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Attualità - BastaBugie.it

  • Ricordo di Mario Palmaro a dieci anni dalla morte

    13 MAR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=3103 RICORDO DI MARIO PALMARO A DIECI ANNI DALLA MORTE di Don Stefano Bimbi Chi trova un amico, trova un tesoro. Così la Sacra Scrittura sottolinea la difficoltà di trovare amici veri. Voglio allora raccontare perché sono sicuro di aver trovato un tesoro in Mario Palmaro. È forse l'unica persona che ho frequentato per diversi anni di cui ricordo perfettamente luogo e motivo di tutti gli incontri avuti con lui, sia personali che telefonici. Ho conosciuto Mario attraverso i suoi libri e gli articoli sul Timone. Mi entusiasmavano nel profondo per la chiarezza con cui la verità sulle cose veniva svelata. L'ironia, dote tipicamente cristiana, aggiungeva sapore ai suoi scritti che risultavano allo stesso tempo profondi, ma scorrevolissimi. Quando lo incontrai per la prima volta ero sacerdote da un anno. Era il 2005 ed ero andato a sentire una sua conferenza nel santuario di Pancole, poco distante da Staggia Senese dove si trova la mia parrocchia. Era accompagnato dalla moglie Annamaria e mi intrattenni a parlare un po' con loro. Non posso certo dimenticare che mi trattò così tanto amichevolmente che mi sembrava di conoscerlo da sempre, anche se in realtà lui era quello famoso e io un pretino giovane, di due anni meno di lui. Con me c'era quel giorno Vanessa, una ragazza della mia parrocchia, con la quale avevamo da poco costituito il Centro Culturale "Amici del Timone" di Staggia Senese che, partendo da pochi giovani desiderosi di sapere come stanno le cose, sarebbe diventato nel tempo un vero polo di attrazione per la cultura cattolica in Toscana e non solo. Vanessa fu molto impressionata da quella conferenza e mi disse quanto fosse piacevole per lei ascoltarlo. Quando lo dissi a Mario lui rispose che la moglie si era innamorata di lui proprio sentendolo parlare. E soggiunse, con il suo usuale modo ironico ma vero: "Anch'io la notai... era l'unica ragazza giovane in tutta la sala e mentre parlavo annuiva sempre". Un particolare può servire per capire quanto Mario fosse apprezzato dai ragazzi che con me stavano formando il centro culturale di Staggia. Quando dovevamo dare il nome al centro eravamo incerti se scegliere "Amici del Timone" oppure "Amici di Mario Palmaro". Nel "ballottaggio" vinse il primo solo per il motivo che volevamo diffondere il più possibile quella rivista, della cui redazione comunque Mario faceva parte. LA PRIMA CONFERENZA A STAGGIA Dopo quel nostro primo incontro lo invitai a fare una conferenza nel nostro centro culturale e la data scelta fu il 4 maggio 2006 per un incontro dal titolo "Famiglia: diffidate delle imitazioni". Con linguaggio semplice dimostrò che la famiglia è la cellula fondamentale della società e soprattutto che la famiglia pre-esiste allo Stato. Proprio per questo non si può che essere contrari al riconoscimento giuridico delle coppie di fatto (e di quelle omosessuali). Di quel giorno vorrei però soffermarmi su due particolari che potrebbero apparire secondari e che invece mostrano chi era davvero Mario. Il primo è che quando arrivò alla parrocchia di Staggia, sede del centro culturale dove la sera avrebbe tenuto la conferenza, si soffermò a guardare i manifesti in fondo alla chiesa. Notò quello del catechismo per gli adulti. Il manifesto iniziava con il porre delle domande provocatorie per stimolare la partecipazione a questo incontro settimanale che tutt'oggi viene fatto ogni martedì. Le domande erano: "Vuoi approfondire la tua fede in maniera adulta? Il catechismo che hai imparato da piccolo ti ha lasciato qualche dubbio?". Al che, in maniera ironica, Mario commentò: "Che grande don Stefano, nel manifesto parla di qualche dubbio, quando è evidente che la domanda dovrebbe essere: visto che in tema di fede siete ignoranti come capre, non sarebbe il caso di venire ad imparare almeno le basi della fede cristiana?". Capii comunque che apprezzava la voluta delicatezza con cui si invitava ad approfondire le ragioni della propria fede. Credo tra l'altro che sia stato l'unico a vedere in me tale delicatezza... dote che purtroppo non mi è molto naturale. Il secondo particolare degno di nota è che quel giorno Mario dormì nella mia camera ed io andai quella notte a casa dei miei genitori. Niente di strano visto che questo si è ripetuto poi per tutti i relatori che sono passati dal centro culturale nelle oltre sessanta conferenze organizzate. Niente di strano se non fosse per due piccoli dettagli: quella fu la prima volta che un relatore dormiva nell'appartamento della casa canonica che era stato da poco ristrutturato. Il secondo dettaglio è che, appunto perché finito da poco, non era ancora ammobiliato e per letto si intendeva appena una rete con sopra il materasso. Prima ancora di me, Mario ha dormito in quella che sarebbe diventata la mia camera. Proprio in quella occasione gli raccontai le discussioni che avevo affrontato per la prima volta nella mia vita con muratori, elettricisti, falegnami e idraulici. Mi raccontò che anche lui aveva avuto esperienze simili e con loro doveva alzare spesso il tono della voce per far capire come fare i lavori e mi confidava che era a disagio perché non era nel suo carattere di usare toni duri con le persone, ma in questo caso non aveva scelta. Questa e altre indicazioni mi furono utili per quello che stavo affrontando per la prima volta rivelandosi quindi un buon consigliere non solo per questioni alte ma anche più spicciole. COME LO ZAMPONE A NATALE Da allora Mario è tornato a Staggia ogni anno. Lo feci sorridere quando gli dissi che "una conferenza di Palmaro all'anno, ti toglie ogni malanno". E lui prontamente rispose: "Insomma, sono tradizionale come lo zampone a Natale". Molti sono stati i temi trattati nelle varie conferenze da noi e così abbiamo potuto constatare la sua competenza in varie materie con particolare predilezione per la bioetica: eutanasia, aborto, RU486, testamento biologico, Scienza e Vita, Papa e Chiesa, matrimonio, omosessualità. Per capire quanto sia stato importante Mario per me e per il centro culturale basti pensare che nel primo libretto dal titolo "L'avventura" che raccoglieva i resoconti delle prime sedici conferenze, la copertina aveva la foto fatta alla prima conferenza di Mario a Staggia. Certamente avevamo ospitato altri personaggi famosi e importanti. Basti pensare a nomi quali Cammilleri, Pellicciari, Barra, De Mattei e altri. Ma la foto con Mario attorniato dai ragazzi che con tanto entusiasmo, un'avventura appunto, avevano fondato quel centro culturale, rimase storica e rimarrà nella memoria di ciascuno di noi, oltre che ovviamente nel sito degli Amici del Timone di Staggia. Come dicevo all'inizio, mi ricordo di ogni volta che ho incontrato Mario anche al di fuori del centro culturale. Ad esempio era presente quando andai all'incontro (a cui mi aveva invitato l'amico e direttore del Timone, Gianpaolo Barra) che avrebbe dato inizio ad un sito che all'epoca sembrava un sogno. Un sito che avrebbe segnato la storia dell'apologetica cattolica in internet. Una specie di prolungamento del Timone che avrebbe dovuto diventare punto di riferimento quotidiano per sapere le notizie attraverso gli articoli di giornalisti cattolici di provata fede. Era il sogno di dare il via a La Bussola Quotidiana. In quell'incontro tenuto nella sede del Timone a Milano c'erano i principali giornalisti che avrebbero collaborato e una quindicina di soci fondatori che avrebbero aiutato con contributi economici, secondo le proprie possibilità. Ovviamente Mario apparteneva al primo gruppo. Purtroppo dopo un po' di tempo la Bussola fallì finanziariamente. Dopo qualche mese il sito tornò ad essere operativo grazie al neo direttore Riccardo Cascioli che fondò La Nuova Bussola Quotidiana. Il consiglio che Mario mi dette in confidenza fu di sostenere questo progetto "perché di Riccardo ci si può fidare" ed ebbi così conferma di ciò che già pensavo. Fu così che misi tutte le mie forze per dare un, pur piccolo, contributo non solo economico, ma anche di sostegno morale perché la Bussola potesse riprendere la sua corsa... cosa di cui non mi sono mai pentito. Questo consiglio mi ritornò in mente quando insieme al direttore del Timone abbiamo deciso di assegnare alla Bussola, nella persona di Riccardo Cascioli, il premio Viva Maria in occasione del 6° Giorno del Timone della Toscana. CONSONANZA DI OBIETTIVI Mario mi ha dato altri consigli decisivi e di questo gliene sono grato. Una volta lo chiamai al telefono per chiedergli come potevo aiutare nella gestione della sezione di Scienza & Vita e del Centro di Aiuto alla Vita di Siena. Mi ricordo che in quella occasione siamo stati più di un'ora al telefono. Negli anni a seguire i contenuti di quella telefonata mi hanno guidato saggiamente nelle scelte che ho dovuto affrontare. La lunghezza della telefonata con cui Mario mi dette i consigli suddetti, mi riempì di gioia per il tempo che mi dedicò, visti i suoi numerosi impegni, ma ho scoperto dopo la sua morte che lui era disponibile con tutti. Ho avuto infatti da alcuni studenti dell'Università Europea di Roma la conferma che anche con ragazzi mai visti aveva molta attenzione e dedicava molto tempo fuori dalle lezioni per rispondere a domande, chiarire concetti, integrare le lezioni. Insomma da tutti è sempre stato considerato molto disponibile mettendo inoltre in pratica le più dimenticate opere di misericordia spirituale: istruire gli ignoranti, consigliare i dubbiosi, ammonire i peccatori e sopportare pazientemente le persone moleste. Come posso poi dimenticare la consonanza di obiettivi che ho sempre avuto con lui?
    18m 39s
  • Anglicani allo sbando la cattedrale di Canterbury si trasforma in discoteca

    13 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7696 ANGLICANI ALLO SBANDO: LA CATTEDRALE DI CANTERBURY SI TRASFORMA IN DISCOTECA di Manuela Antonacci Canterbury, una delle cattedrali più antiche e più importanti del Regno Unito, si è trasformata in una "silent disco", una discoteca "silenziosa" a tema anni '90, una mossa che si è rivelata vincente tra gli habitué dei locali notturni, ma che ovviamente ha suscitato un contraccolpo in alcuni cristiani, che rifiutano l'idea che una discoteca possa trovare la sua sede naturale in una cattedrale. Illuminata da luci colorate e con gente che balla esibendo bastoncini luminosi e indossando cuffie con la musica più in voga negli anni '90 sparata direttamente nelle orecchie, così appariva giovedì scorso la cattedrale di Canterbury che ha registrato il sold out dei 3000 biglietti dell'evento, in poche ore. Parliamo del luogo che dal 597 d.C., anno in cui è stata fondata, è diventata la sede dell' arcivescovo di Canterbury, capo spirituale di tutto l'anglicanesimo mondiale. E, oltre il danno, anche la beffa: dopo l'entusiasmo scoppiato sui social, venerdì è prevista un'altra serata disco. Ma la cosa più incredibile è che tutto questo è stato difeso proprio dall'attuale decano di Canterbury, il reverendo David Monteith, il quale si è affrettato a sottolineare che non si è trattato di un "rave in the nave", un rave nella navata, ma di un evento «appropriato e rispettoso della cattedrale». Affermazione che non ha esattamente convinto diversi cristiani, tra cui coloro che hanno organizzato un sit-in davanti alla cattedrale di Canterbury stessa, in occasione dell'evento di giovedì scorso, chiedendo la chiusura della discoteca, come hanno riferito i media locali. Tutto questo dopo aver diffuso una petizione che ha visto la raccolta di 1.700 firme nel solo pomeriggio di venerdì. Nella petizione si invita l'arcivescovo Justin Welby a «non profanare questo luogo santo» trasformandolo in una discoteca, perché ciò dimostrerebbe che «i cristiani non prendono sul serio la loro fede o i loro luoghi sacri». La replica del reverendo Monteith, tuttavia, desta qualche perplessità: «Le cattedrali hanno sempre fatto parte della vita comunitaria in senso lato, in quanto il loro obiettivo principale è quello di essere centri di culto e di missione. Sia che le persone scelgano di venire alla Cattedrale di Canterbury come fedeli, sia come turisti o semplici partecipanti ai nostri eventi, è sempre bello vederli riscoprire questo luogo incredibile, alle loro condizioni», ha aggiunto.
    3m 15s
  • Chiara Ferragni torna sui social per nascondere le critiche

    10 JAN 2024 · VIDEO: Ti ha fregato la Ferragni ➜ https://www.youtube.com/watch?v=HDBYmBpHvu0 TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7667 CHIARA FERRAGNI TORNA SUI SOCIAL (PER NASCONDERE LE CRITICHE) di Giuliano Guzzo «Mi siete mancati». Ha scelto queste parole affettuose, Chiara Ferragni, per annunciare il suo ritorno sui social, affidato ad un post condiviso come "story". Un ritorno da più parti atteso, che arriva dopo 20 giorni dall'ormai arcinoto caso Balocco. In realtà, i più attenti seguaci della reginetta degli influencer avevano già notato un segnale della sua attività sui social, registrando «un like» sul profilo di suo padre in occasione del compleanno della sorella Valentina, lo scorso 29 dicembre; ma quello era, appunto, solo un segnale. Il segnale che la Chiara nazionale, pur trincerata nel suo afflitto silenzio, era ancora viva e vegeta. Ben diverso il messaggio condiviso nelle scorse ore, del quale riportiamo di seguito ampi passaggi: «Una cosa mi sento di dirla. Vorrei ringraziare tutte quelle persone che in questi giorni mi sono state vicine e hanno avuto una buona parola per confortarmi [...] Ringraziare tutte quelle persone che hanno mandato un messaggio o un direct, che hanno chiesto come stessi, che mi hanno spronata a tornare sui social. Grazie a chi c'è, a chi ascolta, a chi non vuole affossare ma aiutare [...] A coloro che hanno espresso la loro opinione, anche negativa, in tono pacato e costruttivo, perché nella vita c'è sempre tempo per confrontarsi, riflettere e ripartire». Tutto è bene quel che finisce bene, dunque? Non esattamente. Infatti, come ha notato il Riformista, tale ritorno sui social pare sia stato studiato a tavolino: «Questa volta la Ferragni, per evitare insulti visibili sotto ai post, decide di condividere due storie su Instagram così da nascondere eventuali offese». Un rientro col trucco, insomma. Che però non è bastato a nascondere un fatto che, almeno numericamente, ha il suo perché: la perdita di oltre 150.000 follower. Per l'esattezza, dal 15 dicembre al 27 dicembre l'account della Ferragni ha perso 157.000 follower - che poi sarebbero aumentati ancora -, quasi un terzo dei quali (50.000) evaporati in un solo giorno: il 19 dicembre, che immaginiamo sarà ribattezzato nelle antologie come il martedì nero di CityLife Che il periodo per la moglie di Fedez non sia roseo è testimoniato anche da altri episodi, decisamente poco virtuali, come il fatto che sia recentemente stato vandalizzato il suo negozio, che si trova in via del Babuino, nel cuore della città. Tutto ciò, va da sé, non impensierirà certamente la Chiara nazionale (il cui impero è stimato decine e decine di milioni di euro) ma tra il caso Balocco, i comunque non pochi seguaci persi - senza dimenticare i contratti saltati, come quello sfumato per «violazione degli accordi» con Safilo, brand degli occhiali -, il colpo è stato certamente accusato. Dopodiché, Ferragni ha ragione da vendere quando dice che «nella vita c'è sempre tempo per confrontarsi, riflettere e ripartire». Il punto però è proprio questo: in che modo ripartirà Chiara Ferragni? Rivedrà il suo modo di comunicare e in fondo di lavorare, come imprenditrice, all'insegna magari della sobrietà? Oppure continuerà come se nulla fosse, sperando che la gente possa dimenticare in fretta l'«errore di comunicazione», come lo ha chiamato lei? Nessuno può dirlo, staremo a vedere. Quel che è certo è che adesso nulla sarà più come prima: e non per la dominatrice degli influencer, ma per tutto il mondo dei social. Che è stato in queste settimane testimone di quanto sia volatile il successo costruito sui «like». Oggi le stelle, domani le stalle: come scivolare su una fetta di pandoro. È davvero un attimo. Nota di BastaBugie: Andrea Zambrano nell'articolo seguente dal titolo "Ferragni, talento senza frutti e senza lavoro" spiega perché Chiara Ferragni in realtà non abbia un talento da offrire al prossimo. È solo un'egoistica propensione a vendere sé stessa attraverso la sua immagine, ma adesso che la sua immagine è frantumata... Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 10 gennaio 2024: Chiara Ferragni non ha un lavoro. Adesso che è indagata per truffa a seguito del Pandoro gate e con tutti i brand che la stanno scaricando come testimonial per i loro prodotti, la brillante imprenditrice di sé stessa deve capire cosa fare per uscire da una crisi imprenditoriale che la sta letteralmente massacrando. Intendiamoci. Qui non si discute della patetica apprensione di come farà a vivere la “poverina”. Con 75 milioni di euro di patrimonio investiti ovunque, se oggi stesso decidesse di spegnere per sempre il suo telefonino e ritirarsi a vita privata alle Antille, avrebbe di che campare per il resto della vita con figli e nipoti. Il punto è che cosa farà se decidesse non di sparire, ma di rimanere sulla giostra e continuare a presentarsi come l’influencer per antonomasia, la più cliccata d’Italia, la copertina di Vogue e una delle donne più potenti del pianeta secondo le riviste di finanza, che fattura come un re mida e impone la sua immagine a Sanremo. È un dilemma, che ci apre le porte di una riflessione sui talenti capaci di dare frutto e sui talenti sotterrati, che il Vangelo condanna ad essere infruttiferi perché non usati per il bene. Chiara Ferragni il suo talento non lo ha speso per il bene e non solo per la falsa filantropia che emerge dalle ultime notizie. Era brava a fare una sola cosa: vendere la sua immagine, ma lo faceva con l’autoreferenzialità egotistica di chi arricchisce sé stesso senza dare nulla agli altri. Gli artisti si fanno pagare profumatamente le emozioni che trasmettono, le quali diventano così parte anche di altri. Ma un’influencer non trasmette emozioni, solo messaggi pubblicitari subliminali, sensazioni troppo deboli per essere avvertite per quello che sono, ma capaci di influenzare l’inconscio. Un cantante, un attore, un artista, una comica, un musicista, una ballerina, un performer, un illusionista… chiunque nel mondo dello star system faccia fortuna diventando ricco e famoso, può vantare dalla sua di avere un minimo di talento di partenza col quale non solo giustificare la sua fortuna, ma anche col quale affrontare la crisi che prima o poi arriva. Ascesa e caduta e poi risalita del cantante: una canzone dopo un periodo nero, un film per un attore, un libro fortunato e intenso per uno scrittore, un podio per un atleta dopo la frattura del crociato anteriore. Ma Chiara Ferragni non aveva e non ha un talento da offrire al prossimo: ha solo un'egoistica propensione a saper vendere sé stessa attraverso la sua immagine, ma adesso che la sua immagine si è frantumata come quella di Narciso che si specchiava nel lago, non può trasmettere nulla, perché è un’immagine deturpata che nessuno riconosce più. E quindi non vende. È un’immagine deforme che non solo non è capace di far vendere, ma che mostra la falsità e l’inganno nel quale era stata costruita la favoletta della famigliola social tutta lustrini, ricchezza e gridolini conformisti a uso consumo. Il problema non è quello di perdere follower. Ad oggi la sua pagina Instagram ha 29 milioni di “adepti”, appena uno in meno di quanti ne avesse un mese fa prima dello “scandalo” del pandoro sul quale la Procura indaga per truffa. E se si considera che non fa un post da almeno un mese, dopo quello strappalacrime in mise grigia castigata, che ha fatto il giro del mondo con un miliardo di visualizzazioni, non sembra che ne abbia risentito più di tanto. Ma sono follower parcheggiati, inattivi e indignati, pronti a cambiare canale col telecomando come nell’ultimo frame del Truman Show quando scoprono che l’incantesimo è finito. Un’indignazione che su TikTok mostrifica la Ferragni con meme strabilianti e assurdi. Chi comprava la bottiglia di acqua da 8 euro oggi non la compra più per lo stesso motivo per cui la comprava prima: la Ferragni è stata mostrificata da quegli stessi social che prima la acclamavano e che le hanno dato ricchezza. Non c’è solo un inquietante contrappasso dantesco, ma un meccanismo di fagocitazione capace di elevare agli altari e poi uccidere, che dobbiamo imparare a conoscere bene, dato che la socialcrazia è destinata ad essere sempre più dominante non solo nella politica, ma anche nel commercio. Per tornare a convincere i suoi utenti consumatori, la Ferragni deve quindi ricominciare a presentarsi in video con i filtri giusti per ritoccare le imperfezioni del suo viso e nascondere le lacrime versate. Ma per farlo le cose devono iniziare a girare per il meglio, ad esempio deve cadere come minimo l’accusa di truffa. In ogni caso deve mostrare di sé solo la sua parte felice, non quella cup
    11m 2s
  • La mascherina presenta il conto ai bambini

    2 JAN 2024 · VIDEO: Il sacrificio degli innocenti ➜ https://www.youtube.com/watch?v=Ft1OsSEppSs&list=PLolpIV2TSebVtj34zS7A0AabuQ9cf1Uxp TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7656 LA MASCHERINA PRESENTA IL CONTO AI BAMBINI di Paolo Gulisano Infezioni pediatriche in aumento: è l'allarme che viene dall'Ospedale Santobono di Napoli dove i medici registrano da tempo una crescita di infezioni batteriche del cavo orale, delle vie aeree, con forme gravi di mastoiditi e meningiti. Tra i batteri responsabili streptococco e pneumococco. I numeri parlano di una anomalia epidemiologica rispetto alla norma. "Continuiamo a vedere infezioni che un tempo si contavano sulle dita di una mano" dichiara Vincenzo Tipo, primario del pronto soccorso del Polo pediatrico dell'Arenella. Sulle cause circolano varie ipotesi tra cui, quella più accreditata, che si possa trattare di una conseguenza dell'uso generalizzato delle mascherine imposto a suo tempo dai Governi Conte e Draghi. Un obbligo durato due anni e del quale si possono ora riscontrare le conseguenze. Quando medici e scienziati coscienziosi avevano messo in guardia contro l'uso prolungato delle mascherine nei bambini, erano stati sommersi da insulti e accuse di irresponsabilità, più il consueto marchio di infamia di "complottista" messo su chiunque eccepisse sulle misure sanitarie. Eppure la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità a inizio epidemia, quando esistevano ancora dei margini di libertà di espressione nel pubblico dibattito scientifico, aveva rilasciato una comunicazione molto significativa. Si trattava del documento Advice on the use of masks in the context of COVID-19: Interim guidance, 5 June 2020, in cui l'OMS affermava che era bene "prendere in considerazione alcuni dei potenziali rischi derivanti da un utilizzo prolungato della mascherina". Questi rischi venivano identificati come: possibile sviluppo di lesioni cutanee facciali, come la dermatite o il peggioramento dell'acne; la potenziale auto-contaminazione, causata principalmente dai germi - virus e batteri- trattenuti all'interno della mascherina stessa. Un altro rischio riportato era l'uso inappropriato, ovvero la possibile contaminazione che aumenta se le mascherine vengono tenute a lungo e frequentemente toccate, cosa che era la norma soprattutto nel caso di bambini. A fronte delle evidenze epidemiologiche e cliniche che dimostravano una mortalità dello 0,00023 % nei soggetti sotto i 20 anni, per i quali il Covid era una malattia pressoché asintomatica o paucisintomatica, sovrapponibile ad una influenza, i bambini e gli adolescenti vennero costretti a portare il presidio di protezione continuativamente per ore. Gli effetti di questo uso prolungato, ovvero abuso, della mascherina, sono ora visibili. Non è escluso che una responsabilità possano averla avuta anche quei milioni di mascherine irregolari e pericolose per la salute acquistati dalla Cina nel corso della prima ondata della pandemia, un "affare" da 1,25 miliardi di euro che costò il posto all'ex commissario straordinario per l'emergenza Covid, Domenico Arcuri, una vicenda sulla quale è calato il silenzio. Oggi, davanti all'aumento di infezioni batteriche nei bambini, sono finalmente professori e primari di pronto soccorso ad ammettere che l'uso generalizzato, prolungato e indiscriminato delle mascherine ha provocato il diffondersi di queste patologie. In forma epidemica. In realtà, sarebbe dovuto bastare il buon senso per capire che mettersi una pezza per coprire le vie respiratorie avrebbe potuto portare a respirare (spingendoli sempre più in profondità) tutti i batteri, virus e funghi che si trovano nell'ambiente, molti dei quali sono normalmente eliminati da un sistema immunitario normalmente funzionante, e che finivano per trovare nella mascherina con la sua umidità determinata dall'espirazione un terreno ideale di sviluppo. Tuttavia la mascherina era diventata molto di più che un dispositivo individuale di protezione da indossare nei contatti stretti a rischio, da sempre utilizzato ad hoc, come dai chirurghi durante un intervento per evitare di contaminare il campo operatorio, o da persone in trattamento immunosoppressivo. Divenne un oggetto simbolo del fatto che si viveva in stato di emergenza. Indossarla significava fare il proprio dovere di buon soldato, a cui non si doveva sottrarre nessuno, dai bambini agli anziani. Ai bambini venne inoltre imposto con la pseudomotivazione moralistica che dovevano evitare di contagiare i nonni. Nessuna deroga venne concessa, nemmeno ai bambini asmatici che soffocavano dietro il bavaglio. Una intransigenza mai vista in ambito scolastico, un rigore degno di miglior causa. E così oggi ci troviamo con più bambini malati, e più esposti a queste forme batteriche in espansione. Nota di BastaBugie: Stefano Magni nell'articolo seguente dal titolo "Covid, ancora infodemia e pronto soccorso pieni" parla dei titoli dei giornali sul Covid, dove si trova ancora enfasi sui contagi, ancora ci si chiede se possiamo abbracciarci a Natale. E la notizia grave è che i pronto soccorso sono già saturi. Perché il 2020 non ci ha insegnato nulla? Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 20 dicembre 2023: Titolo del Corriere della Sera: Covid, come comportarsi a Natale: evitare gli abbracci? Stiamo parlando di un numero storico del Natale 2020? No, questo titolo era in primo piano nell'edizione online del 17 dicembre scorso (2023). In effetti cambia qualcosa: se si legge tutto l'articolo, organizzato in domande e risposte, come le Faq governative dei tempi pandemici, troviamo suggerimenti molto più rassicuranti. Sappiamo, ad esempio, da Francesco Vaia (direttore dell'ufficio Prevenzione del Ministero della Salute) che possiamo abbracciarci a Natale. Apprendiamo inoltre che il vaccino è consigliabile ai fragili e agli ultra-sessantenni e che è una scelta personale, comunque. E la mascherina non è più obbligatoria. Un altro titolo che induce a fare un tuffo nel passato di tre anni fa è Covid e influenza, pronto soccorso lombardi da bollino nero. Lo citiamo sempre dal Corriere, che è il quotidiano più venduto, ma la notizia è ripresa da tutti i quotidiani, anche locali. Insomma, le notizie sono diverse, l'umore del pubblico è cambiato drasticamente, gli articoli sono differenti e così anche i consigli degli esperti citati, ma i titoli narrano sempre la stessa paura. E anche l'importanza che viene data a Covid e all'influenza è sproporzionata rispetto all'entità del rischio. Un titolo è importante. Un posizionamento in pagina è importantissimo. È ciò che fa la narrazione. È una precisa scelta editoriale per dire ciò che è importante rispetto a ciò che non lo è. Giunti al 2023, con un Covid sempre meno letale e preoccupante, non è normale continuare a chiederci cosa possiamo o non possiamo fare a Natale. Non è normale chiederci se possiamo tornare ad abbracciarci. Certo che lo possiamo fare: già dalla fine del 2021, almeno, con la diffusione di varianti molto meno letali del coronavirus. Non è normale continuare a leggere notizie sui contagi e sul loro aumento. Questo allarmismo, indotto, è la prima dimostrazione che non abbiamo imparato la lezione del 2020. L'errore che è stato commesso è l'opposto rispetto a quello che si commise per l'influenza spagnola del 1918-20. In quel caso, di un secolo fa, durante la fase finale della Grande Guerra, la stampa provò a cancellare il problema, non parlandone, per evitare di demoralizzare la popolazione e le truppe al fronte. In questo caso, invece, la stampa ha suonato l'allarme ai quattro venti per indurre il governo a "fare qualcosa". Così è stato in Italia, con il governo Conte, poi in tutto il resto d'Europa, salvo la Svezia. Che infatti è stata continuamente accusata di irresponsabilità. Il governo Conte, spinto dai media, ha "fatto qualcosa", l'unica cosa semplice, suggerita dalla Cina, che poteva fare a costo pressoché nullo per le istituzioni: obbligare i cittadini a stare a casa, a prescindere dal loro stato di salute e dal costo (umano, professionale, economico) che hanno dovuto affrontare. Non appena è stato brevettato un vaccino, gli Stati hanno fatto quel che sanno fare meglio: una campagna di vaccinazione di massa, senza badare ai casi singoli, non parlando di eventuali effetti avversi e ricorrendo all'obbligo contro minoranze recalcitranti. Almeno questa lezione è stata appresa. Oggi i media possono suonare ancora l'allarme, ma il governo Meloni è meno recettivo. Sta affrontando il problema con più sangue freddo e meno decisioni irrazionali. Non si vedono all'orizzonte nuovi provvedimenti anti-pandemici straordinari, come divieti di assembramento, obbligo di mascherina, o limiti agli spostamenti dei cittadini, né la quinta dose del vaccino viene imposta ad alcuna categoria.
    10m 38s
  • Un presepe vandalizzato al giorno... vi pare normale?

    2 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7643 UN PRESEPE VANDALIZZATO AL GIORNO... VI PARE NORMALE? di Paola Belletti «Ci risiamo anche quest'anno, dopo sacrifici e voglia di fare, hanno danneggiato e rubato alcune statuine del nostro presepe. È una vergogna! Sta passando la voglia di fare le cose. Ovviamente procederemo con regolare denuncia». È quello che si legge in un post dell'Associazione Olona Viva, realtà del Comune di San Vittore Olona, parte della città metropolitana di Milano. Un presepe di un paese della provincia lombarda non è una notizia per la quale si rincorrano i lanci di agenzia, certo, ma se consideriamo questo episodio come la voce di un lungo elenco allora sì, si dovrebbe eccome darvi risalto ben al di là della stampa locale. Solo negli ultimi giorni casi simili si sono verificati a Saronno, Cornate d'Adda, Misinto - comune brianzolo. Su Monza Today viene riferito che «il presepe allestito in piazza è stato preso di mira dai vandali. Uno dei pastorelli (a grandezza naturale) è stato decapitato e la testa del manichino è stata messa nel pozzo». Siamo a Cornate d'Adda, il 15 dicembre, e ad accorgersene è stata una cittadina. Lo ha denunciato amareggiata sui social insieme alla rassicurazione della riparazione messa a punto dal marito. Episodio simile anche a Misinto dove i vandali se la sono presa con le figure della Natività, alla statua della Madonna hanno divelto le braccia. Tra sabato e domenica trattamento simile riservato al presepe di Ubaldo. Atti vandalici alle rappresentazioni della Natività anche a Magenta e a Bareggio dove, dal presepe allestito in piazza, una statua è stata distrutta e una sottratta. UN PRESEPE VANDALIZZATO AL GIORNO L'operosa e per tradizione cattolica Brianza non è il solo territorio del nostro paese ad essere interessato da simili fatti che liquidare come semplici bravate aggiungerebbe danno al danno. E il 2023 non è nemmeno il primo anno che riempie le cronache locali di vicende del genere, purtroppo non esclusive del periodo natalizio. In Versilia, per esempio, era ancora novembre quando le statue della Natività del presepe locale sono state colpite e danneggiate (e rapidamente riparate dai responsabili dell'associazione, con un carico di amarezza che si sarebbero volentieri evitati); a maggio è invece successo a Cuggiono, in provincia di Milano, nei locali dell'associazione che raccoglie diversi esemplari realizzati negli anni dai suoi soci, quando ignoti sono entrati di notte nell'edificio e li hanno distrutti. Una prova di ardimento davvero notevole. Prendendo in esame le cronache locali nel periodo dal 19 dicembre 2022 a fine gennaio del 2023 e mettendo in fila gli episodi denunciati scopriamo che i presepi colpiti, vandalizzati o distrutti sono ben 40, praticamente uno al giorno. Firenze, Pisa, Busto Arsizio, Foggia, Trapani e Verona dove il presepe colpito era allestito nel reparto di radiologia dell'ospedale Borgo Roma, meritandosi in quel caso lo sdegno dallo stesso presidente della Regione Veneto, Luca Zaia. In piazza Duomo a Firenze, sempre nello stesso periodo, era stata trafugata la statua di Gesù Bambino, ma in quel caso i ladri si sono pentiti e l'hanno riportata al suo posto. Lo stesso è avvenuto anche in altre località, dimostrando in positivo che ciò che viene colpito e si vuole oltraggiare è proprio il significato che questo prezioso simbolo del Natale cattolico porta. VERA E PROPRIA CRISTIANOFOBIA Di questo, dunque, si tratta: ostilità dichiarata verso il cristianesimo, o come si dice ai nostri tempi, "cristianofobia". Forse c'è davvero una componente di paura verso Cristo e il Vangelo in questi gesti così odiosi e tristi. Dio si è fatto bambino e si propone nel modo più disarmato possibile eppure non può far altro che mettere l'uomo di fronte a sé stesso e al bisogno insopprimibile e sempre più censurato di essere guarito, salvato, alleggerito del male che egli stesso compie. Ciò che stupisce e indigna è il colpevole silenzio intorno a questi fatti e al loro palese significato. Lasciarli alla ridotta gittata delle cronache locali, e continuare a declassarli come ragazzate più o meno innocenti, accusa le stesse istituzioni che in altri casi suonerebbero l'allarme e sfoggerebbero il corredo buono dell'indignazione civica: immaginiamo cosa succederebbe se fosse colpita una sede sindacale al giorno o un monumento alla Resistenza o - peggio - qualche installazione recente contro la violenza sulle donne. Non si tratta di prendersela col Natale della bontà generalizzata, ma direttamente con il segno più importante dell'Incarnazione e quindi il cuore del messaggio cristiano. Quando i casi di vandalismo contro le renne di Babbo Natale o le fontane di luci nelle vie del centro diventeranno frequenti potremo rivedere la nostra posizione. Intanto pare che accanirsi contro Maria, Giuseppe, Gesù Bambino o un pastorello addormentato continui ad attirare di più gli autori di oltraggi e riesca a passare pressoché inosservato.
    6m 6s
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  • Infermiera non vaccinata sospesa: sarà risarcita del danno

    21 DEC 2023 · INFERMIERA NON VACCINATA SOSPESA: SARA' RISARCITA DEL DANNO Un giudice ha condannato l'Asl a un risarcimento di 200 euro per ogni giorno senza lavoro a un'infermiera di Poggibonsi (provincia di Siena) che riceverà anche un risarcimento di 70mila euro (a Viterbo risarciti anche tre insegnanti) di Andrea Zambrano Un'altra clamorosa sentenza, anche se di primo grado, ristabilisce la giustizia per almeno uno dei tanti sanitari sospesi e rimasti senza stipendio durante la campagna vaccinale. Arriva da Firenze dove il 20 novembre il giudice della seconda sezione civile Susanna Zanda ha dato ragione ad un'infermiera di Poggibonsi che non solo si è vista riconoscere tutti gli arretrati di stipendio che l'Asl presso la quale lavora da 40 anni le aveva tolto in quanto non vaccinata, ma riceverà anche un risarcimento significativo di almeno 70mila euro per il danno biologico, psichico e morale subito con quel provvedimento. L'ordinanza si basa sul principio della discriminazione subìto dalla donna ed è stato argomentato dai suoi legali, l'avvocato Tiziana Vigni e Gianmaria Olav Taraldsen dello studio di Mauro Sandri. La dipendente era stata sospesa dal 2 settembre 2021 fino al 31 dicembre di quello stesso anno e poi dal 15 giugno 2022 fino a 31 dicembre da una Asl toscana. Più di un anno senza stipendio per lei, che lavorava in ospedale dal 1985, improvvisamente privata dell'unica fonte di reddito che le consentiva di vivere. Il giudice, nel dispositivo riconosce che la legge dello Stato con la quale l'Asl ha fatto scattare il provvedimento di sospensione era discriminatoria e fonte di danno risarcibile. È questo il giudizio che la toga fiorentina ha emesso sui DL dei governi Conte II e poi Draghi, che hanno lasciato a piedi migliaia di sanitari, medici, infermieri e operatori perché non si erano piegati al ricatto vaccinale. I LAVORATORI DEL COMPARTO SANITÀ Alla base della decisione, Zanda riconosce che quei decreti-legge, poi trasformati in legge dello Stato, hanno violato la Carta di Nizza sulla violazione della dignità umana (art 1) e l'articolo 19 del Trattato sul Funzionamento dell'Unione Europea che prevede persino la possibilità di un intervento nei confronti degli stati che attuino una discriminazione. «Occorre domandarsi - scrive il giudice - se la richiesta di vaccino anti covid per poter lavorare presso l'azienda, quale nuovo requisito introdotto dal DL 44/2021 fosse inquadrabile come misura di "protezione sociale e tutela della salute"». Per smontare il DL, Zanda ha rilevato che le uniche fonti da cui l'Asl, citata anch'essa in giudizio, ha giustificato il suo provvedimento, erano le attestazioni dell'Istituto Superiore di Sanità sull'efficacia dei vaccini anti covid. Ma «tali elementi - ha proseguito - sono autoreferenziali e non assurgono evidentemente a prove circa la sussistenza di valide ragioni del trattamento sperequato attuato dalla convenuta (l'infermiera ndr.) e non resistono all'efficacia probatoria dei corposi elementi forniti a supporto della condotta discriminatoria subita». Quali? È interessante notare che uno degli elementi su cui si basa il giudizio fossero i report dell'Inail sulle infezioni sul luogo di lavoro nel 2022. Proprio i lavoratori del comparto sanità, infatti, tutti vaccinati, hanno avuto la percentuale più alta di denunce per Covid 19 tra tutti i lavoratori, il 63,2% del totale. Ne consegue, secondo il ragionamento del giudice, che il fatto che una percentuale così elevata di sanitari contagiati, pur in presenza di vaccino, smentisse l'affermazione contenuta nel DL 44/2021 e le attestazioni ISS ossia che i vaccini servono per proteggere dal contagio Sars Cov 2. «Dunque - prosegue - i vaccini non solo non sono anti Sars Cov 2 e cioè non impediscono la catena del contagio, ma non impediscono nemmeno la malattia severa da Covid, le ospedalizzazioni e i ricoveri». IL VACCINO NON AVEVA LA CAPACITÀ IMMUNIZZANTE A questo si aggiunge anche una corposa letteratura scientifica citata in sentenza come gli studi sul Bmj del 2 agosto 2021, Lancet del 28 ottobre 2021 e Lancet Regional Healt del dicembre '21. Tutti studi che «dimostrano la crescente rilevanza della popolazione vaccinata come fonte di trasmissione». In conclusione: «Poiché il vaccino non aveva la capacità immunizzante attestata in modo non veridico nel decreto legge 22/2021 per giustificare le sospensioni dal lavoro di certe categorie di cittadini, non appare giustificato il trattamento sperequato che consente ai vaccinati di lavorare e che vieta invece di lavorare ai non vaccinati, che sono stati emarginati dalla società, privati della dignità del lavoro e della libertà dal bisogno» Una discriminazione attuata dalla legge prima che dall'Azienda che ha eseguito la legge discriminatoria «privandola di un diritto naturale per un lasso temporale eccezionalmente lungo e senza valide ragioni gettandola nell'emarginazione e nel bisogno». Così alla donna verrà riconosciuto come risarcimento del danno la somma di 200 euro a titolo di danno morale e psichico per ogni giorno di sospensione discriminatoria» oltre ai mancati stipendi con contributi e interessi. Sodisfatto l'avvocato Mauro Sandri, che ora dovrà attendere le mosse dell'Asl per un eventuale ricorso e che alla Bussola dice: «La rilevanza di quella sentenza sta nell'articolo 28 del decreto legislativo 150 che chiarisce la discriminazione, ma l'elemento forte è sicuramente il report Inail che smonta le finalità del decreto legge 44/2021 poi convertito nella legge 76/2021 per i sanitari e 72/2021 per gli insegnanti». Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Andrea Zambrano, nell'articolo seguente dal titolo "Giudice ordina al Miur: pagate gli arretrati ai prof non vaccinati" parla del giudice di Viterbo che ha condannato il Ministero dell'Istruzione a versare gli stipendi arretrati a tre docenti che furono sospesi dal lavoro perché senza vaccino. Riconosciuta la retroattività del reintegro. Colpa anche della legge scritta male. E ora la sentenza può fare scuola per tutte le altre cause in tribunale. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 1° dicembre 2023: Il ministero dell'Istruzione (Miur) dovrà riconoscere a tre insegnanti della provincia di Viterbo tutti gli stipendi arretrati, con relativi contributi previdenziali, che non sono stati corrisposti durante la campagna vaccinale. I tre docenti, infatti non si erano vaccinati e come tanti loro colleghi hanno pagato con l'ostracismo dalle aule la loro decisione di non farsi iniettare un farmaco sperimentale contro la loro volontà. La sentenza pronunciata dal giudice del Tribunale di Viterbo Mauro Ianigro il 17 maggio scorso, è destinata a fare scuola. In questi giorni, infatti, sono scaduti i sei mesi entro cui il Miur avrebbe potuto fare ricorso per opporsi alla sentenza. Ne risulta che il dispositivo è passato in giudicato e pertanto non potrà essere appellato. È una vittoria dello studio legale SanTaLex dell'avvocato Mauro Sandri, che porta a casa una sentenza molto tecnica, ma di importanza capitale e che dice sostanzialmente che quando uscì il decreto del governo Draghi 172/2021 che proibiva di lavorare ai docenti non vaccinati, la scuola era obbligata a trovare per loro un ricollocamento, il cosiddetto repêchage. Cosicché, quando a partire dal 1° aprile 2022, con il decreto 24/2022 è stata modificata la legge e i docenti sono stati reintegrati, il valore di quel reintegro andava letto in maniera retroattiva; pertanto, quegli stipendi di cui sono stati privati gli insegnanti dovranno essere ora interamente corrisposti. Una legge scritta male, quella del Governo di allora, che adesso comporterà un esborso non previsto per le casse dello Stato, ma più che giusto. È proprio il caso di dire che la gatta frettolosa ha partorito i gattini ciechi e il fatto che questa sentenza stabilisca il pagamento degli arretrati fa il paio con un'altra sentenza simile pronunciata a Treviso, nella quale però il giudice si è fermato appena prima: ha riconosciuto il valore retroattivo del pagamento degli stipendi, ma ha anche decretato che era venuto meno il motivo del contendere. In ogni caso, con questa sentenza in mano, tantissimi docenti rimasti senza lavoro per molti mesi durante il 2021 e il 2022 potranno così affilare le loro armi e imbastire cause simili con il Miur, sperando che il giudice confermi questo impianto, che intanto però ha valore di sentenza. L'avvocato Sandri ha così commentato sul suo canale Telegram: «Si tratta di una argomentazione in diritto che deriva dall'interpretazione letterale e sistematica della successione delle leggi che compulsivamente e con l'intento di scoraggiare dal fare ricorso, il folle legislatore ha varato negli anni passati. Il diavolo fa le pentole, e pensa di avere fatto bene anche i coperchi, ma noi glieli facciamo saltare. Tutti i dipendenti della Scuola sospesi hanno, pertanto, diritto di ottenere sia gli arretrati, sia gli emolumenti non percepiti, sia il trattamento pensionistico, integralmente». https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7641
    9m 43s
  • Condannato a 4 anni per aver ferito il ladro albanese che voleva entrargli in casa

    20 DEC 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7636 CONDANNATO A 4 ANNI PER AVER FERITO IL LADRO ALBANESE CHE VOLEVA ENTRARGLI IN CASA di Matteo Milanesi Era il 22 luglio 2013, quando un macellaio di Padova, Walter Onichini, imbracciò il proprio fucile e ferì uno dei tre ladri che aveva cercato di entrare nella sua abitazione. Otto anni dopo, nel 2021, è stato condannato per tentato omicidio e condannato in definitiva a quattro anni di reclusione, contro i 3 anni e 8 mesi del ladro di origini albanesi, Elson Ndreca, che però non ha mai scontato in quanto irreperibile. Ebbene, dopo 19 mesi di detenzioni, ad Onichini è stato concesso l'affidamento in prova ai servizi sociali, senza poter uscire da casa dalle 22 alle 6 del mattino e rimanendo sempre all'interno dei confini del Veneto. Poco dopo la sua condanna a quattro anni, fu l'allora moglie del macellaio, attraverso l'avvocato Ernesto De Toni, a presentare domanda di grazia dal Presidente della Repubblica al magistrato di sorveglianza. Da qui, inizia un secondo calvario per Onichini. La richiesta venne inviata al Ministero della Giustizia solo il 24 agosto 2022 e, dopo quasi due anni, è arrivato il rigetto da parte di Sergio Mattarella. Insomma, il macellaio ha dovuto sopportare un altro libro di 24 mesi a causa dei ritardi della giustizia, come affermato dal legale De Toni. La richiesta di grazia, infatti, è rimasta ferma presso la procedura di Padova per ben 9 mesi, prima di essere trasmessa al Ministero della Giustizia a Roma. L'avvocato di Onichini continua a sottolineare la "palese disuguaglianza di trattamento per due persone che avevano entrambe commesso dei reati per i quali sono stati condannati", ma una dopo 9 anni dai fatti è finita in carcere solo per 16 mesi. L'altro ladro, pregiudicato ed immigrato irregolare, è stato espulso dall'Italia e condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione, senza però aver mai fatto un giorno in carcere. Da qui, un'ulteriore beffa. Elson Ndreca si era costituito parte civile nel processo a Onichini, ottenendo un risarcimento danni di 24.500 euro, a cui si affiancano i 20.000 euro (15.000 di risarcimento danni e 5.000 per le spese processuali) che l'albanese - se sarà rintracciato - dovrà destinare al macellaio condannato.
    2m 55s
  • Anche le donne sono violente (ma fanno meno notizia)

    20 DEC 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7634 ANCHE LE DONNE SONO VIOLENTE (MA FANNO MENO NOTIZIA) di Raffaella Frullone Il volto di Laura Ziliani ieri era soltanto sulla prima pagina del Messaggero. Anche lei è una donna a cui è stata tolta la vita, anche lei è stata uccisa, ma gli altri quotidiani non hanno dato spazio alla sua foto in prima, hanno trattato la sua vicenda semplicemente nelle pagine interne, dedicate alla cronaca. Come si è sempre fatto, va detto. Era un ex vigilessa, Laura, viveva nel bresciano, a Temù, dove cresceva le sue tre figlie da sola dopo la morte prematura del marito avvenuta nel 2012. Anche lei, come Giulia Cecchettin, è scomparsa da casa, era l'8 maggio del 2021, la festa della mamma. Due delle sue figlie, Silvia e Paola, la maggiore e la minore, allertano le forze dell'ordine, sostengono che la madre sia uscita per un'escursione e si dicono preoccupate. Si mette in moto la macchina delle ricerche mentre le due ragazze si prodigano in messaggi televisivi e interviste. Anche lei, come Giulia, viene ritrovata cadavere, due mesi dopo. Anche lei è morta per mano di chi diceva di amarla: le sue figlie. Due giorni fa infatti la Corte d'Assise di Brescia ha condannato all'ergastolo Silvia e Paola Zani, così come anche Mirto Milani, fidanzato della prima e amante della seconda. I tre sono accusati di omicidio volontario. La vittima fu prima stordita con benzodiazepine e poi soffocata e il cadavere venne sepolto vicino al fiume Oglio nel paese dell'Alta Vallecamonica. I tre hanno confessato in carcere. Di donna le mani che hanno ucciso, due figlie hanno strappato la vita alla madre. Niente "patriarcato" da incolpare, e forse per questo questa vita interessa meno, questa morte interessa meno. Non rientra nello schema del momento, quella del maschio colpevole "in quanto uomo". Sempre due giorni fa il tribunale di Monza ha condannato a sedici anni e cinque mesi Tiziana Morandi, in arte "la mantide della Brianza", colpevole di aver circuito e narcotizzato 9 uomini tra i 27 e gli 83 anni. Secondo l'accusa, la 48enne agganciava le sue vittime sui social media, li invitava a bere un drink poi versava loro gocce di benzodiazepine per narcotizzarle e derubarle. Sotto l'effetto delle droghe una delle vittime ha anche causato un incidente stradale. Tra i vari capi d'accusa dovrà rispondere di lesioni, rapina, indebito utilizzo di carte di credito, violazione della legge sugli stupefacenti. In questi casi la violenza è donna. E guardacaso non si guadagna fiumi di colate di piombo nelle prime pagine, non ci sono trasmissioni televisive per queste vittime, non ci sono hashtag, piazze reali, piazze virtuali. Anzi. Tiene ancora banco il caso Cecchettin-Turetta. Sotto i riflettori ora c'è il fatto che Filippo Turetta "andava dallo psicologo", come se fosse un indizio di colpevolezza, e anche che si era espresso sulle bevande da preparare per festa di laurea - mai avvenuta - di Giulia. E poi ancora riflettori accesi su Gino Cecchettin, che anche grazie a questa attenzione ininterrotta ha deciso di prendere una pausa dal lavoro e pensare ad un impegno civico incentrato, ovviamente, sulla lotta ai femminicidi e alla rieducazione del maschio. Forse se dessimo lo stesso spazio anche agli uomini vittime, e alle donne carnefici, lui stesso si renderebbe conto che non è una questione di genere, e nemmeno di patriarcato, ma solo di peccato.
    4m 34s
  • Violenza contro le donne: da dove tutto è cominciato

    28 NOV 2023 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7611 VIOLENZA CONTRO LE DONNE: DA DOVE TUTTO E' COMINCIATO di Lorenza Formicola Vi ricordate quando Angela Finocchiaro nel 2018, a La Tv delle ragazze, condotto su Raitre da Serena Dandini, disse: "gli uomini sono tutti pezzi di m..."? La comica era in veste di fatina davanti ad un gruppo di bambine disposte a semicerchio. E, allora, una di loro, nella sua innocenza, le chiese: "Anche il mio papà?". La Finocchiaro rispose: "Soprattutto tuo papà!". Immaginate adesso che cosa sarebbe successo se alla tv dei ragazzi, un noto attore avesse detto lo stesso delle donne, soprattutto la mamma di uno di loro. Quale sarebbe stata la reazione? Dopo cinque anni siamo a Se domani non torno, distruggi tutto: guerriglia contro il patriarcato a reti unificate. Ecco, allora, quest'anno, che una ricorrenza come quella della Giornata internazionale della violenza sulle donne, istituita dall'Onu nel dicembre del 1999, assume una valenza, se vogliamo, ancora più corposa. Se dobbiamo parlare di violenza contro le donne, parliamone. VIOLENZA CONTRO LE DONNE È... E ricordiamo, allora, della lapidazione e infibulazione ai danni solo delle donne nei paesi islamici. Ricordiamo la violenza contro le bambine che non si fanno nascere, solo perché femmine. La banalizzazione dell'aborto, è essa stessa violenza. La Cina e l'India ne hanno approfittato più di tutti. E diciamolo che non è stata solo un'imposizione del maschile, ma anche una conquista femminile: laggiù nessuna vuole diventare madre di una femmina. La politica cinese del figlio unico ha avuto come risultato che, all'appello, oggi manchino - secondo gli ultimi dati a disposizione (2012) -, 45 milioni di bambine in Cina, oltre i 39,1 in India, 4,9 in Pakistan, 2,7 in Bangladesh, 5,5 nell'Africa sub-sahariana e 1,3 in Egitto. Quindi cento milioni di bambine. Solo perché donne. Ma è un diritto, dicono. Violenza contro le donne è il misero congedo di maternità: dopo cinque mesi il bambino ha ancora un disperato bisogno solo della mamma. Violenza contro le donne è la tassazione violenta che impedisce di diventare madri o ne rimanda l'eventualità. È la pensione che arriva tardissimo o non arriva mai. È essere costrette a fare lavori da uomini. E fingere che sia normale e facile. Violenza è il velo islamico insieme alle campagne della Commissione Ue che lo difendono. Violenza contro le donne è l'utero in affitto: legalizzare la compravendita della fame più disperata per prendere quel ventre, i suoi ovuli e il suo dolore è una cosa a cui una donna sana si sottometterebbe mai. Ammenoché quei soldi non servano per sopravvivere: quale violenza fisica e psicologica! Violenza contro le donne è quella dei fatti di Rotherham. La cittadina inglese dove almeno 1400 ragazzine minorenni e bambine sono state aggredite e violentate sessualmente da maschi islamici perché bianche. Per sedici anni i fatti vennero taciuti da istituzioni negligenti e timorose di essere accusate di razzismo e islamofobia. Come per loro stessa ammissione. Ma quelle vittime non meritarono nessuna copertura, neanche postuma, a reti unificate. Forse quella cultura, a differenza della occidentale, non può essere messa in discussione. Violenza contro le donne è vedere alle tante manifestazioni di "Non una di meno", in questi anni, la caricatura volgare, perversa e crudele della Vergine Maria. Si può non credere in Maria Santissima, ma Ella resta una donna che è un personaggio storico con un figlio torturato e condannato a morire crocifisso. Fa riflettere che il bersaglio di una manifestazione per le donne, e a loro difesa, sia una particolarmente pia e innocua. Persino vergine. Violenza contro le donne è la pornografia. Violenza sono le quote rosa. Perché su queste violenze contro le donne, puntualmente, si glissa? E, soprattutto, come si è arrivati a tutto questo? QUANDO IL CATTOLICESIMO È STATO CANCELLATO La verità è che le cose hanno cominciato a precipitare quando il cattolicesimo è stato cancellato. C'è stato un tempo in cui la civiltà ruotava intorno alle donne e alla loro possibilità di dare la vita e al diritto di proteggerla. Con il cattolicesimo, infatti, arriva la vera "emancipazione". E cambia per sempre il destino delle donne. Cristo sconvolge tutto e dà alla donna la dignità di persona, oltre che un ruolo nella società. Con il cattolicesimo assumono una funzione speciale anche le vedove. Ed è nel Medioevo cristiano la donna sarà domina e regina. Sa leggere e scrivere, e come oggi, lo fa già più degli uomini. Studia all'università di medicina, è librorum custodia, padrona di casa e centro della società. È la società cattolica medievale, che ha prodotto, solo per fare qualche nome, santa Caterina da Siena, che, figlia di contadini, diventa consigliera di principi e papi che osa anche redarguire e dai quali riceve rispetto e ascolto, al punto da essere proclamata dottore della Chiesa; santa Giovanna d'Arco che a 17 anni guida un esercito; o, ancora, santa Ildegarda di Bingen, dottore della Chiesa, che, all'inizio XII secolo scrive, studia la natura e compone musica, è linguista ed anche consigliera politica. Donne a capo di governo? L'"epoca buia" ha partorito le imperatrici bizantine Irene e Teodora, Melisenda di Gerusalemme e Costanza d'Altavilla. Nell'antica Roma, la donna non aveva alcun diritto. Non svolgeva alcun ruolo ufficiale nella vita politica, né amministrativa. La donna greca era già confinata nel gineceo, come oggi nelle civiltà islamiche: murata viva nell'harem. Nei suoi numerosi libri, Régine Pernoud, uno degli storici più preparati e fecondi sul Medioevo, racconta di una donna inserita, con documenti che lo attestano, attivamente nella vita economica e dei 65 mestieri già riservati esclusivamente ad essa contro gli 81 degli uomini. Le donne partecipano alle assemblee e votano come negli Stati Generali del 1308. Poi è arrivato l'illuminismo e la Rivoluzione Francese e con essi la "liberazione" della donna: di nuovo ha dovuto chiedere che davanti alla legge le venisse riconosciuto lo status di persona. Quello che le aveva già dato Cristo. Poi è arrivata l'ideologia sessantottina con la sua promessa di liberazione per legge. Di nuovo. Il risultato è stato una sessualità femminile usa e getta. Oggi la donna, non è più protetta da leggi morali, ma ridotta a mero oggetto sessuale. Così come l'uomo. Ma prima ancora del '68, c'è stata la protestantizzazione della società, che resiste ancora oggi. La protestantizzazione ha dato ad ogni aspetto della vita, finanche all'economia, quel carattere soggettivistico che la fa diventare un'espressione della singolarità individuale dell'uomo, soprattutto delle sue esigenze psicologiche e affettive. In campo morale non c'è più la verità oggettiva, ma il soggetto con le sue molte e contraddittorie necessità. Leggi: cancellare le differenze per un gioco di supremazia dell'uno sull'altro. Sarà, allora, che la violenza sulle donne è arrivata quando dalla società è stato cancellato il cattolicesimo? E sarà che, forse, ha ragione il parroco del paesino dove è andata in scena l'ultima tragedia. «Un parere?», gli ha chiesto il cronista, «Leggete "I fratelli Karamazov" e guardate alla Croce».
    8m 4s
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