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Tommaso Scandroglio - BastaBugie.it

  • Dignitas infinita, documento superficiale e qualche errore grave

    9 APR 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7753 DIGNITAS INFINITA, DOCUMENTO SUPERFICIALE E QUALCHE ERRORE GRAVE di Tommaso Scandroglio È stata pubblicata ieri la Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede Dignitas infinita, sulla dignità della persona umana. Un documento nato dopo l'elaborazione di ben cinque bozze prodotte nel corso degli ultimi cinque anni. L'impostazione di fondo, di carattere metafisico, è in linea di massima corretta ma, visto il valore del documento, necessitava di maggior approfondimento, ad esempio trattando del concetto di persona in relazione alle tre persone della Santissima Trinità - perché è da lì che deriva in ultima istanza la preziosità di ogni persona - per poi mettere in risalto che la preziosità intrinseca dell'uomo discende in seconda battuta dalla particolare natura della sua forma attualizzata, cioè dalla sua razionalità (nel documento c'è solo un rapidissimo cenno a questo snodo concettuale). È la qualità di tale natura che fa sì che l'uomo sia intrinsecamente prezioso e dunque meriti l'appellativo di persona, che è come una sorta di titolo per indicare una dignità elevatissima. Persona è dunque nomen dignitatis. Tommaso d'Aquino sul punto così si esprime: «Tra tutte le altre sostanze, gli individui di natura ragionevole hanno un nome speciale. E questo nome è persona» (Summa Theologiae, I, q. 29, a. 1 c.). Seppur nella correttezza dell'impianto, ma non di tutte le singole argomentazioni articolate, si denota allora poca profondità di analisi, cifra comunque caratteristica di tutto il presente pontificato. PASSAGGI AMBIGUI, DISCUTIBILI, ERRATI Accanto a passaggi condivisibili di questa Dichiarazione, firmata dal prefetto Victor Fernández e approvata da papa Francesco, ve ne sono altri ambigui, altri discutibili e altri infine errati. In relazione ai passaggi ambigui - tralasciando per motivi di spazio la definizione proposta di "natura umana" - ci fermiamo al punto n. 1 dove si afferma il primato della persona umana, così come già in precedenza asserito in Laudate Deum di Francesco (n. 39). Questo è vero sul piano naturale, ma non su quello soprannaturale. Infatti il primato spetta sempre a Dio. Da un documento che, giustamente, fonda la dignità umana sul fatto di essere stati creati ad immagine di Dio, il mancato riferimento al primato trascendente è un'omissione rilevante. In merito ai passaggi discutibili e in modo telegrafico: «Tale dignità ontologica - si legge nel documento - nella sua manifestazione privilegiata attraverso il libero agire umano, è stata poi messa in risalto soprattutto dall'umanesimo cristiano del Rinascimento» (n. 13). L'umanesimo, anche quello coraggiosamente definito cristiano, è stato antropocentrico e non teocentrico. Parimenti critica la seguente disinvolta affermazione: «è evidente che la storia dell'umanità mostra un progresso nella comprensione della dignità e della libertà delle persone» (n. 32). Siamo certi che a molti appaia evidente il contrario. Una scelta discutibile è poi l'elenco proposto di condotte o fenomeni contrari alla dignità della persona, elenco sbilanciato sulle questioni proprie della giustizia sociale: povertà, guerra, migranti, tratta delle persone, abusi sessuali, violenze contro le donne, femminicidio, aborto, maternità surrogata, eutanasia e suicidio assistito, lo scarto dei diversamente abili, teoria del gender, cambio di sesso, violenza digitale (in tale ordine nel documento). Tutte condotte o fenomeni sicuramente censurabili, ma, nonostante le rassicurazioni che l'elenco non fosse esaustivo (cfr. Presentazione), spiccano per la loro assenza, ad esempio, il divorzio, la contraccezione, la fecondazione artificiale, la sperimentazione sugli embrioni, l'ambientalismo. Sarebbe stato poi più proficuo partire dal Decalogo per stilare simile elenco. GLI ERRORI PIÙ EVIDENTI Veniamo agli errori, perlomeno a quelli che ci paiono più evidenti. Il primo è proprio nel titolo: Dignitas infinita. La dignità della persona umana non è infinita (cfr. n. 1) perché il suo essere non è infinito. Solo la dignità di Dio è infinita perché ente infinito. La nostra creaturalità comporta una preziosità intrinseca limitata, finita, ma nello stesso tempo incommensurabile, ossia immensa, e assoluta, cioè non sottoposta a condizioni, come correttamente più volte si sottolinea nel testo (nello stesso errore era caduto Giovanni Paolo II, citato nel documento). Secondo errore: al n. 28 si cita nuovamente la Laudate Deum: «La vita umana è incomprensibile e insostenibile senza le altre creature» (n. 67) Eppure la Dichiarazione per ben 15 volte e assai opportunamente ripete che la dignità umana è tale al di là di ogni circostanza. Ora invece la dignità umana parrebbe discendere dalle altre creature: non più dignità assoluta, ma relativa, in relazione a piante e animali. Il classico obolo dovuto all'ambientalismo. Sul terzo errore - la pena di morte contrasta con la dignità umana (cfr. n. 34) - rimandiamo all'articolo in nota. Soffermiamoci infine sul paragrafo dedicato alla teoria del gender. Ora, tale teoria comprende, tra gli altri aspetti, un giudizio positivo sull'omosessualità e sulla transessualità. Su questo secondo aspetto la Dichiarazione dedica un apposito paragrafo assumendo un giusto approccio critico. Dunque, ci si aspettava che il paragrafo "Teoria del gender" trattasse dell'omosessualità. Questo è vero nella parte iniziale dello stesso, ma poi le riflessioni che esso articola paiono più consone al transessualismo, e solo vagamente riconducibili all'omosessualità. Ciò detto, appare evidente che manchi una condanna esplicita e motivata dell'omosessualità, rifugiandosi in vaghi cenni relativi alla differenza sessuale tra uomo e donna. Non poteva che essere così dopo la pubblicazione di Fiducia supplicans che benedice l'omosessualità. LA TEORIA DEL GENDER Dicevamo della parte iniziale del paragrafo "Teoria del gender" che è dedicata all'omosessualità. In essa correttamente si cita il Catechismo della Chiesa Cattolica laddove questo afferma che occorre accogliere la persona omosessuale (cfr. n. 2358), ma non si cita lo stesso quando censura sia l'omosessualità che le condotte omosessuali. Non solo, ma, subito dopo questa citazione, la Dichiarazione così prosegue: «Per questa ragione va denunciato come contrario alla dignità umana il fatto che in alcuni luoghi non poche persone vengano incarcerate, torturate e perfino private del bene della vita unicamente per il proprio orientamento sessuale» (n. 55). Parrebbe che l'accoglienza della persona omosessuale comporti l'esclusione del divieto per legge delle condotte omosessuali. Sanzionare le condotte omosessuali sarebbe allora un malum in se. Ecco dunque la domanda di fondo: è moralmente lecito sanzionare le condotte omosessuali? Risposta che sappiamo essere urticante per molti: sì, ma non sempre. Procediamo con ordine. Qual è il criterio a cui riferirsi per decidere quando è giusto sanzionare una certa condotta? Il bene comune. Nel caso dei divieti, occorre vietare quelle condotte che sono gravemente lesive del bene comune. Le condotte omosessuali sono potenzialmente lesive del bene comune per più motivi. In primis perché l'omosessualità contraddice in radice e nel profondo la natura umana, dunque la sua dignità. È un disordine violentissimo della persona che non può che ripercuotersi all'esterno quando si fa condotta, relazione, riverberandosi negativamente in quell'ordo sociale la cui tutela è il primo compito del governante. L'omosessualità praticata porta alla corruzione del pensiero e dei costumi, ad esempio nella sfera dei comportamenti sessuali, anche tra gli eterosessuali, nell'educazione quando si insegna l'affettività, etc. Pensiamo poi agli effetti negativi che abbiamo dovuto registrare in ambito familiare laddove sono state legittimate le unioni civili o i "matrimoni" gay, tra cui soprattutto la cosiddetta omogenitorialità. Poniamo mente inoltre all'ambito procreativo, laddove l'omosessualità ha incentivato pratiche come la fecondazione eterologa, l'utero in affitto e ha fomentato una cultura anti-vita, perché l'omosessualità è per sua struttura intima una condizione infeconda. Nota di BastaBugie: Luisella Scrosati nell'articolo seguente dal titolo "Pena di morte, la contraddizione spacciata per sviluppo" parla Dopo Fiducia supplicans un altro dietrofront sull'insegnamento costante della Chiesa che considera il diritto alla vita inviolabile, ma per l'innocente. E un cambiamento tira l'altro. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 9 aprile 2024: «Una dignità infinita, inalienabilmente fondata nel suo stesso essere, spetta a ciascuna persona umana, al di là di ogni circostanza e in qualunque stato o situazione si trovi» (n. 1). Questo l'incipit della nuova Dichiarazione del Dicastero per la Dottrina della Fede, Dignitas infinita. Un sostantivo e un aggettivo che, accostati, possono riferirsi solo alle tre Persone divine, ma che invece incautamente nella Dichiarazione vengono a caratterizzare la persona umana. Creatura e finitezza si richiamano ontologicamente: una dignità sublime, fatta per l'Infinito, come quella umana, è pur sempre una dignità creata, che ha avuto un inizio e che si esplica in un'essenza, che indica appunto, sempre delimitazione. Invece, la Dichiarazione ci racconta, senza troppa pena di argomentazione, che l'infinita dignità dell'uomo sarebbe addirittura «pienamente riconoscibile anche dalla sola ragione» e confermata dalla Chiesa. Dove, come e quando non è dato saperlo: marchio inconfondibile di ogni "creazione tuchana". Un'affermazione dunque gratuita ed errata, ricevibile solo qualora il senso dell'aggettivo intende essere iperbolico. Ma c
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  • Benedizioni coppie gay, atti malvagi che il sacerdote deve negare

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7708 BENEDIZIONI COPPIE GAY, ATTI MALVAGI CHE IL SACERDOTE DEVE NEGARE di Tommaso Scandroglio Il bravo sacerdote che sa che è errato impartire una benedizione alle coppie irregolari o omosessuali come si deve comportare qualora il suo superiore - parroco, vescovo, superiore religioso - gli comandasse invece di impartirla? Non dovrebbe comunque obbedire, perché benedire una coppia irregolare o omosessuale è un'azione intrinsecamente malvagia. Insegna Giovanni Paolo II: «Esistono atti che, per se stessi e in se stessi, indipendentemente dalle circostanze, sono sempre gravemente illeciti, in ragione del loro oggetto» (Reconciliatio et paenitentia, 17). Da qui la conclusione: «Una volta riconosciuta in concreto la specie morale di un'azione proibita da una regola universale, il solo atto moralmente buono è quello di obbedire alla legge morale e di astenersi dall'azione che essa proibisce». (Veritatis splendor, n. 67). Ma come si può provare che benedire una coppia irregolare o omosessuale sia un atto intrinsecamente malvagio? In merito ad entrambi i casi richiamiamo ancora Veritatis splendor: «Insegnando l'esistenza di atti intrinsecamente cattivi, la Chiesa accoglie la dottrina della Sacra Scrittura. L'apostolo Paolo afferma in modo categorico: "Non illudetevi: né immorali, né idolatri, né adulteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il Regno di Dio" (1 Cor 6,9-10)» (81). Appare evidente che se la fornicazione e la sodomia sono condotte intrinsecamente cattive non posso benedirle, ossia dire bene di ciò che è male: sarebbe una contraddizione in termini sul piano logico e, sul piano morale, sarebbe intrinsecamente iniquo rendere moralmente lecito ciò che non lo è, giustificare l'ingiustificabile, approvare l'ingiustizia. È un sofisma affermare che la benedizione non giustifica o non qualifica in modo positivo o non approva la relazione che si va a benedire. Sarebbe un gioco di parole per occultare una verità lapalissiana: la benedizione si dà solo a ciò che è ordinabile a Dio perché solo tale realtà merita una benedizione. NON È LECITO COMPIERE IL MALE PERCHÉ NE DERIVI UN BENE Lo stesso documento Fiducia supplicans lo conferma: «Le benedizioni [...] sono ordinate alla lode di Dio, [...] "le formule di benedizione hanno soprattutto lo scopo di rendere gloria a Dio per i suoi doni"» (10) e in riferimento a chi vive un rapporto di coppia irregolare o omosessuale afferma che costui «vive in situazioni non ordinate al disegno del Creatore» (28). Ecco perché il Responsum della Congregazione per la Dottrina della Fede del 2021 chiudeva la questione così: «Dichiara illecita ogni forma di benedizione che tenda a riconoscere le loro unioni. In questo caso, infatti, la benedizione manifesterebbe l'intenzione non di affidare alla protezione e all'aiuto di Dio alcune singole persone [...] ma di approvare e incoraggiare una scelta ed una prassi di vita che non possono essere riconosciute come oggettivamente ordinate ai disegni rivelati di Dio». Dunque, il bravo sacerdote non potrà che rifiutarsi di benedire coppie irregolari o gay anche se il suo superiore glielo comanda e anche nel caso in cui perdesse il posto e fosse mandato in esilio. «Non è lecito compiere il male perché ne derivi un bene», insegna il Catechismo (n. 1756). Con Fiducia supplicans si è aperto ufficialmente il tempo del martirio, dove i persecutori sono persone ordinate che agiscono a danno di altre persone ordinate. Ciò detto, il bravo sacerdote, oltre a rifiutarsi di benedire, deve essere anche evangelicamente furbo. Ossia, tra gli altri stratagemmi per salvare la dottrina e insieme a questa, se possibile, la propria pellaccia, deve comunicare quelle motivazioni, buone in sé, che alle orecchie del proprio superiore appaiono persuasive, sebbene non siano quelle fondamentali per rifiutarsi di benedire. Un caso esemplare è quello del documento Nessuna benedizione per le coppie omosessuali nelle Chiese africane firmato dal cardinale Fridolin Ambongo, in qualità di presidente del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar e approvato dal Papa e dal cardinal Fernández. Nel documento possiamo leggere: «Le conferenze episcopali preferiscono generalmente [...] non offrire benedizioni a coppie dello stesso sesso». Per quale motivo? Il cardinal Ambongo indica una coppia di motivazioni. La prima è quella fondante, la vera motivazione: l'omosessualità è contraria alla Rivelazione e al Magistero e dunque è impossibile benedire le relazioni omosessuali. Richiamiamo qualche passaggio: «Il costante insegnamento della Chiesa descrive gli atti omosessuali come "intrinsecamente disordinati". [Si cita] Lv 18,22-23 dove l'omosessualità è esplicitamente proibita e considerata un abominio. [...] San Paolo, nella Lettera ai Romani, condanna quelli che chiama rapporti innaturali (cf. Rm 1,26-33) o costumi vergognosi (cf. 1Cor 6,9-10)». GIUSTA ASTUZIA Dopo aver richiamato le vere ragioni per cui negare queste benedizioni, ecco che, con giusta astuzia, si propongono altre motivazioni che - si sa - sono ben accette a Roma, motivazioni non dottrinali, ma puramente sociali: «Oltre a queste ragioni bibliche, il contesto culturale africano, profondamente radicato nei valori della legge naturale sul matrimonio e sulla famiglia, complica ulteriormente l'accettazione delle unioni di persone dello stesso sesso, in quanto viste come contraddittorie con le norme culturali e intrinsecamente corrotte. [Queste benedizioni] non possono essere realizzate in Africa senza esporsi a scandali. [...] Sarebbero in diretta contraddizione con l'ethos culturale delle comunità africane». Queste motivazioni sociali, come la Bussola ha già spiegato, non possono rappresentare la giustificazione ultima per vietare le benedizioni gay - se il contesto culturale africano mutasse si potrebbero allora benedire le coppie gay? - ma sono quelle più convincenti per papa Francesco e il cardinal Fernández. Buttarla sul piano della cultura africana è stato vincente perché, nell'approccio pastorale proposto dall'attuale Magistero, il buon selvaggio di Rousseau ha sempre ragione, è custode di tradizioni e costumi intoccabili, come le vicende del Sinodo per l'Amazzonia e della Pachamama hanno illustrato bene. E infatti cosa ha risposto papa Francesco a loro, risposta contenuta nel documento di Ambongo? «Sua santità papa Francesco, ferocemente contrario a qualsiasi forma di colonizzazione culturale in Africa...», a conferma di aver premuto il tasto giusto. I vescovi africani dovevano portare a casa un risultato, non dovevano tenere una lezione di dottrina, pur non dovendo tradirla ovviamente. Così dovrebbe fare anche il nostro bravo sacerdote in veste di negoziatore che vuole liberare la pastorale dalle mani di alcuni sequestratori. Richiami la dottrina del Magistero e accanto a questo faccia appello alla sensibilità dei fedeli, al pericolo di scandalo, alle tradizioni locali, al parere dei suoi fedeli, etc. E soprattutto faccia appello al buon Dio perché illumini il suo superiore.
    8m 24s
  • Immortalità artificiale: un avatar al posto del caro estinto

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7707 IMMORTALITA' ARTIFICIALE: UN AVATAR AL POSTO DEL CARO ESTINTO di Tommaso Scandroglio La preghiera per creare un ponte tra i viventi e i cari estinti? Roba vecchia di quando non c'era la tecnologia attuale. Oggi ci pensa l'Intelligenza Artificiale a permettere di interloquire con il de cuius. Eternal You, un documentario presentato al Sundance Film Festival, ha indagato le nuove potenzialità dell'Intelligenza Artificiale in relazione alla creazione di avatar il più possibile simili al padre, alla nonna o al marito che non c'è più al fine di poterli vedere e parlare ancora con loro. Il defunto torna in vita con il suo viso e la sua voce, dedotta da video o registrazioni, con i suoi aspetti caratteriali, tramite il ricordo degli amici e parenti, e con la sua forma mentis, grazie all'analisi dei suoi scritti. E così abbiamo il caso della signora Jang Ji Sung, mamma sudcoreana, che ha voluto parlare con l'avatar della figlia Nayeon, morta a sette anni. Oppure Josh il quale, grazie alla startup Project December, può chattare con la sua ragazza del liceo scomparsa prematuramente. L'inventore della startup, Jason Rohrer, ha - tanto per rimanere in tema - seppellito la sua coscienza sotto la prospettiva di lauti guadagni e così risponde alle critiche: «Non è mia responsabilità fermare questa tecnologia perché alle persone potrebbero non piacere le risposte che dà». L'INSANO DESIDERIO DI PARLARE CON I MORTI In tutti noi c'è il desiderio di continuare a parlare con i nostri cari che non ci sono più. Lo possiamo fare? Sì è lecito. I nostri pensieri rivolti a loro giungeranno a questi ultimi? Se Dio lo permette, accadrà. E loro possono mettersi in contatto con noi? L'evocazione dei morti così come l'avvalersi di medium sono pratiche vietate dalla Chiesa (cfr. CCC nn. 2116-2117) anche perché spesso queste pratiche sono varchi dove possono passare forze demoniache. La Chiesa in merito alle anime defunte ci dice solo una cosa: di pregare e offrire sacrifici per loro. Ci consiglia la cosa migliore: far del bene a loro. Ciò non toglie che quelli che stanno là, per permissione divina, possano a volte farsi presenti tra quelli che stanno qui. C'è un caso famoso presente nei Vangeli: quando Gesù si trasfigurò sul Monte Tabor, Mosè ed Elia apparvero anche a Pietro, Giacomo e Giovanni e iniziarono a parlare con Gesù (cfr. Mt 17, 1-9). Oltre a questo, ma non è materia di fede, molti sono i santi che hanno avuto colloqui con le anime defunte. Ma tutto questo sempre per volontà di Dio. Oggi invece abbiamo inventato l'Intelligenza Artificiale che è diventata il nuovo medium per fare una videochiamata nell'Aldilà e per far tornare in vita chi è già nell'eternità. Da una parte questa esigenza parossistica di voler vedere e sentire il proprio caro è sintomo quasi certo che la persona non ha elaborato il lutto, non ha accettato con serenità la morte dell'amato. Lo vuole con sé costi quel che costi. Il rifiuto della morte è certificato dall'accettazione della farsa, perché la madre che vuole parlare con la figlia defunta sa perfettamente che quella che vede e sente non è sua figlia, ma una ricostruzione di un computer. È l'ipertrofia del virtuale che mima il reale, che falsifica gli affetti, che rende artefatte le emozioni, che illude come potrebbe fare qualsiasi altra droga capace di far accedere a paradisi artificiali. Qui di artificiale c'è una pseudo intelligenza che ci vuole portare in un surrogato di paradiso. Meglio quindi una finzione consolante che una realtà desolante. LA TECNOLOGIA POSTUMANA L'estinto che resuscita in forma di avatar è l'ultima frontiera della tecnologia postumana che vorrebbe spingersi al di là della vita per connettersi con il regno dei morti e così eternare qui sulla Terra ciò che invece è transeunte. È una sorta di immortalità offerta a tutti: poter vivere per sempre tramite non un alter-ego digitalizzato, ma tramite il proprio ego digitalizzato. Uno zombie tecnologico. Questa nuova trovata, allora, non spalanca le porte nell'Aldilà, ma le serra nell'Aldiqua perché rende immanente l'assolutamente trascendente come potrebbe essere l'anima che vola in Cielo perché tenta di tradurla in bytes. È una delle tante prove del fatto che oggi l'homo technologicus ha spento per sempre la speranza nella vita eterna ed invece accende sempre più ceri all'altarino della tecnica. Per paradosso l'avatar del nonno morto non ci fa sentire il nonno più vicino a noi, non ci mette in comunicazione con lui, ma fa ripiegare noi e il nostro dolore, la nostra nostalgia, il nostro rammarico, la nostra disperazione su noi stessi, centuplicando così il dolore, la nostalgia, il rammarico e la disperazione. Non solo tutto questo non è dialogo, bensì solipsismo, ma conferma che l'apparenza non ha mai un effetto lenitivo, bensì solo peggiorativo. Questo accade anche perché nell'attuale era decisamente postcristiana non ci si affida più alla comunione dei santi, comunione che esiste anche tra i vivi e i morti (cfr. CCC n. 958), ma alle community social, ad intelligenze non umane, a speranze fatte di silicio. Infine appare tristemente curioso che in quest'affanno di riportare in vita chi non c'è più per parlarci, non parliamo più con Chi è morto, ma ora vive per sempre. L'inginocchiatoio davanti a qualsiasi tabernacolo è infatti quella invenzione tecnologica raffinatissima che permette a ciascuno di noi di colloquiare non con un defunto qualsiasi, ma con Dio in persona. In carne ed ossa senza bisogno di avatar. Nota di BastaBugie: ecco di seguito i brani del Catechismo della Chiesa Cattolica citati nell'articolo. N. 958 - La comunione con i defunti. «La Chiesa di quelli che sono in cammino, riconoscendo benissimo questa comunione di tutto il corpo mistico di Gesù Cristo, fino dai primi tempi della religione cristiana ha coltivato con una grande pietà la memoria dei defunti e, poiché "santo e salutare è il pensiero di pregare per i defunti perché siano assolti dai peccati" (2 Mac 12,46), ha offerto per loro anche i suoi suffragi». La nostra preghiera per loro può non solo aiutarli, ma anche rendere efficace la loro intercessione in nostro favore. N. 2116 - Tutte le forme di divinazione sono da respingere: ricorso a Satana o ai demoni, evocazione dei morti o altre pratiche che a torto si ritiene che «svelino» l'avvenire. La consultazione degli oroscopi, l'astrologia, la chiromanzia, l'interpretazione dei presagi e delle sorti, i fenomeni di veggenza, il ricorso ai medium manifestano una volontà di dominio sul tempo, sulla storia ed infine sugli uomini ed insieme un desiderio di rendersi propizie le potenze nascoste. Sono in contraddizione con l'onore e il rispetto, congiunto a timore amante, che dobbiamo a Dio solo. N. 2117 - Tutte le pratiche di magia e di stregoneria con le quali si pretende di sottomettere le potenze occulte per porle al proprio servizio ed ottenere un potere soprannaturale sul prossimo - fosse anche per procurargli la salute - sono gravemente contrarie alla virtù della religione. Tali pratiche sono ancora più da condannare quando si accompagnano ad una intenzione di nuocere ad altri o quando in esse si ricorre all'intervento dei demoni. Anche portare amuleti è biasimevole. Lo spiritismo spesso implica pratiche divinatorie o magiche. Pure da esso la Chiesa mette in guardia i fedeli. Il ricorso a pratiche mediche dette tradizionali non legittima né l'invocazione di potenze cattive, né lo sfruttamento della credulità altrui.
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  • Un cuore che batte approda in parlamento

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7710 UN CUORE CHE BATTE APPRODA IN PARLAMENTO La proposta obbligherebbe il medico dell'ultima visita prima dell'aborto a far vedere il figlio alla mamma e a farle ascoltare il battito del suo cuore (così molte mamme rinunciano ad uccidere il loro bambino) di Tommaso Scandroglio La proposta di iniziativa popolare Un cuore che batte, dopo aver raccolto 106 mila firme, più del doppio del necessario, approda in Parlamento, alla Camera, e verrà discussa dalle Commissioni riunite di Giustizia e Affari Sociali. Il testo della proposta mira ad aggiungere il seguente comma all'art. 14 della Legge 194: «Il medico che effettua la visita che precede l'interruzione volontaria di gravidanza ai sensi della presente legge è obbligato a far vedere, tramite esami strumentali, alla donna intenzionata ad abortire, il nascituro che porta nel grembo e a farle ascoltare il battito cardiaco dello stesso». La proposta di legge è preceduta da una relazione introduttiva elaborata dalla bioeticista Giulia Bovassi. In essa si appunta che il nascituro «è il grande e silenzioso invisibile» della procedura abortiva e dunque «obiettivo della presente proposta di legge [...] è rendere visibile l'invisibile e dare voce al silenzio, la voce di un battito cardiaco udibile già dalla quinta settimana di gravidanza», andando così a tutelare il diritto alla vita del concepito. Si sottolinea poi che «la proposta di legge agisce sulla presa di coscienza di un dato di fatto: l'evidenza scientifica dell'umanità del concepito, contro ogni tentativo di attribuire a esso una presunta entità altra rispetto all'appartenenza alla specie umana e alla "personeità" [...] Voluto oppure no, un figlio resta tale per natura». Dunque questa proposta di legge rispecchia fedelmente, secondo gli estensori, il principio contenuto nell'art. 1 della 194: la «tutela della vita umana fin dal suo inizio». L'ACCOGLIENZA DEL FIGLIO L'introduzione poi sgombra il campo da un fraintendimento: non si vuole solo potenziare il consenso informato della donna giudicando implicitamente così che qualsiasi sua scelta sia eticamente accettabile, ma lo si vuole potenziare perché lo si orienta verso un solo fine ben specifico: l'accoglienza del figlio. E per superare tutte le sterili polemiche nate in seno al mondo pro life e per rispettare le indicazioni presenti nel n. 73 dell'Evangelium vitae si aggiunge che tutte le realtà promotrici sono nettamente contrarie all'aborto. Successivamente si specifica che le attività richieste al medico non esorbitano da quelle previste dal Codice deontologico bensì sono quelle indicate dallo stesso Codice: il medico, infatti, deve fornire «tutte le informazioni necessarie alla paziente (la madre) in merito alla gravidanza e allo stato di salute e vita del concepito, accertandone la presenza (esame ecografico) e la vitalità (battito cardiaco), come informazioni minime da comunicare in ambito diagnostico, così come accade quando, a parità di condizioni, la gestante si rivolge al medico curante per accertare lo stato di gravidanza e di salute del feto che intende accogliere». Infatti il medico è obbligato ad informare compiutamente la gestante su cosa sia l'aborto affinché il consenso sia realmente informato e libero. Inoltre l'ascolto del battito e la visione del feto configurano «almeno un tentativo per rimuovere le cause che porterebbero all'interruzione» e ciò in ossequio a quanto prescrive proprio l'art. 5 della legge 194. IL CONCEPITO È UN ESSERE UMANO La relazione si chiude argomentando, assai opportunamente, su due temi decisivi: lo statuto biologico del concepito e lo statuto antropologico dello stesso. Sul primo versante l'embriologia non ha più dubbi: il concepito è un organismo umano, è un essere umano. Sul secondo versante, la filosofia realista di impianto metafisico riconosce in quell'essere umano una persona. E dunque un plauso a questa relazione perché da una parte ha messo in luce che la proposta di legge va a soddisfare quegli obblighi previsti dalla stessa Legge 194 e dal Codice deontologico medico e, su altro versante, è andata ad individuare le due scriminanti decisive in tema di aborto: se il nascituro è un essere umano di natura personale non può essere ucciso. Tutte le altre considerazioni appaiono meramente accessorie di fronte a questa realtà e come tali devono fare un passo indietro, non risultando mai risolutive in merito ad un giudizio eticamente positivo sull'aborto. È quasi impossibile che la proposta diventi legge, per evidenti e plurimi motivi politici. Ricordiamo, ad esempio, che nel gennaio del 2023 il Governo a guida Meloni si era impegnato a non modificare in alcun modo la 194. Detto ciò, questa proposta continua ad incassare successi: la mobilitazione di molte associazioni per raccogliere le firme, lo smascheramento in modo ancor più marcato di quelle realtà fintamente cattoliche ma in realtà pro aborto, la riapertura sui media e sui social del tema aborto evitando così che nella coscienza di molti l'aborto sia considerato una pratica archiviata, il risultato sbalorditivo di 106 mila firme, le quali sono la punta dell'iceberg che rivela che sotto il pelo dell'acqua esiste un esteso popolo pro vita, la relazione a questa proposta di legge che ha permesso di far leggere a due Commissioni parlamentari contenuti ormai estinti da qualsiasi dibattito bioetico in seno alla politica. Insomma, anche se la proposta, è il caso di dirlo, verrà abortita, prima di allora avrà già fatto sentire a molti, moltissimi il suo cuore battente e combattente.
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  • Funerale trans, uno scempio da dottrina Fernandez

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7705 FUNERALE TRANS, UNO SCEMPIO DA DOTTRINA FERNANDEZ di Tommaso Scandroglio C'è il Vetus ordo, il Novus ordo e ora il trans ordo. Un rito trans è stato inventato giovedì scorso in occasione dei funerali dell'attivista transessuale, nonché ateo, Cecilia Gentili, per citare il suo nome anagrafico dato che nacque (e rimase) uomo. I funerali si sono svolti nella famosa cattedrale di Saint Patrick a New York. Nonostante il professato ateismo del Gentili, l'organizzatore del funerale, Ceyenne Doroshow (anche lui trans), ha scelto la cattedrale di Saint Patrick perché iconica come il de cuius. Infatti il cinquantaduenne Gentili era personaggio assai famoso sia per i suoi trascorsi di ex prostituta, sia per il suo impegno come attivista Lgbt e come sostenitore dei diritti delle prostitute. Gentili, originario dell'Argentina, immigrò clandestinamente negli States all'età di 26 anni e nel 2009 finì in prigione per possesso di droga. Il funerale si è trasformato in uno spettacolo queer. Canti non certo liturgici sono stati intonati in costumi appariscenti e per soprammercato hanno cambiato il testo dell'Ave Maria in Ave Cecilia. La foto del defunto era impreziosita da un'aureola e tutto intorno al suo viso alcuni termini in spagnolo che significavano "travestito", "puttana", "beata" e "madre", parole che campeggiavano sopra il testo del Salmo 25, mentre alcuni astanti lo invocavano come "madre delle puttane". Il celebrante ovviamente si è riferito al defunto con nomi e pronomi femminili; nelle preghiere dei fedeli c'è stato spazio anche per chiedere l'assistenza divina per gli interventi per il "cambio" di sesso. La cattedrale era poi stipata da una folla variopinta: paillettes, abiti glitterati con colori audaci, un boa di piume composto da banconote da 100 dollari al collo di un presente. Centinaia di transessuali vestiti in modo non solo non consono ad una chiesa, ma non adatto nemmeno ad alcun altro luogo: seni finti quasi al vento, parrucche appariscenti, tacchi vertiginosi. Gentili si era battuto un'intera vita in favore della prostituzione e così i suoi amici lo hanno accontentato e hanno trasformato la cattedrale in un bordello. Uno stupro del sacro che ha provocato una dichiarazione di Enrique Salvo, parroco di Saint Patrick, in cui ha annunciato una Messa di riparazione nella cattedrale stessa. Don Salvo aggiunge che lui sapeva solo che la Messa era per un cattolico. Appare una scusa traballante. Di certo sarà stato fornito il nome del defunto, nome notissimo a New York. Inoltre, ammesso e non concesso che nulla sapesse, si doveva comunque intervenire durante la funzione per bloccare simile carnevalata. IL CODICE DI DIRITTO CANONICO Ma ammettiamo che davvero nulla sapessero, poniamoci questa domanda: è lecito che si possa svolgere un funerale in suffragio di una persona come Gentili? La risposta viene dal Codice di diritto canonico che vieta le esequie ecclesiastiche, tra gli altri soggetti, ai «peccatori manifesti, ai quali non è possibile concedere le esequie senza pubblico scandalo dei fedeli», posto che «prima della morte non diedero alcun segno di pentimento» (Can. 1184). Il canonista Luigi Chiappetta commenta così questo divieto: «Le esequie ecclesiastiche, come ogni azione liturgica [...], sono segno ed espressione di comunione ecclesiale. Non possono pertanto essere concesse a coloro che vivono fuori di questa comunione, tranne che, prima di morire, abbiano dato qualche segno di pentimento» (Il Codice di Diritto canonico. Commento giuridico pastorale, Ed. Dehoniane, vol. II, p. 449). Sarebbe contraddittorio accogliere nella Chiesa chi fino all'ultimo l'ha combattuta. Inoltre violerebbe la libertà di costui che nulla voleva a che fare con la Chiesa. Sarebbe come costringere un vegano ad ingurgitare carne. Il rifiuto di Gentili verso la dottrina della Chiesa è plurimo: sostenitore della prostituzione, del transessualismo e addirittura ateo. Dato che non abbiamo avuto notizia di un suo ultimo ravvedimento non sarebbe stato lecito svolgere esequie ecclesiali per una persona che scientemente ha rifiutato la misericordia di Dio dal momento che non c'è stato pentimento. Poi può essere che in punto di morte si sia pure ravveduto, ma alle autorità ecclesiastiche non era dato saperlo e non si può presumerlo permettendo le esequie perché in tal modo passerebbe il messaggio che la Chiesa benedice la prostituzione, il transessualismo e persino, in un cortocircuito evidente, l'ateismo. È questione di elementare coerenza. Inoltre, anche se il ravvedimento ci fosse stato e fosse noto, tali esequie, come è successo in questo caso, causerebbero grave scandalo nei credenti e dunque, come ricordato sopra, dovrebbero essere comunque vietate (cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, Decreto 20 settembre 1973). Però il divieto prescritto dal canone prima ricordato è minacciato, più che dai diversi drag queen che hanno invaso Saint Patrick, dal cardinal Victor Fernández, prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede. Due sono le minacce venute da lui. La prima consiste nella risposta che Fernández ha dato nel novembre scorso al vescovo di Santo Amaro (Brasile), mons. José Negri, in merito a diverse questioni riguardanti anche il battesimo alle persone transessuali e la partecipazione di queste ultime in qualità di padrini o madrine al battesimo. Fernández ha permesso sia l'uno che l'altra. IL TRANSESSUALISMO È CONTRARIO ALLA MORALE E ALLA RIVELAZIONE Ma, come ha ricordato Luisella Scrosati da queste stesse colonne, il battesimo per gli adulti può essere concesso solo se si decide di rompere con il peccato e il ruolo di padrino e di madrina può essere assunto solo se è certo che il candidato «conduca una vita conforme alla fede e all'incarico che assume» (can. 874 - §1). Non solo, ma la Congregazione per la Dottrina della Fede nel 2015 bocciò esplicitamente l'ipotesi che un transessuale potesse assumere il ruolo di padrino: «Lo stesso comportamento transessuale rivela pubblicamente un atteggiamento contrario all'esigenza morale di risolvere il proprio problema di identità sessuale secondo la verità del proprio sesso. Pertanto è evidente che questa persona non ha il requisito di condurre una vita secondo la fede e l'incarico di padrino (CIC, can 874 §1.3), e non può quindi essere ammessa all'incarico di madrina o padrino». Il transessualismo è contrario alla morale naturale e, necessariamente, alla Rivelazione: «Non illudetevi: né immorali, né idolàtri, né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, né ladri, né avari, né ubriaconi, né maldicenti, né rapaci erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10). I transessuali sono indicati nel termine "effeminati", termine che non può essere riferito agli omosessuali dato che questi sono già indicati con il termine "sodomiti". Fernández non si cura della morale naturale, né del diritto divino rivelato, né del Magistero precedente e quindi ha ammesso al battesimo e al ruolo di padrino e madrina anche i transessuali impenitenti. Ergo se il transessuale impenitente può essere battezzato e fare da padrino ad un battesimo potrà a maggior ragione ricevere gli onori delle esequie ecclesiali. La seconda minaccia deriva da Fiducia supplicans. Il ragionamento è analogo: la benedizione di una coppia omosessuale significa approvazione dell'omosessualità. Se si approva l'omosessualità non si vede perché non approvare la transessualità e, dunque, perché non concedere le esequie cristiane ad un transessuale che andava orgoglioso della sua condizione.
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  • Telepathy, il chip di Musk tra benefici e rischi

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7709 TELEPATHY, IL CHIP DI MUSK TRA BENEFICI E RISCHI di Tommaso Scandroglio La telepatia. È questo in fondo il traguardo che si pone Elon Musk. Per ora il tentativo è quello di creare un collegamento telepatico tra una persona e un computer. E tutto questo grazie a Telepathy, un chip da impiantare nel cervello ideato dalla sua società di neurotecnologia Neuralink. Telepathy permette di leggere le onde cerebrali e trasmetterle ad un Pc o ad uno smartphone affinché la persona dotata di questo impianto possa digitare su una tastiera e spostare il cursore sullo schermo. Naturalmente con il pensiero si potranno comandare anche altri apparecchi: la carrozzina, il televisore, eccetera. I soggetti destinatari di questa interfaccia cervello-computer sono persone che hanno perso l'uso delle braccia o delle mani o della vista e perciò non possono scrivere al computer. Quindi parliamo ad esempio di tetraplegici o di persone con gli arti amputati o affetti da SLA o morbo di Parkinson o ciechi. Il 29 gennaio scorso Musk ha annunciato su X che Neuralink ha eseguito il primo impianto nel cervello di una persona e pare che l'intervento sia andato bene. Questo intervento è moralmente lecito? Il fine che si propone Musk è terapeutico, dunque buono. Terapeutico non in senso stretto: infatti le persone non recupereranno l'uso delle mani o la vista. Terapeutico in senso lato perché ha carattere adiuvante-sostitutivo. È come avere una protesi, come mettersi gli occhiali per ripristinare la funzione visiva al meglio, come una protesi alla mano per gli amputati. GLI EFFETTI NEGATIVI Se il fine è astrattamente buono occorre però, per giudicare della moralità di questa invenzione, tenere in considerazione anche gli effetti negativi possibili di tale scoperta. Nello scorso maggio Musk aveva annunciato che aveva ricevuto semaforo verde per procedere all'esperimento dalla Food and Drug Administration (FDA), l'ente governativo statunitense che sovraintende anche a sperimentazioni cliniche come la presente. Ma ora pare che la FDA stia ancora indagando sulla pericolosità di questa interfaccia neuronale. Inoltre è stato chiesto alla U.S. Securities and Exchange Commission, l'ente federale statunitense preposto alla vigilanza delle borse valori, di verificare che Musk non abbia ingannato i propri investitori, dato che le cavie usate per le precedenti sperimentazioni, prima di passare all'uomo, avevano mostrato paralisi, convulsioni e gonfiore del cervello. Inoltre, ci sono i costi economici per chi volesse sottoporsi a questo impianto: 40 mila dollari. Dunque, per comprendere se simile impianto sia eticamente lecito occorre mettere su un piatto della bilancia gli effetti positivi (tornare a comunicare con un Pc o uno smartphone per un disabile grave) e sull'altro piatto gli effetti negativi (danni gravi alla salute e costi notevoli) e calcolare le probabilità che gli uni e gli altri si verifichino. Ad esempio, dovremo verificare se la persona che ha ricevuto questo primo impianto riesca veramente ad usare un Pc e quali danni fisici si riscontreranno in futuro, anche a distanza di anni. Inoltre, c'è da pensare se questo esperimento sia davvero necessario. Infatti esistono già oggi i comandi vocali per i Pc o software che permettono la scrittura leggendo lo spostamento degli occhi sul video. Chiaro è che Musk con questo test guarda oltre, molto lontano: guarda alla possibilità di comandare le macchine digitali con il solo pensiero. E in questa prospettiva l'esperimento appare suggestivo. IL TRANSUMANESIMO E qui emergono altri due effetti negativi che occorre tenere in conto. Il primo ha carattere culturale. Questo esperimento si inserisce pienamente in quell'orientamento filosofico chiamato transumanesimo che predica, tra le altre cose, la cura di tutte le patologie tramite la tecnologia, debellando così il flagello della morte, e il potenziamento (enhancement) delle facoltà umane soprattutto grazie agli innesti tecnologici. Parliamo di cyborg: esseri umani nel cui corpo sono incorporati hardware per scopi terapeutici o perfettivi. Il problema non risiede tanto in questi fini, di per sé buoni, bensì nella mentalità che simili interventi potrebbero fomentare, una mentalità incline a credere che l'uomo possa diventare immortale e a ridurre l'uomo a cosa, a robot. Il transumanesimo conduce alla reificazione della persona, ad una visione immanentista e meccanicista della persona e quindi ad uno svilimento della sua dignità. Un secondo rischio potrebbe essere quello che in un remoto futuro si possano leggere i pensieri delle persone intercettando la trasmissione delle onde neuronali verso il Pc oppure collegandosi allo stesso Telepathy impiantato nel cervello. Riguardo a questi due rischi possiamo dire che sono remoti. Infatti nel primo caso il grado di collaborazione, ossia di incisività nel diffondere una cultura transumana, è minimo sia in capo agli sperimentatori sia soprattutto in capo al paziente. Nel secondo caso lo scenario della lettura del pensiero, se si realizzerà, si realizzerà tra molto tempo e poi non è escluso che si potranno creare difese tecnologiche per evitare questo rischio (ad esempio schermature dei dispositivi). Molto più importanti sono i possibili danni alla salute prima accennati. Da che mondo è mondo, ogni sviluppo tecnologico porta con sé alcuni effetti negativi ineludibili: pensiamo al numero di morti provocati dagli incidenti stradali o per la realizzazione di infrastrutture, alle patologie derivate dall'industrializzazione, etc. Ma guidare l'auto, costruire ponti e ferrovie e produrre beni di consumo rimangono, globalmente intesi, atti buoni perché producono più benefici che danni. E dunque è su questo aspetto che dovrà essere testato Telepathy.
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  • Il realismo di san Tommaso d'Aquino, antidoto ai mali odierni

    29 FEB 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7706 IL REALISMO DI SAN TOMMASO D'AQUINO, ANTIDOTO AI MALI ODIERNI di Tommaso Scandroglio La Chiesa, questa domenica, celebra la memoria liturgica di san Tommaso d'Aquino (1224/1226 - 7 marzo 1274), di cui inoltre a marzo ricorreranno i 750 anni dalla morte. Naturalmente non basterà un solo anno per celebrare la sua grandezza, figuriamoci ricordarlo in un articoletto come questo. Tra gli infiniti aspetti di radicale importanza che troviamo nel suo insegnamento, vogliamo qui però metterne in evidenza uno. Le teorie filosofiche sono valide o erronee, alla fine, per due motivi. Per le loro premesse e/o per l'iter argomentativo che si è sviluppato dalle premesse alle conclusioni. A volte le premesse, ossia il punto di partenza da cui prende l'abbrivio il ragionamento, sono valide. Pensiamo, tanto per rimanere all'attualità, alla posizione dottrinale della Chiesa sull'omosessualità, posizione che è di condanna. Ma poi può accadere che le conclusioni non siano conseguenti alle premesse. Ecco permettere, come nella recente dichiarazione Fiducia supplicans, le benedizioni delle relazioni omosessuali. L'iter logico del ragionamento è dunque fallace. Altre volte le stesse premesse sono erronee: ad esempio, "Dio non esiste". Va da sé che, stante questa premessa erronea, tutte le argomentazioni svolte successivamente, sebbene e proprio perché assolutamente coerenti con la premessa, risulteranno erronee. Se Dio non esiste, tutto è nato e regolato dal caso. Tommaso torna attualissimo anche per questi due motivi. Da una parte per la sua maestria ineguagliata nell'articolare un ragionamento serratissimo, connotato da una logica ferrea, dove ogni passaggio argomentativo è sempre provato e non è mai apodittico. Torna attuale perché simile capacità è oggi perlopiù persa anche tra gli studiosi e tra la gente comune, dove la fa da padrone l'emozionalismo, ossia la ragione asservita alle passioni, ai sentimenti. La testa, oggi, è finita nella pancia. IL REALISMO Su altro fronte - ed è l'aspetto su cui qui vorremmo soffermarci un poco di più - la filosofia e la teologia di Tommaso provocano i contemporanei perché la premessa su cui si fonda tutta, ma davvero tutta la sua riflessione, è inattaccabile, una premessa che invece è fortemente attaccata dalla cultura contemporanea. L'unica premessa esistente per qualsiasi ragionamento è la seguente: qualcosa c'è. L'essere è il primo dato di ragione ed è una evidenza ineludibile. Da notare il realismo assoluto: Tommaso non parte per la sua riflessione dalla fede, dalla Rivelazione, da Dio (perché non è evidente, egli dice), dalle teorie di altri maestri, dal pensiero, dai sensi, ma dalla realtà perché essa è un dato oggettivo e non soggettivo. Il reale si pone di fronte all'uomo per quello che è. Vero che lo conosciamo in modo soggettivo, ma non perde la sua oggettività a motivo di ciò. Nei secoli le obiezioni articolate per confutare questa evidenza si sono sprecate. Ad esempio: la realtà che noi percepiamo è solo un sogno, non esiste. Si tratta invero di un grande autogol, perché così dicendo si affermano implicitamente due realtà: che esistono il sogno e il sognatore. Perché il realismo di Tommaso è così fastidioso per l'uomo post-moderno e così inviso anche in casa cattolica? Perché i nostri amici, colleghi, parenti, conoscenti vivono spesso di idee sganciate dalla realtà, perché per realizzare i loro desideri egoistici devono passare sopra la realtà. Pensiamo alla fantasia di credersi donna quando si è uomo. Pensiamo alla legittimità dell'aborto perché tanto nel ventre della donna c'è solo un grumo di cellule. Pensiamo alla liceità dell'eutanasia perché il paziente, per la malattia e il dolore, da persona diviene vegetale. La realtà è altra, ma, dato che contrasta con i nostri progetti, ecco che la ignoriamo e sovrapponiamo ad essa il calco dei nostri sogni, sogni di false libertà. I VIRTUOSI E I MALVAGI Il realismo di Tommaso non è presente solo nella premessa generale su cui si fonda tutto l'edificio maestoso della sua riflessione, ma anche in moltissimi argomenti. Ad esempio quando il Dottore Angelico tratta il tema della legge umana (cfr. Summa Theologiae, I-II, qq. 95-97) afferma quello che per lui è una evidenza: nella società umana ci sono i virtuosi e i malvagi. Usa letteralmente questi due termini. Questa è un'asserzione che per Tommaso e i suoi contemporanei era innocua, tanto era lapalissiana nel suo oggettivo realismo, ma per noi non lo è per niente, per più motivi. In primis la virtù e la malvagità sono parole superate, risibili, tanto suonano bigotte. In secondo luogo, per il mondo odierno, la virtù e la malvagità non esistono, sono solo concetti astratti. Esistono solo scelte personali che, finché non offendono gli altri, sono lecite. Non ci sono dunque persone cattive e se esistono, si sostiene, lo sono diventate a causa della società. È solo la nostra personalissima griglia valoriale a considerarle tali. Tuttalpiù esistono persone fragili, in ricerca, ferite. Ecco, questa visione dell'uomo buono sempre e comunque, semmai corrotto da sovrastrutture sociali, era esclusa da Tommaso non solo a motivo del peccato originale, ma anche perché appariva evidente, a lui come ai suoi contemporanei, che tutti compiamo il male e che vi sono persone dedite al male. Un realismo inaccettabile oggi per il buonismo imperante nato da un approccio relativista dove ogni scelta è insindacabile. Buonismo, però, solo di facciata perché nel privato ciascuno di noi bolla gli altri spesso come spregevoli, mediocri, invidiosi, eccetera. Celebrando allora san Tommaso in questo 2024 vogliamo celebrare non solo questo ingegnere della filosofia, questo scienziato della teologia, ma anche l'uomo per quello che è, per come dovrebbe essere e non per come vorremmo che fosse secondo i nostri capricci.
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  • Ma una mela è una mela, oppure no

    31 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7683 MA UNA MELA E' UNA MELA, OPPURE NO? di Tommaso Scandroglio Tutte le ideologie, compresa quella Lgbt e il femminismo, hanno un minimo comune denominatore: il rifiuto della realtà. Ora, qual è il primo dato di realtà? Che qualcosa c'è, che qualcosa esiste. Il secondo dato inoppugnabile della realtà è il principio di identità: quell'ente - ossia quella particolare cosa che esiste - è l'unico a essere se stesso. Nessun altro ente sarà mai identico a lui, altrimenti sarebbero la stessa cosa e non ci sarebbero più due enti, ma uno solo. Da ciò deriva che quell'ente è diverso da tutti gli altri enti, magari non in tutto, ma di certo in quegli spetti che lo fanno essere unico e irripetibile. Gli altri enti sono dunque a lui irriducibili. Perciò se A = A, non si può dare nello stesso tempo che A = B. Altrimenti si violerebbe il principio di non contraddizione. Un caso palmare di violazione di questo principio è quando una donna vuole essere un uomo dal punto di vista sociale - femminismo - o quando un uomo vuole essere una donna o una donna vuole essere un uomo dal punto di vista fisico e psichico - transessualismo. Queste volontà cozzano con l'identità della persona che, come visto, non può essere altro da sé. E dunque una donna sarà una donna - e dovrà pure comportarsi da donna - e un uomo sarà un uomo - e dovrà pure comportarsi da uomo. Paiono ovvietà, ma sappiamo che viviamo nell'era della post-evidenza. PRINCIPIO DI IDENTITÀ Come queste due ideologie tentano di scavalcare il principio di identità? (ovviamente senza riuscirci). Il percorso è culturale e fa leva sul concetto di limite. Prendiamo un triangolo disegnato alla lavagna. Perché il triangolo compaia sulla lavagna occorre disegnare con il gesso la forma del triangolo. La forma quindi individua il triangolo, lo fa venire a esistenza sulla superficie della lavagna. E dunque i tre lati del triangolo tra loro uniti sono ciò che rendono quella figura piana un triangolo. Lo limitano, è vero, ma in questa limitazione sta proprio l'identità del triangolo. Lo de-finiscono rendendolo finito e dunque, a rovescio, la sua finitezza lo identifica. Togliete, invece, un lato oppure aggiungetene un altro e non avremo più un triangolo. I lati del triangolo insieme agli angoli sono quindi i confini che distinguono il triangolo da tutto ciò che sta fuori di esso, sono il limes (confine in latino) che separano ontologicamente quel triangolo da tutto ciò che non è quel triangolo. L'ideologia, come visto, odia la realtà e quindi l'identità delle cose perché costituita da limiti. Senza limiti sparirebbe l'identità delle cose e quindi le cose stesse. L'odio verso l'identità degli enti non può che essere odio verso i limiti perché percepiti come costrizioni alla libertà individuale che vorrebbe espandersi senza limiti e vorrebbe la persona diversa da sé: un maschio se femmina, una femmina se maschio, per esempio. Il limite, da elemento che individua la persona, diventa allora nemico della libertà di essere qualcosa di assolutamente diverso da sé. E così se sei nato triangolo vuoi diventare quadrato o cerchio. Come, allora, tentare di compiere il salto da triangolo a cerchio e da uomo a donna o da donna a uomo? Eliminando i limiti. Ecco il così tanto celebrato principio di liquidità. Pensiamo a un contenitore diviso al suo interno da una paratia: a destra avremo un vano con un liquido giallo, a sinistra un vano con liquido blu. Togliamo la paratia, il limite che divide i due vani: i liquidi si mescolano e daranno una colorazione nuova, il verde. Ecco occorre fare lo stesso con l'uomo, portarlo alla confusione dei ruoli, dei sessi, dei valori, delle culture, delle religioni per generare l'uomo nuovo. SENZA LIMITI, DUNQUE INFINITO, DUNQUE ONNIPOTENTE Occorre allora liquidare i limiti, liquefare la rigidità della forma, abbattere i muri. Superare gli steccati, perché tutti elementi che tarpano le ali della libertà, che comprimono un libero arbitrio che vuole essere senza limiti, dunque infinito, dunque onnipotente (tutte caratteristiche di Dio). È un copione vecchio: occorre superare le classi sociali omologandole tra loro come voleva il comunismo (ma le classi sociali sono di diritto naturale, quindi sono fenomeni in se stessi buoni); fondere le diverse culture (multiculturalismo) e valori (pluralismo); trascendere le differenze tra le varie religioni (cattivo ecumenismo); superare i rigidi dogmi per optare per le flessuose opinioni dettate dalle circostanze (casuistica); eliminare ogni sorta di gerarchia sociale (colpire dunque al cuore il principio di paternità e quindi di autorità: il ruolo dei genitori è uguale a quello dei figli - e così abbiamo i padri che fanno gli amici dei figli; il ruolo dei laici è uguale a quello del clero e la responsabilità dei fedeli è identica a chi governa la Chiesa, sfociando così in un omologante democraticismo decisionale). E dunque è altrettanto necessario sfondare il soffitto di cristallo che divide le donne dagli uomini; contrastare la differenza sessuale (il tanto vituperato binarismo). Non solo quindi è doveroso predicare il salto tra i sessi (applicazione in ambito antropologico del salto darwinista tra una specie e l'altra), ma è altresì doveroso predicare l'assenza di sessi, perché lo stesso sesso - maschile o femminile che sia - è un limite, è una condizione castrante il libero arbitrio. La conclusione doverosa di queste premesse sfocia nel transumanesimo e nel post-umanesimo. Il primo, in buona sostanza, vuole che l'uomo, pur rimanendo uomo, diventi un super-uomo, tanto super da travalicare, in realtà, la propria natura umana e quindi, ancora una volta, diventare altro da sé. Il post-umanesimo si spinge ancor più in là nella lotta al limite e predica una fusione cosmica di tutti gli enti, volendo superare la distinzione tra esseri inanimati, vegetali, animali e persone. Il femminismo e il transessualismo sono quindi punti intermedi di un percorso storico della rivoluzione antropologica che nasce da lontano e tende alla dissoluzione totale dell'esistente. Perché anche l'essere per il fatto di essere è un limite a non-essere. Il traguardo quindi è il nulla, vera condizione di piena potenza e libertà infinita. Chiamasi nichilismo. O delirio.
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  • Per il direttore delle Edizioni San Paolo le unioni gay non sono peccato

    23 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7680 PER IL DIRETTORE DELLE EDIZIONI SAN PAOLO LE UNIONI GAY NON SONO PECCATO di Tommaso Scandroglio Fiducia supplicans ha infuso coraggio alla categoria degli innovatori permettendo loro di usare il lapis in modo più disinvolto. Iscritto in questa categoria per meriti acquisiti sul campo è don Simone Bruno, direttore editoriale delle Edizioni San Paolo, il quale su Facebook così arringa in merito a Fiducia supplicans: «Niente da fare! Il nuovo spaventa e attiva meccanismi regressivi». Risposta: siamo sì spaventati quando il nuovo è una nuova eresia, un nuovo errore. E più che attivare meccanismi regressivi, Fiducia supplicans in molti ha attivato meccanismi aggressivi in difesa della verità sulla sessualità, sul matrimonio e sulla grazia. Continuiamo nella lettura: «Ma dobbiamo resistere e dimostrare che le unioni tra persone separate e divorziate e tra persone dello stesso sesso non sono "peccaminose"». Risposta: potete resistere quanto volete, ma non insegnate l'errore ad altri, per favore. In secondo luogo, saremmo proprio curiosi di ascoltare le vostre dimostrazioni sul fatto che la fornicazione, l'adulterio e l'omosessualità non siano condizioni peccaminose, contrariamente a ciò che insegna la Chiesa. E poi: perché mettere tra virgolette l'aggettivo peccaminose? Forse perché lo stesso concetto di peccato non esiste più? Perché è improprio ritenere che vi siano atti che offendono Dio? Detto tutto ciò, le affermazioni di don Bruno non rientrano nella dottrina cattolica, fanno parte di un'altra religione o di nessuna religione (vedasi modernismo). La Chiesa cattolica così insegna nel Catechismo in merito al divorzio e all'adulterio: «Il divorzio è una grave offesa alla legge naturale. Esso pretende di sciogliere il patto, liberamente stipulato dagli sposi, di vivere l'uno con l'altro fino alla morte. Il divorzio offende l'Alleanza della salvezza, di cui il Matrimonio sacramentale è segno. Il fatto di contrarre un nuovo vincolo nuziale, anche se riconosciuto dalla legge civile, accresce la gravità della rottura: il coniuge risposato si trova in tal caso in una condizione di adulterio pubblico e permanente» (n. 2384); «L'adulterio è un'ingiustizia. Chi lo commette viene meno agli impegni assunti. Ferisce quel segno dell'Alleanza che è il vincolo matrimoniale, lede il diritto dell'altro coniuge e attenta all'istituto del matrimonio, violando il contratto che lo fonda. Compromette il bene della generazione umana e dei figli, i quali hanno bisogno dell'unione stabile dei genitori» (2381). QUELLO CHE GESÙ CI HA DETTO E la Chiesa non ha mica tirato fuori dal cilindro questo giudizio, ma è la fotocopia di ciò che Gesù ci ha detto: «chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel proprio cuore. [...] Chiunque ripudia la propria moglie, eccetto il caso di unione illegittima, la espone all'adulterio, e chiunque sposa una ripudiata, commette adulterio» (Mt 5, 27, 31). In merito all'omosessualità, sempre il Catechismo afferma: «Appoggiandosi sulla Sacra Scrittura, che presenta le relazioni omosessuali come gravi depravazioni, la Tradizione ha sempre dichiarato che "gli atti di omosessualità sono intrinsecamente disordinati". Sono contrari alla legge naturale. Precludono all'atto sessuale il dono della vita. Non sono il frutto di una vera complementarità affettiva e sessuale. In nessun caso possono essere approvati» (2357). Figuriamoci se possono essere benedetti. E così abbiamo già risposto ad una successiva affermazione di don Bruno: «quindi [queste unioni] possono essere benedette, cioè si può attestare che tra loro esiste un "bene" affettivo e relazionale. Tutto qui! Cosa c'è di difficile da capire?». Vallo a dire a quei duri di comprendonio che hanno scritto la Bibbia e il Catechismo. Però concordiamo con don Bruno: per noi è proprio difficile capire lui. Inoltre, un'osservazione in margine: si è aperta la stagione della teologia tra virgolette. Se un termine mal si concilia con quello che si sta dicendo ecco depotenziarlo con le virgolette. Prima abbiamo visto il lemma "peccato" e, in questo passaggio, ora abbiamo letto il termine "bene". Ma è anche una nota di speranza: nemmeno don Bruno è proprio convinto che l'adulterio e l'omosessualità siano un bene, tanto che è costretto a mettere questa parola tra virgolette. Proseguiamo con l'intemerata del Nostro: «E, infine, che questo "bene" non è racchiuso dentro la cornice sacramentale (state tranquilli e tranquille che la dottrina è salda) e quindi non disturba niente e nessuno, se non la cecità ottusa dei tradizionalisti irrecuperabili (che evidentemente non hanno capito il messaggio evangelico e che si ostinano a chiudersi nella loro malattia psichiatrica)» [poi corretto sostituendo «malattia psichiatrica» con «arida e insensata malvagità»]. Anche qui una breve risposta: quello che fa problema non è la possibilità che queste benedizioni si confondano con il rito del matrimonio - aspetto che sarebbe un'aggravante - ma sono le benedizioni stesse ad essere problematiche dato che dicono bene di alcuni mali. Qui c'è già un vulnus alla dottrina, senza scomodare il sacramento del matrimonio. COSA C'È DI DIFFICILE DA CAPIRE? Sacramento che comunque viene danneggiato, perché se benedico una coppia convivente etero sto dicendo che i rapporti sessuali possono avvenire anche al di fuori del matrimonio; se benedico una coppia di divorziati risposati o di adulteri non risposati vuole dire che le proprietà fondamentali del matrimonio dell'unità e dell'indissolubilità non sono più tali, ma meri accessori all'istituto matrimoniale; se infine benedico una coppia omosessuale, anche tramite lo sporco stratagemma della benedizione ad ogni membro della coppia, vuol dire che il matrimonio non è più un vincolo che riguarda le coppie eterosessuali ma anche quelle omosessuali, perché se la loro unione è un bene, come scrive don Bruno, rectius: un "bene", non si vede perché un giorno due uomini o due donne non potrebbero sposarsi. Tutte bordate a danno della dottrina, contrariamente a ciò che scrive il Nostro. Infine in merito al messaggio evangelico che quei malati mentali dei tradizionalisti non capirebbero, citiamo i seguenti passi assolutamente criptici del Nuovo Testamento: «ciò che Iddio ha congiunto l'uomo non separi» (Mt 19,5-6); «ai coniugati, ordino, non io, ma il Signore, che la moglie non si separi dal marito, e qualora si sia separata, rimanga senza rimaritarsi, o si ricongiunga con suo marito» (1Cor 7,10-11); «Per questo Dio li ha abbandonati a passioni infami; le loro donne hanno cambiato i rapporti naturali in rapporti contro natura. Egualmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono accesi di passione gli uni per gli altri, commettendo atti ignominiosi uomini con uomini, ricevendo così in se stessi la punizione che s'addiceva al loro traviamento» (Rm 1, 26-27); «Non illudetevi: [...] né adùlteri, né effeminati, né sodomiti, [...] erediteranno il regno di Dio» (1 Cor 6, 9-10); «sono convinto che la legge non è fatta per il giusto, ma per gli iniqui e i ribelli, [...] per i fornicatori, i pervertiti, [...] e per ogni altra cosa che è contraria alla sana dottrina» (1 Tim 1, 9-10). Cosa c'è di difficile da capire? Nota di BastaBugie: l'autore del precedente articolo, Tommaso Scandroglio, nell'articolo seguente dal titolo "I dirottatori della Chiesa sono condannati all'insuccesso" spiega che la Chiesa somiglia a un aereo preso in mano da qualcuno che ne ha cambiato il piano di volo. Ma qualunque ne sia il motivo, ha fatto i conti senza la torre di controllo, cioè senza Dio. Ecco l'articolo completo pubblicato su La Nuova Bussola Quotidiana il 12 gennaio 2024: Pare che la Chiesa cattolica sia un aereo caduto nelle mani di dirottatori senza scrupoli. La Chiesa è stata istituita da Nostro Signore per raggiungere alcune destinazioni ed invece capita oggi che alcuni signori abbiano preso il controllo del santo velivolo e abbiano deciso di cambiare il piano di volo. Per quale motivo? Difficile fornire risposte certe perché le intenzioni ultime non vengono appalesate dai dirottatori e quindi non possiamo che tentare di interpretare il senso delle loro decisioni per risalire appunto alle intenzioni. Almeno tre potrebbero essere le finalità che muovono i dirottatori nel governo della Chiesa e soprattutto nell'insegnare precetti contrari alla sana dottrina. Prima ipotesi. I dirottatori sono consapevoli ad esempio che l'omosessualità, la contraccezione, il divorzio, l'adulterio, etc. sono condizioni o condotte contrarie al vero bene della persona, ma hanno deciso comunque di chiudere un occhio su questi temi perché la gente fa fatica a seguire il Vangelo, perché i tempi sono cambiati, perché la frequenza alla Messa è inferiore a quella registrata quotidianamente nella Death Valley, perch&a
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  • Eutanasia per tossicodipendenti, il piano inclinato del Canada

    23 JAN 2024 · TESTO DELL'ARTICOLO ➜ https://www.bastabugie.it/it/articoli.php?id=7669 EUTANASIA PER TOSSICODIPENDENTI, IL PIANO INCLINATO DEL CANADA di Tommaso Scandroglio Tutto è relativo, così si dice. Tutto eccetto il piano inclinato, aggiungiamo noi. Il Codice penale federale del Canada prevede ormai da tempo la non punibilità di condotte eutanasiche a patto che si rispettino alcune condizioni. La modifica del Codice penale è avvenuta per tappe: nel 2016 abbiamo avuto una prima legge eutanasica, nel 2021 una seconda legge che prevedeva l'eutanasia anche per chi non è malato terminale; nel 2023 una terza legge che permetterà, dal 2024, di poter uccidere anche i malati mentali, come le persone affette da Alzheimer, da demenza senile, i depressi, gli schizofrenici, etc. Come specificato dal Servizio sanitario canadese occorre che la pratica eutanasica, affinché sia legittima, avvenga nel rispetto del protocollo chiamato Assistenza medica alla morte (Maid), il quale prevede il supporto di un medico e l'osservanza di alcuni requisiti che andiamo ad elencare. Il soggetto deve essere titolare del diritto ai servizi sanitari; essere maggiorenne e capace di intendere e volere (requisito che, formalmente, dovrebbe valere anche per chi è affetto da una patologia psichiatrica); versare in una condizione clinica grave e irreversibile; presentare una richiesta scritta per accedere al Maid; fornire il consenso informato; avere due valutazioni mediche indipendenti. Il Servizio sanitario specifica cosa si debba intendere per "condizione clinica grave e irreversibile". È necessario che la patologia o la disabilità sia grave, che si versi in una condizione di declino irreversibile, che si sperimenti una sofferenza fisica o psicologica ritenuta intollerabile. Il risultato di tutti questi paletti è una cifra: 10.064. Tante sono state le persone uccise con l'eutanasia nel solo 2021. ANCHE I TOSSICODIPENDENTI? OVVIO CHE SI Abbiamo visto che dal 2024 possibili candidati all'iniezione letale potranno essere anche i malati mentali. Potrebbero essere inclusi in questa categoria anche i tossicodipendenti? La risposta non può che essere affermativa, dato che non di rado il tossicodipendente soffre di disturbi psicologici, bastando addirittura per accedere all'eutanasia una forma depressiva giudicata intollerabile dal soggetto stesso. Il pronostico è condiviso anche da altri. Kevin Yuill, ex professore di studi americani presso l'Università di Sunderland nel Regno Unito, ha affermato che «negli otto anni trascorsi da quando il Maid è stato legalizzato per i malati terminali, il Maid è stato esteso ai disabili, ai senzatetto e ai prigionieri. E presto i tossicodipendenti saranno i prossimi». A fine ottobre di quest'anno, la Canadian Society of Addiction Medicine ha tenuto a Victoria il suo convegno annuale. Si è parlato anche di Maid e il dottor David Martell, medico responsabile della Medicina delle Dipendenze presso la Nova Scotia Health, ha dichiarato alla rivista Vice che l'estensione del protocollo eutanasico anche ai tossicodipendenti sarà da loro «vagliato con attenzione». Se un malato mentale può accedere all'eutanasia non si può escludere che anche un tossicodipendente possa soffrire di un disturbo mentale. Aggiunge infatti il dottor Martell: «Non è giusto escludere le persone dall'ammissibilità semplicemente perché il loro disturbo mentale potrebbe essere, in parte o in tutto, un disturbo da uso di sostanze. Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo». L'importante è che il tossicodipendente abbia «un ragionevole desiderio di morire», ossia che il suo desiderio non sia episodico, dettato dall'emotività del momento, ma sia costante, espresso in modo lucido e pacato. Ma tutti i desideri di morire sono irragionevoli, commentiamo noi, sia quelli passeggeri che quelli meditati. IL PIANO INCLINATO Dunque, il vero principio sotteso alla disciplina normativa canadese sull'eutanasia è il piano inclinato. Accettato il principio che è moralmente lecito e dunque giuridicamente legittimo darsi la morte, farsi uccidere o uccidere qualcuno per non farlo più soffrire, occorre anche accettare tutte le dirette conseguenze di questo principio, in primis l'allargamento del bacino di possibili utenti. Se il criterio cardine è il dolore, sono infinite le persone che possono soffrire: il paziente terminale, quello non terminale ma affetto da patologia cronica, il disabile, il depresso e tra questi anche i tossicodipendenti. Posto il criterio del dolore a fondamento dell'eutanasia, escludere alcuni sofferenti a beneficio di altri è irragionevole e quindi discriminatorio. «Ha a che fare con il trattare le persone allo stesso modo», come ci ha ricordato il dottor Martell. Tra l'altro - e forse qui si cela il vero motivo dell'espansione delle categorie di persone adatte a ricevere l'eutanasia - questa inarrestabile inclusività eutanasica fa felici le casse dello Stato. Si è calcolato che, almeno in Italia, noi pesiamo economicamente sul Servizio sanitario nazionale soprattutto negli ultimi quattro anni di vita. Comprensibile: è nell'ultimo tratto di vita che in genere soffriamo di una patologia così seria da impegnare in modo importante il Servizio sanitario. Ora, elidere quell'ultimo periodo di esistenza così dispendioso per lo Stato non può che essere per lui assai vantaggioso. In tale prospettiva l'eutanasia conviene. Non solo: anche la cura dei pazienti affetti da patologie croniche o l'assistenza sanitaria dei tossicodipendenti è enormemente gravosa per le casse dello Stato, soprattutto perché può durare diversi anni. Quindi eliminare, prima del tempo stabilito da Dio, tutti quei soggetti che non solo non producono più, ma sono pure onerosi da gestire, è un grande affare. Insomma, l'eutanasia fa proprio rima con economia (di mezzi).
    7m 10s
Il professore Tommaso Scandroglio, autore di diversi libri sulla legge naturale, sulla morale e sulla bioetica, sviluppa riflessioni interessanti sui temi più caldi del dibattito contemporaneo
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