento violento e opportunista, e di conseguenza diffidò del suo capo»; poi, con il tempo, quando il fascismo sembrò normalizzarsi, aderì al nuovo ordine senza mai diventare un pasdaran. Dal canto suo il duce ha bisogno di un uomo di fama internazionale come Marconi e lo nomina presidente del Consiglio nazionale delle ricerche e della regia accademia d'Italia: Marconi è un sincero patriota, e rimane tale negli anni in cui il fascismo non appare votato alla guerra. Comincia però un progressivo distacco, come la gran parte degli italiani, con l'avvicinamento di Mussolini a Hitler, intorno al 1935-1936. È a questo punto che gli incontri con il duce diventano sempre più difficili: Marconi non riesce a convincerlo a tenersi lontano da Hitler e dalla guerra. In una circostanza la risposta di Mussolini è lapidaria: «Voi parlate così perché la vostra madre era inglese». L'allarme creato in Marconi dall'alleanza con la Germania è anche nella mente e nel cuore del suo amico Pio XI, che il 14 marzo 1937 rende pubblica l'enciclica contro il nazionalsocialismo, la Mit brennender Sorge. LA TELEFONATA DI PIO XI Qualche mese dopo, Marconi gli chiede un appuntamento personale, con grande urgenza. Viene ricevuto il 17 luglio: cosa ha da dire di tanto importante al Pontefice? Non lo sappiamo e non lo sapremo mai. Si sospetta che Marconi abbia degli scrupoli di coscienza e si senta pressato dal regime, che vuole mettere i suoi scienziati al servizio della guerra. Ma già alla fine della Prima, proprio in riferimento alle armi nuove introdotte dai tedeschi (gas, lanciafiamme...), Marconi aveva dichiarato: «Era opinione corrente che il progresso della scienza significasse inevitabilmente pace. Questa idea ha fallito. La Germania ha utilizzato la scienza al suo massimo, ma devo dire con dolore e rincrescimento che in questa guerra ha prostituito le sue conquiste scientifiche». Fatto sta che due giorni dopo, il 19 luglio, Marconi deve vedere il duce, ma si sente male e l'incontro viene annullato; nella notte, alle 3.45 del 20 luglio, muore. Maria Cristina, la moglie che gli ha ridonato la fede e una serenità prima assente e che lo ha trasformato da inquieto dongiovanni in marito fedele e felice, è lontana. Scriverà: «Essi (coloro che lo assistettero)mi narrarono con quale fede Guglielmo, negli ultimi atti della sua vita, avesse baciato ripetutamente il piccolo crocifisso. Era spirato con grande coraggio e rassegnazione cristiana». L'indomani La Stampa di Torino descrive così gli ultimi momenti della sua vita: Marconi «ricevé i conforti religiosi con intima partecipazione, da cristiano militante qual era sempre stato, e recitò il Pater noster con le suore... Poco dopo il telefono squillò, era il Pontefice in persona» che si informava sulla salute dell'amico. Ricordandolo nella Messa mattutina, subito dopo la morte, Pio XI sottolinea in particolare il fatto che la suprema aspirazione del defunto era stata «quella di contribuire con la sua attività scientifica al raggiungimento della vera pace cristiana fra tutti i popoli». Tutto lascia pensare che proprio la pace sia stato l'argomento segreto del 17 luglio. La morte liberò dunque il grande inventore da un incubo: dover vedere un'altra guerra e trovarsi pressato dalle richieste bellicose del duce.
    8m 58s
  • "Lo dice la scienza", ovvero quando la scienza diventa religione

    10 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7664 ''LO DICE LA SCIENZA'' OVVERO QUANDO LA SCIENZA DIVENTA RELIGIONE di Enzo Pennetta "Lo dice la scienza" è una frase diventata di uso comune da qualche anno ed è anche una delle espressioni più fideistiche del nostro tempo. Affermare "lo dice la scienza" proclama un dogma di fede in un'epoca senza trascendenza, in una società bisognosa di certezze che ha creato una pseudo-divinità personificando qualcosa che non esiste: la "scienza". Quello che chiamiamo "scienza" è letteralmente ciò che si conosce su un determinato argomento e a parlare eventualmente è lo scienziato, per cui si dovrebbe correttamente dire: "Lo dicono gli scienziati". Ma anche sostenere "lo dice lo scienziato" equivale a proclamare un dogma, un atto contrario al metodo scientifico che è nato per superare quell'ipse dixit ("l'ha detto lui") che fu dei pitagorici e poi degli aristotelici. Il vero spirito scientifico consiste nel mettere in dubbio, non nel trasformare le affermazioni in dogmi. Uno dei massimi fisici del XX secolo, Richard Feynman, ci ha lasciato il suo pensiero al riguardo: scienza è credere nell'ignoranza degli esperti. Un dogma è letteralmente un'affermazione posta a fondamento di una religione, è l'equivalente di un postulato matematico non dimostrabile, l'esatto contrario del metodo scientifico sperimentale che richiede proprio una conferma pratica delle sue ipotesi. La scienza moderna nasce con Galileo Galilei nel XVII secolo e proprio la vicenda che lo vede coinvolto in uno scontro con la Chiesa cattolica costituisce un episodio fondamentale per capire perché non si debba far confusione tra affermazioni scientifiche e dogmi, tra scienza e fede. La vicenda Galilei è inoltre uno di quei fatti storici generalmente insegnato male e distorto da rivisitazioni ideologiche che attingono più all'invenzione letteraria che alla ricostruzione storica. Un esempio di questo meccanismo si può trovare nella riduzione teatrale fatta da Bertolt Brecht in Vita di Galileo. UNA FORZATURA Galilei all'inizio del Seicento inviò delle lettere private al matematico Benedetto Castelli e alla granduchessa di Toscana, Cristina di Lorena, in cui scriveva che il passo della Bibbia in cui si racconta di Giosuè che ordinava al sole di fermarsi (Gs 10,12 ss.) andava rivisto alla luce della teoria copernicana, che, essendo eliocentrica, non ammetteva che il sole si muovesse. Discutere su queste basi era veramente una forzatura: se Galilei venisse trasportato ai giorni nostri penserebbe che siamo tutti tolemaici poiché parliamo ancora di "solstizi" di estate e d'inverno, e solstizio letteralmente vuol dire il sole che si ferma. E diciamo ancora che il sole "sorge" e "tramonta" come se si muovesse nel cielo. A parte la pretestuosità dell'argomento, va fatto notare che si trattava di lettere private, maliziosamente utilizzate dal predicatore Tommaso Caccini per denunciare Galilei al Sant'Uffizio: questo ci insegna che le questioni scientifiche possono essere influenzate da aspetti umani che con la scienza stessa hanno poco a che vedere, motivazioni che non sempre sono la ricerca della verità e che rappresentano interessi e conflitti personali. Fatto sta che quella denuncia portò al primo processo a Galilei che si concluse con una sentenza dalla quale possiamo trarre un altro spunto importante: l'insegnamento della teoria copernicana, che fino a quel momento non aveva costituito alcun problema, venne sospeso nelle università pontificie finché la teoria non fosse stata dimostrata vera. In poche parole, la teoria copernicana non era un problema prima del caso Galilei ma lo diventò in seguito. Questo evidenzia che le questioni scientifiche si possono discutere liberamente ed è solo quando diventano problemi politici che la discussione viene negata: un argomento scientifico di cui non si può discutere è un argomento politico. L'ELIOCENTRISMO NON ERA UN PROBLEMA L'eliocentrismo non era un problema in sé: lo conferma il testo della lettera che il cardinale Roberto Bellarmino scrisse a Paolo A. Foscarini il 12 aprile 1615, affermando che «quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo e la terra nel terzo cielo, e che il sole non circonda la terra, ma la terra circonda il sole, allora bisognerà andar con molta consideratione in esplicare le Scritture che paiono contrarie». Bellarmino non era dunque contrario alla teoria copernicana in sé, che infatti, come detto in precedenza, era liberamente insegnata nelle università pontificie, ma era preoccupato dalla strumentalizzazione della teoria eliocentrica da parte di chi avesse voluto mettere in discussione l'autorità del pontefice che, è bene ricordarlo, era anche un sovrano. La sentenza del Sant'Uffizio fu comunque mite. Nessuna restrizione fisica fu imposta a Galilei che, come ribadito nella lettera di Bellarmino, avrebbe dovuto solamente produrre una «vera demonstratione» dell'eliocentrismo: una posizione assolutamente scientifica. Una delle affermazioni più comuni che si sentono ripetere riguardo al caso Galilei è che la teoria copernicana era contrastata dalla Chiesa perché toglieva l'uomo dal centro dell'universo e questo avrebbe costituito un problema. Questa affermazione nasce dall'ignoranza della vera concezione del mondo all'epoca, cioè quella della Divina Commedia, dove il geocentrismo ci mostra la terra come il punto più basso dell'universo, un luogo per nulla privilegiato dove, in accordo con una concezione più antica del cristianesimo stesso, regna la morte e il degrado del tempo: la terra è il luogo dell'imperfezione mentre i cieli sono perfetti e immutabili. Da questo si evince che adottare la teoria copernicana avrebbe abbassato il sole al centro dell'universo ed elevato la terra al terzo cielo, cioè ad una maggior perfezione. L'idea che una concezione antropocentrica potesse essere messa in dubbio dalla teoria copernicana è un errore di prospettiva in cui possono cadere gli uomini del XXI secolo, non quelli del XVII. CARDINALI AMICI Che la teoria copernicana non fosse un problema per la Chiesa Cattolica è confermato dal fatto che quando nel 1623 venne eletto Papa il cardinale Maffeo Barberini, con il nome di Urbano VIII, questi, essendo un amico di Galilei, lo invitò a riprendere il discorso sull'eliocentrismo e a scrivere al riguardo un libro con la sola raccomandazione di usare degli accorgimenti per non creare problemi di tipo politico. La cosa qui ha dell'incredibile: Galilei andò contro tutte le raccomandazioni dell'amico pontefice e giunse persino ad umiliarlo mettendo in ridicolo, nel suo libro Dialogo sopra i due massimi sistemi del mondo, delle frasi che questi gli aveva rivolto. Questo comportamento portò inevitabilmente alla rottura tra i due e alla decisione di procedere per via giudiziaria. Per una maggior comprensione dei meccanismi che sottostanno alle vicende scientifiche va riportato anche il fatto che Galilei compì un'operazione scientificamente scorretta proprio a partire dalla scelta del titolo del suo libro che fa riferimento ai "due massimi sistemi" e cioè quello tolemaico e quello copernicano, mentre all'epoca esisteva una terza ipotesi che appariva robusta come quella copernicana. Il riferimento è alla teoria dell'astronomo danese Tycho Brahe che proponeva una terra ferma al centro dell'universo ma con i pianeti che giravano intorno al Sole, una teoria molto nota all'epoca che faceva propri i punti forti del geocentrismo e dell'eliocentrismo. Galilei correttamente avrebbe dovuto fare un confronto tra il sistema copernicano e quello ticonico, non quello tolemaico a cui ormai effettivamente non credevano più in molti. GALILEI AVEVA TORTO DAL PUNTO DI VISTA SCIENTIFICO Andando contro una narrazione diffusa, va detto anche che Galilei aveva torto dal punto di vista del suo stesso metodo scientifico sperimentale. Ritornando infatti alla frase di Bellarmino («...quando ci fusse vera demostratione che il sole stia nel centro del mondo»), Galilei cercò una dimostrazione del movimento della terra intorno al Sole e ritenne di averlo individuato nel fenomeno delle maree che secondo lui erano la conseguenza del nostro ruotare in un'orbita intorno al Sole. Al riguardo gli astronomi pontifici - i quali, contrariamente all'immagine grottesca che ne dà il già citato Brecht, erano di altissimo livello essendo gli stessi che avevano eseguito la difficilissima riforma del calendario nel 1582 - sostenevano correttamente che le maree non avessero nulla a che fare con il movimento della terra; del resto, il contemporaneo Giovanni Keplero aveva già proposto la teoria giusta e che cioè la causa delle maree doveva risiedere in una non compresa interazione con un altro corpo celeste come la Luna. In pratica, Keplero era giunto ad un passo dalla scoperta della teoria della gravitazione universale. Il confronto su quale fosse il centro dell'universo sarebbe proseguito fino a quando, nel 1792, Giambattista Guglielmini fornì la prima prova della rotazione terrestre, poi confermata nel 1851 da Jean Bernard Léon Foucault con il celebre esperimento svoltosi con un pendolo nel Pantheon di Parigi. M
    11m 54s
  • Lemaitre, il sacerdote che intuì il Big Bang

    7 MAR 2023 · VIDEO: https://La%20teoria%20del%20Big%20Bang%20ideata%20e%20verificata%20da%20uno%20scienziato%20e%20prete%20cattolico%20George%20Lemaitre%20➜%20https: TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7339 LEMAITRE, IL SACERDOTE CHE INTUI' IL BIG BANG di Marco Respinti Mezzo secolo fa, il 20 giugno 1966, moriva il sacerdote cattolico che ha descritto la nascita dell'Universo secondo un modello in cui ciò che la scienza scopre non nega ciò che la fede afferma. Georges Henry Joseph Eduard Lemaître nasce il 17 luglio 1894 a Charleroi, in Belgio, e lì compie studi classici nel Collegio del Sacro Cuore retto dai gesuiti. Dopo avere frequentato un anno propedeutico di Matematica nel Collegio Saint-Michel di Etterbeek, vicino a Bruxelles, nel 1911 è ammesso nell'Università Cattolica di Lovanio, all'École des Mines, la facoltà d'Ingegneria. Volontario nel primo conflitto mondiale, si guadagna la Croce di Guerra. Poi, nel 1919, torna agli studi, riorientandosi su Matematica e Fisica. Nello stesso anno consegue il baccellierato in Filosofia. Ma in lui la vocazione sacerdotale cresce forte sin dall'età di 9 anni e può corrispondervi con pienezza una volta terminati gli studi universitari, come gli aveva domandato il padre. Nell'ottobre 1920 entra così nella Maison Saint-Rombaut, che nel Seminario di Malines accoglie le vocazioni adulte, e, grazie alla lungimiranza dei superiori, prosegue gli studi scientifici approfondendo la conoscenza dei princìpi della relatività. Nel 1922 vince una borsa di studio per l'estero con la memoria La physique d'Einstein e può studiare Astronomia nell'Università di Cambdrige. In quello stesso 1922 aderisce alla Fraternità sacerdotale degli amici di Gesù, fondata dal cardinal Desiré-Félicien-François-Joseph Mercier (1851-1926), arcivescovo metropolita di Malines e figura significativa del neotomismo, che il 22 settembre 1923 lo ordina sacerdote. Si perfeziona quindi all'Harvard College Observatory (1924-1925) e al Massachusetts Institute of Technology consegue il Ph.D. in Fisica. Nel 1925 rientra finalmente in Belgio per insegnare nella facoltà di Scienze della sua alma mater corsi di astronomia, meccanica quantistica, calcolo delle probabilità, storia e metodologia della matematica nonché teoria della relatività e questo fino al 1964, allorché un infarto lo ferma. Ripresosi, nel 1966 sviluppa però la leucemia, e nella notte tra il 19 e il 20 giugno muore. Nel 1960 Papa san Giovanni XXIII (1881-1963) lo aveva nominato "prelato domestico di Sua Santità" nonché presidente della Pontificia Accademia delle Scienze in sostituzione di Agostino Gemelli O.F.M. (1878-1959). L'ATOMO PRIMITIVO A quella che si rivelerà essere una delle intuizioni più importanti di tutta la storia dell'astronomia il sacerdote belga giunge dando alle equazioni sulla relatività generale formulate da Albert Einstein (1879-1955) una soluzione diversa da quella prevista dall'idea di un Universo eterno e statico allora in voga e di fatto più onnicomprensiva (stizzito, il celebre fisico introdurrà infatti una nuova variabile con un gesto che solo più tardi definirà come il maggiore errore della propria vita). Nel saggio Un Univers homogène de masse constante, pubblicato nell'aprile 1927 negli Annales de la Société Scientifique de Bruxelles, don Lemaître ipotizza infatti che la velocità con cui le galassie si separano e allontanano l'una dall'altra - la cosiddetta velocità di recessione delle nebulose - sia la conseguenza diretta dell'Universo che si espande. È l'elaborazione di questo presupposto che porta ad affermare, certamente sul piano logico ma indubbiamente anche su quello fisico, che l'Universo debba avere un inizio: un punto di avvio che, postulato risalendo teoricamente a ritroso lungo il percorso descritto dal moto delle galassie, concentri tutta la materia di cui è fatto tutto l'Universo in uno stato di ordine perfetto opposto a quella descritto proprio dal moto di recessione. L'origine di tutto, insomma, in un'anticipazione clamorosa di quanto due anni dopo ri-scoprirà l'astrofisico statunitense Edwin Hubble (1889-1953) descrivendo empiricamente quella relazione tra distanza e velocità delle galassie che è passata alla storia appunto come "legge di Hubble". LO SCHERNO E LA CONFERMA Il modello che don Lemaître propone - stimando pure in circa 10 miliardi di anni l'età dell'Universo - è quello dell'«atomo primitivo», la cui esplosione radioattiva molto violenta e di breve durata avrebbe dapprima rapidamente portato il raggio dell'Universo da un valore prossimo allo zero (nel punto di origine) all'estensione ipotizzata anche dal modello einsteiniano, poi avviato due fasi ulteriori ma più lente di espansione (noi stiamo vivendo l'ultima). Per la maggior parte della comunità scientifica l'idea è però semplicemente inconcepibile. Lo stesso Einstein boccia pubblicamente il sacerdote nel 1927 e nel 1931 per via di quell'insopportabile (ai suoi occhi) "creazionismo" che la sua ipotesi veicolerebbe. Un ostracismo ancora più severo don Lemaître lo subisce peraltro dopo la Seconda guerra mondiale, quando l'astronomo inglese Fred Hoyle (1915-2001), ardente e ascoltato ripropositore dell'Universo statico, lo dileggia bollandone l'ipotesi come «Big Bang», il "grande botto" da cui, contro ogni plausibilità (dice Hoyle), sarebbero nati la materia e il tempo. Ma, come spesso accadde, proprio questa espressione canzonatoria ha fatto la fortuna di un modello intelligente di spiegazione della realtà capace di ridurre al silenzio gli avversari. Soprattutto da quando gli astronomi statunitensi Arno Penzias e Robert Woodrow Wilson, premi Nobel nel 1978, ne hanno trovato empiricamente i riscontri nel 1964 misurando la radiazione elettromagnetica di fondo presente nel cosmo come "eco" dell'esplosione lemaîtreana originaria. Tomista rigoroso, animato da profonda devozione mariana, ispirato dal modello sacerdotale di san Giovanni Maria Vianney (1786-1859), don Lemaître si è sempre ben guardato dai facili "concordismi" con cui scienza e teologia si sovrappongono. A lui, presbitero e scienziato, bastava contemplare la sinfonia della verità.
    9m 36s
  • Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo

    21 FEB 2023 · VIDEO: Descrizione in minuscolo ➜ https://rumble.com/embed/vq2l0h TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7325 MONTAGNIER, UNO DEI PIU' GRANDI VIROLOGI DEL XX SECOLO di Paolo Gulisano Un anno fa, l'8 febbraio 2022, si spegneva Luc Montagnier, uno dei più grandi virologi del XX secolo. Diresse il Centre national de la recherche scientifique, e l'Unità di Oncologia Virale dell'Istituto Pasteur di Parigi dove nel 1983 assieme a Françoise Barré scoprì il virus HIV: tale traguardo scientifico valse ai due il Premio Nobel per la medicina del 2008. Oltre a questo, produsse migliaia di pubblicazioni scientifiche. Nonostante questa straordinaria carriera, nel corso degli ultimi due anni lo scienziato francese venne pesantemente e spesso volgarmente colpito per aver espresso dubbi di carattere scientifico sulla gestione politica della pandemia. Venne trattato dai media mainstream come un povero vecchio che proponeva teorie complottiste. In realtà, il professore fin dagli inizi della crisi pandemica da Covid-19 studiò con attenzione vari suoi aspetti, tra cui i possibili effetti collaterali dei vaccini, la predominanza degli aspetti economici e di marketing su quelli sanitari, e la disponibilità di cure alternative più efficaci e meno costose. Nonostante i media gli avessero attaccato l'etichetta di "no vax", etichetta quantomeno ridicola perché per decenni si era dedicato alla ricerca di un vaccino per l'AIDS, e forse proprio per aver condotto a lungo questo tipo di ricerca, si era insospettito per la facilità con cui in 5-6 mesi erano stati prodotti questi farmaci genici. Nel corso di decenni, invece né Montagnier né altri valenti scienziati sono mai riusciti a realizzare un vaccino per quella che era stata definita "la peste del XX secolo". Ciò non è strano, dal momento che non sempre si riesce a realizzare un vaccino per una determinata malattia: altri esempi di fallimenti sono l'Epatite C o la tubercolosi. NON SONO VERI VACCINI Alla luce delle evidenze scientifiche Montagnier aveva messo in discussione le modalità con cui si era arrivati a questi prodotti, e inoltre contestò l'obbligatorietà del trattamento, sulla base della dichiarata mancanza di studi sperimentali che ne potessero garantire efficacia e sicurezza. Ebbe modo, inoltre di sottolineare - tra i primi - che non si era in presenza di veri vaccini, ma di «montaggi complicati di biologia molecolare, che possono arrivare anche ad essere pericolosi, oltre che inefficaci». Questo suo scetticismo nei confronti di quella che era la narrazione ufficiale sui vaccini, visti come l'unica soluzione al problema della pandemia, gli veniva dal suo essere uno scienziato autentico. Lo aveva applicato anche alle sue stesse scoperte: ebbe la volontà di rimetterle sempre in discussione, quando sarebbe stato molto più facile e gratificante cavalcare l'onda dell'industria farmaceutica e delle grandi autorità governative che volevano prendersene il merito, il credito per aver risolto il problema dell'AIDS vendendo farmaci specifici per l'HIV. Montagnier continuò per anni a studiare questa malattia, che non è mai stata risolta definitivamente. Ed è significativo il fatto che molte perplessità sul Covid siano state espresse proprio dai grandi scienziati che si sono dedicati in precedenza all'AIDS: Montagnier, Robert Gallo e Angus Dalgleish. Il virologo francese nella sua vita e nel suo lavoro sembra aver seguito un metodo di ricerca reso celebre da un suo famoso collega dell'inizio del secolo scorso, anch'egli Premio Nobel, Alexis Carrell, che aveva affermato che «molto ragionamento e poca osservazione portano all'errore; molta osservazione e poco ragionamento conducono alla verità». UNA GRANDE EREDITÀ INTELLETTUALE La verità fu la preoccupazione di tutta la sua vita, per questo rimetteva in discussione le sue scoperte dicendo «questa è una scoperta molto importante, ma facciamo in modo di sviscerarne tutti gli aspetti, senza cedere a grandi dichiarazioni e semplificazioni». Proprio perché continuò ad esercitare il suo scetticismo, per integrità personale, diventò motivo di imbarazzo per coloro che incassavano i profitti e la fama delle sue scoperte. Pochi giorni prima di morire, tenne un incontro pubblico in Italia, e lanciò un appello ai colleghi medici perché facessero fino in fondo il loro dovere: informarsi e ricercare, e scoprire che erano già disponibili dei farmaci attivi, in grado di portare a guarigione il malato Covid se utilizzati all'inizio dell'infezione. Parlò di «metodi alternativi per curare questa infezione che sono meno rischiosi e anche meno costosi per il sistema sanitario, e che permetterebbero di liberarci di questo virus». Lo scienziato francese non si occupò solo del virus, ma anche e soprattutto delle strategie che a livello internazionale erano state adottate per fronteggiarlo, strategie - a detta di Montagnier - del tutto inadeguate. Cercò di spiegare che non era il vaccino che poteva fermare l'epidemia, ma una combinazione di cure. Parlò anche dell'emergere di dati che documentavano degli effetti collaterali di tipo vascolare e neurologico molto importanti. Di lì a pochi giorni l'anziano scienziato si spense, lasciando una testimonianza che a distanza di un anno non può non apparire come profetica, e lasciando una grande eredità intellettuale che deve essere raccolta e sviluppata.
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  • Elon Musk crede che la morte si possa sconfiggere con la scienza

    29 NOV 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7220 ELON MUSK CREDE CHE LA MORTE SI POSSA SCONFIGGERE CON LA SCIENZA di Roberto De Mattei In un articolo su Corrispondenza Romana mi sono soffermato sulla figura di Elon Musk, il magnate americano, di origine sudafricana, che ha acquistato Twitter e che ha creato aziende innovative nel campo delle energie rinnovabili e della conquista degli spazi stellari: un personaggio che crede nella possibilità dell'espansione cosmica dell'umanità, ispirandosi al movimento culturale dei cosmisti russi. Chi erano questi cosmisti? I materialisti ottocenteschi negavano ogni forma di immortalità dell'anima, sostenendo che tutto è materia e la morte del corpo ci precipita nel nulla. I cosmisti del XX e del XXI secolo, sono filosofi che sostengono la possibilità di rendere immortale il corpo, o di risuscitarlo, attraverso gli strumenti della scienza. Questo "immortalismo" scientifico non ha nulla a che fare con la visione cristiana della vita eterna, ma ripropone, in maniera tecnologicamente aggiornata la ricerca dell'elisir di lunga vita praticata nel corso dei secoli da alchimisti ed esoteristi. Quando morì Lenin i cosmisti russi ne fecero imbalsamare la salma, convinti che sarebbe un giorno risuscitato. Se Cristo era il primogenito della risurrezione promessa dalla religione, Lenin sarebbe stato il primo risorto della scienza. E Lenin ancora oggi attende quel giorno nella sua bara di vetro davanti a cui si recano in pellegrinaggio vetero e neo-comunisti. L'IMMORTALISMO Oggi l'immortalismo è professato da alcuni magnati e imprenditori della Silicon Valley, che stanno sovvenzionando scienziati e medici per arrivare a sconfiggere la morte. Peter Thiel, cofondatore di Paypal, ha dichiarato che "la maggior disuguaglianza umana è tra chi è vivo e chi non lo è più" e che "la morte è un problema da risolvere". Dmitry Itskov, un miliardario russo, fondatore di New Media Stars, con il suo Project 2045 si propone di "trasferire" l'intelletto umano in un computer per farlo "vivere" in eterno. La prima fase del progetto di Itskov prevede la costruzione di un robot umanoide che possa essere comandato a distanza: la seconda fase sarebbe l'estrazione del cervello di una persona a fine vita per trapiantarlo in un cyborg dalle fattezze umane: la terza fase ha come obiettivo la creazione di una replica digitale del cervello da inserire nel cyborg umanoide; la quarta fase, nel 2045, prevede la realizzazione di un avatar-ologramma identico all'uomo, ma smaterializzato, per cui l'individuo sopravviva solo nella dimensione digitale. Tutto questo suppone che la memoria, i ricordi, le esperienze di un essere umano, in una parola la sua anima, siano una realtà psichica non spirituale, ma materiale, su cui la scienza possa lavorare. Queste follie vanno contro la ragione, prima ancora che contro la fede religiosa. L'evidenza dimostra la realtà della morte, che è il limite invalicabile dell'uomo. E da questa evidenza nasce l'istinto di sopravvivenza, che è l'istintiva repulsione di ogni uomo nei confronti della morte. Ma in ogni uomo la paura della morte si accompagna all'aspirazione all'immortalità, che è una tendenza ancora più profonda e più insopprimibile dello stesso desiderio di conservare la nostra vita corporale. L'istinto di conservazione della vita lo abbiamo in comune con gli animali, ma gli animali non desiderano una vita oltre la morte, perché non possono pensarla; nell'uomo esiste il desiderio di superare la morte. È proprio a partire da questa osservazione che può essere razionalmente dimostrata l'esistenza dell'anima. Se noi, a differenza degli animali, siamo capaci di pensare e di desiderare cose spirituali, come l'immortalità, vuol dire che abbiamo in noi un organo spirituale, irriducibile alla pura fisicità. Ma mentre tutto ciò che è materiale è quantitativamente scomponibile e destinato alla corruzione, ciò che è spirituale è in sé indivisibile e incorruttibile e quindi immortale. Quella che sembra morte non è morte, è disfacimento del corpo, ma allo stesso tempo sopravvivenza di una parte del nostro Io, l'anima spirituale. COSA INSEGNA LA CHIESA A questo punto interviene la fede. La Chiesa ci insegna che Adamo, il primo uomo ebbe il dono dell'immortalità, ma lo perse in seguito al peccato originale. Da allora la morte entrò nel mondo e costituisce il limite della vita umana. La morte avviene per la separazione dei due principi costitutivi dell'uomo, l'anima e il corpo. Il corpo si disfà, l'anima sopravvive, fino al momento della risurrezione finale dei corpi. Se però l'immortalità dell'anima, può dimostrarsi con la ragione, l'immortalità del corpo, che si manifesterà con la risurrezione finale, è un miracolo della potenza di Dio e, come insegna san Tommaso, supera ogni capacità dell'intelletto umano (Summa Theologica, 3, Suppl. q. 75 a, 3). La nostra fede nella risurrezione incomincia da un fatto e da una promessa: dal fatto della risurrezione di Cristo e dalla promessa della nostra risurrezione personale, perché, come dice san Paolo "Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, risusciterà anche noi" (2 Cr 4, 14). Colui che ha risuscitato il Signore Gesù, che è Dio e non la scienza, sarà la causa della risurrezione dei corpi. Questo è il dogma centrale della nostra fede. "Se non vi è risurrezione dei morti - scrive ancora san Paolo - neppure Cristo è risorto; e se Cristo non è risorto, nulla è la nostra predicazione, ma anche nulla è la vostra fede, poiché noi saremmo dei falsi testimoni di Dio" (Cr, 15, 13-19). La posizione dei cosmisti è intrinsecamente contraddittoria. Essi riducono l'uomo a un composto puramente materiale di corpo e di mente, negando l'esistenza di Dio e di un'anima spirituale, ma nel momento in cui la loro testa concepisce idee spirituali come quelle di immortalità e di risurrezione, contraddicono il fondamento materialistico della loro visione filosofica. La lugubre visione del mondo del frate apostata Giordano Bruno, che cercava di conciliare l'inconciliabile, rendendo eterna e divina la materia, riaffiora nell'immortalismo scientifico del ventunesimo secolo.
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  • Come nacque il vaccino

    11 OCT 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4871 COME NACQUE IL VACCINO di Paolo Gulisano Da tempo i media e i social network dedicano molta attenzione al tema delle vaccinazioni. Un tema che è entrato anche nell'agenda politica con un partito (il PD) che è diventato l'alfiere delle vaccinazioni di massa, e un altro - il Movimento 5 Stelle - che al contrario esprime una posizione molto critica nei confronti di questa pratica medica. Nella morsa di queste due posizioni ideologiche stanno milioni di famiglie perplesse [...] dopo mesi di allarmismo mediatico: prima riguardo ad una presunta epidemia di casi di meningite, poi per la diffusione di dati relativi alla diminuzione delle cosiddette coperture vaccinali, ossia la percentuale di popolazione vaccinata contro una determinata malattia. Entrambi gli allarmi sono apparsi subito come decisamente enfatizzati. In termini scientifici, si definisce infatti epidemia una malattia che colpisca quasi simultaneamente una collettività di individui con una ben delimitata diffusione nello spazio e nel tempo. Affinché si sviluppi un'epidemia è necessario che il processo di contagio tra le persone sia abbastanza facile. ALLARMISMI INGIUSTIFICATI In Italia non si è verificata alcuna epidemia di meningite, eppure da mesi è corsa al vaccino. Anche l'aumento dei casi di morbillo ha fatto gridare all'allarme il Ministro Lorenzin, che di conseguenza ha attuato in tempi rapidissimi il suo disegno di legge che fa dell'Italia l'unico Paese al mondo ad avere dodici vaccinazioni obbligatorie sostenute da un apparato coercitivo. Un primo commento è d'obbligo: nell'Occidente contemporaneo la mortalità dovuta a malattie infettive, ossia trasmissibili, è in percentuale meno dell'uno per cento. Di fatto si muore per malattie cronico-degenerative, come i disturbi cardiocircolatori, le malattie respiratorie, i tumori. Una importante causa di morte è rappresentata anche dagli incidenti, che costituiscono la prima causa di morte nei giovani al di sotto dei venticinque anni, seguita al secondo posto - è triste dirlo - dai suicidi. Questo è ciò per cui si muore oggi in Italia, in Europa e nel mondo occidentale. Eppure nessun dato sulla mortalità da tumori, da infarti, da ischemie cerebrali o da incidenti del traffico è in grado di determinare il panico collettivo suscitato dalla sola possibilità che ci si possa ammalare di meningite o di morbillo. Questo timore ancestrale delle malattie trasmesse da microrganismi invisibili rappresenta una leva formidabile per proporre i vaccini come soluzione preventiva ideale. COME NACQUE IL VACCINO Per capire meglio la questione vaccinazione, sarà utile conoscere questa pagina di storia della Medicina. La pratica vaccinale nasce alla fine del '700 grazie a Edward Jenner, un medico inglese di campagna, attento osservatore della natura, che venne a sapere da alcuni contadini che le persone che si ammalavano di vaiolo vaccino (malattia contratta dalle mucche, che sull'uomo ha sempre un esito benigno), non erano colpite dalla forma umana, molto più pericolosa. In pratica, chi era stato contagiato dalla forma vaccina risultava immunizzato dalla forma umana, proprio come chi aveva contratto il virus in forma leggera e ne era guarito. Nel 1796 Jenner decise di mettere in pratica le sue conoscenze sull'immunizzazione e di verificare, quindi, se le dicerie che aveva raccolto erano vere. Prelevò, così, da una mungitrice malata del virus vaccino il siero prodotto dalle pustole della donna e lo inoculò in un bambino di otto anni. Come previsto, il bambino contrasse subito la malattia e dopo circa due mesi guarì completamente. Iniettando un'ulteriore dose di materia presa da una pustola di vaiolo umano, il bambino risultò perfettamente immunizzato nei confronti della malattia. Jenner battezzò il metodo vaccinazione, poiché il siero originario proveniva da una vacca. Il termine più tardi è stato allargato a tutte le forme di immunizzazioni virali e batteriche. I risultati della sua esperienza furono pubblicati nel 1798, sotto il titolo di "Indagine sulle cause e gli effetti del Variolae Vaccinae, malattia meglio conosciuta come vaiolo bovino". In questo lavoro venne perla prima volta introdotto il termine virus. Jenner, che era arrivato alla sua straordinaria scoperta semplicemente verificando l'attendibilità e la veridicità di una leggenda popolare, utilizzando come metodo l'osservazione e il ragionamento, comprese le implicazioni a lungo termine della vaccinazione, e predisse che un giorno il vaiolo non sarebbe stato più una minaccia in alcun luogo della terra. VAIOLO: PRIMO E UNICO VACCINO CHE HA SCONFITTO LA MALATTIA La scoperta di Jenner venne inizialmente snobbata dall'establishment medico-scientifico, ma dalla metà dell'800 la vaccinazione si diffuse in Inghilterra e in altri Stati. In Italia l'obbligo fu sancito con la legge Crispi-Pagliani del 22 dicembre 1888. Insieme alla vaccinazione nacquero subito i movimenti anti-vaccinali, che annoveravano tra le loro fila-intellettuali illustri, come i filosofi Kant e Herbert Spencer, che ne negavano l'efficacia, così come Alfred Russel Wallace, ideatore della teoria evoluzionista della selezione naturale insieme all'amico e collega Darwin. Verso la fine dell'800 le continue proteste degli antivaccinali riuscirono a far cancellare in Inghilterra l'obbligo dell'immunizzazione, con il risultato di ridurre alla metà il numero dei vaccinati e di aumentare significativamente i casi di malattia e di morti. Nel corso del XX secolo la vaccinazione obbligatoria e di massa contro il vaiolo è ripresa, col risultato di far estinguere completamente il virus: l'ultimo caso di vaiolo è stato segnalato infatti in Somalia nel 1977 e nel 1980 l'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) ha dichiarato la definitiva eradicazione della malattia. Il successo ottenuto con la vaccinazione anti-vaiolo spinse i ricercatori a estendere il procedimento della vaccinazione ad altre malattie infettive. Si tentò, così, di stimolare immunizzazioni contro il morbillo, la sifilide e la tubercolosi. I primi risultati, però, furono deludenti.
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  • La dittatura impone vaccini obbligatori per tutti

    11 OCT 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=4559 LA DITTATURA IMPONE VACCINI OBBLIGATORI PER TUTTI di Paolo Gulisano Nelle ultime settimane, abbiamo assistito al diffondersi di una psicosi generalizzata riguardo le Meningiti. Un caso costruito sul nulla. La NBQ ne ha già parlato [leggi nota alla fine dell'ariticolo, N.d.BB], i massimi esperti di Epidemiologia sono più volte intervenuti a rassicurare attraverso i media che non c'è alcun aumento di casi, ma non c'è niente da fare: è partito il passa parola tra la gente, specialmente tra le mamme, e non si ferma più. "Ma come? Con tutto quello che si sente? Tuo figlio non l'hai ancora vaccinato?" e la povera mamma che teme di essere degenere si affretta a intasare le linee telefoniche dei Servizi Vaccinazioni per prenotare il vaccino. "Quale?" Ma sì, mi faccia quello che "copre contro tutto". Magari. Ancora una volta, dunque, le vaccinazioni diventano uno degli argomenti di maggiore discussione in ambito sanitario - più di tanti argomenti di salute pubblica altrettanto se non molto più importanti - e si scatenano anche le faide politiche. Come la NBQ aveva già annunciato, la Regione Emilia-Romagna ha approvato prima di Natale una legge regionale che prevede l'esclusione dalle scuole dei bambini che non hanno fatto le vaccinazioni dell'obbligo. Immediatamente questo esempio è stato seguito da regioni con analoghe amministrazioni di Sinistra, a cominciare dal Lazio e dalla Toscana. Il Ministro Beatrice Lorenzin ha dato già il suo consenso a queste misure legislative, e non ha escluso che lo stesso Governo centrale possa prendere un simile provvedimento. CONTROVENTO Di fronte a questa prospettiva, ha preso posizione il sindaco Cinquestelle di Livorno, Filippo Nogarin, un ingegnere, che ha dichiarato che rendere obbligatori i vaccini per i bimbi che vogliono frequentare l'asilo è una forzatura insopportabile. Il sindaco ha peraltro precisato di non essere un fanatico anti-vaccinale, di credere nella vaccinazione come mezzo per debellare le malattie più gravi, ma la scelta - ha puntualizzato - deve essere individuale. "Se si trasforma in un'imposizione, si viola la libertà del singolo individuo da un lato e si finisce per dare ossigeno a complottisti e sostenitori di teorie pseudoscientifiche pericolose. Se vogliamo raggiungere un risultato serio, dobbiamo lavorare sulla prevenzione, l'informazione e la comunicazione. Altrimenti si deresponsabilizza l'individuo e questo è molto pericoloso". Parole equilibrate e sensate. Ma contro di lui si sono scatenati i social e i paladini delle vaccinazioni ad oltranza. Il sindaco, che appena eletto aveva riscosso i consensi del mondo radicalchic e politicamente corretto per essere stato uno dei primi ad accettare la trascrizione dei "matrimoni" tra persone dello stesso sesso avvenuti in altri Paesi, si è reso conto a sue spese di cosa succede quando su altre questioni si prova ad andare controcorrente e a toccare determinati interessi. Il quotidiano l'Unità, dal suo stato preagonico, ha levato un grido trionfante: per Nogarin una Caporetto. Così scrive il giornale diretto da Staino. La cosa che più fa sorridere, in questa polemica tra "obbligazionisti" e difensori delle libertà individuali, è che in realtà in Italia l'obbligo delle vaccinazioni esiste già. Riguarda quattro vaccinazioni: Difterite, Tetano, Poliomielite ed Epatite B. Si tratta di obblighi "storici", esistenti da molti anni. L'ultima obbligatorietà riguarda l'Epatite B, introdotta nel 1991, quando i drammatici (e mai divulgati) dati epidemiologici dicevano che in Italia c'era più di un milione di sieropositivi per l'Epatite B, un virus che si diffonde coi rapporti sessuali e con il contatto con sangue infetto. SOLO ITALIA E FRANCIA HANNO L'OBBLIGO DI VACCINAZIONE Sarebbe stata necessaria anche una riflessione sugli stili di vita che portano alla diffusione di questo virus, ma si preferì puntare esclusivamente a tutelare le generazioni future, vaccinando tutti i nuovi nati. Dunque, l'obbligo esiste già. Un tempo ai genitori "inadempienti" questo obbligo venivano mandati a casa i Carabinieri, e i giudici dei Tribunali dei Minori potevano sospendere temporaneamente la patria potestà affinché si potesse effettuare le vaccinazioni. Misure francamente sgradevoli. In tempi più recenti, i giudici si limitano a verificare che le vaccinazioni non siano state evitate per trascuratezza dei genitori o stato di abbandono dei minori. Aggiungiamo che solo due Paesi in Europa hanno l'obbligo di vaccinazione: Italia e Francia. Due Stati, non a caso, con trascorsi giacobini. I Paesi più evoluti, dalla Scandinavia alla Gran Bretagna, alla Germania, non impongono, ma propongono. Il provvedimento legislativo adottato dall'Emilia-Romagna e che la Lorenzin vorrebbe fosse esteso a tutte le Regioni, è un grosso passo indietro, e bene ha fatto dunque il Sindaco di Livorno a prendere posizione, una facoltà che gli è concessa dalla Carta costituzionale che individua nel Sindaco il responsabile della salute pubblica nella propria comunità di competenza. Ma perché si invoca un provvedimento così draconiano come l'esclusione dei bambini non vaccinati dalle scuole? Per tutelare la salute degli altri bambini? No. Questi bambini non hanno nulla da temere - visto che sono vaccinati - dai piccoli inadempienti, che rischiano di essere tacciati di essere degli "untorelli". Semmai sono proprio loro ad essere a rischio, un rischio che evidentemente i loro genitori hanno deciso di assumersi. TERRORISMO PSICOLOGICO Quello che è in gioco, un gioco dove la tattica adottata è quella della paura, è l'introduzione di molti altri nuovi vaccini, che la Lorenzin ha annunciato trionfalmente per il 2017, insieme ai nuovi livelli essenziali di assistenza (Lea). E' il Piano Nazionale Vaccini, di cui si discuteva da molto tempo, e che è stato approvato sull'onda emotiva della fantomatica e inesistente epidemia di meningite. Non a caso prevede l'introduzione di diversi tipi di vaccini anti-meningite. Il numero di vaccinazioni che un bambino dovrebbe effettuare a partire dai 3 mesi fino ai quindici anni di età viene ad essere più che raddoppiato. Inoltre, ci vorrebbe un surplus di spesa di circa 100 milioni di euro, ma questo non sembra preoccupare il Governo. Potrebbe preoccupare - e molto - i cittadini. Ma - qualcuno afferma - tutto questo serve a salvare vite umane. Sulla letalità di malattie come la Varicella (è uno dei vaccini che verrebbero introdotti) ci sarebbe molto da discutere. Per non parlare del vaccino contro l'HPV, il Papilloma Virus, nei maschi. Questa vaccinazione è stata introdotta da pochi anni, non senza polemiche, e con numerosi Paesi che non l'hanno adottata, dubitando della sua efficacia e del rapporto costi-benefici. Si tratta di un vaccino contro alcuni agenti causali di infezioni dell'apparato genitale, che possono - col passare degli anni - portare a tumori. Il vaccino infatti - a livello popolare - è stato presentato come "il vaccino contro il tumore all'utero". Ora lo si vorrebbe proporre anche ai maschi, ed è facile immaginarsi la perplessità di molti genitori. Certo, le malattie a trasmissione sessuale sono in aumento, nonostante l'ormai capillare uso del preservativo, che doveva essere la salvezza da ogni infezione di questo tipo, e che evidentemente (ma questo gli esperti intellettualmente onesti lo sapevano e lo dicevano da molto tempo) ha un notevole tasso di fallibilità. Ma questo giustifica l'introduzione di tale vaccinazione? E' un dubbio che avranno tanti genitori. E allora una soluzione inquietante a quella che potrebbe essere una scarsa risposta alle offerte di tali vaccini sta nella coercizione. L'obbligo, dalle quattro vaccinazioni sopra citate, potrebbe essere esteso a tutte le proposte del Piano Vaccini. Un obbligo garantito dalle misure sanzionatorie come la non ammissione a scuola per i bambini o la radiazione dall'Ordine dei Medici per i sanitari che non vaccinano. Alla faccia della libertà e della democrazia. L'alternativa? Fare come in tutti gli altri Paesi europei: documentare, informare, educare alla salute. Senza diktat sgradevoli. Nota di BastaBugie: Paolo Gulisano nell'articolo sottostante dal titolo "Il tribunale del popolo ha deciso: è meningitefobia" riflette sul fatto che non sia più la scienza che detta l'agenda dell'organizzazione sanitaria, ma la spinta emotiva del momento. Poco importa che l'evidenza scientifica ci dica che non c'è alcuna epidemia di meningite. Nel 2015 i casi segnalati in tutta Italia sono stati circa 120. Ma con un meccanismo strano di lettura emotiva e paranoica dei dati reali, si sta diffondendo questa paura. E improvvisamente il vaccino diventa la panacea. Ecco dunque l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 6 gennaio 2017: Negli scorsi giorni due fenomeni - tra loro collegati - hanno caratterizzato il panorama sanitario. Da una parte un sovraffollamento spaventoso dei reparti di pronto soccorso degli ospedali, dall'altra parte un enorme richiesta rivolta ai servizi vaccinazioni delle aziende sanitarie di vaccini anti-meningite. Dicevamo che si tratta di fenomeni correlati perché una grande percentuale delle affluenze al pronto soccorso era motivata, sia per bambini che adulti, da sintomi di febbre alta. Il lettore si chiederà: che c'è di strano? Siamo in inverno, e siamo in piena stagione influenzale. Già, ma molta gente, di fronte alla presenza di febbre, va a pensare alla Meningite, che è decisamente la malattia del momento. Le notizie di casi di questa malattia verificatisi negli ultimi mesi hanno scatenato una vera fobia collettiva, e come si diceva sopra, oltre a pensare al peggio di fronte a banali influenze, si è scatenata una vera e propria caccia al vaccino, che per certi aspetti ha del paradossale.
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  • Ma quale riscaldamento globale Greta dovrebbe tornare a scuola

    29 MAR 2022 · VIDEO: Zichichi, la scienza e Dio ➜ https://www.youtube.com/watch?v=YLDq3mUOGe0&list=PLolpIV2TSebWIWP-3gYxkN2LbjB79Fu2F TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=6935 MA QUALE RISCALDAMENTO GLOBALE? GRETA DOVREBBE TORNARE A SCUOLA di Giovanni Terzi «Da bambino chiedevo a mia madre perché il Sole brilla, perché siamo diversi dai gatti e dagli altri animali. Volevo capire com'è fatto il Mondo. Il mio sogno è poi stato riuscire a decifrare sempre meglio la Logica che sta scritta sulle pagine del libro della Natura. Libro di cui è autore Colui che ha fatto il Mondo. Sull'irresistibile fascino del Tempo che scorre a partire dalla nostra infanzia, quando iniziamo a conoscere come è fatto il mondo, ho scritto un libro». Chi parla è il professore Antonino Zichichi, fisico e accademico italiano che ha fatto della ricerca scientifica e sulle particelle elementari il suo motivo di vita. Professor Zichichi che ruolo ebbe la figura di Ettore Majorana, siciliano come lei, nella sua carriera accademica e professionale? «Ettore Majorana nacque a Catania e fu allievo di Fermi che lo definì "genio a livello di Galilei e Newton". Ancora oggi i neutrini di Majorana sono al centro dell'attenzione scientifica mondiale. Eppure Majorana era passato nel dimenticatoio nazionale. Quando nel 1962 a Ginevra riuscii a far nascere per decreto del Direttore del Cern, il Centro che porta il nome di Majorana, furono in molti ad accusarmi di campanilismo scientifico. Adesso il valore di Ettore Majorana, grazie al Centro di Erice, è fuori discussione». Insieme a Isidor Isaac Rabi ha fondato nel 1973, sempre a Erice, l'organizzazione "Federazione mondiale internazionale degli scienziati", per affrontare le emergenze planetarie attraverso la collaborazione internazionale in campo scientifico. Secondo lei quali sono le emergenze climatiche da affrontare? «Le emergenze non sono solo climatiche. Riscaldamento globale, variazioni climatiche, corsa agli armamenti e scudo spaziale contro il terrorismo, crisi energetica mondiale, incendi delle foreste, difesa da epidemie nell'era della globalizzazione, inquinamento e delitti contro i tesori ambientali, sono i temi che gli scienziati della Federazione mondiale degli scienziati sono da anni impegnati a studiare. È la stessa comunità scientifica che identificò le 15 Classi di Emergenze Planetarie: i problemi da fronteggiare una volta superato il pericolo di Olocausto Nucleare, realizzando progetti-pilota per affrontarli. L'obiettivo è dare ai governi le informazioni rigorosamente scientifiche sulle Emergenze Planetarie affinché si proceda ad affrontarle evitando che centinaia di miliardi di dollari vengano bruciati nell'illusione di risolvere problemi creandone altri ancora più gravi. Infatti si parla spesso di "misure preventive" da prendere subito. Misure per le quali sono necessari miliardi di dollari con il rischio di ritrovarci dopo in condizioni peggiori». Come mai il pianeta si sta trasformando rapidamente? «Non lo sa nessuno esattamente. Ci sono molte ipotesi, alcune ben corroborate dai dati sperimentali, altre meno. Una cosa è certa: dobbiamo fare di tutto per preservare per le future generazioni questa meravigliosa navicella spaziale chiamata Terra sulla quale abbiamo l'enorme privilegio di abitare. E dobbiamo anche tenere conto del fatto che siamo sempre di più sulla nostra navicella, e questo non è un dettaglio». Quanto influisce il comportamento dell'uomo sul riscaldamento? «Il Clima non è una cosa semplice. Abbiamo visto che sono necessarie almeno tre equazioni differenziali non lineari accoppiate. Non lineari vuol dire che l'evoluzione dipende anche da sé stessa. Questo complica terribilmente la matematica al punto da non potere più avere un'equazione in grado di sintetizzare tutti i fenomeni studiati. Ecco perché la Scienza non ha l'equazione del Clima». Quali sono le cause vere del riscaldamento climatico? «È bene precisare che cambiamento climatico e inquinamento sono due cose completamente diverse. Legarli vuol dire rimandare la soluzione. E infatti l'inquinamento si può combattere subito senza problemi, proibendo di immettere veleni nell'aria. Il riscaldamento globale è tutt'altra cosa, in quanto dipende dal motore meteorologico dominato dalla potenza del Sole. Le attività umane incidono al livello del 5%: il 95% dipende da fenomeni naturali legati al Sole. Attribuire alle attività umane il surriscaldamento globale è senza fondamento scientifico. Non c'è la Matematica che permette di fare una previsione del genere. Infatti quella cosa cui diamo il nome di Clima ha 72 componenti, ciascuna delle quali è un'Emergenza Planetaria. La memoria ci deve aiutare a non ripetere gli errori del passato». Per esempio quali errori? «L'esempio più clamoroso è il famoso Buco dell'Ozono. Non c'era modo di avere un accordo tra tutti i governi per combattere il Buco. Molti scienziati sostenevano che l'origine del Buco doveva essere di natura Dinamica: la Terra gira su sé stessa come fosse una trottola. È questo movimento (da cui nascono il giorno e la notte) che genera il Buco dell'Ozono. Altri scienziati, però, erano convinti che quel Buco aveva origini chimiche. È stata la Federazione mondiale degli scienziati a mettere in evidenza lo studio sulle possibili origini chimiche del Buco, che è cosa ben diversa». Quale è il suo giudizio su Greta Thunberg? «Le tre grandi conquiste della Ragione sono il Linguaggio, la Logica e la Scienza. Per risolvere un problema bisogna anzitutto parlarne. È quello che ha iniziato a fare questa giovanissima ragazza svedese, Greta Thunberg. Greta, ha parlato di clima per attrarre l'attenzione dell'opinione pubblica mondiale. E c'è riuscita. Ma se non c'è la logica, quindi la Matematica e poi la Scienza, cioè una prova sperimentale, il clima rimane quello che è: una cosa della quale si parla tanto, senza avere usato il rigore logico di un modello matematico e senza essere riusciti a ottenere la prova sperimentale che ne stabilisce il legame con la realtà. Greta non dovrebbe interrompere gli studi come ha detto di voler fare per dedicarsi alla battaglia ecologista, ma tornare in quella scuola e dire che bisogna studiare la matematica delle equazioni differenziali non lineari accoppiate e le prove sperimentali necessarie per stabilire che quel sistema di equazioni descrive effettivamente i fenomeni reali legati al clima. Greta dovrebbe dire che la Scienza va insegnata fin dalle scuole elementari mettendo in evidenza che siamo l'unica forma di materia vivente dotata di quella straordinaria proprietà cui si è dato il nome di Ragione. È grazie alla Ragione che abbiamo scoperto: Linguaggio, Logica e Scienza». Quale può essere il futuro per la nostra terra? «Il messaggio della Scienza è semplicissimo: non siamo figli del caos, ma di una Logica Rigorosa. Nella vita di tutti i giorni ci vorrebbe un po'più di Scienza. Anzi, il più possibile. Solo così la nostra Cultura potrebbe essere al passo con le grandi conquiste scientifiche». E con quale energia pulita? «Com'è noto di petrolio ce ne può essere ancora per cinquant'anni circa. Di uranio e carbone per un paio di secoli. Di combustibile per la fusione nucleare sono invece pieni gli oceani. L'energia pulita è senza limite: il sogno degli uomini di tutti i tempi, sembra avvicinarsi molto più di quanto si sperasse. La crisi del petrolio e delle centrali nucleari sporche, nel prossimo futuro sarà come il ricordo di una grande paura. Se l'uomo riuscirà ad evitare di autodistruggersi con il fuoco nucleare delle bombe H». Scienza e Fede, lei scrisse "Perché io credo in Colui che ha fatto il mondo". Come fa uno scienziato a conciliare il credere in Dio con la scienza? «La separazione tra Scienza e Fede nasce dal fatto che la Cultura detta Moderna non è al passo con le grandi scoperte della Scienza ed è dominata dall'Ateismo. Non c'è alcun motivo scientifico per dire che non sia stato Dio a creare il mondo. Questa però è un'affermazione che ha le sue radici nella Fede. L'evoluzione della specie umana non è in conflitto con la Fede. Il principio di casualità è una legge rigorosa che vale nella sfera immanentistica della nostra esistenza. Scienza e Fede operano nelle due componenti distinte del nostro essere. La Scienza, come detto prima, opera nell'Immanente, la Fede nel Trascendente. Il fine ultimo della Scienza è capire la Logica che ha seguito Dio per fare il mondo. Il fine ultimo della Fede è invece quello della vita eterna. Scienza e Fede sono le due più grandi conquiste della Ragione nelle due sfere diverse della nostra esistenza. Noi siamo la sintesi di queste due sfere: Trascendente e Immanente». Ultima domanda sul coronavirus: lei si è dato una spiegazione sulla genesi di questo virus e cosa pensa riguardo ai negazionisti e al vaccino? «La pandemia del Coronavirus terrorizza centinaia di milioni di persone. Se la Cultura dei nostri giorni fosse al passo con le conquiste della Scienza, avremmo tra le nostre mani la tecnologia del Supermondo. Questa tecnologia ci permetterebbe di distruggere la pandemia del Coronavirus. Quando la Scienza scoprì la struttura nucleare della materia non esisteva la tecnologia Nucleare. Esattamente come quando la Scienza scoprì la struttura Atomica della materia non poteva esistere la tecnologia Atomica. Con la tecnologia del Supermondo stiamo vivendo l'epoca in cui la Scienza ha scoperto questa formidabile nuova struttura, ma è ancora tutta da inventare la tecnologia del Supermondo. La lezione che viene dalla pandemia del Coronavirus è di grande valore per la nostra Cultura: "siamo tutti sulla stessa navicella spaziale" che gira attorno al Sole, la Stella che ci illumina».
    12m 24s
  • Anche gli adulti credono a Babbo Natale, basta che lo dica la televisione...

    7 JAN 2022 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=1545 ANCHE GLI ADULTI CREDONO A BABBO NATALE, BASTA CHE LO DICA LA TELEVISIONE... di Fabio Spina Chi ha detto che gli adulti non credono più a Babbo Natale? In realtà se andiamo a vedere tale credenza è molto più diffusa di quanto si pensi. Per capirlo, cerchiamo anzitutto di analizzare perché i bimbi credono che Babbo Natale esiste davvero: 1. Scrivono una letterina in cui sono riportati i regali che desiderano: in realtà non fanno altro che una previsione/pronostico/presagio/profezia di ciò che gli sarà portato la notte del 24 Dicembre; 2. Il 25 mattina verificano la coincidenza con ciò che hanno scritto e quello che hanno ricevuto. Risultato finale: se c'è coincidenza, Babbo Natale esiste. Questo accade ogni anno, quindi la stretta "correlazione" tra quanto richiesto e quanto ricevuto diventa, più o meno inconsapevolmente, la prova "scientifica" dell'esistenza di Babbo Natale. Anzi la convinzione è tale che spesso vengono trascurati molti dettagli che potrebbero indurre a diverse conclusioni. In realtà sappiamo bene tutti che la notte del 24 nessuno scende dal camino a portar doni. L'errore nasce dall'assuefazione ad un uso scorretto della statistica: la correlazione tra richiesta e doni ricevuti avrebbe senso e valore "scientifico" solo nel caso di rigetto dell'ipotesi, ovvero i doni e richieste non coincidono quindi "non esiste", mentre nel caso in cui ci sia un'alta correlazione nulla si dovrebbe dedurre. Statisticamente, infatti , questi tipi di test devono essere detti correttamente "test di reiezione", mentre purtroppo spesso sono conosciuti come di "correlazione". Questo perché l'osservazione che due fenomeni accadono in modo correlato avviene se, e solo se, uno è causa dell'altro; invece può esserci solo coincidenza (come il famoso "canto del gallo" con il sorgere del sole) o solo una condizione (come l'apertura della finestra con la luce in stanza). Due fenomeni che crescono vengono sempre correlati, come può essere l'aumento della temperatura globale con l'aumento della concentrazione dell'anidride carbonica. Ma la stessa temperatura potrebbe essere correlata con eccellenti risultati anche con il numero di lavatrici o TV vendute annualmente nell'ultimo secolo. Il professor Roberto Vacca in un suo testo dimostrò che la correlazione fra numero di malati di AIDS e numero di PC in Italia dal 1983 al 2004 è altissima, pari a 0,99, il che - secondo la vulgata corrente - dovrebbe significare che c'è una correlazione tra infezione da HIV e vendita di computer. In realtà la statistica è uno strumento utilissimo nella scienza, ma da sola non è scienza. In passato Francis Galton, con l'uso sbagliato della correlazione come dimostrazione scientifica, dette inizio all'eugenetica. Oggi sui quotidiani si possono leggere, con l'etichetta di scientifici, risultati del tipo "La pizza aiuta a prevenire il cancro", "Allevare mucche protegge dai tumori", "Tumore al seno: mancine attente rischiate il doppio", "Sorpresa: il rumore della strada fa bene ai bambini, rafforza la memoria", "Se sei alto ti pagano meglio". In alcuni casi sui mass media si è di fronte a previsioni in cui tutto è possibile: si può leggere che il cambiamento climatico causerà desertificazione ed alluvioni, onde di calore e "bolle fredde" artiche, siccità e tropicalizzazione del clima, uragani mediterranei e calme "mucillose", la diminuzione dei ghiacci dell'Artico e l'aumento di quelli dell'Antartico, la coltivazione dell'ulivo in Gran Bretagna ed il verificarsi d'inverni più freddi del secolo, etc. Tutti, prima o poi, saranno indotti a constatare "sperimentalmente" la correlazione tra quanto previsto e ciò che accade. Analogamente alla verifica del bimbo la notte di Natale i grandi potranno osservare che il "Babbo Natale climatico" esiste, in alcuni talk show questa sarà la "dimostrazione scientifica" che la catastrofe è arrivata. Invece l'eventuale "nesso di causalità" dovrebbe essere dimostrato in modo diverso e veramente scientifico. Il rischio è che, con gli stessi processi conoscitivi, i bimbi credono al Babbo Natale che porta doni un giorno l'anno, i grandi possono credere al Babbo Natale che porta risultati scientifici tutto l'anno.
    5m 44s
"Ricordatevi sempre che un po' di scienza potrà allontanarvi da Dio, ma molta scienza vi ricondurrà a Lui"
Luigi Pasteur, chimico e biologo francese (fondatore della batteriologia moderna)
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